Il cancro non è un carillon
La relazione terapeutica come metodo
L’eterna battaglia per sconfiggere il cancro passa oggi per la conoscenza della sua singolarità (genetica, storica, sociale, psicologica ecc.). Questo libro propone un nuovo approccio alla complessità del problema al fine di indurre l’oncologia ufficiale ad aggiornare le sue prassi e metodologie.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063311
- Anno: 2016
- Mese: giugno
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 336
- Tag: Filosofia Medicina Sanità
La parola «cancro» fa paura perché spesso designa una malattia difficilmente curabile. Il concetto di cancro rappresenta invece l’idea scientifica che ne ha la medicina oncologica, sulla base della quale organizza il suo modo di conoscerlo e curarlo. Secondo quest’idea, il cancro si configura come un carillon, ossia un complesso meccanismo biologico che suona sempre, più o meno, la stessa musica. Tanti studi e soprattutto le esperienze sul campo ci dicono, tuttavia, che nella realtà il cancro non si comporta affatto come un carillon. È certamente un meccanismo biologico complesso, ma è anche dotato di una sua personalità e di una varietà di espressioni, a seconda dei contesti culturali, delle relazioni che si instaurano con gli oncologi, della biografia dei malati; il cancro ha dunque una sua singolarità, una propria individualità. Pertanto, quasi mai l’apparato delle conoscenze generali sul cancro basta a curare un determinato paziente, giacché si tratta ogni volta di una singolarità che va affrontata nella sua specificità. La natura di questa malattia dipende dal modo in cui la si conosce, e tale conoscenza influisce a sua volta sulla maniera di curarla. Partendo da questi presupposti, il libro suggerisce di aggiornare il concetto di cancro e i modi clinici di conoscerlo e, coerentemente, di aggiornare le prassi degli oncologi.
Prefazione - I - 1. I concetti dell’oncologia - Concetti e categorie - Funzioni di un concetto - Concetti a grana grossa - Come si costruiscono i concetti oncologici? - Equità come personalizzazione - Le definizioni concettuali dell’oncologia - 2. Realismo oncologico - La grande sfida della singolarità - Essere davvero realisti - Ruoli concettuali - La relazione tra concetti - 3. I concetti per l’oncologia - Concetti prototipi - Concetti incarnati - Cognizione situata e rappresentazioni coreferenziali - 4. Senso e significato dell’oncologia - Il significato dei concetti oncologici - Il senso dei concetti - Il senso del cancro: tra natura e cultura - Ordini e disordini... tempo e durata -II - 1. Criteri per la conoscenza - Il cancro è quello che è - Segni e sintomi - Il criterio fattuale - Il criterio causale - Il criterio di necessità - Il criterio di verificabilità - 2. Metodo e singolarità - Cosa è il cancro dipende da come lo si conosce - Singolarità e metodo - Un metodo davvero singolare - 3. I modi di essere cancro - Il sillogismo che non c’è - Il cancro come sostanza - Modo di essere e modo di conoscere (cancro e oncologia) - Tipico non vuol dire singolare - La personalità del cancro - Il cancro super-oggetto e quasi-oggetto? - Il cancro come concrescenza - 4. I modi di essere dell’oncologo - Navigare a vista - Autori di oncologia singolare - Esperienze di singolarità - L’oncologo quale bricoleur - Singolarità come differenza - Singolarità come vaghezza - III - 1. Le verità dei risultati - Le bugie del cancro - Le quasi verità dell’oncologia - La verità oncologica ideale non esiste - Una spiaggia con un solo granello non è una spiaggia - La corrispondenza tra verità oncologica e cancro - Il problema della sconfessabilità dell’oncologia - La vocazione pragmatista dell’oncologia - Buon senso pragmatico - Per un’oncologia coerente con la complessità del cancro - Oncologia dei risultati - 2. Pragmatismo come modo di essere dell’oncologia - Il modo di essere - Ortodossie metodologiche - Operazioni e prestazioni - Non si può ragionare senza essere ragionevoli - Tecnica senza umanità - Il ragionamento pragmatico - Oncologi proeretici - Buon senso - Le preferenze degli oncologi - Contesti intenzionali - 3. Oncologia della contingenza - Il problema della contingenza: l’oncologia crede o no negli oncologi? - Plausibilità oncologica - L’oncologo quale principale evidenza - Chi cerca trova: escludere l’assurdo - Il cancro: un mondo a molti mondi possibili - 4. Quale oncologia? - Correggibilità - Ridefinire l’oncologia - Indice
Prefazione
Questo è un libro che parla di cancro inteso come malattia esemplare per gravità, complicazioni, conoscibilità e inconoscibilità, curabilità. Esemplare vuol dire che il cancro è assunto come modello di malattia, per cui la sua concettualizzazione vale per l’oncologia ma anche per l’intera medicina. Il modo di pensare il cancro non è diverso dal modo in cui viene pensata la malattia. L’oncologia pensa il cancro, al di là delle ovvie specificità, come l’intera medicina pensa la malattia. Quindi è un libro che parla in maniera innovativa della malattia e di come curarla.
Il titolo che abbiamo scelto è diretto ed evita l’eufemismo, perché chiama le cose con il loro nome, senza giri di parole.
Nello stesso tempo, per spiegare la malattia (in questo caso il cancro) usa una metafora, quella del carillon, per dire:
• che la malattia non è qualcosa di paragonabile solo a un meccanismo biologico che si rompe e che i medici devono riparare come se fossero meccanici;
• che la malattia, oltre a non essere solo un meccanismo che si rompe, non produce mai la stessa musica, non si manifesta mai esattamente nello stesso modo, ma è piena di variazioni.
La malattia è semmai paragonabile a una spiaggia con molti granelli, dunque a una realtà biologicamente complessa alla quale si aggiungono altri generi di complessità, che necessitano di più generi di conoscenza. Ecco perché un’oncologa e un epistemologo (filosofo della scienza) hanno deciso di mettersi insieme e di scrivere un saggio a quattro mani. Da una parte un primario con una grande esperienza clinica e migliaia di casi trattati, dall’altra uno studioso che da anni si occupa delle forme della razionalità medica e dei modi di conoscere la malattia.
Il libro è pertanto il risultato di due generi di conoscenze, di esperienze, di modi di vedere il mondo che, a partire da un’idea più avanzata di malato/malattia, quindi da un grado molto alto di complessità (il malato è più della malattia), ricava una rielaborazione a tutto campo delle idee di clinica, oncologia, oncologo, malato e cura.
La complessità, in medicina, non è mai riducibile a un tipo di conoscenza, ma è funzionale al grado di cooperazione che si riesce a organizzare tra discipline diverse. In questo libro logica, gnoseologia, epistemologia e metodologia sono messe al servizio dell’oncologia operativa e l’oncologia operativa, nella sua multidisciplinarità, al servizio della riflessione e dell’esplorazione di più avanzate soluzioni concettuali.
In poche parole, la cooperazione inter-disciplinare, tra oncologia e altre discipline mediche, e quella trans-disciplinare, tra filosofia e oncologia, accrescono le possibilità operative dell’oncologia. E questo non è poco.
Il libro compie un’operazione inedita, molto ardita e anche un po’ provocatoria; non dà niente per scontato, al contrario, si chiede se quello che in genere si dà per scontato lo sia davvero. Riesamina, ad esempio, i concetti che si adoperano per definire un cancro, cioè per definire la malattia, sapendo che i concetti impiegati nascono sulla base di ciò che si crede essere scientificamente cancro. Il cancro è quello che è e che tutti sanno, ma è anche ciò in cui crede l’oncologia, che lo definisce come malattia. E se tali credenze non fossero sufficienti a definire la vera complessità di questa malattia? È evidente che se le credenze cambiano, diventano più complesse, si arricchiscono, dovrebbero di conseguenza cambiare non solo i concetti di cancro, ma anche la prassi oncologica e le modalità dei trattamenti e delle terapie, nonché l’idea stessa di oncologo.
Negli ultimi anni l’oncologia ha fatto passi da gigante, per molti tipi di cancro ha debellato l’idea di una fatalità inevitabile, è riuscita a curare forme che si pensavano incurabili, ha consentito un aumentato, e non di poco, grado di sopravvivenza dei malati; ciò nondimeno, restiamo al cospetto di una malattia ancora importante e impegnativa.
Eppure, si continua a credere che il cancro sia come una spiaggia con un solo granello, ossia un problema strettamente biologico, o come un carillon, cioè un complicato meccanismo biologico che suona più o meno sempre la stessa musica. Gli studi più diversi e soprattutto le esperienze sul campo ci dicono però che il cancro, considerato nella sua realtà effettiva, non è una spiaggia con un solo granello né un carillon che suona una sola musica. Si tratta certamente di un meccanismo biologico complesso ma che ha una sua identità, più modi di esprimersi, che variano secondo i contesti culturali, la biografia dei malati, le relazioni con gli oncologi, perciò è qualcosa con una sua irriducibile singolarità e individualità. Il cancro, nella realtà, non suona quasi mai la stessa musica, si esprime in maniera a volte imprevedibile costringendo spesso gli oncologi a navigare a vista.
Per gli autori è quindi giunto il momento di aggiornare i concetti di cancro e di malattia e, coerentemente, di aggiornare l’oncologia e gli oncologi. Il cancro o la malattia non è quello che si crede, ma quello che è rispetto a una storia, a una certa idea di natura, sempre all’interno di una contingenza e in una relazione terapeutica. Ciò che servirebbe a un malato di cancro non coincide quasi mai con ciò che si sa sul cancro, perché il malato è molto più complesso della malattia. Se è vero, com’è vero, che il cancro o la malattia non è un carillon, e se è vero che ciò che è dipende dal modo di conoscerlo, diventa essenziale chiarire pragmaticamente come si conosce e si cura un cancro o una malattia che non è un carillon. Come si cura qualcosa che esce dagli standard e possiede una propria identità genetica, una propria personalità, una propria storia individuale e sociale? Come si deve comportare un oncologo o un medico dinanzi alla singolarità irriducibile della malattia?
2 dicembre 2016 | Il Manifesto |