La bocca e l'utero
Antropologia degli intermondi
Uno studio dei significati comuni che esistono tra oggetti culturalmente diversi, leggende e canti contadini. Dalla vecchia idea di struttura universale che collega le diverse culture si passa a quella di rete di intermondi virtuale.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063106
- Anno: 2010
- Mese: gennaio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 328
- Tag: Antropologia Sociologia Etnologia
Questo libro interpreta le somiglianze che esistono tra diversissimi oggetti ed espressioni culturali anche lontanissimi nello spazio e nel tempo: la conca di rame dei contadini rispetto ai vasi funebri dei Daunii; i gioielli popolari rispetto ai più antichi significati di nascita e di fertilità; certi canti contadini che parlano di rituali di deflorazione che ricordano molto la leggenda di san Giorgio. Queste somiglianze sono gli «intermondi», cioè relazioni tra antropologie diverse interpretabili costruendo la rete virtuale dei significati che esse esprimono. Interpretare gli intermondi ci permette di risalire alle radici più arcaiche e profonde del pensiero umano sulla nascita, la vita e la morte.
Presentazione - Ringraziamenti - I VASI DELLA VITA - I Dauni: gli uomini lupo - Olle - La forma e il testo - Stile e discorsi - Il mondo possibile della conca - Il campo delle somiglianze - Estroversioni: spingere fuori - Uteri ventricosi - Bocche beanti - Fasce - In centro - Mani in alto - A gambe divaricate - Della vita e della morte - Pregni e pregnanti - Maniere mortali - Corpi senza anima - La morte cotta - Pentole e licantropi - Trippa sul fuoco - Un grande sacrificio - Di terra, di acqua e di fuoco - In attesa... - In fondo in fondo - IL GIOIELLO, LA FORMA E IL SIGNIFICATO - Una mostra da ripensare - «Oggetti, segni, musei» - Una storia senza storia - Descrizione e opinioni - Il cimitero dei gioielli - Gioielli possibili - Forme e relazioni - Espressioni e contenuti - Evoluzioni, associazioni, permutazioni - Gangane, buccole, sciocquaglie, lucchettoni, appunnenti e mordacchie - A buco di vagina - Corrispondenze e consignificanze - Contenitori e contenuti - Pieno e vuoto - Generare e procreare - Fertilità e fecondità - Mandorle e mestruazioni - Cicli - Aprire e chiudere - Il centro nel cerchio - Rosoni e vesciche - Idoli - Pensare una mostra per pensare - SAN GIORGIO MEGALOMARTIRE E STUPRATORE - Idoli e credenze - L’idolo maschile - Il rompi-donne - Centrare il cerchio - Eroe fecondatore - Eroe tellurico - Megalomartire - Rinascite e resurrezioni - Salvatori e mostri - La Legenda aurea - Draghi e trasformazioni - Il drago fetente - Una sposa da mangiare - Fauci spalancate - Il santo stupratore - Lotta e amplesso - Antropologia degli intermondi - CONCLUSIONE METODOLOGICA - DESCRIZIONI E INTERPRETAZIONI - Postfazione - Mondo, mondo a molti mondi, mondi possibili, intermondi (note a margine a mo’ di diario di viaggio) - Bibliografia - Riferimenti iconografici
Presentazione
Quante volte abbiamo letto una leggenda, osservato vasi funebri con dei disegni strani, ammirato le forme antiche e misteriose di un orecchino, avvertendo la sensazione che qualcosa di profondo ci sfuggisse? Quante volte in casi come questi ci siamo chiesti: «Ma cosa vorrà mai significare questa cosa?». Come se la «cosa» avesse una sua intenzionalità. Tutte le volte che proviamo a conoscere le espressioni e gli oggetti della cosiddetta «cultura» ci sentiamo inadeguati. Essa è sempre più di quello che riusciamo a comprendere. Gli archeologi «descrivono» nei minimi particolari i vasi funebri che trovano nelle tombe, ma quanta «cultura» resta sconosciuta al di là delle loro descrizioni, quanti significati restano irraggiungibili? Quante domande senza risposta. Quanti mondi possibili ignoriamo. La stessa cosa accade agli antropologi, quando descrivono i loro oggetti di studio, o agli agiografi, quando ricostruiscono la storia di un santo. La descrizione è una conoscenza povera; ci dice quello che si vede, che appare, ma non quello che c’è dietro, in fondo, dentro, altrove. Ciò è stupendo e frustrante. È stupendo che la cultura sia più delle sue descrizioni, ma è frustrante rendersene conto. E poi non esiste la cultura ma le culture, le esperienze, i vissuti, le mentalità, le storie, le filosofie, le ideologie, ecc. Esistono le somiglianze e le diversità di tutti i tipi e le relazioni tra di esse, cioè gli «intermondi». Alcuni hanno pensato che al di sotto delle tante culture degli uomini vi fosse una qualche struttura universale, immaginando l’uomo uniforme per spiegare l’uomo diverso. Ciò che è comune agli uomini non è universale ma consomigliante, consignificante, coesistente, coessente, compresente, compossibile e così via. Le culture degli uomini, semplicemente, coesistono nel mondo con le loro differenze e le loro proprietà. Gli intermondi sono le relazioni tra le differenze e le proprietà che coesistono nelle cose comuni.
Con questo libro tenteremo di rispondere a domande del tipo: cosa c’è di comune e di diverso tra la «conca» di rame dei nostri contadini per attingere l’acqua e un particolare vaso funerario dei Dauni, un popolo di origini protoslave dell’epoca del bronzo? Perché le forme, le decorazioni di questi due vasi diversissimi si somigliano? Oppure: cosa c’è di comune e di diverso negli orecchini popolari antichi, cioè nel mare immenso della loro varietà affollato di tante forme, fogge, figure? E ancora: cosa c’è di diverso e di comune tra certi canti contadini che parlano di calci, botte, colpi da dare alle donne e alcune leggende come quella di san Giorgio martire? Per rispondere valuteremo, commenteremo, opereremo in base a più metodi di analisi, costruiremo campi e testi, li smonteremo e li rimonteremo, esploreremo nelle forme, nei segni, nelle parole, sfidando, con il rigore della plausibilità, l’assurdo e l’incredibile, partendo certamente dalle descrizioni, ma per confutarle e andare al di là di esse, nei campi inesplorati del significato. Il presupposto basilare è il rifiuto di qualsiasi forma di inesprimibilità, per due ragioni di fondo: la prima è che essa dipende da come si apprende quello che si vuole conoscere (non si tratta di un carattere della realtà ma di un nostro limite intellettuale); la seconda riguarda la nostra voglia di rimuovere tali limiti intellettuali per trovare comunque un senso all’esperienza umana, pur nella sua incredibile complessità.
La bocca e l’utero è il titolo che abbiamo scelto. Il suo significato è sia «proprio» che «comune» e si rifà alle radici più profonde di culture molto diverse tra loro, ma tutte in relazione con i temi della nascita, della vita e della morte.
31 marzo 2010 | Corriere del Mezzogiorno |