Dialoghi
Conversazioni sulla natura dell'Universo
prefazione del premio Nobel Frank Wilczek
Seguendo le orme di Platone, Galileo e Hume, Clifford Johnson sceglie il dialogo come strumento di riflessione e lo trasforma in un’affascinante graphic novel, un mosaico di parole e immagini che invitano ad avvicinarsi alla scienza senza timori reverenziali.
- Collana: Gli asteroidi
- ISBN: 9788822057051
- Anno: 2018
- Mese: novembre
- Formato: 20 x 24 cm
- Pagine: 248
- Note: illustrato a colori
- Tag: Scienza Fisica Big Bang Cosmologia Universo Astrofisica Fumetto
Ogni giorno discutiamo di politica, di sport o dell’ultima serie tv, ma è raro che la scienza trovi posto tra gli argomenti di conversazione. Clifford Johnson è convinto che dovremmo parlarne di più, e che le riflessioni di natura scientifica non andrebbero lasciate esclusivamente agli esperti. I suoi Dialoghi sono una serie di undici conversazioni sulla scienza tra uomini, donne, bambini, esperti e profani.
Due ragazzi, fratello e sorella, si interrogano per esempio sulle proprietà della materia partendo da un chicco di riso. Su un treno (un omaggio all’esperimento mentale per eccellenza della relatività ristretta?) due passeggeri discutono di buchi neri, immortalità e religione. La forma della graphic novel (le illustrazioni sono opera dello stesso Johnson, che per realizzare il progetto ha dedicato molti mesi a perfezionare le proprie doti di disegnatore) aggiunge alle conversazioni la vividezza delle immagini: un solo disegno può spiegare meglio di tante parole, soprattutto in fisica.
Un libro originale che ci stimola a essere curiosi e interrogarci sulla natura dell’Universo.
Prefazione – Introduzione –1 – 2 – 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – Indice
Introduzione
Un invito
Nelle conversazioni che ascoltiamo intorno a noi, la ricchezza degli argomenti affrontati riflette la diversità delle preoccupazioni e degli interessi relativi alla realtà che ci circonda. Di quelle conversazioni vi sarà capitato di cogliere qualche frammento, e anche se non è detto che abbiate afferrato tutti gli aspetti di ciò che veniva detto (magari perché ne ignoravate il contesto, o per la scarsa conoscenza dell’argomento), probabilmente sarete d’accordo che può essere un’esperienza affascinante! A volte le conversazioni riguardano la scienza. Nulla di più naturale: la scienza fa parte del nostro mondo e della nostra cultura, e ha un impatto enorme sulle nostre vite. Dunque è giusto che faccia parte del menu insieme a politica, arte, sport, shopping, gossip e a tutte le altre cose di cui chiacchieriamo abitualmente. La scienza, inoltre, è una fonte inesauribile di bellezza e di stupore: non vi pare che sia una ragione sufficiente per parlarne?
Eppure, gran parte della letteratura, dell’arte e delle altre forme di intrattenimento sembrano ignorare le conversazioni sulla scienza, praticamente assenti anche in quasi tutte le forme di divulgazione scientifica. È bizzarro, perché discutere di scienza ha un impatto profondo su tutte le parti in causa: se volete cogliere il significato o l’importanza di qualche aspetto della scienza, o se, più semplicemente, state cercando di acquisire familiarità con un certo argomento, parlarne con qualcuno aiuta. Per capire ciò che fanno i loro colleghi, o per scoprire qualcosa di nuovo sui fenomeni naturali, gli scienziati dialogano. E quando cercano di trasmettere nuove idee o nuove conoscenze scientifiche al grande pubblico, accade spesso che i risultati migliori si ottengano sfruttando la forma del dialogo.
Questo libro, dunque, è un invito. Da un lato, a fermarsi ad ascoltare persone che discutono di scienza: come sempre, in questi casi, si tratta di dialoghi incompleti, che divagano e che talvolta riportano informazioni non del tutto corrette. Ciò nonostante potrebbero rivelarsi interessanti, e incoraggiarvi ad approfondire ciò che avete colto in qualche frammento di conversazione. Dall’altro, è un invito a partecipare! Non bisogna permettere che a discutere di scienza siano solo gli esperti e gli appassionati: è un’attività aperta a tutti. Se non capirete, se farete domande, se proverete a indovinare o esprimerete le vostre opinioni personali non ci sarà nessuno a darvi un voto. In futuro, non dimenticatevi di queste conversazioni; ricordatevi che possono avvenire ovunque intorno a voi, e che potete esserne voi stessi autori e attori. Forse qualcuno, ascoltandovi per caso, inizierà una nuova conversazione tutta sua, e la catena andrà avanti.
A proposito di questo libro
Trattandosi di un libro piuttosto insolito, vorrei aggiungere un paio di osservazioni. Durante, o al termine di un dialogo, non esitate a consultare le note che concludono il capitolo. La loro lettura è assolutamente facoltativa, ma a volte contengono qualche riflessione sui temi trattati, e spesso rimandano a letture utili per approfondire l’argomento. E non dimenticatevi dell’enorme quantità di informazioni che potete trovare rapidamente in rete inserendo un frammento di conversazione in un motore di ricerca. Nel farlo, però, siate sempre prudenti per ciò che riguarda le fonti. Tra le tante disponibili online ne ho indicata qualcuna, ma ho preferito concentrarmi sui libri. Non dovete considerare quelli che ho elencato come il meglio in assoluto su un dato argomento, o come la sua trattazione più aggiornata: sono solo un mix di alcuni tra i miei favoriti con altri che hanno attirato la mia attenzione o che mi sono sembrati adatti per far parte di un’introduzione a un dato argomento. Leggete tante fonti e non limitatevi ad ascoltare un solo punto di vista. Ricordate che la scienza è un’attività tipicamente umana, e che la vostra mente potrebbe entrare in risonanza con il libro scritto da uno scienziato su un certo argomento e non con quello di un suo collega sullo stesso tema. È come preferire la descrizione di un giorno d’estate fatta da un poeta a quella di un altro.
Avrete notato che il libro è ricco di grafica: potete chiamarlo graphic novel, fumetto o come vi sembra più appropriato (sulla terminologia le opinioni sono discordanti). Forse è più esatto (anche se meno brillante) dire che si tratta di una raccolta di “arte sequenziale”, intesa come un mucchio di immagini che, prese collettivamente (e lette rispettando un ordine prestabilito) danno origine a un discorso, proprio come accade con una frase o una raccolta di frasi. Ma l’arte sequenziale - la forma grafica - può fare molto di più delle frasi, composte unicamente da parole! E infatti si rivela particolarmente adatta a parlare di scienza e soprattutto di fisica, l’argomento di gran parte dei dialoghi del libro. Non dipende solo dal fatto, ovvio, di poter mostrare forme e oggetti che normalmente, in un testo scientifico tradizionale, dovrei descrivere a parole. E nemmeno dalla maggiore facilità con cui la forma grafica, mostrandovi gli interlocutori e l’ambiente circostante, vi attira nella conversazione. Non dimenticate che lo spazio e il tempo si annidano praticamente in ogni aspetto della fisica: le ricerche più recenti sulla loro natura insistono particolarmente sulla possibilità che lo spazio e il tempo siano il frutto delle relazioni tra i corpi. Nei fumetti, il ruolo di questi tre fattori è fondamentale: una sequenza di immagini (talvolta, ma non necessariamente, organizzate in riquadri) incoraggia il lettore a inferire una narrazione che ha in sé il senso del tempo che scorre, del movimento e così via. In sostanza, da questo punto di vista i fumetti sono fisica! A pensarci bene, è incredibile che la forma grafica non sia stata utilizzata più spesso per parlare di fisica e per far sapere al grande pubblico cosa accade nell’affascinante mondo della ricerca. Spero che questo libro contribuisca a cambiare le cose. Non l’ho fatto quanto avrei potuto, ma nel corso della lettura fate attenzione ai punti in cui ho legato la fisica di cui discutono i protagonisti alla disposizione delle immagini nella pagina. Non ho resistito alla tentazione di segnalarne alcuni esempi (forse) particolarmente significativi nelle note conclusive di ogni capitolo.
Infine, noterete anche che il libro contiene delle equazioni. Tradizionalmente, nella divulgazione scientifica si tende a nascondere ai lettori i due strumenti più efficaci di cui dispone la ricerca scientifica: i disegni e i diagrammi che scarabocchiamo, e le equazioni che formuliamo. In fisica si ragiona quasi sempre per immagini, e la maggior parte delle nuove idee nasce così. I diagrammi e le equazioni sono forme di linguaggio visivo capaci di racchiudere una quantità di informazioni enorme, eppure gli autori sono incoraggiati dai loro editor a sostituirli con le parole, finendo per trattare il lettore, di fatto, come un bambino che va difeso dalla temutissima matematica. Non c’è da stupirsi se poi alcuni argomenti risultano poco chiari, confusi e avvolti da un alone di mistero! Così facendo, inoltre, si alimenta il senso stesso di paura e di diffidenza che molti hanno nei confronti delle equazioni. Eliminare (o ridurre al minimo) le equazioni e i diagrammi in un libro di fisica è come scrivere un libro sulla musica e aver paura di parlare degli strumenti o di mostrarne l’immagine. Si può fare, certo, ma significa ignorare buona parte dell’essenza stessa della fisica, nascondendo ciò che la rende affascinante agli occhi degli addetti ai lavori. Perciò non abbiate paura di posare lo sguardo sulle equazioni, e se non capirete tutto non preoccupatevi. Gustate ciò che potete. Vederle stampate sulla pagina vi aiuterà a familiarizzare, e forse finirete per osservarle una seconda volta, una terza… e ogni volta ne coglierete un po’ di più il significato.
Ringraziamenti
Non sono il primo ad accorgermi del nostro livello eccessivo di specializzazione. A volte non se ne può fare a meno, ma fin troppo spesso la ragione è che, a quanto pare, riusciamo a capire meglio con chi abbiamo a che fare se riusciamo a inserirlo in una categoria, e così, partecipando tutti al gioco delle classificazioni, finiamo per erigere dei muri. La distanza apparentemente immensa tra il mio "lavoro principale", docente di fisica, e le altre cose con cui mi diverto (varie forme di arte visiva, discipline umanistiche) e che hanno portato a questo libro, ha fatto sì che buona parte degli amici e dei colleghi non sa o non ha realmente capito cosa ho fatto o perché. In alcuni casi è successo perché non sapendo da dove cominciare a spiegare, ho preferito impegnarmi a fondo per arrivare prima al giorno in cui avrei potuto mostrare il prodotto finale. Perciò vorrei esprimere tutta la mia gratitudine a chi (anche senza capire cosa stavo facendo) mi ha sostenuto, incoraggiato o, più semplicemente, ha avuto abbastanza fiducia in me da concedermi lo spazio (e il tempo: più di 17 anni!) per lavorare alla mia idea e vederla realizzata.
Ho l’onore di lavorare in un’istituzione (la University of Southern California) i cui membri contribuiscono a tenere vivo lo spirito della vera esplorazione interdisciplinare: il mio ringraziamento va a tutti loro, e in particolare a Aimee Bender, Leo Braudy, K.C. Cole, Allison Engel, Karin Huebner e M.G. Lord per il sostegno e l’interesse dimostrato. Ringrazio i Fellows and Friends del Los Angeles Institute for the Humanities della USC per aver saputo conservare l’atmosfera fantastica che aiuta a dare visibilità a progetti come questo, e la Sidney Harman Academy for Polymathic Study della USC (in modo particolare il compianto Kevin Starr, che tanto ha fatto per fondarla e guidarla) per avermi dato l’opportunità di ispirare una nuova generazione di esploratori. Entrambe le istituzioni mi hanno permesso di presentare il libro come un work in progress. Amy Rowat mi ha dato consigli preziosi su alcuni riferimenti da aggiungere a proposito delle scienze dell’alimentazione, e Tameem Albash ha ascoltato pazientemente i miei sproloqui sui fumetti. Un ringraziamento particolare va a Nancy Keystone per avermi sostenuto con entusiasmo non appena ha saputo ciò che stavo facendo. Ho il piacere di ringraziare Jessie e Robin French per avermi permesso, ogni tanto, di accamparmi in un angolo di casa loro durante la realizzazione del libro. Un ringraziamento speciale va a Tim Morris, il mio relatore di dottorato di quasi trent’anni fa. Un giorno mi raccontò di quando, da bambino, era andato al luna park con suo padre, e di come aveva interpretato ciò che era accaduto in quell’occasione. L’aneddoto mi era rimasto impresso nella memoria e Tim mi ha permesso di servirmene per la storia raccontata nell’ultimo dialogo, che si ispira liberamente a quell’episodio. L’Aspen Center for Physics si è rivelato un luogo ideale in cui rifugiarsi per lavorare a progetti fuori dal comune (un ringraziamento particolare va a Jane Kelly). Ho portato a termine il libro durante un congedo sabbatico, che ho potuto prolungare fino a un anno intero grazie a una borsa di studio della Simons Foundation.
La ricerca di una casa editrice disponibile ad accogliere un progetto così bizzarro si è rivelata un’impresa. Devo ringraziare Stephon Alexander e Cecil Castellucci per aver cercato di aiutarmi presentandomi ad agenti e case editrici, anche se i contatti non hanno dato frutto: ho avuto modo di imparare che gesti così disinteressati sono più rari di quanto avrei immaginato, e credo che gliene vada dato atto. Alice Oven è stata la prima editor ad ascoltare e "afferrare" realmente, quando l'ho incontrata e le ho spiegato cosa stavo cercando di fare, e questo libro non avrebbe mai visto la luce senza l’entusiasmo del suo supporto quando lavorava alla IC Press: grazie, di cuore. Sono grato a Jermey Matthews per la passione e lo spirito di iniziativa che hanno portato il libro alla MIT Press. Li ringrazio per il calore e la professionalità che ho trovato nella fase finale del progetto.
Anche se non li vedo quanto vorrei, mia madre Delia, mio fratello Robert e mia sorella Carol mi accompagnano in ogni nuova avventura, e gliene sono grato. È a loro (e a mio padre Reginald, che non è più con noi) che devo ciò che sono: credo c’entri anche la comprensione e il sostegno che hanno sempre manifestato per il mio desiderio di esplorare. Devo ringraziare Robert anche per essere stato (probabilmente) il primo a farmi conoscere i fumetti, per averli condivisi con me e per avermi aiutato a scovarne quando era un’impresa ardua, quasi quarant’anni fa, su quell’isoletta che ci manca così tanto.
Infine, la persona più importante di tutte è mia moglie, nonché migliore amica: Amelia French. Non potrò mai ringraziarla abbastanza. Dire che senza di lei questo progetto non avrebbe avuto successo può sembrare un luogo comune ma è così. La ringrazio per essere la compagna più fantastica che si possa desiderare e per aver portato amore, buon umore, idee, insieme a una flessibilità e a un sostegno assoluti e generosi che ci hanno consentito di organizzare le rispettive giornate di lavoro in modo (spero) soddisfacente per entrambi, e di rendere ancora più unita la famiglia meravigliosa che abbiamo costruito insieme. Il nostro incontro ha reso questo libro infinitamente più ricco.
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