Storia dell'avvenire
Dai profeti alla futurologia
Il presente ha fagocitato il passato e il futuro. La storia ha perso di significato, mentre il futuro ha perso di credibilità. A scopo di lucro il presente sfrutta sia il passato che il futuro, privandoli del loro essere punti di riferimento.
- Collana: Storia e civiltà
- ISBN: 9788822005670
- Anno: 2007
- Mese: novembre
- Formato: 14,5 x 21,5 cm
- Pagine: 608
- Note: rilegato con sovraccoperta
- Tag: Storia Futuro Astrologia
Sin dalla preistoria l'uomo non ha mai smesso di voler conoscere il futuro e di inventare stratagemmi per tentare di controllarlo. Già allora egli voleva assicurarsi la caccia del giorno dopo: per questo motivo i nostri lontani antenati disegnavano i bisonti trafitti dalle frecce sulle pareti delle caverne. Dai procedimenti divinatori inventati dai popoli dell'Antichità, ai metodi «scientifici» messi a punto dai futurologi di fine XX secolo, i mezzi per predire l'avvenire non si somigliano più molto. Ma ogni epoca ha avuto bisogno di fantasticare sul futuro, nel bene e nel male: ci sono stati i falsi profeti del Medioevo, gli astrologi rinascimentali, o ancora i veggenti del XVII secolo. Anche i filosofi illuministi hanno tentato, a modo loro, di leggere fra le righe del futuro, ma senza riuscire ad annientare l'irrazionalità: magnetismo, sonnambulismo e altre forme di spiritismo hanno conosciuto un successo sempre maggiore nel XIX secolo, mentre i nuovi profeti annunciavano un mondo migliore. Oracoli, profezie, predizioni, utopie: tutte le anticipazioni che gli uomini hanno elaborato nel corso dei secoli non si sono mai realizzate, tuttavia esse sono il riflesso di speranze e di paure. L'uomo del 1900 credeva di essere all'alba di un secolo radioso; quello dell'anno 2000 non ci crede più tanto, e se lo studio del futuro ha perso il suo carattere profetico, astrologi e veggenti continuano la loro opera di rassicurazione.
Introduzione - I. L’ÈRA DEGLI ORACOLI. LA DIVINAZIONE PRIMITIVA, BIBLICA E GRECO-ROMANA AL SERVIZIO DEL DESTINO INDIVIDUALE E DELLA POLITICA - 1. La predizione nei popoli antichi: una garanzia divina - Universalità e varietà della divinazione - Gli esordi dell’astrologia - Il profetismo nel Vicino Oriente antico - Il profetismo di gruppo in Israele - Veri e falsi profeti - Il profetismo biblico - Gli inizi del messianismo - Destino e divinazione presso gli Ariani, i Celti, i Germani e gli Scandinavi - Utilità psicologica e politica della divinazione - 2. La divinazione greca: questione filosofica e manipolazione politica - Miti e divinazione - Gli oracoli - La Sibilla, oracolo disincarnato - L’astrologia, o la predizione scientifica - Tolomeo e l’astrologia ellenistica - Astrologia, divinazione e destino - Gli avversari della divinazione - I sostenitori della divinazione - Gli oracoli, strumenti della manipolazione politica e militare - 3. La divinazione romana: monopolio di Stato - La tradizione romana arcaica: neutralizzare gli dèi per diventare padroni assoluti del futuro - La divinazione confiscata dallo Stato - Penetrazione della divinazione straniera e resistenza senatoriale - Gli inizi dell’astrologia a Roma - Sviluppo della divinazione durante le guerre civili - Gli imperatori impediscono la divinazione privata - La predizione, strumento del governo imperiale - Storici e strateghi: dalla credulità alla manipolazione - Il processo della divinazione: il De divinatione di Cicerone - II. L’ÈRA DELLE PROFEZIE. LE PROMESSE APOCALITTICHE E MILLENARISTICHE DEL MEDIOEVO - 4. Dalla divinazione politica alla profezia apocalittica. Inizio dell’èra cristiana - Il libro di Daniele e l’Apocalisse - L’Apocalisse di Giovanni, base delle profezie millenaristiche - Il profetismo nelle prime comunità cristiane - I Padri della Chiesa e la divinazione pagana - I Padri della Chiesa e l’astrologia: una condanna velata - I Padri della Chiesa e la profezia giudeocristiana: un mezzo di conoscenza sempre efficace - Sant’Agostino demonizza la divinazione e l’astrologia - Le esitazioni di Agostino sulle profezie apocalittiche - 5. La Chiesa disciplina il futuro: profezia ortodossa e profezia eretica nel Medioevo - Proliferazione degli indovini e falsi profeti durante l’Alto Medioevo - L’anno mille, un anno come gli altri - Crociata e millenarismo: la profezia in azione - Rinascita dell’astrologia nel XII e XIII secolo - Profezie di Merlino, sogni divinatori e inquietudini della Chiesa - Le basi profetiche di Gioacchino da Fiore: Apocalisse e storia - La condanna (1259) - Teoria e pratica della predizione presso i domenicani e i francescani - San Tommaso disciplina la profezia - Crisi della Chiesa e febbre profetica (1292-1303) - La peste nera, segno precursore dell’Anticristo - Millenarismo, comunismo ed età dell’oro - Il Grande Scisma: la profezia imperversa (1378-1417) - Pietro d’Ailly di fronte al Grande Scisma: dalla profezia all’astrologia - Giovanni di Rupescissa e la nuova profezia - III. L’ÈRA DELL’ASTROLOGIA. LE STELLE GOVERNANO IL FUTURO, DAL XV AL XVII SECOLO - 6. Trasformazione e declino della profezia religiosa (secoli XV e XVI) - Una nuova moda: le collezioni di profezie - Profezia e potere politico - Inefficacia della repressione antiprofetica - Profezia e angoscia apocalittica - Profezia e movimenti sociali: i millenaristi - L’Utopia e l’America, due metamorfosi della profezia - Declino della profezia religiosa e diffidenza delle autorità - La divinazione popolare - Ambiguità delle condanne e scetticismo di Montaigne - 7. Il trionfo dell’astrologia (XV secolo-metà XVII secolo) - Ambiguità dell’astrologia - Splendori dell’astrologia nel XV secolo - Attacco e difesa: Pico della Mirandola e Simon de Phares - Il secolo di Nostradamus - L’astrologia di corte nel XVI secolo - L’almanacco e i suoi detrattori - L’astrologia, tappa necessaria della previsione - Astrologia e scienza nuova - L’astrologia alla corte di Francia - Il potere reale e l’astrologia in Francia - L’astrologia nella guerra civile inglese - Necessità socioculturale dell’astrologia - IV. L’ÈRA DELLE UTOPIE. DALLE RADIOSE CITTÀ CLASSICHE ALL’OTTIMISMO DELLE UTOPIE SOCIALISTE (XVII-XIX SECOLO) - 8. L’emarginazione della divinazione tradizionale (fine XVII secolo - XVIII secolo) - L’astrologia vittima della restaurazione e della ragione in Inghilterra (1660-1700) - Profezia e divinazione, vittime del loro sfruttamento - L’ondata di scetticismo in Francia (1680-1720) - La cometa del 1680 annuncia la rovina dell’astrologia - La divinazione relegata a livello popolare - I contrasti dei Lumi: Razionalismo e Illuminismo - 9. Le nuove vie della predizione nel XVIII secolo: utopia, storia, scienze umane - La crisi della storia predittiva nel XVII secolo - Le esitazioni dei filosofi dinanzi al futuro - L’utopia, dal millenarismo allo scetticismo - L’utopia, progetto sociopolitico - Utopia e futuro - L’anno 2440: sogno o incubo? - Verso lo sfruttamento del futuro: probabilità, assicurazioni e rendite vitalizie - Diversificazione delle vie di accesso al futuro - 10. L’inizio dell’èra delle masse. Predizione popolare e nuovi profeti nel XIX secolo - Un secolo profetico - Sviluppo della predizione popolare e sorveglianza poliziesca - Le predizioni sotto l’Impero - 1815-1848: il regno delle cartomanti e il loro ruolo di psicologhe - Mademoiselle Lenormand, la sibilla di rue de Tournon (1772-1843) - Seconda metà del secolo: le predizioni e l’uso dell’ipnotismo - Rinascita della profezia a carattere religioso: la sua funzione socioculturale - Diffusione e funzione della predizione popolare - I profeti dell’utopia scientifica: verso un’umanità cooperativa - I profeti scientifico-religiosi o il progresso dell’utopia - I profeti ottimisti: dalla scienza all’arte - I profeti della felicità: economisti liberali e socialisti - Il millenarismo marxista - I profeti della fantascienza annunciano la fine delle guerre - Esitazioni e dubbi della fantascienza: Herbert G. Wells - V. L’ÈRA DELLE PREDIZIONI SCIENTIFICHE. DAL PESSIMISMO DELLA FANTASCIENZA E DELLA CONTROUTOPIA ALLA PRUDENZA DELLE PROBABILITÁ E DELLA PROSPETTIVA (XX SECOLO) - 11. L’ascesa del pessimismo. Profeti della decadenza e della controutopia (XIX-XX secolo) - Decadenza attraverso la democrazia, da Tocqueville a Halévy - La morte della civiltà: Oswald Spengler - Dall’ottimismo utopico al pessimismo della fantascienza - Zamjatin e Huxley: la suggestione della felicità - George Orwell: «colui che controlla il passato, controlla il futuro» - Previsioni economiche e pessimismo - La storia del futuro: uno scenario impossibile - 12. Il futuro della predizione. Veggenti, profeti della fine della storia e futurologi - Successo e funzione sociale dell’astrologia e della parapsicologia - Proliferazione delle profezie religiose - Dall’esoterismo alle chimere New Age - Astrologi e veggenti in aiuto degli uomini politici - «Il futuro non è più ciò che era»: rischi della predizione tecnologica - Scetticismo storico e predizione - I profeti della fine della storia e dell’ultimo uomo - Nascita della prospettiva e della futurologia - Risultati ed esitazione della prospettiva. Il retroprogresso - Conclusione - Indice dei nomi
Introduzione
Predire è una caratteristica tipica dell'uomo, una dimensione fondamentale della sua esistenza. Abbiamo tutti un piede nel presente e uno nel futuro; vivere significa fare costantemente previsioni e tutte le nostre azioni tendono a uno scopo collocato nel futuro. Solo una parte di questo futuro è conosciuta, determinata: domani arriverà di nuovo e le stagioni continueranno a susseguirsi. Protagonista di questo quadro immutabile è l'ignoto: cosa succederà domani? Tale domanda non vuole testimoniare una vana curiosità, ma piuttosto un quesito vitale cui rispondiamo continuamente in modo implicito, poiché se oggi compiamo gli stessi gesti di ieri, significa che presupponiamo che domani sarà come oggi. Passato, presente e futuro formano un insieme indissociabile; il solo motivo per cui possiamo agire nel presente è che ci ricordiamo del passato e intravediamo un futuro. Solo il futuro dà un senso alle nostre azioni, le giustifica o ne rivela l'inutilità. Per essere pienamente efficaci bisognerebbe quindi conoscere tale futuro, quanto meno per l'uomo preistorico, il quale aveva bisogno di prevedere i movimenti delle greggi selvagge; o per i responsabili politici ed economici di oggi, che hanno bisogno di prevedere l'evoluzione della congiuntura per prendere le decisioni giuste; ma anche per l'uomo qualunque, che speculi in Borsa, che scelga un lavoro o che decida di prendere un ombrello. La vita ci obbliga a scegliere continuamente, e quindi a predire. Il problema è che il futuro è ignoto. Le nostre scelte sono quindi scommesse, oppure stime, e più si rivelano esatte, più significa che la nostra azione sarà stata efficace. L'ideale, crediamo, sarebbe co- noscere il futuro: ci consentirebbe di fare esattamente ciò che serve per il nostro bene più grande. Ecco perché, sin dalle origini, l'uomo si è sforzato di raggiungere la conoscenza del futuro con i più svariati mezzi. Tuttavia questa patetica ricerca somiglia molto all'inseguimento di una chimera; essa è destinata a fallire sin dall'inizio a causa di una contraddizione. Infatti, cercare di conoscere il futuro significa presupporre che sia conoscibile, in altre parole già determinato e, pertanto, ineluttabile. A cosa servirebbe dunque conoscerlo? Quanto deciso dalle Parche, dal Dio onnipotente o da un anonimo destino accadrà comunque, e le azioni intraprese sono anch'esse già previste. Cicerone scrive che non si guadagna niente nel sapere ciò che comunque succederà, poiché tormentarsi invano provoca solo sofferenza. Preannunciare il futuro quindi ha senso solo se questo non è determinato, cioè se è imprevedibile, nel cui caso la «previsione» diviene un'attività di carattere magico, destinata a produrre il futuro desiderato. L'attività di predizione si trova da secoli fra questi due estremi contraddittori: leggere inutilmente un futuro ineluttabile, o prevedere un futuro che non esiste e che deve essere inventato. In entrambi i casi predire è un'illusione, ma se gli uomini si sono ostinati a perseguire questo scopo è perché il futuro riveste molteplici funzioni, consce e inconsce, legate alla condizione umana. La previsione è anzitutto una rassicurazione e il tentativo di dare un contenuto a questo futuro sconosciuto per mettere fine all'incertezza, per convincerci che non siamo il giocattolo di un caso cieco, ma che facciamo parte di un piano coerente. Il fine è eliminare l'angoscia rispetto al futuro arricchendolo di punti di riferimento. Questa preoccupazione, che esiste sin dall'Antichità, si è sviluppata fino ai giorni nostri, in cui l'avvenire a breve e medio termine è previsto e pianificato fino all'inverosimile: gestione del tempo professionale, piani di risparmio, assicurazioni di ogni tipo, età pensionabile. Tutto viene anticipato, con il fine di garantire il massimo della sicurezza. Predire significa anche cercare di gestire il futuro, di determinare gli eventi prima che si producano. Anzitutto perché la predizione porta con sé un potere magico di autorealizzazione, fenomeno ben conosciuto sul piano psicologico: «Colui che teme di non riuscire a dormire è mal disposto verso il sonno, e colui che teme di avere mal di stomaco è mal disposto nei confronti della digestione», scrive Alain. Persuadersi della vittoria o del fallimento è il mezzo migliore per suscitare la loro realizzazione. Ciò è applicabile anche sul piano collettivo: predire un calo in Borsa o un aumento dell'inflazione significa innescare i processi che li provocheranno, consentendo ogni genere di manipolazioni, quotidianamente praticate dai Greci e dai Romani, che affidavano agli oracoli e ai presagi il compito di prevedere il fallimento o il successo delle campagne militari e politiche. Tale è altresì il motivo per cui le predizioni e gli oroscopi riguardanti i grandi personaggi sono stati vietati per molto tempo. Ancora oggi sappiamo che l'apertura di uno studio sulla previsione ha come scopo, fra gli altri, di preparare gli animi a una qualche riforma. Predire significa quindi allo stesso tempo agire; i due termini sono indissociabili e complementari. Non esiste azione senza un risultato preannunciato; inoltre predire significa fornire i mezzi per compiere o evitare la realizzazione della predizione. In questo senso, la migliore predizione è spesso quella che non si realizza, quella che ha permesso di prendere le giuste contromisure per evitare la realizzazione della catastrofe prevista. Prevedere la pace mondiale può incitare a prendere le misure necessarie per favorirla; prevedere la guerra mondiale può incitare a prendere le misure necessarie per evitarla. In entrambi i casi la predizione sarà stata salvifica. L'importante non è dunque l'esattezza della predizione, ma il suo ruolo di terapia sociale o individuale. Ciò che conta non è che si realizzi quanto è stato previsto, ma che tale previsione guarisca, alleggerisca, plachi gli animi e inciti all'azione. L'astrologo, la cartomante, il veggente sono psicologi, se non addirittura psicanalisti, che assumono il ruolo di confessori. Coloro che vi si rivolgono non chiedono veramente di conoscere il futuro; se così fosse non li consulterebbero più da molto tempo, essi cercano piuttosto un contatto umano rassicurante. Non sorprende che periodi agitati e instabili come il nostro, in cui la vita genera angoscia e stress, vedano proliferare astrologi e veggenti, professionisti che sono in verità medici dell'anima e, coloro che li consultano, i malati. In un certo qual modo far finta di predire significa guarire. Per molto tempo la grande profezia ispirata ha svolto lo stesso ruolo. Annunciare le catastrofi, l'Apocalisse, significa spingere il popolo dei credenti a esaminare la propria condotta, a pentirsi, a emendarsi. Il procedimento è noto, dai profeti ebraici fino alle profezie mariane di Fatima o di La Salette. Il profeta può essere anche un uomo di fede, come Giona, che predice la distruzione di Ninive in caso di mancato pentimento degli abitanti: egli si piazza su una collina per assistere al cataclisma e si infuria nel vedere che Dio ha perdonato, privandolo del tanto atteso spettacolo. Ecco un esempio della predizione autodistruttrice riuscita perché non realizzatasi. Di fatto, la predizione non è mai neutra né passiva. Essa corrisponde sempre a un'intenzione, a un desiderio o a una paura; esprime un contesto e uno stato mentale. La predizione non ci illumina su quello che sarà il futuro, tuttavia riflette il presente e, in questo senso, è rivelatrice delle mentalità, della cultura di una società e di una civiltà. Ripercorrere la storia della predizione significa contribuire alla storia delle civiltà. Non sarebbe di alcun interesse stilare un catalogo delle profezie passate con il solo scopo di mettere all'indice chi ha sbagliato e affibbiare il titolo di chiaroveggenza in funzione del grado di realizzazione, o cercare nelle anticipazioni un'immagine del futuro. Se così fosse, una storia delle predizioni sarebbe la storia dei fallimenti della predizione, poiché nessuno ha mai conosciuto il futuro, neanche i profeti, ispirati o meno, gli oracoli, le sibille, gli astrologi, i cartomanti, gli autori di fantascienza, gli utopisti, i filosofi o i futurologi. Le profezie «realizzate» sono sia pseudo-profezie retrodatate, sia testi di una enigmaticità tale da prestarsi a qualsiasi interpretazione (peraltro in questo caso è possibile decifrarli solo dopo che gli eventi si sono prodotti, quando non sono più di alcun interesse), sia vere e proprie frodi o pure coincidenze, sia il risultato di un lavoro lungimirante, pura operazione dell'intelligenza a partire dai dati passati e presenti. Comunque stiano le cose, l'interesse di queste predizioni risiede in ciò che ci rivelano dell'epoca o dell'ambiente in cui sono state elaborate. La presente opera è concepita con questo spirito, e si tratta appunto di un'opera di storia, non di anticipazione.