Ritorno al nucleare
Soldi, guerre, rischi e promesse della nuova corsa all'atomo
Che ruolo gioca il nucleare nella transizione energetica? Quanto costerebbe la costruzione di una nuova centrale nucleare? A che punto è la complicata gestione delle scorie nucleari? Un viaggio-inchiesta che analizza tutta la filiera del nucleare, per capire se può essere una soluzione possibile.
- Collana: SottoInchiesta
- ISBN: 9788822049056
- Anno: 2023
- Mese: novembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 144
- Tag: Energia Inchiesta Transizione energetica
L’energia nucleare è entrata a far parte della “tassonomia verde europea”, insieme a pale eoliche e pannelli solari: una decisione cruciale che dà il via libera agli investimenti privati e pubblici per la costruzione di nuove centrali. Nel mix di fonti energetiche che ci dovrà portare a un’Europa a emissioni zero entro il 2050, il nucleare civile potrà giocare ancora un ruolo.
C’è chi sostiene che l’Italia deve riprendere il suo cammino verso il nucleare, interrotto con il referendum del 1987. Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio, si è addirittura lanciato in una previsione: potremo avere in Italia una prima centrale nucleare già tra 7 anni. Ma quali sarebbero le tecnologie da importare? Quanto costa costruire ex novo una centrale nucleare e quanto tempo ci vuole? A che punto è nel mondo la difficile, costosa e pericolosa gestione delle scorie nucleari?
Ritorno al nucleare risponde a tutte queste domande ricostruendo l’intera filiera del nucleare, partendo dalle grandi miniere di uranio del Kazakistan, passando per i processi di lavorazione che portano alla produzione delle barre di uranio – il cuore di qualsiasi impianto nucleare civile – fino ad analizzare le principali centrali oggi esistenti, studiandone la durata, le performance, i costi di manutenzione, i problemi del fine vita e la costruzione di depositi permanenti per le scorie nucleari. La partita geopolitica attorno al nucleare civile, che vede protagonisti Stati Uniti, Cina e Russia, non è meno feroce di quella del petrolio e del gas e si incrocia con l’aumento degli investimenti nel nucleare militare.
PREFAZIONE
di Riccardo Iacona
PREMESSA
1 IL NUCLEARE ITALIANO, PROMESSE
DELLA POLITICA ED EREDITà DEL PASSATO
Nucleare, ancora tu?
Le ragioni del nucleare
La breve stagione del nucleare italiano
Ritorno al nucleare?
2 I GUAI NON SONO FINITI
Un’eredità ingombrante
Il fantasma delle scorie
Sempre gli stessi problemi
3 LE SCORIE NUCLEARI: DOVE METTERLE?
Italia: il cimitero delle scorie
CNAPI e CNAI queste sconosciute
Onkalo, la grotta delle scorie radioattive
Il disastro di Asse
I depositi francesi
Il grande problema senza soluzione
Il mare radioattivo
Abbiamo la conoscenza necessaria?
4 IL NUCLEARE IN EUROPA
La sfida del nucleare francese
Il fallimento dell’EPR
La tassonomia verde
Il no al nucleare della Germania
5 LE SUPERPOTENZE DEL NUCLEARE
La Russia
La Cina
Gli Stati Uniti
La Corea del Sud
Il Medio Oriente
6 LA RISCOSSA DELL’URANIO
Il primo produttore al mondo
L’arricchimento dell’uranio
L’oligopolio
Quarant’anni di sfruttamento
Cosa rimane alla popolazione
L’uranio e l’Africa
7 IL NUCLEARE DI IV GENERAZIONE
Il progetto Newcleo
Il reattore al piombo
Prospettive
ALFRED, il prototipo di Ansaldo
Aspettando i nuovi reattori
CONCLUSIONE
APPENDICE
SCRAM
Three Mile Island
Il disastro di Cernobyl’
Fukushima Dai-ichi
PREMESSA
Da oltre quarant’anni il settore nucleare è nel limbo della storia energetica in Italia e in parte del mondo. Perché tutto questo accanimento? In fondo il nucleare produce grandi quantità di energia a fronte di contenute emissioni di CO2, il famigerato diossido di carbonio, la cui concentrazione nell’atmosfera sta contribuendo al riscaldamento globale del pianeta.
In Paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Cina, il nucleare è rientrato nei piani per ridurre le emissioni. Dopo un acceso dibattito a luglio 2022, il voto sulla tassonomia verde – la classificazione delle attività economiche sostenibili – ha incluso il nucleare, insieme al gas, tra le energie “pulite” dell’Unione Europea. Questo significa che il nucleare avrà pieno diritto di essere finanziato e sostenuto a lungo termine perché, dice la Commissione, contribuirà a raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050.
Per molto tempo, nel Vecchio Continente, la situazione della produzione di energia nucleare era divisa quasi perfettamente in due. Dodici Paesi avevano reattori nucleari attivi: Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Spagna, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Germania. Gli altri Paesi invece non producevano energia nucleare per scopi commerciali: Danimarca, Estonia, Irlanda, Grecia, Croazia, Polonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Austria, Portogallo, Italia.
Ad aprile 2023, non senza polemiche, il Governo tedesco ha chiuso le ultime centrali attive in Germania unendosi al fronte antinuclearista. Ma è un’eccezione, perché intanto nuove sensibilità stanno spingendo a un diverso atteggiamento verso il nucleare, tanto da portare il Belgio, che aveva annunciato l’addio al nucleare per il 2025, a rinviare il suo piano di chiusura degli impianti di ben dieci anni.
Come prevedibile, infatti, la recente crisi energetica nata con la guerra in Ucraina ha riacceso le speranze del partito dell’atomo in molte nazioni. La fame di energia oggi potrebbe consentire al nucleare di uscire così dal suo lungo oblio. Per soddisfare il loro fabbisogno energetico, Polonia e Paesi baltici stanno valutando di avviare programmi per realizzare nuove centrali. La Francia è intenzionata a rilanciare la politica dell’atomo coinvolgendo altri Paesi europei, tra cui l’Italia. Per alcuni commentatori, il nucleare sta uscendo da un lungo Medioevo per entrare nel suo Rinascimento.
Anche in Italia i sostenitori del nucleare hanno iniziato a far sentire la loro voce a causa di una dipendenza energetica da Paesi stranieri da molti giudicata eccessiva. Nel 2021 il 38,2% del gas importato in Italia arrivava dalla Russia. Oggi esiste una maggiore diversificazione e la quota si è ridotta al 16%.
Ma la dipendenza dal gas straniero è ancora fortissima e condizionata da Paesi politicamente instabili. Il 53,1% del gas che arriva da noi, infatti, proviene da Algeria, Azerbaijan, Libia. E allora, come possiamo mettere al riparo il nostro sistema di approvvigionamento energetico? Per molti la risposta è semplice: con il nucleare.
È probabile che la crisi che stiamo vivendo faccia superare in parte la diffidenza verso questa tecnologia. Ma è anche vero che il ritorno al nucleare non è una scelta neutra né priva di implicazioni. Nel corso dell’inchiesta che abbiamo realizzato con Presa Diretta e che in queste pagine abbiamo deciso di approfondire, abbiamo avuto modo di visitare siti nucleari, centri di ricerca e industrie in diverse parti del mondo (Francia, Belgio, Germania, Finlandia, Azerbaijan) confrontandoci con esperti, studiosi e tecnici che lavorano nel settore. Insieme a loro, abbiamo cercato di affrontare diverse questioni che crediamo sia importante conoscere per comprendere meglio la questione nucleare oggi.
Il primo nodo chiave è legato al tipo di politica energetica che ciascun Paese deve sviluppare, il “mix energetico”, ovvero l’insieme di fonti utilizzate per la produzione di energia elettrica. La composizione del mix energetico dipende da diversi fattori e soprattutto dalla disponibilità di risorse nazionali: il carbone, il petrolio, le foreste, i fiumi, il vento e il sole.
In Europa un ulteriore elemento che condiziona le politiche energetiche oggi è dato, come abbiamo accennato, dall’impegno per la neutralità climatica: i Paesi europei si sono fatti carico di raggiungere l’obiettivo “emissioni zero” entro il 2050, che di fatto spinge a effettuare scelte tali da ridurre le emissioni. È possibile conciliare il nucleare con questo impegno?
Un secondo aspetto riguarda il tema della sicurezza e dei rifiuti radioattivi. Oggi il rischio di un incidente nucleare è molto contenuto. La gestione delle scorie e dei rifiuti radioattivi resta però cruciale. Con la Direttiva 2011/70/EURATOM, la Commissione europea si è impegnata a elaborare un quadro giuridico avanzato in materia di sicurezza e di gestione dei rifiuti radioattivi, attraverso l’emanazione di norme che tutelino la salute e la sicurezza dei cittadini. Nonostante ciò, in molti Stati l’attuazione di queste norme incontra problemi e allarmi che destano non poche preoccupazioni. È possibile allora convivere con i rifiuti radioattivi?
Un terzo aspetto che ha attraversato il nostro viaggio riguarda la geopolitica del nucleare. L’economia legata all’energia atomica ha una forte valenza politica, perché promuove relazioni diplomatiche, commerciali e istituzionali tra Paesi. In molti casi questi rapporti sono molto delicati. Che peso hanno nella definizione di un sistema energetico avanzato e con quali rischi?
Un quarto aspetto fondamentale riguarda l’approvvigionamento dell’uranio. La disponibilità dell’uranio è stimata intorno a un secolo, al tasso di consumo corrente. L’arrivo di nuove centrali – 60 oggi sono già in costruzione nel mondo – potrebbe ridurne ulteriormente la disponibilità. Non solo. Anche l’uranio proviene da Paesi a rischio, come dimostra l’attenzione mondiale verso il colpo di Stato in Niger a luglio 2023. Il Niger è infatti il quarto produttore di uranio al mondo, dopo Kazakistan, Canada e Namibia. È possibile creare rapporti stabili e sicuri con questi Paesi? Qual è la posta in gioco?
Un altro aspetto che ha attirato la nostra attenzione è legato alla tecnologia nucleare e al suo potenziale. Oggi il nucleare contribuisce alla produzione di elettricità per l’11%. La quasi totalità dei reattori in esercizio nel mondo è fatta da reattori termici ad acqua leggera. La maggior parte di questi sono di II e III generazione.
Nella nomenclatura nucleare, infatti, si tende a dividere i modelli di reattore per generazioni. Dopo una fase pionieristica, quella dei famosi reattori di I generazione, negli anni ’70 e ’80 sono nati i reattori di II generazione, più potenti e performanti; a partire dagli anni ’90, sono arrivati i reattori di III e III+, che uniscono alla potenza sistemi di sicurezza ed efficienza avanzati. Ebbene, questo scenario oggi potrebbe cambiare.
Dalla ricerca e dalla sperimentazione arrivano segnali positivi sul potenziale del “nuovo nucleare” nelle economie del futuro: il nucleare di IV generazione. Con lo scoppio della crisi energetica, la ricerca sul nucleare di nuova generazione ha ottenuto un nuovo slancio e così ci troviamo prossimi a una svolta che potrebbe cambiare la nostra stessa percezione dell’atomo, risolvendo in parte il problema delle scorie. È una partita ancora aperta, ma potenzialmente fertile. Stiamo quindi per inaugurare una nuova èra dell’atomo?
La questione energetica oggi resta cruciale. La complessità del mondo ci pone di fronte alla necessità di capire quali scelte fare per lasciare un mondo sostenibile alle generazioni future. L’obiettivo primario è comprendere in che misura è possibile conciliare il nostro bisogno di energia con il cambiamento climatico, nella consapevolezza che non esistono risposte semplici a problemi complessi.
Saremo in grado di fare le scelte giuste?
18 Dicembre 2023 | La Stampa |
07 Aprile 2024 | La Repubblica (ed.Bari) |
17 Aprile 2024 | www.cosenzapost.it |
20 Aprile 2024 | Il Quotidiano del Sud |
24 Aprile 2024 | ildispaccio.it |
25 Aprile 2024 | Il Quotidiano del Sud (Ed. Cosenza) |
26 Aprile 2024 | www.rainews.it |
11 Novembre 2024 | sbilanciamoci.info |