Le retoriche della città
Tra politica, marketing e diritti
Un’analisi critica della retorica della città, tra utopie e promesse, progetti e illusioni: un concetto che è oggi al centro del discorso politico e specialistico, ma è anche fondamentale per il nostro futuro.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063328
- Anno: 2016
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 168
- Tag: Sociologia Architettura Urbanistica
Le città che hanno un futuro sono solo quelle che lo hanno già scelto: questa idea è ormai largamente condivisa in Europa e nel mondo. Il futuro non è più scontato ma va inventato e costruito. Ogni città migliore e possibile è stata sempre accompagnata, con diversa enfasi e intensità, da un discorso che la proponesse, la giustificasse e la esaltasse. Oggi, la retorica impera più che mai nello scontro che ha come oggetto il futuro della città e della sua gente. Impastata di linguaggio pubblicitario, di utopie e valori antichi, la retorica ha infatti ritrovato nella città il suo grande tema.
Una narrazione appassionata e un’attenta e documentata analisi mostrano il carattere fortemente retorico di gran parte dei discorsi e delle promesse aventi come oggetto la città da costruire per il futuro prossimo, una città che si propone al passaggio del secolo come narrazione esemplare del progresso.
L’autore ci propone un viaggio virtuale alla scoperta della città giusta, la città razionale, la città sostenibile, la città creativa, la smart city, la città come macchina per lo sviluppo, la città della cultura, la città evento, la città dell’accoglienza. La posta in gioco è ancora una volta il diritto alla città.
1. La retorica e la città - 2. Il trionfo della città e il city marketing - 3. Il racconto della città e i suoi problemi - 4. Le retoriche della razionalità e della giustizia - 5. La retorica della bellezza - 6. Le retoriche del piano e della partecipazione - 7. La retorica dell’individualismo - 8. La retorica della comunità - 9. La retorica dell’accoglienza - 10. Le retoriche della rassicurazione - 11. Le retoriche della sostenibilità - 12. Le retoriche della Growth Machine e degli Urban Development Projects - 13. Le retoriche della cultura e della creatività - 14. La retorica della smart city - 15. La retorica delle emozioni - 16. La retorica, il sogno e il diritto alla città - Bibliografia
Capitolo quinto
La retorica della bellezza
Mantenendo ben stretti e visibili i legami con i grandi princìpi a fondamento della giustizia, il discorso sulla città contemporanea si arricchisce oggi di temi nuovi e inediti, come quelli della sostenibilità e della comunità, e antichi ma profondamente aggiornati come, per esempio, la bellezza. Pur innovativi e coerenti con le nuove caratteristiche della città della postmodernità e con le sue basi economiche e culturali, questi temi si ricollegano, spesso anche esplicitamente, a quelli che possono essere considerati i tòpoi per eccellenza del discorso sulla città occidentale. Assolutamente inediti quantomeno nel linguaggio sembrano, infatti, i discorsi sulla città creativa o sulla smart city che però, a ben vedere, riecheggiano, nelle argomentazioni retoriche che costantemente le accompagnano, le antiche utopie ottocentesche sulla tecnologia che avrebbe trasformato la città o quelle rinascimentali sull’ingegno dell’homo faber. Un filo rosso lega la vecchia retorica macchinista a quella digitale contemporanea. Nuove e accompagnate da un discreto successo sono le persuasive argomentazioni sulla città creativa, inventata da Richard Florida, presentata come una ricetta trendy e a basso costo, fatta su misura per alcuni influenti segmenti della popolazione urbana. Strettamente imparentata a questa è l’idea della cultura vista non solo come fattore identitario e ovvio strumento di crescita ma anche e soprattutto come elemento strategico del city marketing e della competizione urbana.
Due, però, sono i grandi temi retorici che accompagnano e giustificano le città della modernità e che, a partire dal XIX secolo, prendono forma prima in Europa e immediatamente dopo nel continente americano: grandezza e bellezza. Nessuno di loro è nuovo, i due temi provengono direttamente dalla storia antica della città. Il primo è la grandezza della polis greca che incarna la democrazia e della civitas romana che dà anima alla urbs fisica e crea la civitas augescens del digesto giustinianeo. Non a caso in età ciceroniana la qualità di una città, costruita appunto sulla convergenza della civitas e dell’urbs, era definita dignitas urbis. Per cui era in atto tra le città dell’Impero, a detta di Cicerone, un certamen dignitatis, straordinariamente anticipatore dell’attuale competizione urbana. La grandezza è un attributo necessario per le città capitali dei nuovi Stati-nazione che segnano il panorama europeo a partire dal Cinquecento. Esse devono essere grandi e riconosciute come tali per rappresentare la grandezza dello Stato, entità per definizione astratta e quindi non immaginabile, che in esse si rappresenta.
L’altro grande tema retorico costituito dalla bellezza si è sempre intrecciato con quello della grandezza nei discorsi sulle città capitali dall’Età barocca sino al Novecento. Esso è comunque anticipato già nel Medioevo italiano dalla città di Siena. Chi governa, si legge infatti nel Costituto senese del 1309, deve avere a cuore «massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini». Che idea avessero della bellezza della città i governanti senesi lo si può vedere negli affreschi dell’Allegoria del Buon Governo che vennero dipinti nel Palazzo Pubblico circa trent’anni dopo il Costituto. Gli edifici rappresentati non esistevano quando Ambrogio Lorenzetti li dipinse: belli come da prescrizioni delle norme edilizie del Costituto che miravano alla creazione della città bella. La bellezza di una città esiste – raccontano gli affreschi – quando la civitas è grande perché ha e rispetta sagge leggi.
Tuttavia, è dal Cinquecento-Seicento che la retorica della città grande e bella si diffonde e si struttura al punto da rendere difficile separare l’affabulazione dalla realtà. Il Rinascimento si rifà alla cultura classica e da questa recupera e fa proprio, dalla terna di Vitruvio, il valore della Venustas. È la bellezza che illumina la città rinascimentale e i suoi edifici, e alimenta l’orgoglio dei cittadini. Non c’è praticamente alcun discorso sulla città del Rinascimento italiano che non tocchi il tema della bellezza coniugandolo con quello della qualità del vivere. In questo sono chiamati in soccorso dal mondo classico i discorsi di Cicerone sovente dedicati alla bellezza e alla grandezza della sua Roma.
Ogni sacrificio poteva e doveva essere accettato perché la città capitale e con essa l’intera nazione potessero splendere. O perché – nel caso della Roma cattolica – il faro della fede potesse illuminare il mondo. I discorsi sulla Parigi dell’Ottocento sono zeppi di esaltazioni di bellezza e grandeur sia che provengano dall’imperatore o dal re borghese che da scrittori come Hugo o Baudelaire. Ogni cittadino, anche il marginale e il diseredato, viene convinto che è giusto pagare un prezzo per poter vivere nella città della cui grandezza, probabilmente, potrà solo in maniera assolutamente teorica godere i vantaggi. Sembra che la bellezza e l’eccezionalità della grande capitale – Parigi o Londra – debbano ornare tutti, anche coloro che vivono nell’ombra e nella disperazione degli slum ottocenteschi. È la forza della retorica che cerca consenso e persuasione in valori tendenzialmente universali o quantomeno generalizzabili e difficilmente contestabili. Il gioco sta nell’enunciare proposizioni di cui nessuno oserebbe affermare il contrario.
La retorica borghese della grandezza e della bellezza che ha fatto delle grandi città capitali il mito di un secolo e delle loro costosissime trasformazioni l’imperativo categorico di intere nazioni, è passata, senza apprezzabili variazioni nel linguaggio, ai regimi totalitari europei del secolo successivo. 7
12 maggio 2017 | Corriere Fiorentino |
17 novembre 2016 | Quotidiano di Bari |
13 ottobre 2016 | Corriere del Mezzogiorno |
12 ottobre 2016 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
11 ottobre 2016 | La Repubblica |