Vecchie città / città nuove
Concezio Petrucci 1926 - 1946
prefazione di Francesco Moschini
Un'analisi completa delle opere, comprese alcune inedite, di Concezio Petrucci, un architetto capace di dare un contributo originale al moderno, in un intreccio fra storia e progetto ancora oggi significativo e avvincente.
- Collana: Architettura e Città
- ISBN: 9788822006134
- Anno: 2006
- Mese: marzo
- Formato: 20 x 25 cm
- Pagine: 368
- Tag: Architettura Urbanistica Città d'Italia Concezio Petrucci
Il saggio esamina progetti e realizzazioni di Concezio Petrucci, uno dei primi laureati della Scuola Superiore di Architettura di Roma, fra il 1926, anno della laurea, ed il 1946, anno della morte. Analizzando la produzione di Petrucci, quasi interamente rappresentata da interventi per opere pubbliche, piani regolatori e piani di «città nuove» rurali, il saggio contribuisce ad approfondire alcuni aspetti dell'architettura e dell'urbanistica in Italia fra le due guerre. La figura di Petrucci viene descritta anche alla luce dei legami accademici, culturali e politici stretti con Gustavo Giovannoni e con Araldo Di Crollalanza. Di quest'ultimo, alto gerarca del regime, Petrucci diviene il progettista di fiducia: a Bari per il Piano di Bari Vecchia, il Piano regolatore generale e numerose opere pubbliche; nell'Opera Nazionale Combattenti, per i piani e le architetture delle città rurali di Aprilia, Pomezia, Fertilia e Segezia. Dallo stretto rapporto col suo maestro Giovannoni, Petrucci mutua uno spiccato interesse per la tradizione costruttiva e per la storia che coltiva ponendo in parallelo attenzione sia agli sviluppi del razionalismo che alle avanguardie del moderno. Petrucci costruisce, così, un suo originale modo di intendere l'innovazione, che affonda le radici nella storia volgendosi al futuro con profondo senso di continuità. In tale visione, vecchie e nuove maniere di costruire si fondono in forme sempre più depurate che sono insieme citazione della tradizione locale e premonizione del futuro cosmopolita.
Prefazione di Francesco Moschini - Premessa: I primi anni: la formazione, l'insegnamento, l'avvio dell'attività professionale - La laurea nella Scuola Superiore di Architettura a Roma - L'insegnamento nella Scuola Superiore di Architettura di Firenze - Lo studio di via Margutta a Roma - Piani urbanistici. Concorsi e incarichi - Concorso per il Piano regolatore della città di Foggia, 1928 - Concorso per il Piano regolatore della città di Cagliari, 1928 - Concorso per il Piano regolatore della città e della Marina di Pisa, 1929 - Concorso per il Piano regolatore della città di Verona, 1931 - Il Piano regolatore di Castel Fusano, 1932 - Il Piano regolatore di Chieti scalo, 1938 - Il Piano regolatore della città di Sassari, 1938 - L'esperienza di Bari - L'assunzione provvisoria come architetto capo dell'Ufficio tecnico del Comune di Bari - La strategia di Araldo Di Crollalanza per Bari - La stagione delle Opere Pubbliche - L'incarico a Concezio Petrucci - La questione di Bari Vecchia - Il Piano dell'ingegner Veccia - La proposta dell'architetto Forcignanò e dell'ingegner Palmiotto - L'intervento dell'architetto Luigi Piccinato - L'intervento del Sindacato Fascista Ingegneri - Il «Piano Regolatore e Diradamento Edilizio di Bari Vecchia» - L'impostazione generale del piano - La sistemazione di piazza Santa Barbara - La sistemazione dell'area della Basilica di San Nicola - La sistemazione dell'area della Cattedrale - La sistemazione dell'area della chiesa di Santa Teresa dei Maschi - La sistemazione di altre zone - Le norme tecniche di attuazione - La valutazione di Gustavo Giovannoni - L'avvio dell'attuazione del Piano di Bari Vecchia - Il «Piano regolatore della città di Bari» - L'impostazione generale del Piano - I «quartieri centrali» - Le «frazioni» - Le tavole tematiche - Opere pubbliche e altri progetti per Bari - Il Liceo-Ginnasio Cirillo (poi Orazio Flacco), 1932 - La Scuola Superiore di Scienze Economiche e Commerciali, 1934 - La Casa del Balilla, 1935 - La villa Cernò, 1937 - Le residenze I.N.C.I.S., 1938 - La Stazione sanitaria marittima nel porto di Bari, 1942 - L'esperienza delle città rurali con l'Opera Nazionale Combattenti - L'Agro pontino e romano - Aprilia, 1935 - Pomezia, 1937 - La bonifica della Nurra. Fertilia, 1937 - Il Tavoliere di Foggia - Segezia, 1939 - Opere pubbliche a Foggia e nel foggiano - L'Opera di San Michele Arcangelo a Foggia, 1932 - La Casa del Balilla a San Severo, 1933 - Il restauro del castello di Torremaggiore, 1934 - La sede dell'O.N.C. Foggia, 1938 - Gli ultimi anni - Il Piano di ricostruzione di Cassino, 1945 - Arte e artisti nelle architetture di Concezio Petrucci di Gianfranco Piemontese - Bibliografia - Indice dei nomi - Indice dei luoghi
Premessa
Concezio Petrucci nasce a San Paolo di Civitate, il 23 settembre del 1902, prendendo il cognome della madre. Frequenta le scuole dei Salesiani a Gualdo Tadino, seguendo presso di loro anche il Liceo classico; si iscrive, poi, nel 1921, alla Scuola Superiore di Architettura di Roma dove, aiutato economicamente nel corso degli studi dai fratelli naturali, ottiene la laurea nel 1926. I suoi studi, caratterizzati da una larga pratica della pittura e della fotografia, che rimangono anche in seguito sue spiccate passioni, sono largamente influenzati dall'insegnamento di Gustavo Giovannoni al quale rimane legato, dopo la laurea, nel corso di tutta la sua attività. Grazie all'appoggio di Giovannoni, è incaricato nella Scuola Superiore di Architettura di Firenze, del corso di «Edilizia cittadina e Arte dei Giardini», che tiene dall'avvio della Scuola fino al 1932, passando poi, in quest'anno, a insegnare nel corso di «Urbanistica» fino al 1943. In parallelo all'attività accademica, avvia quella professionale, avendo studio a Roma. I suoi progetti di committenza privata sono assai scarsi, essendo la sua attività professionale largamente dedicata a concorsi e incarichi di committenza pubblica. Nel 1930 riceve dal Comune di Bari l'incarico provvisorio di Architetto capo dell'Ufficio tecnico che tiene fino al 1932, anni nei quali redige il Piano per la Città Vecchia, il Piano regolatore generale e numerose opere pubbliche; in questo periodo stringe un rapporto di fiducia con Araldo Di Crollalanza, che è podestà di Bari dal 1926, sottosegretario e poi ministro dei Lavori Pubblici dal 1928 al 1935, presidente dell'Opera Nazionale Combattenti dal 1935 al 1942. Nel 1936 vince il concorso bandito dall'O.N.C., per la realizzazione della città nuova rurale di Aprilia; nel 1938 vince il concorso per Pomezia, e nello stesso anno progetta Fertilia; nel 1939 realizza Segezia, accreditandosi come progettista di fiducia dell'O.N.C. Svolge anche importanti incarichi a Roma, dal Piano per Castel Fusano del 1933, alla partecipazione al gruppo per la Variante al Piano regolatore nel 1941, alla progettazione, nel 1940, del padiglione della Sanità e della Razza nell'E.42. Petrucci è, dunque, un architetto che intreccia fortemente la sua attività progettuale con le strategie del fascismo, diventando uno dei professionisti graditi al regime; per questo motivo vive, con drammatica contraddizione, il rapporto con la sua compagna Hilde Brat, ebrea di nazionalità tedesca, perseguitata per motivi razziali, da cui ha una figlia, Flaminia, nel 1938, e che sposa solo nel luglio 1944. Nel dopoguerra, caduto il regime, Petrucci riprende la sua attività, progettando il Piano di ricostruzione di Cassino, ma muore improvvisamente nel 1946. La vita di Concezio Petrucci, dunque, breve e intensa, segnata da inconciliabili contraddizioni fra ruolo pubblico e privato, richiederebbe una biografia a tutto tondo, capace di illuminare non solo gli aspetti della sua attività di architetto. Non è, però, tale l'obiettivo di questo libro, che non può, nè vuole essere, una biografia completa di Concezio Petrucci; si vuole più semplicemente illustrare, in modo ragionato, una larga parte della sua produzione progettuale e delle sue realizzazioni, per restituire visibilità all'interessante personalità di un architetto a tutt'oggi fondamentalmente poco conosciuto. Per illuminare in modo più completo la figura di Petrucci è, peraltro, possibile rimandare ai due interessanti e bei libri scritti dalla figlia Flaminia (Uova di luce) e da suo marito Enzo Siciliano (La notte matrigna), che forniscono importanti contributi alla conoscenza della personalità dell'architetto. Nei limiti di questa pubblicazione, si tenta l'individuazione, la raccolta e lo studio dei progetti e delle opere, operazioni non facili a causa della dispersione, pressoché totale, dei materiali originali conseguente la morte improvvisa nel 1946, per approfondire l'analisi e la valutazione del lavoro di un architetto che si è progressivamente rivelato innamorato del proprio mestiere, intrigato dalle possibilità espressive del disegno per il quale era felicemente predisposto e pienamente coinvolto dalle problematiche, non solo tecniche, del fare concretamente architettura e città, in uno stretto legame fra piano e progetto. Concezio Petrucci ha vissuto, con un totale coinvolgimento, la straordinaria esperienza della nascita della moderna scuola di architettura italiana, è stato fra i primi laureati della Scuola Superiore romana, ed ha anche partecipato con passione alla vicenda della definizione autonoma della disciplina urbanistica, maturando una scelta, pressoché esclusiva, per il progetto di committenza pubblica. La formazione dell'architetto è stata dominata, come detto, dalla figura e dalla personalità di Gustavo Giovannoni, con il quale i rapporti nati durante gli anni di studio a Roma non si sono mai, successivamente, interrotti in un'interazione fra «maestro ed allievo» che è risultata per tutta la vita una grande opportunità e, insieme, un grande limite; un'altra figura, determinante per le scelte di lavoro e di vita, è stata certamente quella di Araldo Di Crollalanza, che ha assunto un ruolo progressivamente emergente a livello nazionale nelle questioni dell'urbanistica e dei lavori pubblici, prima come podestà di Bari, poi come sottosegretario e ministro dei Lavori Pubblici, infine come presidente dell'Opera Nazionale Combattenti. Petrucci ha definito tutte le sue scelte e le sue priorità con costante riferimento a tali forti personalità collocandosi, non solo per convenienza, in un atteggiamento, consapevolmente subordinato, di collaborazione all'attuazione di strategie culturali, professionali e politiche più generali, da lui fondamentalmente condivise; stare gerarchicamente all'interno di un raggruppamento di potere accademico e politico è stata la precisa, e quasi obbligata, scelta di un giovane che non ha mai conosciuto il padre e si è affermato, certamente con il suo lavoro, ma anche grazie al sostegno di familiari e amici che gli hanno favorito gli studi e hanno creduto nelle sue capacità. Le esperienze di vita di Petrucci lo hanno convinto, dunque, dell'importanza di un «principe» a cui far riferimento, di un'autorità indispensabile al perseguimento dei propri obiettivi, raggiungibili solo all'interno di più ampie e complesse strategie; tali obiettivi si sono caricati in tal modo, quasi inevitabilmente, d'un carattere pubblico, d'una finalità, nel quadro delle scelte reazionarie del regime, per taluni aspetti, «sociale», che hanno finito col determinare le propensioni e le scelte, anche, e soprattutto, nel campo del lavoro di architetto e di urbanista. Tutta la vita di Petrucci architetto si è svolta all'interno del ventennio fascista; e fascista certamente Petrucci è stato, con una convinzione che, probabilmente, è vacillata ed è stata progressivamente incrinata dalle drammatiche esperienze degli ultimi anni di vita. Di questo percorso critico, e autocritico, di cui un indizio non trascurabile è il suo rifiuto di aderire alla R.S.I., ma che non ebbe sviluppi per la morte improvvisa, rimane comunque traccia nel modificarsi della sua poetica architettonica, significativamente individuabile in tante sue opere, fino a Segezia. Se, infatti, Petrucci ha mutuato dal suo maestro Giovannoni uno spiccato interesse per la tradizione costruttiva e per la storia, facendo di questa una componente essenziale del progetto, è anche vero che ha, parallelamente, posto attenzione agli sviluppi del razionalismo e delle avanguardie del moderno, rifiutando di seguire Giovannoni nella sua involuzione conservatrice, sempre più accademica e venata persino da componenti razziste. Petrucci ha, di conseguenza, progressivamente costruito un suo proprio, originale modo di intendere la modernità, che affonda le radici nel passato e nella storia e si volge al futuro con un profondo senso di continuità. In tale visione, vecchie e nuove maniere di costruire si fondono in forme sempre più depurate che sono, insieme, citazione della tradizione locale e premonizione del futuro cosmopolita. La figura di Petrucci emerge, così, da un'analisi più completa e, finalmente, distaccata della sua concreta produzione progettuale, come quella di un architetto capace di dare un contributo originale al moderno, in un intreccio fra storia e progetto ancora oggi significativo e stimolante.