La città dei gatti
Antropologia animalista di Essaouira
Un libro vivace, profondo, non convenzionale che mostra la complessità di una società “altra” attraverso il suo rapporto con gli animali.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063298
- Anno: 2016
- Mese: marzo
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 208
- Note: illustrato a colori
- Tag: Antropologia Etnologia Animali Marocco
Con stile vivace e intrecciando la narrazione in prima persona con l’analisi antropologica, l’autrice disegna un ritratto singolare di questa città del Sud-Ovest del Marocco, contraddistinta da una presenza di gatti così numerosa e accettata da segnare nettamente il paesaggio urbano. Il volume, corredato da un apparato fotografico inedito, ha per tema centrale il rapporto degli abitanti di Essaouira con i gatti, ma anche con i gabbiani e i cani: questi, all’opposto dei primi, di solito poco apprezzati nelle società a maggioranza musulmana. Rivera mostra come al carattere cosmopolita della città e alla sua pluralità culturale e religiosa corrispondano relazioni con i non-umani per lo più guidate da tolleranza, empatia, compassione. E ciò riguarda soprattutto gli strati subalterni della società, che si concedono così quel che l’autrice definisce “il lusso dei poveri”. Ciò nonostante, anche qui si pratica il sacrificio rituale di animali, tema cui l’antropologa dedica una parte della sua riflessione.
Introduzione - 1. Una città molteplice e cosmopolita - Prologo - Il mosaico culturale: la componente detta berbera - La nuova città portuale, il ruolo degli ebrei - Culmine e declino della popolazioneisraelita. I retaggi culturali - 2. Fra controcultura, trance e industria del turismo - Le alterne vicende della città, la fase hippy, l’ascesa attuale - Dal mito di Jimi Hendrix al successo degli gnawa - Una confraternita sufi alquanto “eretica” - La gentrificazione turistica della medina,il declino del mellah - 3. Uno spaccato della varietà del mondo - I segni della pluralità culturale e della presenza dei gatti - Questuanti, musicisti, acrobati, scimmiari...- 4. La città dei gatti e dei gabbiani,con una certa indulgenza per i cani - Una singolare convivenza transpecifica - Elogio della tolleranza, con apologhi e leggende sugli animali - 5. L’islam e la considerazione dei non-umani - La religiosità popolare - L’ambivalenza del messaggio coranico - 6. I cani di Essaouira - L’impurità del cane: un tabù ripudiato o aggirato - L’integrazione nella sfera della socialità - Nonostante il protezionismo:cani da combattimento e altri misfatti - 7. Nonostante la zoofilia, l’immolazione rituale - Un sacrificio non obbligatorio - Sulle teorie del sacrificio - I dilemmi dell’antropologa antispecista - Ancora sull’immolazione e la macellazione rituali - 8. Per un’etnografia compartecipe e conviviale - È possibile un’antropologia non antropocentrica? - L’assioma dell’“indigenza ontologica” dei non-umani - Empatia, com-passione, desiderio dell’altro - Nutrire per comunicare - 9. Frammenti etnografici con gabbiani - Fra protezione e crudeltà - L’incontro con Jamel e Fatima: una mutua esperienza - Evoluzione d’un sodalizio alato - 10. Frammenti etnografici con gatti - La versatilità sociale dei gatti, la loro vulnerabilità - Gatte al ristorante - Il lusso dei poveri 1. - Il lusso dei poveri 2. - Bibliografia
A renderla ancor più singolare è la presenza di gabbiani e gatti, talmente numerosa da segnare nettamente il paesaggio urbano, conferendo alla città un’impronta peculiare, anche estetica. I primi, che un tempo erano soliti nidificare nelle isole Porporine, sono ormai presenti ovunque nella città: su terrazze e minareti, in certe piazze e ovviamente nel porto, sull’arenile, lungo l’intero litorale. La loro sinfonia gridata che echeggia perennemente è parte integrante di Essaouira e contribuisce in misura notevole al suo fascino.
Quanto ai gatti, un’Essaouira senza di loro sarebbe inconcepibile. Chi ci è stato avrà notato, fra le altre cose, che essi gironzolano abitualmente fra i tavoli di caffè e ristoranti, all’aperto e all’interno; e che dormono indisturbati sulla soglia o dentro le botteghe di quell’ininterrotto bazar che è la città entro le mura, comodamente acciambellati su tappeti, coperte, mobili di tuia e altri pregiati oggetti artigianali in vendita. A colpire sono anche le ciotole colme di sardine, frattaglie e altri avanzi che compaiono a sera tarda sulle soglie di abitazioni fra le più umili; le scene abituali di garzoni di caffè, ristoranti, botteghe che distribuiscono cibo alle colonie di gatti; soprattutto la singolare socievolezza dei felini: essendo per lo più ben trattati, non hanno ragione di diffidare degli umani […].
Un’eguale indulgenza mostrano i felini […] nei riguardi dei gabbiani. Ogni giorno, verso il tramonto, dopo aver ricevuto la consueta razione di cibo da qualche gattara o gattaro (per lo più persone di condizione sociale assai modesta), sono soliti appisolarsi poggiati sulle mura riscaldate dal sole. È allora che arriva puntuale un gruppo di gabbiani a beccare i residui di cibo a brevissima distanza. I gatti restano lì, imperturbabili. Al massimo v’è chi socchiude un occhio, li scorge, si rassicura e torna a sonnecchiare.
Spettacolo quotidiano è anche quello della miriade di gabbiani che nel rosso del tramonto si esibiscono nelle loro danze volteggianti, per poi affollarsi sui lampioni e sul parapetto di pietra che si affaccia sul porto, ove sostano anche decine di gatti: gli uni e gli altri – spesso l’uno accanto all’altro – in attesa del ritorno dei pescherecci […].
Potremmo dedurne anche che tale è l’integrazione nella società locale di alcune categorie di animali che spontaneamente ci si comporta nei loro confronti alla stessa maniera che verso gli umani bisognosi. Per dirlo in altri termini, sembra prevalere largamente un’etica popolare legata a un’interpretazione del Corano e della Sunna, che estende compassione e misericordia a creature non umane, ritenute ugualmente dotate di anima […].
Non è la sola tradizione religiosa che può spiegarci la zoofilia spontanea, sebbene selettiva, coltivata da buona parte degli abitanti di Essaouira, soprattutto fra le classi subalterne […]. Si potrebbe ipotizzare, allora, che questa propensione sia anche un riflesso della storia e dell’identità plurali della città, di un certo spirito di convivenza, del suo carattere cosmopolita fin da tempi remoti, quindi di un’antica dimestichezza con l’alterità […].
In fondo, per le persone più povere di Essaouira la sollecitudine e la cura rivolte ai non-umani rappresentano l’eccedente o il superfluo, si potrebbe dire. Concedendosi il lusso del senso e del dono, dell’affettività e del maternage più gratuito, si sottraggono alla ragione economica e utilitaria che le ha condannate, spezzano la catena dell’obbligata dipendenza dal bisogno cui la società le ha legate, e le immagina schiave. Riconquistano così il loro spazio di autonomia e dignità, valore e libertà, ove esse sono partner di una relazione con le altre creature che prescinde da differenze di specie, di genere, di classe.
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