Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari, uno degli storici più noti a livello nazionale e internazionale. Dirige la rivista «Quaderni di storia» e collabora con il «Corriere della Sera» e altre testate. Autore di molti best seller, i suoi libri sono stati anche tradotti in diverse lingue. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Europa gigante incatenato (Dedalo, 2020), La democrazia dei signori (Laterza, 2022), Lezioni di filologia classica (il Mulino, 2023), Sovranità limitata (Laterza, 2023), La democrazia. Storia di un’ideologia (Laterza, 2023).
Il Pci come protagonista di una profonda mutazione di antica data; il suo ritardo nel capire la crisi dell'Est; l'inverosimile scelta di sciogliersi e rifondarsi.
Perché il più grande partito comunista dell'Occidente si è trovato di fronte all'ipotesi, a prima vista inverosimile, di sciogliersi e rifondarsi? Fino a che punto aveva avuto percezione delle profonde trasformazioni e crisi in atto nell'Est? E soprattutto che senso ha avuto serbare, contro ogni evidenza, una continuità di immagine mentre una profonda mutazione, di antica data, era in atto nel corpo stesso e nella natura del partito? A queste domande cerca di dare risposta questo libro, che raccoglie una riflessione storiografica e politica avviata da circa un quindicennio. Essa si è scontrata talvolta con eccessi di cautela. Emblematica in tal senso l'inedita lettera di Reichlin pubblicata in calce al saggio Eurocomunismo e socialdemocrazia, respinto da "Rinascita" nel 1976, ed ora riproposto per la sua evidente attualità. L'intera analisi ruota intorno ad una interpretazione innovatrice della cosiddetta "degenerazione" del "socialismo reale".