Storia dei profumi
Dagli dèi dell'Olimpo al cyber-profumo
Un viaggio nella storia alla scoperta del significato passato, presente e futuro dei profumi e del loro utilizzo.
- Collana: Memorabili
- ISBN: 9788822065094
- Anno: 2020
- Mese: novembre
- Formato: 13,3 x 20,2 cm
- Pagine: 208
- Tag: Storia Profumo
Un viaggio attraverso la storia, alla scoperta del significato passato, presente e futuro dei profumi e del loro utilizzo. La storia dei profumi, simbolo del lusso per eccellenza, accompagna il racconto dei grandi eventi del passato e del presente, come una scia evanescente tra Oriente e Occidente che si snoda lungo i secoli. Il profumo, con la sua struttura complessa e i suoi ingredienti preziosi, è l’espressione della volontà umana di distinguersi, di staccarsi dalla terra per ascendere verso mondi più puri.
Premessa - 1. Euforia aromatica - Dal muso al naso - La corruzione della carne e il profumo dell'anima - La funzione sociale del profumo - Sacre volute e santi effluvi - 2. Accordo perfetto e quintessenza - Eau de feu e volatilità floreale - Metafore sensuali e incanti cosmologici - 3. Dalla città fetida al tempio di Narciso - La porosità del corpo - e la pletora di biancheria nel XVII secolo - L'aeroterapia: utopia dell'odore naturale nel XVIII secolo - L'odore del povero e il profumo discreto della borghesia - Il profumo e la trasfigurazione laica del corpo - nel XX secolo - 4. L'impatto sociologico del profumo - Ornamento e profumo - Il carattere antisociale dell'odore - Una nuova osmologia all'alba del III millennio - Conclusione - Il profumo: un vettore di simboli - Bibliografia - Indice dei nomi
Agli albori del III millennio, la passione per i profumi e
per i loro molteplici impieghi ha raggiunto proporzioni tali che
qualsiasi riflessione sulle loro funzioni è destinata inevitabilmente
a perdere la connotazione di racconto aneddotico.
Quale significato e quali dimensioni è dunque possibile attribuire
a questo fenomeno?
La diffusione di oggetti e pratiche legati al mondo dei profumi
conferisce all’odorato una rilevanza tutta nuova. La domanda
di prodotti profumati sembra non conoscere crisi: essenze
preziose, candele profumate, incensi, profumi per la casa
da vaporizzare o da scaldare, acque per il corpo, oli e unguenti
pensati espressamente per la persona e il suo ambiente, continuano
a incontrare il favore dei consumatori. Le fragranze
tuttavia non vengono più commercializzate esclusivamente
come fonte di piacere, ma come veicoli di benessere e salute.
L’aromaterapia che, sin dai tempi d’Ippocrate, ha attribuito ai
profumi virtù terapeutiche, vive ora una seconda giovinezza;
le essenze non solo purificano l’atmosfera, ma calmano lo spirito
e depurano il corpo.
Potrebbe, in effetti, trattarsi solo di una moda indotta o
sfruttata dal mercato, tuttavia, anche se è il commercio a trarne
vantaggio, l’esistenza di musei, come la bella Osmothèque di
Versailles, di mostre e convegni sul tema degli odori e dei profumi,
sembrerebbe smentire quest’ipotesi. L’infatuazione generalizzata
per le fragranze sarebbe indicativa di un nuovo valore
attribuito all’universo degli odori, espressione di un bisogno
collettivo, socialmente rilevante. Le recenti applicazioni
pedagogiche e mediche connesse al riconoscimento degli odori
sostengono questa teoria: alcuni software utilizzano gli odori
per facilitare l’apprendimento o colmare le lacune della percezione.
Persino Internet, oggetto di incessanti polemiche e al
tempo stesso imprescindibile compagno di vita professionale
e sociale, potrà presto vantare il suo cyber-profumo. Il rapporto
con il web potrebbe dunque arricchirsi di un quarto
senso destinato a umanizzare sempre più la comunicazione
virtuale.
La riscoperta degli odori potrebbe, quindi, essere considerata
come il segno distintivo di un’epoca che è divenuta all’improvviso
consapevole del ruolo fondamentale dell’olfatto
nella conoscenza del mondo circostante? La risposta a questo
interrogativo è probabilmente molto complessa. Nel corso dei
secoli, la filosofia e la sociologia tradizionali hanno screditato
pesantemente l’odorato, reputandolo un senso secondario,
prossimo all’animalità. Tale svalutazione, tuttavia, non è mai
stata accolta in maniera unanime e ha innescato spesso aspre
polemiche, incentrate prevalentemente sulla valutazione del
ruolo psicologico, sociale e cognitivo dell’olfatto. Non può essere
ignorato infatti che, sin dall’antichità, odori e profumi abbiano
rivestito un triplice ruolo: religioso, terapeutico e sociale.
Dall’analisi dei miti effettuata da Claude Lévi-Strauss
emerge che le categorie dei buoni e cattivi odori contribuiscono
alla formazione di una logica del sensibile1. Non sembrerebbe
quindi appropriato attribuire all’età contemporanea
il merito di aver coltivato l’interesse per un campo sensoriale
il cui prestigio risale in realtà a molti secoli or sono.
È dunque più giusto pensare che si tratti del tentativo di
teorizzare e di estrapolare dal suo contesto culturale un con-
1 C. LÉVI-STRAUSS, Du miel aux cendres, Plon, Paris 1966; trad. it., Dal
miele alle ceneri, Il Saggiatore, Milano 1970.
cetto che i nostri antenati si limitavano a mettere in pratica
senza clamori e in maniera abitudinaria? A un certo punto, il
ruolo effettivo dell’olfatto e dell’odore sarebbe stato occultato
da considerazioni più elevate che ponevano l’accento sul suo
impiego e sui riti ad esso collegati. Questa ipotesi però non
tiene conto del carattere profano che la modernità laica di quest’epoca
attribuisce ai profumi. Ma allora, se l’utilizzo delle essenze
è stato rivestito per così tanto tempo da indubbia sacralità,
come spiegare le ragioni dell’approccio attuale? La sacralità
degli odori è scomparsa sotto il peso dell’irreligiosità
moderna oppure continua a esistere dietro i simboli che permeano
qualsiasi considerazione sui profumi? Ecco dunque svelata
la complessità di un campo di studio in cui abbondano i
paradossi.
Interrogarsi sulla natura e sul ruolo dell’olfatto, analizzare
la funzione sociale del profumo e del suo alter ego, il fetore,
rivela l’esistenza di molteplici contraddizioni di cui si cercherà
di dimostrare la coerenza latente. Il profumo racchiude in sé
una vasta simbologia che plasma l’immaginario corporeo. Il
suo impiego accomuna liturgie sacre e riti pagani, innalza uno
spartiacque sociale e contribuisce a dipingere, goccia dopo
goccia, lo scenario dell’identità personale, attraverso i suoi rapporti
con gli uomini e gli dèi. Svolge, insomma, un ruolo di
cui è essenziale valutare l’importanza e le interazioni nell’ambito
della sacralità, delle relazioni sociali e della rappresentazione
del corpo. I miti classici, le grandi religioni monoteiste
e i trattati laici sulla morale, oltre alla letteratura e alla poesia,
hanno attribuito, in maniera latente, agli odori lo stesso ruolo
cruciale che oggi viene assegnato loro dall’antropologia contemporanea.
Quest’opera si ripropone di approfondire congiuntamente
tutti questi aspetti: l’analisi diacronica, mirata a sviscerare gli
effetti della storia sul concetto di odore, si accompagnerà a
una ricerca sincronica del significato eterno dell’aroma. Questo
duplice obiettivo, tuttavia, non potrebbe essere raggiunto
senza premettere una distinzione tra la valenza simbolica e
quella prosaica del profumo e dell’olfatto: il mondo degli odori
è animato da una dialettica incessante che oscilla tra il reale e
il metaforico, tra la sostanza e l’essenza, per poi riconciliare
gli opposti in un’unica dimensione che trascende i limiti del
tempo.
Attingendo a diverse discipline, sarà la scia primordiale del
profumo a guidare la narrazione. Le indagini storiche, spesso
estremamente accurate, ignorano la funzione sociologica e la
valenza simbolica degli odori per concentrarsi sulle implicazioni
economiche e politiche. La storia dei profumi, simboli
di lusso e opulenza, è invece intrecciata al racconto di importanti
scoperte, della nascita e del declino dei grandi imperi. In
essa Oriente e Occidente si fondono, India e Grecia si avvicinano.
È anche la storia delle antiche culle del profumo, l’Arabia,
l’India e l’Egitto, giganteschi mercati, crogiuoli di brame
smodate e di guerre, ma anche sedi di fecondi scambi culturali.
Stravaganti o rigorose, le opere dei profumieri di ieri e di
oggi, così come quelle dei chimici moderni, tentano di conciliare
formule complesse e odori evanescenti, in un’alchimia
quasi poetica. Studiando le parole del profumo, l’odore si rivela
in letteratura un prezioso aiuto nella rievocazione delle
suggestioni passate. Un tempo, i filosofi come Platone, Rousseau
e Kant, e i sociologi come Georg Simmel racchiudevano
il tema del profumo all’interno di problematiche più vaste riguardanti
il valore dell’olfatto rispetto agli altri sensi oppure
il ruolo del costume, della cura di sé e dell’ornamento. L’odore
è stato pertanto lungamente considerato come mero epifenomeno
di un culto religioso, di un rito o di un comportamento.
In tempi più recenti, però, i successori di queste menti
illuminate hanno voluto donare a odori e odorato quei fondamenti
teorici indispensabili alla comprensione del ruolo di
spicco assegnato loro dall’epoca attuale.