Storia dei profumi
Dagli dèi dell'Olimpo al cyber-profumo
Un viaggio attraverso la storia, alla scoperta del significato presente e futuro dei profumi e del loro utilizzo.
- Collana: Storia e civiltà
- ISBN: 9788822005656
- Anno: 2006
- Mese: novembre
- Formato: 14,5 x 21,5 cm
- Pagine: 208
- Note: rilegato con sovraccoperta
- Tag: Storia Profumo
Dietro il tentativo di mascherare certi odori, coprendoli con essenze balsamiche, si cela una paura atavica che è al contempo anelito d'eternità. La storia dei profumi, simbolo del lusso per eccellenza, accompagna il racconto dei grandi accadimenti della storia, come una scia evanescente tra Oriente e Occidente, tra paganesimo e cristianità. Osannato, poi demonizzato, poi di nuovo elogiato, l'olfatto assimila gli uomini alle bestie; il profumo, con la sua struttura complessa e i suoi ingredienti preziosi, è invece l'espressione della volontà umana di distinguersi, di staccarsi dalla terra per ascendere verso mondi più puri. La storia di questa misteriosa sostanza si snoda lungo i secoli e s'irradia in tutte le direzioni a partire da quei paesi che, in passato, erano considerati come i grandi esportatori delle essenze più preziose: Arabia, India o Egitto. Pittoresche o tecniche, le opere scritte sull'argomento associano al rigore della scienza, reminiscenze alchemiche e slanci poetici. Le metafore e i modi di dire, incentrati sugli odori, svelano tutta l'inadeguatezza della lingua di fronte alle sensazioni evocate dall'olfatto che, nonostante questa ineffabilità, restano impresse nella memoria olfattiva di ciascuno.
Premessa - 1. Euforia aromatica - Dal muso al naso - La corruzione della carne e il profumo dell'anima - La funzione sociale del profumo - Sacre volute e santi effluvi - 2. Accordo perfetto e quintessenza - Eau de feu e volatilità floreale - Metafore sensuali e incanti cosmologici - 3. Dalla città fetida al tempio di Narciso - La porosità del corpo - e la pletora di biancheria nel XVII secolo - L'aeroterapia: utopia dell'odore naturale nel XVIII secolo - L'odore del povero e il profumo discreto della borghesia - Il profumo e la trasfigurazione laica del corpo - nel XX secolo - 4. L'impatto sociologico del profumo - Ornamento e profumo - Il carattere antisociale dell'odore - Una nuova osmologia all'alba del III millennio - Conclusione - Il profumo: un vettore di simboli - Bibliografia - Indice dei nomi
Premessa
Agli albori del III millennio, la passione per i profumi e per i loro molteplici impieghi ha raggiunto proporzioni tali che qualsiasi riflessione sulle loro funzioni è destinata inevitabilmente a perdere la connotazione di racconto aneddotico. Quale significato e quali dimensioni è dunque possibile attribuire a questo fenomeno? La diffusione di oggetti e pratiche legati al mondo dei profumi conferisce all'odorato una rilevanza tutta nuova. La domanda di prodotti profumati sembra non conoscere crisi: essenze preziose, candele profumate, incensi, profumi per la casa da vaporizzare o da scaldare, acque per il corpo, oli e unguenti pensati espressamente per la persona e il suo ambiente, continuano a incontrare il favore dei consumatori. Le fragranze tuttavia non vengono più commercializzate esclusivamente come fonte di piacere, ma come veicoli di benessere e salute. L'aromaterapia che, sin dai tempi d'Ippocrate, ha attribuito ai profumi virtù terapeutiche, vive ora una seconda giovinezza; le essenze non solo purificano l'atmosfera, ma calmano lo spirito e depurano il corpo. Potrebbe, in effetti, trattarsi solo di una moda indotta o sfruttata dal mercato, tuttavia, anche se è il commercio a trarne vantaggio, l'esistenza di musei, come la bella Osmothèque di Versailles, di mostre e convegni sul tema degli odori e dei profumi, sembre rebbe smentire quest'ipotesi. L'infatuazione generalizzata per le fragranze sarebbe indicativa di un nuovo valore attribuito all'universo degli odori, espressione di un bisogno collettivo, socialmente rilevante. Le recenti applicazioni pedagogiche e mediche connesse al riconoscimento degli odori sostengono questa teoria: alcuni software utilizzano gli odori per facilitare l'apprendimento o colmare le lacune della percezione. Persino Internet, oggetto di incessanti polemiche e al tempo stesso imprescindibile compagno di vita professionale e sociale, potrà presto vantare il suo cyber-profumo. Il rapporto con il web potrebbe dunque arricchirsi di un quarto senso destinato a umanizzare sempre più la comunicazione virtuale. La riscoperta degli odori potrebbe, quindi, essere considerata come il segno distintivo di un'epoca che è divenuta all'improvviso consapevole del ruolo fondamentale dell'olfatto nella conoscenza del mondo circostante? La risposta a questo interrogativo è probabilmente molto complessa. Nel corso dei secoli, la filosofia e la sociologia tradizionali hanno screditato pesantemente l'odorato, reputandolo un senso secondario, prossimo all'animalità. Tale svalutazione, tuttavia, non è mai stata accolta in maniera unanime e ha innescato spesso aspre polemiche, incentrate prevalentemente sulla valutazione del ruolo psicologico, sociale e cognitivo dell'olfatto. Non può essere ignorato infatti che, sin dall'antichità, odori e profumi abbiano rivestito un triplice ruolo: religioso, terapeutico e sociale. Dall'analisi dei miti effettuata da Claude Lévi-Strauss emerge che le categorie dei buoni e cattivi odori contribuiscono alla formazione di una logica del sensibile1. Non sembrerebbe quindi appropriato attribuire all'età contemporanea il merito di aver coltivato l'interesse per un campo sensoriale il cui prestigio risale in realtà a molti secoli or sono. È dunque più giusto pensare che si tratti del tentativo di teorizzare e di estrapolare dal suo contesto culturale un concetto che i nostri antenati si limitavano a mettere in pratica senza clamori e in maniera abitudinaria? A un certo punto, il ruolo effettivo dell'olfatto e dell'odore sarebbe stato occultato da considerazioni più elevate che ponevano l'accento sul suo impiego e sui riti ad esso collegati. Questa ipotesi però non tiene conto del carattere profano che la modernità laica di quest'epoca attribuisce ai profumi. Ma allora, se l'utilizzo delle essenze è stato rivestito per così tanto tempo da indubbia sacralità, come spiegare le ragioni dell'approccio attuale? La sacralità degli odori è scomparsa sotto il peso dell'irreligiosità moderna oppure continua a esistere dietro i simboli che permeano qualsiasi considerazione sui profumi? Ecco dunque svelata la complessità di un campo di studio in cui abbondano i paradossi. Interrogarsi sulla natura e sul ruolo dell'olfatto, analizzare la funzione sociale del profumo e del suo alter ego, il fetore, rivela l'esistenza di molteplici contraddizioni di cui si cercherà di dimostrare la coerenza latente. Il profumo racchiude in sé una vasta simbologia che plasma l'immaginario corporeo. Il suo impiego accomuna liturgie sacre e riti pagani, innalza uno spartiacque sociale e contribuisce a dipingere, goccia dopo goccia, lo scenario dell'identità personale, attraverso i suoi rapporti con gli uomini e gli dèi. Svolge, insomma, un ruolo di cui è essenziale valutare l'importanza e le interazioni nell'ambito della sacralità, delle relazioni sociali e della rappresentazione del corpo. I miti classici, le grandi religioni monoteiste e i trattati laici sulla morale, oltre alla letteratura e alla poesia, hanno attribuito, in maniera latente, agli odori lo stesso ruolo cruciale che oggi viene assegnato loro dall'antropologia contemporanea. Quest'opera si ripropone di approfondire congiuntamente tutti questi aspetti: l'analisi diacronica, mirata a sviscerare gli effetti della storia sul concetto di odore, si accompagnerà a una ricerca sincronica del significato eterno dell'aroma. Questo duplice obiettivo, tuttavia, non potrebbe essere raggiunto senza pre mettere una distinzione tra la valenza simbolica e quella prosaica del profumo e dell'olfatto: il mondo degli odori è animato da una dialettica incessante che oscilla tra il reale e il metaforico, tra la sostanza e l'essenza, per poi riconciliare gli opposti in un'unica dimensione che trascende i limiti del tempo. Attingendo a diverse discipline, sarà la scia primordiale del profumo a guidare la narrazione. Le indagini storiche, spesso estremamente accurate, ignorano la funzione sociologica e la valenza simbolica degli odori per concentrarsi sulle implicazioni economiche e politiche. La storia dei profumi, simboli di lusso e opulenza, è invece intrecciata al racconto di importanti scoperte, della nascita e del declino dei grandi imperi. In essa Oriente e Occidente si fondono, India e Grecia si avvicinano. È anche la storia delle antiche culle del profumo, l'Arabia, l'India e l'Egitto, giganteschi mercati, crogiuoli di brame smodate e di guerre, ma anche sedi di fecondi scambi culturali. Stravaganti o rigorose, le opere dei profumieri di ieri e di oggi, così come quelle dei chimici moderni, tentano di conciliare formule complesse e odori evanescenti, in un'alchimia quasi poetica. Studiando le parole del profumo, l'odore si rivela in letteratura un prezioso aiuto nella rievocazione delle suggestioni passate. Un tempo, i filosofi come Platone, Rousseau e Kant, e i sociologi come Georg Simmel racchiudevano il tema del profumo all'interno di problematiche più vaste riguardanti il valore dell'olfatto rispetto agli altri sensi oppure il ruolo del costume, della cura di sé e dell'ornamento. L'odore è stato pertanto lungamente considerato come mero epifenomeno di un culto religioso, di un rito o di un comportamento. In tempi più recenti, però, i successori di queste menti illuminate hanno voluto donare a odori e odorato quei fondamenti teorici indispensabili alla comprensione del ruolo di spicco assegnato loro dall'epoca attuale.
1 C. Lévi-Strauss Du miel aux cendres, Plon, Paris 1966; trad. it., Dal miele alle ceneri, Il Saggiatore, Milano 1970.