La mente liquida
Come le macchine condizionano, modificano o potenziano il cervello
In che modo le macchine condizionano o potenziano la nostra mente? Come si modificano i nostri neuroni e le loro connessioni quando siamo immersi in un ambiente digitale?
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068811
- Anno: 2019
- Mese: marzo
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 296
- Tag: Scienza Tecnologia Futuro Intelligenza artificiale Robot
Grazie alla neuroplasticità, ogni volta che interagiamo con l’ambiente e con le macchine, i nostri neuroni mutano: si potenziano o si atrofizzano, attivano nuove connessioni o interrompono quelle già esistenti. La struttura del cervello è simile a una materia liquida e viscosa, capace di riplasmarsi. Dato che oggi molti stimoli ambientali provengono dalle tecnologie, che riescono a incastonarsi nelle nostre abitudini quotidiane, il rapporto tra mente e macchine diventa fondamentale.
Quando utilizziamo un sistema digitale o un utensile “intelligente” ne subiamo l’azione. Ciò non è necessariamente un male, ma è indispensabile analizzare il fenomeno con un approccio multidisciplinare, che tenga conto degli aspetti tecnologici, psicologici e sociologici. Ad esempio, le macchine anti-edonistiche – sviluppate con il fine di delegare la forza di volontà alla tecnologia – stanno cambiando radicalmente l’essenza della nostra umanità. Calcolatrici e navigatori satellitari provocano la fossilizzazione cognitiva della mente. La digitalizzazione dei rapporti sociali ci fa innamorare con modalità imprevedibili. Macchine che stimolano in maniera incoerente la vista e il tatto possono potenziare le capacità sensoriali. Le modalità di condizionamento sono molte e variegate e di alcune abbiamo poca consapevolezza malgrado la loro diffusione.
Forte di un’attiva ricerca nel settore della robotica e dell’intelligenza artificiale, Paolo Gallina mescola con equilibrio e ironia risultati scientifici ed esperienze quotidiane, facendoci comprendere i meccanismi consci e inconsci con cui la mente si fa condizionare, aiutare o persino “violentare” dalle macchine.
Introduzione - 1. Menti e artefatti - La mente del debole - La mente della matta - La mente del metallaro - Feedback di stimolazione - Non voglio leggere quel libro! - Sono felice, anzi no! - 2. La neurobiologia del cambiamento - La metafora della pantofola - La fatica mentale di Las Vegas - Il geometra senza chunk - Neuroni e assoni come operai e sindacalisti - Tre topolini sfortunati - Una foresta di neuroni - Aprite il ponte levatoio all’arrivo del glutammato - Perché gli uomini dimenticano istantaneamente le istruzioni delle mogli? - Gli effetti del tempo sulla mente - «È tutto nella tua testa!» - Il condizionamento delle macchine - 3. Una possibile classificazione delle macchine - Non spostare il lenzuolo - Come diventare supereroi - Ascoltare i colori - Le macchine e la sostituzione dei sensi - Il cervello plasticizzato dei violinisti - Il punto di vista della nonna - Guardare il mondo sottosopra - 4. La fossilizzazione cognitiva - Aub, carta e penna - La calcolatrice e la fossilizzazione cognitiva - I cassetti della mente - Il piacere del live - Lo spauracchio della fossilizzazione cognitiva - 5. Le macchine anti-edonistiche - Brežnev e le sigarette - Un esempio concreto di MAE - Persuasive technology - 6. Macchine e abitudini - L’inerzia della mente - Un’abitudine fatale - Pane, salsicce e Tv - Il pattern delle abitudini - Come si passa da un’abitudine a un’altra? - Sessanta sigarette al giorno - Scusi, ha uno spazzolino? - 7. Macchine che agiscono direttamente sul cervello - Una scossa per essere felici? - Neuroni investiti dalla luce - Il primo esperimento di controllo remoto umano - Il saggio e il pastore - Sei un verme! - La macchina del piacere - La macchina della felicità assoluta - 8. Il co-adattamento - Non sempre facile è utile - Co-adattamento passivo - Il mouse e la bicicletta - Co-adattamento progressivo - Jan ed Hector: una simbiosi “magica” - 9. La percezione di sé attraverso le macchine - Cos’è un feedback? - Leggere il livello di stress - Chiedimi se sono felice - Gli interruttori della felicità - L’importanza del biofeedback - Il give-up instant - Un’app per la bontà - I Dinka sono comunisti - Macchine morali - 10. Macchine, emozioni e virtualità - Dighe e cannucce - Irrazionalità e immediatezza - Emozioni artificiali - Macchine come attori sociali - L’imperfetta bellezza dei robot - La lampadina più famosa del mondo - Amore digitale - Macchine e realtà virtuale - La storia di C - La virtualizzazione dell’aggressività - 11. L’“inurbamento” dei cervelli - Il ragazzo, il mulo e il carretto - Il piano regolatore dei cervelli - La fragilità delle basi della conoscenza - 12. Il più grande videogioco dell’umanità - Come diventare razzisti - Sono i soldi che fanno girare il mondo? - Evoluzione e idee - L’importante è arrivare primi - Il pescatore e il turista - 13. Macchine e irreversibilità tecnologica - Filtri tecnologici: neuroplasticizzazione di massa - Irreversibilità e tempo - Irreversibilità e stimoli - Irreversibilità e adattamento - Irreversibilità e flusso - Irreversibilità e complessità - Naturale o innaturale? - Ringraziamenti - Riferimenti bibliografici - Indice analitico
Introduzione
Questo saggio ruota attorno a due parole-chiave, macchine e mente, strettamente connesse tra loro. Le macchine, artefattiprodotti dall’uomo, hanno infatti una duplice funzione: da una parte vengono impiegate nel perseguire un obiettivo concreto in maniera più efficiente; dall’altra, come spesso evidenzierò, soddisfano le “esigenze della mente”, fornendole attimi di gratificazione e felicità, reali o illusori che siano. Durante tali interazioni, le macchine operano in modo così pervasivo sul cervello umano da arrivare a modificarlo in profondità, anche biologicamente.
Il mio obiettivo principale è perciò elencare e spiegare i meccanismi con cui la nostra mente viene perturbata nelle interazioni con le sue creazioni tecnologiche, sia nel breve che nel lungo periodo. L’intreccio tra macchine, edonismo e mente è così intricato e, a volte, insospettato che un’esposizione puramente astratta e concettuale del fenomeno potrebbe risultare poco chiara. Per tale motivo non mancheranno esempi e semplici aneddoti, a volte personali, altre liberamente ispirati a fatti storici.
Nei limiti delle mie conoscenze, non esiste un testo di carattere divulgativo che esplori e classifichi i molteplici meccanismi con cui le macchine condizionano la mente, né che mostri i loro effetti sulla dimensione umana, intesa sia a livello del singolo che della società. Certamente esistono studi scientifici che si concentrano con rigore scientifico sugli effetti psicologici prodotti dall’uso di tecnologie specifiche, tuttavia spesso risultano scritti per specialisti e si limitano ad aspetti puntuali. Fornire all’utente medio di tecnologia un insieme di nozioni di base sufficientemente esteso e facilmente comprensibile rimane una lacuna da colmare.
Che questo saggio, nella sua ambizione di organicità, risulti un fallimento o un successo, poco importa. Se non altro, sono convinto – o almeno spero – che possa spronare altri scienziati maggiormente talentuosi a fornire indagini e riscontri più convincenti di quanto sia riuscito a fare io. Mi accontento di aver evidenziato un’assenza rilevante nello scaffale dei testi dedicati all’“interazione uomo-macchina”.
Alla base di questo libro c’è anche l’etica dell’ingegneria. Progettare e realizzare macchine che, in un modo o nell’altro, condizionano o ingannano la mente comporta scelte e valutazioni etiche. Solitamente i dibattiti tecnologici animati dalle questioni morali coinvolgono qualche addetto ai lavori (ideatori curiosi, produttori lungimiranti e legislatori) e pochi altri, interessati per ragioni culturali (filosofi e giornalisti). Al contrario, ritengo che la gente comune – chi usa tali macchine – debba avere voce in capitolo, non solo per ovvie ragioni di democrazia, di partecipazione comune allo sviluppo di una società ad alto contenuto tecnologico o di consapevolezza condivisa, ma anche perché un utilizzatore consapevole si fa condizionare dall’interazione con la macchina con modalità e intensità differenti da quelle di un utente passivo.
Una società evoluta necessita di analisi e scelte etiche ampiamente condivise dal basso, e queste ultime sono necessariamente legate al grado di informazione accessibile ai membri che ne fanno parte. In una società in cui la conoscenza di base è ridotta e confusa, la tecnologia viene subita.
Per comprenderlo, basta riflettere sugli effetti dell’introduzione del telefono cellulare, o di altri strumenti ad alto contenuto tecnologico, in società con un grado di sviluppo industriale differente dal nostro. Nel mondo occidentale il cellulare si è diffuso generando modeste e tamponate controindicazioni sociali. In alcuni Stati dell’Africa, invece, ho avuto modo di constatare con i miei stessi occhi come esso sia fonte di ansia, insoddisfazione e impoverimento. Ho visto indigeni del Sud Sudan vendere capre per comprare cellulari che poi non sapevano come ricaricare.
Emblematico a tal riguardo è il bellissimo film Ma che siamo tutti matti?, diretto da Jamie Uys nel 1980. Il fulcro della commedia è una semplice bottiglia di Coca-Cola, lanciata con noncuranza da un aereo, la quale cade senza infrangersi in un piccolo villaggio del Kalahari. Proprio quel frutto della tecnologia, per quanto banale e insignificante, finisce col portare scompiglio e disagio sociale tra i membri della tribù di boscimani, tanto da far dichiarare solennemente al capo villaggio: «Dio dev’essere impazzito!».
In ogni situazione, l’utilizzatore di una macchina dovrebbe essere messo in condizione di comprendere e valutare gli effetti degli stimoli dovuti alla tecnologia. Esistono due prese di posizione dominanti: il tecnofobo, di solito conservatore e blando “consumatore” di tecnologia, afferma che gadget quali smartphone e tablet rendono imbecilli; il tecnofilo, a suo agio con computer e tecnologie multimediali, è invece entusiasta dei frutti del progresso e vede negli stimoli provenienti da nuove macchine una ricchezza e un’opportunità. Per quanto mi riguarda, entrambe le posizioni sono legittime. Tuttavia, credo che possedere un quadro più ampio del fenomeno, supportato da risultati scientifici e ripetibili, possa aiutare a cementare alcune convinzioni o modificare gli atteggiamenti preconcetti.
Una spinta a scrivere il volume che avete tra le mani è stata data anche dalla mia esperienza di ingegnere. Svolgo ricerche nel settore della robotica e della meccatronica in generale da diversi anni. Fin dall’inizio della mia carriera ho sempre realizzato sistemi interagenti con l’uomo preoccupandomi principalmente degli aspetti funzionali e implementativi. Per un lungo periodo non ho mai preso in considerazione il fatto che il frutto delle mie ricerche e le mie macchine potessero avere un effetto sulla mente di potenziali utilizzatori. Per me erano solamente strumenti inerti, utili quando servono, riponibili in uno sgabuzzino quando ritenuti superflui. Ovviamente mi sbagliavo. E ciò dimostra come gli stessi addetti ai lavori, coloro che sono responsabili del cumulo di tecnologia, siano spesso all’oscuro degli effetti delle loro creazioni. Anzi, credo che questa visione di “macchine asettiche” sia piuttosto diffusa, soprattutto tra gli ingegneri e i principali attori coinvolti nella produzione di beni industriali. Ritengo che, denunciando questo stato di cose, ingegneri e tecnologi possano maturare più consapevolezza riguardo gli effetti delle loro creazioni sul cervello.
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