Veronica & Silvio
I segreti della first lady, gli intrighi del premier
Amore, tradimenti e denaro
La vera storia
prefazione di Lidia Ravera
Il libro segreto: da Veronica alle papi-girls.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063083
- Anno: 2009
- Mese: agosto
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 160
- Tag: Politica Politica italiana Attualità Silvio Berlusconi
Un libro-inchiesta che esplora, fin nei dettagli, la lunga vicenda tra Silvio Berlusconi e Miriam Bartolini, meglio nota come Veronica Lario. Dal fidanzamento lampo al matrimonio con rito civile, fino ai giorni nostri. In queste pagine viene ripercorsa la difficile infanzia di Veronica, i segreti legati a quel periodo e quelli intorno alla sua nascita; i suoi primi passi come fotomodella, l’esordio come attrice di teatro e di cinema. Poi, l’incontro decisivo con Berlusconi. Il tutto con testimonianze esclusive di persone che, in vario modo, hanno conosciuto la Veronica di allora: amici di famiglia, il suo talent scout, il primo e unico impresario, il fotografo che la valorizzò, gli attori che hanno lavorato con lei. Una ricostruzione unica nel suo genere che comprende anche la rivelazione di aspetti sconosciuti della sua vita, umana e professionale, grazie a interviste concesse dalla madre. Ricca di aneddoti ed episodi anche la vita condotta da Veronica con il futuro premier Berlusconi. Nella seconda parte del libro, viene affrontata l’attualità: il progressivo disfacimento del matrimonio, le numerose «distrazioni sentimentali» del premier fino agli ultimi risvolti ampiamente descritti dalle cronache. In chiusura, un capitolo proiettato nel futuro: ossia, cosa accadrà, dal punto di vista finanziario, dopo il divorzio.
La cenerentola intelligente di Lidia Ravera - 1. I volti di una donna - L’appuntamento - 2. Nasce un’antidiva - Parlano i testimoni - 3. Una storia da romanzo - La «ragassuola» di provincia - Nasce Miriam - 4. Il formidabile volo - Tra film erotici e misteri - La relazione supersegreta - 5. Lo strano affare - Dal porno-regista alle foto sexy - 6. La relazione supersegreta - Nella prigione dorata - 7. Le rivelazioni della madre - Bugie, omissioni e verità scomode - Nasce un’imprenditrice - 8. La resa dei conti - Famiglia, cultura e affari - «Veline» e ciarpame - Milioni e «bagattelle» - Le feste di «papi Silvio» - La difesa di Berlusconi - Lo sfogo di Veronica - 9. L’inchiesta scottante - Bari-Villa Certosa (via Roma) - La «risposta» del Cavaliere - 10. La spartizione dell’impero - Una partita miliardaria - Indice dei nomi
La cenerentola intelligente
di Lidia Ravera
I personaggi pubblici, per mantenere «privata» la loro vita privata, devono esercitarsi nel gioco del segreto: essere più silenziosi, meno esibizionisti, più sobrii di qualsiasi altro cittadino.
Avranno mogli inappuntabili, figli dimenticabili, né discoli né eccellenti, avranno famiglie regolamentari, passatempi adatti alla loro età, una solida cultura su cui non mette conto d’interrogarsi, comportamenti conformi alla loro carica. Si difenderanno dal gossip non dando adito a praticarlo.
Erano così i capi dei governi democristiani, e anche i leader comunisti, nell’Italia di prima. Prima degli anni ’80, del Craxismo, quando i ministri socialisti incominciarono a esibire notti in discoteca, eccessi di crapula, e amanti dal seno prosperoso.
Prima che l’Italia incominciasse ad affondare dolcemente nel ventre molle di una ruling class chiassosa e mercenaria, edonista e cinica, schiettamente indifferente ad ogni tipo di giudizio, da quello estetico a quello morale.
Di questa nuova schiatta di «personaggi pubblici» il campione assoluto è Silvio Berlusconi.
Un uomo che si è fatto da sé e che continua a farsi e rifarsi, senza rispondere dei suoi comportamenti, né personali né politici, pago di essere stato eletto dalla maggioranza degli italiani, e pronto ad esibire questa credenziale a chiunque osi ostacolare la sua dismisura godereccia, la sua bulimia di potere.
La vita privata di Silvio Berlusconi non è mai stata segreta. Quando ha dovuto conquistare il voto degli italiani, non ha esitato a distribuire a tutta la popolazione di questo disgraziato Paese un album di famiglia patinato e agiografico, in cui la sua bionda seconda famiglia brillava accanto ai figli prodotti dal primo matrimonio, a dir la verità un po’ meno belli per assenza degli ottimi cromosomi di Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario.
È bella, Veronica. Lo è ancora, nonostante i 53 anni che, senza dubbio, per i gusti banali di suo marito, sono ben al di là dell’età della pensione, nel reparto «eros» di quel grande magazzino del consumismo porno soft in cui realizza la sua epica virilità.
Era bellissima da ragazza, Veronica. È stata scelta per questo. Era anche – la documentata sintesi biografica che state per leggere lo racconta benissimo – come si dice, «di umili origini», figlia unica e amata di una madre singola in lotta per la sopravvivenza, in anni in cui non poter esibire la protezione maschile era assai più duro di oggi.
Cenerentola? Sì, anche se era già attrice e il suo viso e le sue forme le avrebbero consentito, comunque, una piccola o media carriera da oggetto del desiderio, vuoi sul palcoscenico, vuoi davanti all’obiettivo di una macchina da presa o di una macchina fotografica.
Era, Veronica, non poi molto dissimile dal modello di bella ragazza senza mezzi che riempie le stanze di Palazzo Grazioli o di Villa Certosa. Certo, meno standardizzata. Quindi più attraente. Ma altrettanto esposta, altrettanto «offerta» alla «domanda» di sesso.
Silvio Berlusconi, piccolo e certo non bello, già allora, negli anni ’80, era in affari, comprava, ammassava beni, rilanciava, arricchiva con progressione geometrica.
Ha visto Veronica, gli è piaciuta molto. Vista e presa. Presa proprio, presa e chiusa in una gabbia ben arredata, che apriva lui personalmente, per amarla nei ritagli di tempo.
Leggerete questa parte della storia nel capitolo «La relazione supersegreta». Siamo in via Rovani 2, anno 1980, Veronica è sistemata al primo piano della villa «che il Cavaliere ha acquistato dagli eredi di Ferdinando, importante imprenditore milanese». Per interpretare la parte dell’amante di un uomo in ascesa, si ritira dalle scene accusando i sintomi di una forte depressione.
Le costa molto? È soddisfatta? Propendo per la prima ipotesi, ma non ne sono sicura.
Mi viene naturale, invece, dato che di mestiere sono romanziera, confrontare il percorso del personaggio Veronica con quello delle moderne favorite di cui, grazie a comportamenti non conformi né alla sua età né alla sua alta carica, Berlusconi ci ha costretti a leggere le gesta sulla stampa quotidiana.
Chi sono le belle di oggi?
Tante, omologate, intercambiabili, dimenticabili. Alcune sono prostitute professioniste, altre aspiranti, magari non alla professione, ma ai vantaggi che derivano dall’appalto delle proprie grazie. Infatti, il nostro, si guarda bene dal premiarle con il premio massimo per le cenerentole di tutti i tempi: essere sposate dal principe.
Non ci ha mai pensato a divorziare da Veronica per ammogliarsi con una delle ospiti di Palazzo Grazioli, fosse pure quella che meglio di tutte ha onorato «il lettone di Putin».
A trent’anni dalla prima volta che ha invitato a cena Veronica, Berlusconi tende a costringere noi a sposare le sue favorite, proponendole come rappresentanti del popolo italiano, alla Camera, in Senato, al Parlamento Europeo, al Governo.
I sudditi abbozzano, i cittadini si innervosiscono, baccagliano, bofonchiano. Il Principe non fa una piega. Se «Famiglia Cristiana», grande bacino di voti, lo critica, gli basta avvisare la sterminata audience del reality in cui recita la parte di Protagonista così assoluto da essere, contemporaneamente, «il buono» e «il cattivo»: vado da Padre Pio. Chiudo Villa Certosa. Salgo ginocchioni la Scala Santa (questo non l’ha ancora detto, è un consiglio). Cambio vita.
Cambierà vita davvero? Naturalmente no. Ma, in fondo, non importa a nessuno: i cittadini sono scettici, i sudditi creduloni assoluti. Creduloni, cioè, come chi ha bisogno di credere.
In fondo, in questo scorcio di inizio millennio, c’è una tale carenza di modelli da imitare, di personalità da mitizzare... Anche il Don Giovanni pentito, il Creso in crisi d’identità va bene, no? No? D’accordo, allora mitizziamo sua moglie.
Per me, che appartengo alla categoria dei cittadini con l’aggravante di essere una donna, è quasi facile mitizzare Veronica.
Titolo: una Cenerentola intelligente. Nelle fiabe basta la bellezza. Oggi no. Da quando la bellezza è diventata un artificio, qualcosa che si può conquistare sottomettendosi alla magia del bisturi, l’intelligenza è di nuovo necessaria. Se non altro per differenziarsi.
(Lo dico a voi, ragazze: esercitate anche quel muscolo lì, quello che pompa pensiero, palestre ce n’è poche, al presente, ma si può sempre fondarne di nuove).
Dunque, Veronica, scrivendo la lettera che ha fatto tremare il Palazzo, ha dimostrato, innanzi tutto, di essere intelligente.
E di esserlo sempre stata.
Ha saputo dosare silenzio, condiscendenza, severità. Non ha mai negato di essere stata, ben prima delle varie Noemi (bellezza al bisturi, tra l’altro), una Cenerentola, ma ha rivendicato la dignità dell’amore maturo, quel misto di rispetto per se stessi e per il proprio compagno, di amore per i propri figli e per la propria storia, che caratterizza gli adulti decenti.
Suo marito avrebbe dovuto/potuto ripetere la sceneggiata della prima volta, quando, nel 2007, l’esibizione del suo capriccio per l’allora non ancora ministro Mara Carfagna aveva suscitato una prima lettera di richiamo all’ordine.
Avrebbe dovuto/potuto giustificarsi, ribadire il suo amore e il suo rispetto per l’antica prigioniera di via Rovani, diventata, con il passare degli anni, una donna libera, una cittadina, portatrice sana del diritto/dovere di pensare, giudicare, ribellarsi. Non l’ha fatto.
Ha scelto lo scontro, il divorzio.
Chi sposerà? La prima delle «non elette» per evitare che gli si rivolti contro come quelle a cui ha promesso un premio (una busta, una mano, una legge, un posto) che poi non è arrivato?
Ce lo auguriamo. Ci auguriamo che la crescente dipendenza dalla Sacra Sineddoche (la f..., la sola parte interessante di un tutto inessenziale), costringa il Presidente del Consiglio a dimettersi dalla sua alta carica. Ci auguriamo che possa dedicarsi alla sua passione con agio, a tempo pieno, senza coinvolgere un intero Paese. Non avrà più potere, ma avrà ancora soldi. Potrà continuare a comprare chi vuole. Finalmente, la sua vita privata, sarà davvero «privata». E potremo smettere di occuparcene.
02 ottobre 2009 | Il Venerdì di Repubblica |
10 settembre 2009 | Il Salvagente |