Il sesso del cervello
Vincoli biologici e culturali nelle differenze fra uomo e donna
È vero che l’uomo e la donna hanno differenze biologiche innate? Le donne sono “programmate” per pensare ai figli e avere abilità sociali più sviluppate, il cervello maschile è invece più portato al ragionamento razionale… Oppure no?
- Collana: Senzatempo
- ISBN: 9788822046130
- Anno: 2020
- Mese: giugno
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 120
- Tag: Scienza Psicologia Biologia Cervello Mente Neuroscienze Donna
È vero che l’uomo e la donna hanno differenze biologiche innate? Le donne sono “programmate” per pensare ai figli e avere abilità sociali più sviluppate, il cervello maschile è invece più portato al ragionamento razionale… Oppure no? Un libro fondamentale per spazzar via tutti i luoghi comuni portando alla luce le verità delle neuroscienze con chiarezza, rigore e tanto humour.
Presentazione
di Elena Ioli
Per lungo tempo si è teorizzato che il cervello dell’uomo e quello della donna fossero diversi, e addirittura che quello delle donne fosse inferiore, alludendo a una gerarchia di prestazioni, capacità, possibilità, ricchezze che l’organo cerebrale femminile possedeva in misura minore. L’idea, o meglio il pregiudizio, di una presunta superiorità del maschile sul femminile viene da lontano. Per i Pitagorici, che individuavano nel numero l’origine di ogni cosa, il maschile era considerato dispari, e limitato, mentre il femminile era pari e illimitato e, in quanto infinito, imperfetto, non compiuto e dunque qualitativamente inferiore rispetto al finito. In questo sistema binario, visualizzato in modo sia numerico che geometrico, all’uomo era attribuito il numero 3 (dispari), che rappresentava il numero di lati di un triangolo, una figura piana chiusa, mentre il numero 2 (pari), che evocava le rette parallele che non si incontrano e non si chiudono mai, era visto come imperfetto e associato alla donna.
Già il filosofo e logico greco Aristotele, nel IV secolo a.C., considerava la femmina “mancante” rispetto al maschio, identificando la natura femminile al pari di una menomazione. La donna era considerata diabolica; pensiamo a Ipazia d’Alessandria, matematica, astronoma e filosofa, e al suo sacrificio che apre la via a un lungo periodo di fondamentalismo religioso che tenta di soffocare la ragione e la libertà di pensiero.
Questo libro, che si legge tutto d’un fiato, ci racconta molto di questa storia, e lo fa con ironia e leggerezza (nel senso di Paul Valéry, «si deve essere leggeri come l’uccello che vola, e non come la piuma»). La questione è affrontata sotto la lente delle neuroscienze, della biologia, senza mai dimenticare un punto di vista sociale, evolutivo e, perché no, antropologico. Tutti noi, uomini e donne – sostengono le due autrici – abbiamo delle idee sulle nostre diversità. Nell’antichità, ai tempi dei cacciatori-raccoglitori, ciascun sesso ha ricoperto un ruolo ben definito, che ha contribuito a garantire la sopravvivenza della specie: gli uomini cacciavano, le donne curavano la prole e raccoglievano cibo nelle vicinanze del loro insediamento. Si può anche dire, adottando una lettura spiccatamente evolutiva, che lo sviluppo di abilità motorie e di orientamento nello spazio può aver permesso ai maschi di adempiere al meglio al loro ruolo di cacciatori, mentre il compito di raccogliere piante commestibili e di sovrintendere al mantenimento del gruppo familiare può aver stimolato la propensione femminile per le relazioni sociali. In ogni caso, gli studi più recenti sembrano sgombrare il campo dall’idea che esista un’origine biologica e “naturale” delle differenze spaziali o relazionali.
La domanda se le differenze anatomiche fra uomini e donne (organi sessuali, peluria, ecc.) possano essere estese anche al cervello, e riflettersi dunque in una sorta di dimorfismo sessuale del cervello, è stata per lungo tempo controversa. Oggi, le tecniche di brain imaging (che permettono di visualizzare l’attività cerebrale) hanno appurato che, fra il cervello maschile e quello femminile, esistono differenze strutturali nei volumi relativi delle diverse parti in alcune aree e relativamente a specifiche funzioni, ma in generale, in biologia, parlare di superiorità-inferiorità denota una grande ignoranza. Questo libro ci aiuterà a ribadire con chiarezza che, a fronte di differenze strutturali e di volume, fra il cervello maschile e quello femminile ci sono più analogie e somiglianze che differenze: in altre parole, guardando la scansione cerebrale di un cervello preso a caso da un campione, sarebbe impossibile stabilire se appartiene a un uomo o a una donna.
Il libro affronta anche, con grazia e precisione, un’altra questione, collegata alla precedente, e cioè se queste differenze strutturali abbiano effetto sull’intelligenza o sul comportamento. Ripensando anche alla vicenda di Ipazia, «sostenere che i valori alla base della nostra società risiedano nella natura equivale a porre l’accento sulla schiavitù del pensiero, ignorandone la libertà».
Il cervello è l’organo più complesso del nostro organismo. È formato da cento miliardi di neuroni che sono connessi tra loro attraverso oltre centomila miliardi di sinapsi, strutture cerebrali fondamentali che mediano il trasferimento di informazioni. Celebriamone la ricchezza e ricordiamo le parole del biologo francese François Jacob: «L’uomo è programmato geneticamente, ma è programmato per apprendere». E questa abilità travalica qualunque confine di genere.