Il sesso del cervello
Vincoli biologici e culturali nelle differenze fra uomo e donna
Esistono differenze nelle capacità intellettuali, emozionali e sociali di uomini e donne, a prescindere dall'epoca storica e dal contesto? Se fossero scientificamente dimostrate, queste differenze dovrebbero essere considerate innate oppure acquisite?
ESAURITO
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822062925
- Anno: 2006
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 128
- Tag: Scienza Psicologia Biologia Cervello Mente Neuroscienze Donna
I recenti progressi nel campo delle neuroscienze sono riusciti a spazzare via i vecchi pregiudizi sulle differenze biologiche tra uomini e donne? Sembra proprio di no. Benché smentite dalla ricerca, le teorie deterministe, che postulano una «programmazione» dei nostri atteggiamenti intellettuali e dei comportamenti, non accennano a scomparire. Apprezzate dal pubblico per la loro semplicità, fanno la gioia dei mass media e hanno garantito il successo di psicologi autori di bestseller, convinti che i neuroni possano spiegare le incomprensioni, i contrasti e le divergenze tra uomini e donne. «Siete pettegole e avete bisogno di confidarvi? È colpa del vostro cervello, fatto in maniera diversa da quello dell'uomo». «Non siete capaci di leggere una cartina stradale? È normale, il cervello femminile non è adatto a compiti di questo tipo». Questo libro offre un contributo importante alla questione, affrontandola con rigore, chiarezza e un pizzico di humour. L'obiettivo delle autrici è indagare l'esistenza di un fondamento biologico delle disuguaglianze tra uomini e donne, evidenziando l'influenza dell'ambiente sociale e culturale nella costruzione dell'identità. La conclusione sarà quella sostenuta un quarto di secolo fa dal grande biologo e premio Nobel Francois Jacob: «l'uomo è programmato geneticamente, ma è programmato per apprendere».
Prefazione di Maurice Godelier - 1. Il cervello nella guerra tra i sessi - Scatola nera - Osservare il cervello in attività - Argomentazioni fuorvianti - Scienza e società - 2. Il cervello e le differenze legate al sesso - A caccia delle particolarità anatomiche - La differenza di volume è una prova? - La saga dei due emisferi - Il cervello in immagini: chi è la donna? - E chi è l'uomo? - Valutare le capacità di ciascuno - 3. Quando l'esperienza forgia il carattere - A ciascuno il suo cervello - La costruzione del cervello - Periodi critici - Le tracce dell'apprendimento - Rimodellamento nell'adulto - Le reti dinamiche - 4. Geni, ormoni e sesso - Il ruolo dell'ereditarietà: non si diventa donne per difetto - Non tutto è deciso da X e Y - Ormoni e sviluppo del cervello - Comportamento sessuale e ormoni - Sessualità e riproduzione - 5. Le emozioni e l'intelletto sono regolati dagli ormoni? - L'origine degli sbalzi d'umore - Calcolo mentale e orientamento spaziale - I maschi, il testosterone e l'addestramento - 6. Le tracce dell'evoluzione nei comportamenti - Un'eredità ingombrante - Alla ricerca della donna preistorica - Divisione dei ruoli e luoghi comuni - Il controllo della fecondità - Costumi dettati da codici culturali - 7. Confusione dei generi - Estrapolazioni avventate: il «gene della fedeltà» - Correlazioni arbitrarie: la chimica dell'intelligenza - Riduzionismo: la molecola del suicidio - Categorie arbitrarie: l'omosessualità sulla punta delle dita - Questioni inopportune: localizzare i giudizi morali - L'illusione di una realtà virtuale - La localizzazione non è sufficiente - 8.Verso una «neurosocietà»? - Cervello, sesso e politica - Amplificazione mediatica - Ricostituenti cerebrali e doping umano - Sedurre grazie al «neuromarketing» - «Neuroetica» e «neurofilosofia» - Epilogo - Il cervello è sessuato? - Differenze tra i sessi e plasticità cerebrale - Sesso e volume cerebrale - Cervello sinistro, cervello destro - Linguaggio e orientamento spaziale - Educazione e test attitudinali - Ormoni e cervello - Preistoria del cervello - Bilancio - Conclusione - Indice analitico
Prefazione
Può apparire curioso, e forse fuori luogo, che le autrici di questo libro, una biologa e una giornalista, abbiano invitato un antropologo a scrivere qualche riga di prefazione. In realtà, non è strano affatto. I problemi affrontati nei capitoli seguenti sono da tempo al centro delle scienze che si occupano della natura e della società, dunque anche dell'antropologia. L'interrogativo fondamentale del libro può essere riassunto in questi termini: esistono differenze significative nelle capacità intellettuali, sociali, emozionali e fisiche di uomini e donne, a prescindere dall'epoca storica e dalla società a cui appartengono? Se fossero scientificamente dimostrate, tali differenze dovrebbero essere considerate innate oppure acquisite? Questo interrogativo nasce dall'applicazione al campo delle differenze sessuali di una questione più generale, che viene posta in modo particolare a ogni nuova tappa dell'evoluzione delle scienze biologiche: quali sono gli aspetti innati e acquisiti nell'esistenza degli esseri umani? Il compito prioritario delle scienze sociali è appunto quello di catalogare, descrivere e spiegare le diverse modalità di pensiero e d'azione delle società che coesistono sulla superficie del pianeta; mentre le scienze storiche si occupano di analizzare il passato, l'antropologia e la sociologia esaminano le società attuali. In coincidenza con ciascun nuovo progresso delle scienze biologiche, qualche biologo o filosofo, incoraggiato dai mass media, tenta invariabilmente di provare la natura innata di tutte quelle caratteristiche in precedenza ritenute acquisite, o viceversa. Benché camuffata da «fatto scientificamente dimostrato», riconosciamo senza difficoltà la vetusta ipotesi del determinismo biologico delle azioni, delle emozioni e delle rappresentazioni degli esseri umani (aspetti un tempo designati semplicemente con il termine «comportamenti»). Comprendiamo dunque il duplice obiettivo delle autrici, Catherine Vidal e Dorothée Benoit-Browaeys. In primo luogo, si propongono di riesaminare e valutare il rigore metodologico e la portata scientifica delle principali sperimentazioni che forniscono ai partigiani del determinismo biologico nuove prove dell'esistenza di differenze innate tra uomini e donne. Ma attenzione! I difensori del determinismo non s'interessano alla totalità delle differenze, ignorando quelle positive, come ad esempio la cooperazione tra i due sessi nella procreazione. Costoro si occupano esclusivamente delle differenze che determinano i rapporti di ineguaglianza tra i sessi, dimostrando l'esistenza di una disparità nella capacità di eseguire compiti identici, come parlare, calcolare, comprendere, decidere, comandare, correre, ecc. Nel campo delle scienze sociali, chiamate a indagare le diverse forme di ineguaglianza sociale, saltano fuori regolarmente ricercatori – non sempre biologi – che propongono motivazioni biologiche per spiegare come mai i Bianchi siano superiori ai Neri e i popoli civilizzati (composti da euroamericani autoproclamatisi rappresentanti della Civiltà) siano più progrediti dei popoli «primitivi» o «sottosviluppati». Invocare ragioni biologiche per «spiegare» le differenze reali o immaginarie tra gli individui sulla base del sesso, della «razza» o della società di appartenenza, significa ignorare la storia e trasformare avvenimenti storici (se realmente accaduti) in fatti naturali, dunque immutabili. Questa modalità di ragionamento consente non soltanto di spiegare ma anche di giustificare le disuguaglianze, trasformando la scienza in ideologia. Un ordine sociale provvisorio diviene un ordine naturale immutabile […].
23 ottobre 2008 | Corriere della Sera Magazine |