Bandana Republic
con interventi di: Giancarlo De Cataldo, Oscar Iarussi, Michele Mirabella, Vauro
Le vignette di Pillinini descrivono in maniera pungente e sarcastica la realtà politica, il costume e la società di questo inizio millennio.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822062789
- Anno: 2004
- Mese: novembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 208
- Note: illustrato
- Tag: Politica Fumetto Satira Silvio Berlusconi
Le vignette di Pillinini non sono mai ideate e pensate per piacere o per compiacere i lettori. I personaggi politici rappresentati sono gli stessi che rendono la nostra vita complicata se non invivibile. Con le sue vignette corrosive l'autore cerca di far cadere loro la maschera, accentuandone i tratti somatici con l'arma della caricatura. Li assale con furore. Questa raccolta è un carnevale: dietro ogni maschera c'è una notizia o un misfatto. La virtù maggiore di Pillinini è quella di saper cogliere con il suo tratto satirico l'ingiustizia quotidiana. La vera satira politica ha per primo ed insostituibile bersaglio il potere, e lui ogni giorno cerca di fare centro con la sua matita ben appuntita.
Boccate d'aria di Giancarlo De Cataldo - Le vignette muoiono all'alba di Oscar Iarussi - Un gatto di razza di Michele Mirabella - Zucchero fiele e peperoncino di Vauro - Bandana Republic - Pillinini Classic
Introduzione di Michele Mirabella
Un gatto di razza
Pillinini. Pillinini! Pillinini? Omen di un nomen come questo quale potrebbe essere? Maschera della schiatta dei dottori della Commedia dell'arte? Depositario della materia sapienzale dei preziosi ciarlatani e coscienziosi guaritori? Consigliere di corti variopinte in un itinerario diacronico che versa giudizio a cominciare dal buio delle età corrucciate del Medioevo, giù giù fino agli uffici minimalisti di Wall Street? Ve lo immaginate Ser Pillinini a dettar grida all'orecchio del despota irresponsabile per menar vanto coi beoti del contado alle cui figliole impuberi insegna le buone maniere? O a vendere e comprare col battito di un ciglio elettronico azioni e titoli nelle piazze affari di Francoforte o di Hong Kong? Ma c'è quel diminuitivo, quasi vezzeggiativo che spiazza e spinge la congettura verso la pochade fine di secolo affollate di quelli delle mezze maniche, i pazienti travet, e di signore chiacchierone e imbellettate, di camerierine dai rossori impudichi (oh! Le sfacciate!) riservati ai notai e ai perdigiorno delle redazioni dei giornali in redingote e cilindro che scrutano il prossimo col monocolo. Ambiente lombardo, piglio autoritario: «Tel chi' il Pillinini!». Il Pillinini, soldatino del regio esercito, 9° reggimento di Fanteria, terza compagnia, primo plotone ligio e disciplinato, mai imboscato, ma ritroso e furbo come uno Sveick pugliese. Tracagnotto, baffuto, robustissimo. Schivo, osservatore, sagace. Gran mangiatore di rancio ottimo e abbondante. Quando torna dalle trincee, mette su famiglia e decide che per lui non ci saranno più guerre. Oppure il Professor Pillinini, grecista e latinista insigne, severo di acribie filologiche, inflessibile coi somari, sobrio di voti, burbero. Allampanato e alopecico con grandi occhi azzurri smarriti. Scapolo. Autore di uno studio d'insuperata finezza sulla Permanenza dell'alfa ionica in alcune epigrafi della Messapia. Lavora da anni ad una Novissima Sintassi latina del Pillinini. Gli piace il gelato di pistacchio. E se fosse Don Pillinini? Prete operaio. Snobba il Don e si fa chiamare Nick. Gioca a calcetto coi ragazzini di borgata, cacciandosi in capo un fazzolettaccio contadino con i nodi ai quattro punti cardinali di quella sua zucca testarda. Sarebbe stato belloccio se non fosse stato prete. Dice messa dovunque, passa il Natale con i vecchi delle periferie. Veste in borghese e adora sua madre. Accoglie in parrocchia anche le prostitute che scappano dalla strada. Passa le sue ferie a fabbricare scuole in Africa. E il dottor Pillinini? Vogliamo escludere che sia un luminare? Sapientissimo. La scienza per lui è una specie di casa in cui si muove con maestria ed eleganza. Insuperate le sue ricerche altolocate sui batteri del cetriolo e sui sistemi nervosi dei pesci. Il parere del Professor Pillinini è legge in tutti gli ambienti medici del Paese. Consulente di tutte le maggiori intraprese scientifiche, è membro di illustri accademie in tutto il mondo. Alto, di figura imponente, è sempre gioviale e simpatico. Si arrabbia solo una volta all'anno: quando attribuiscono il Premio Nobel. Ad altri. Ma Pillinini non era quel mio compagno di scuola delle elementari? Nicola Pillinini? Quello simpatico, grassoccio, bravissimo nella gara di fischio tra i denti e grande costruttore di cerbottane con la copertina del quaderno? Quello che sapeva a memoria tutti i capoluoghi di provincia d'Italia? Forse sì, è lui. Ma no, troppo facile. Chi non ha avuto come compagno di classe Pillinini? E, poi, in verità, io lo so benissimo chi è il Pillinini. Ho provato a divertirmi, congetturando e fantasticando e rendendogli pan per focaccia. Focaccia barese, naturalmente, non se la prenda: anch'io ho tentato di disegnare le mie vignette. Solo che io non ho la sua matita, i suoi colori, la sua gomma per cancellare che, del resto, non usa mai. E, soprattutto, non ho la sua maestria nell'usarle. Perché Pillinini, il mio compagno di banco Pillinini, disegna da maestro: usa la matita come un vocabolario, i colori come la sintassi, la fantasia diventa segno, la logica si distende in sfumature di grafite, lo scatto umoristico geniale si fa inchiostro. E lo sberleffo irriverente, come sempre la satira ha da essere, si trasforma in geniale guazzetto di linee, chiaroscuri, caricature, parodie, ritratti. E battute fulminanti. Con la fugacissima intuizione dell'attimo eloquente, Pillinini coglie genialmente il tambureggiare delle contraddizioni, la soperchieria degli ipocriti, la doppiezza, il vizio, la debolezza infingarda. Io ci metterei tre cartelle «spazio due» per sanzionarle, indicarle al ludibrio, schernirle, prenderle per i fondelli. Ed il risultato non sarebbe certo. Lui no, lui arriva, staffila, irride, gioca, castiga ridendo e s'apparta per vedere l'effetto che fa. E sorride insieme al lettore, anche se il lettore è la sua stessa vittima. Che poi è il migliore dei successi, perché il vero satiro non odia, non disprezza, non fa delazioni, il vero satiro bacchetta, punisce, castiga, sfotte, ma non desidera la morte della sua preda. Anzi: ci gioca. È come un gatto col topo. Ecco che cos'è Pillinini: un gatto […].
26 settembre 2009 | YouTube |
01 Novembre 2022 | La Gazzetta del Mezzogiorno |