La medicina che non c'è
Oggi a causa della pandemia sono emersi con violenza tutti i limiti del rapporto tra politica e medicina, tra le ragioni della salute e quelle dell'economia: Ottavio Davini ci guida allora in una riflessione acuta e attuale sulla "medicina che non c'è".
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La pandemia ha reso evidente la nostra difficoltà di comprendere la scienza e la sua complessità. Il caos comunicativo ha evocato, nel bene o nel male, una medicina che non c’è. Davini ci mostra come imparare a convivere con le inevitabili incertezze, e non essere in balia degli istinti o della peggiore politica. Per credere nella vera medicina, e non nelle illusioni.
Introduzione - La medicina delle incertezze - Navigare nella complessità - La medicina delle illusioni - I numeri del rischio - Troppe diagnosi? - La medicina dell’ignoranza - Perché non crediamo nella scienza? - Conclusioni - Letture consigliate
Introduzione
La pandemia da SARS-CoV-2 ha fatto esplodere le contraddizioni di quella visione schizofrenica con cui osserviamo da anni la medicina, sgretolando in molti l’idea (sbagliata) che sia sempre possibile risolvere magicamente ogni nostro problema di salute, e per converso alimentando in altri l’idea (ancora più sbagliata e pericolosa) che la scienza sia inutile per fronteggiare le sfide future; o, peggio, sia alleata di oscuri poteri che minacciano l’umanità.
Tra i cittadini le domande si moltiplicano. Perché non capisco quello che sta succedendo? Come mai ci sono tante idee diverse? Perché non riusciamo a risolvere questo problema? Vorrei proporre alcune risposte, in particolare per coloro che, sconcertati dalla pandemia, aspirino a comprendere meglio cosa siano oggi scienza, medicina e salute, cosa le leghi tra loro e quanto dipendano dalla società nel suo complesso. E, perché no, anche per capire dove stiamo andando.
Siamo immersi nel nostro presente e fatichiamo a inserire in una prospettiva storica quel che accade nella società; stentiamo così a realizzare quanto sia migliorata la nostra salute nell’ultimo secolo, consentendoci di raddoppiare l’aspettativa di vita; larga parte del merito è della medicina moderna, che ci ha portato – naturalmente facendoci pagare qualche prezzo – ai limiti della nostra natura biologica.
Credo sia venuto il momento di governare con equilibrio queste conquiste e quelle che verranno, separando con cura la realtà dall’illusione, imparando a convivere con le incertezze e coltivando il dubbio, ma non il pregiudizio.
Non dobbiamo, in poche parole, cercare una medicina che non c’è.
Mi concentrerò pertanto su quelli che io ritengo siano gli ostacoli più seri allo sviluppo di un dibattito informato su presente e futuro della medicina, tale da garantire che le nostre scelte si fondino su ciò che realisticamente possiamo chiedere alla scienza. E vorrei dimostrare quanto terribilmente peggio sarebbe ignorarla, rincorrendo paure ataviche o disparate teorie del complotto: siamo saliti molto in alto e cadere sarebbe catastrofico.
Ogni tanto dovrò estendere lo sguardo alla società e alla nostra capacità di interpretarne i fenomeni, perché medicina e società, come scrisse il grande bioeticista Daniel Callahan, vanno nella stessa direzione.
La pandemia da SARS-CoV-2 ha fatto esplodere le contraddizioni di quella visione schizofrenica con cui osserviamo da anni la medicina, sgretolando in molti l’idea (sbagliata) che sia sempre possibile risolvere magicamente ogni nostro problema di salute, e per converso alimentando in altri l’idea (ancora più sbagliata e pericolosa) che la scienza sia inutile per fronteggiare le sfide future; o, peggio, sia alleata di oscuri poteri che minacciano l’umanità.
Tra i cittadini le domande si moltiplicano. Perché non capisco quello che sta succedendo? Come mai ci sono tante idee diverse? Perché non riusciamo a risolvere questo problema? Vorrei proporre alcune risposte, in particolare per coloro che, sconcertati dalla pandemia, aspirino a comprendere meglio cosa siano oggi scienza, medicina e salute, cosa le leghi tra loro e quanto dipendano dalla società nel suo complesso. E, perché no, anche per capire dove stiamo andando.
Siamo immersi nel nostro presente e fatichiamo a inserire in una prospettiva storica quel che accade nella società; stentiamo così a realizzare quanto sia migliorata la nostra salute nell’ultimo secolo, consentendoci di raddoppiare l’aspettativa di vita; larga parte del merito è della medicina moderna, che ci ha portato – naturalmente facendoci pagare qualche prezzo – ai limiti della nostra natura biologica.
Credo sia venuto il momento di governare con equilibrio queste conquiste e quelle che verranno, separando con cura la realtà dall’illusione, imparando a convivere con le incertezze e coltivando il dubbio, ma non il pregiudizio.
Non dobbiamo, in poche parole, cercare una medicina che non c’è.
Mi concentrerò pertanto su quelli che io ritengo siano gli ostacoli più seri allo sviluppo di un dibattito informato su presente e futuro della medicina, tale da garantire che le nostre scelte si fondino su ciò che realisticamente possiamo chiedere alla scienza. E vorrei dimostrare quanto terribilmente peggio sarebbe ignorarla, rincorrendo paure ataviche o disparate teorie del complotto: siamo saliti molto in alto e cadere sarebbe catastrofico.
Ogni tanto dovrò estendere lo sguardo alla società e alla nostra capacità di interpretarne i fenomeni, perché medicina e società, come scrisse il grande bioeticista Daniel Callahan, vanno nella stessa direzione.
20 Settembre 2021 | La Repubblica |
27 Settembre 2021 | www.quotidianopiemontese.it |
29 Ottobre 2021 | Nybramedia.it |
01 Giugno 2022 | www.grusol.it |
01 Agosto 2022 | www.grusol.it |
21 Gennaio 2023 | L'endocrinologo |
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