Un mondo di matematica
Dalle piramidi egizie alle meraviglie dell'Alhambra
Che cosa hanno in comune le piramidi d’Egitto, le decorazioni dell’Alhambra e le carte geografiche? Peter Higgins ci invita a un viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta della matematica e del suo impatto sulla nostra visione del mondo.
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068156
- Anno: 2010
- Mese: maggio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 272
- Note: illustrato
- Tag: Scienza Matematica Geometria
La storia della matematica inizia alcune migliaia di anni fa, quando l’uomo sente il bisogno di organizzare la propria conoscenza del mondo a partire dai suoi aspetti più pratici: contare i capi di bestiame, conoscere l’estensione dei campi coltivati, misurare il tempo attraverso lo studio degli astri. Da quel momento, la lettura matematica della realtà non ha mai smesso di affascinarci e di stimolare la nostra fantasia, spingendoci a creare ed esplorare nuovi mondi. In questo libro Peter Higgins ci racconta come si è sviluppato il rapporto tra l’uomo e la matematica dai suoi albori fino ai nostri tempi, sottolineando il ruolo fondamentale della geometria nella nostra comprensione del mondo. Gli esempi scelti dall’autore privilegiano infatti l’aspetto visuale rispetto alle formule tradizionali, come testimoniano le sue stesse parole: «una figura semplice, magari disegnata da voi stessi, può fare miracoli, consentendovi di mettere a fuoco un’idea che altrimenti rimarrebbe confusa». Seguendo l’itinerario proposto dall’autore, il lettore scoprirà come si è evoluta la geometria dalle intuizioni di Talete e Pitagora alla nascita dei mondi non euclidei; esplorerà il mistero della simmetria, dalle decorazioni dell’Alhambra alle invenzioni surreali di Escher; e potrà cimentarsi, se lo vorrà, con le dimostrazioni e i problemi che hanno impegnato i matematici nel corso dei secoli. Higgins dimostra ancora una volta di saper stimolare la curiosità dei lettori coniugando il rigore matematico con il fascino di una narrazione ricca di dettagli e suggestioni.
Prefazione - 1. In viaggio intorno al mondo - Convessità e coste frastagliate - Triangoli rotondi - 2. Un mondo in viaggio - La storia del moto del Sole, della Luna e dei pianeti - 3. La rappresentazione geometrica - Misura e geometria - I Pitagorici - La crisi e il caos - Euclide di Alessandria - 4. Il mondo di Archimede - Oggi le coniche - Corpi in equilibrio - Il centro di un triangolo - Punti di equilibrio - Centroidi di solidi - 5. Riflessioni e curve - Il problema di Erone - Coni, curve e lampade - La parabola: il caso dell’uguaglianza - 6. Ricopriamo il mondo - Rivestimenti regolari - L’eredità araba - Le diciassette simmetrie dell’Alhambra - 7. Costruzioni possibili e impossibili - Le costruzioni semplici - Costruzioni basate sulla sezione aurea - e sui numeri primi di Fermat - Infrangiamo le regole - I limiti degli strumenti euclidei - Le tassellature e la sezione aurea - 8. Per intenditori - Per saperne di più - Indice analitico
Archimede non era solo un genio; ormai è chiaro che era anche un matematico preparatissimo. Se da un lato nei suoi lavori non transigeva sul rigore assoluto delle dimostrazioni, dall’altro era in grado di apprezzare l’importanza dell’approccio intuitivo e fisico come guida verso nuove scoperte. Questo modo nuovo di concepire il pensiero di Archimede emerse solo dopo il 1906, anno in cui il filologo danese Johan Ludvig Heiberg scoprì su una pergamena custodita a Costantinopoli un manoscritto di Archimede ritenuto perduto da più di mille anni, Il metodo.
La pergamena era stata utilizzata per copiare il metodo nel corso del X secolo ma trecento anni dopo era stata cancellata per lasciare il posto a una collezione di preghiere e testi liturgici della Chiesa ortodossa. Fortunatamente il processo di pulitura non era stato così accurato da distruggere l’originale, e gli studiosi riuscirono a ricostruire buona parte dei lavori originali di Archimede attraverso un’analisi minuziosa e l’utilizzo di tecniche fotografiche. Fu un doppio colpo di fortuna: non solo il palinsesto rappresenta l’unica fonte di quel prezioso manoscritto, ma Il metodo è diverso da tutte le altre opere del matematico siracusano.
Ne Il metodo Archimede ci spiega in che modo l’uso sistematico dell’idea intuitiva di momento in equilibrio intorno a un fulcro sia stato fondamentale per condurlo alle sue più importanti scoperte in campo matematico. Si spinge persino a mettere in evidenza i punti deboli del suo approccio, come il fatto di assumere che un’area possa essere pensata come una somma di segmenti rettilinei: si tratta di un’idea troppo debole per derivarne un’analisi rigorosa ma che in certi casi particolarmente problematici può portare a risultati corretti, come abbiamo visto prima analizzando il problema dell’equilibrio rispetto alla mediana di un triangolo.
Conoscendo l’intelligenza di Archimede, la sua conoscenza della geometria e il suo uso sistematico delle intuizioni di natura meccanica come fonte di scoperte matematiche, i teoremi di Pappo sono proprio il genere di risultato che ci saremmo aspettati da lui. Di sicuro le conoscenze di Archimede andavano ben al di là di quanto ci rivelano le sue opere conosciute: lo testimoniano gli studiosi arabi medievali, i quali, avendo a disposizione documenti che non sono mai giunti fino a noi, citano altri risultati noti a quell’epoca, come la formula di Erone per calcolare l’area del triangolo a partire dalla lunghezza dei suoi lati. È probabile che anche Pappo, vissuto seicento anni dopo Archimede, non avesse più accesso a gran parte delle scoperte importanti del passato. E lo stesso Pappo si vide togliere per molto tempo la paternità dei teoremi sui centroidi, riscoperti all’inizio del XVII secolo dal matematico svizzero Paul Guldin al cui nome vengono talvolta ancora associati.
Oggi si tende a considerare la determinazione di aree e volumi complicati come una questione di competenza dei libri di calcolo integrale. Eppure abbiamo visto come sia possibile ricavarli servendosi di tecniche algebriche e geometriche più semplici.
Molti dei problemi classici affrontati dagli studenti dei corsi di analisi matematica, infatti, erano già stati risolti in maniera più che soddisfacente da Archimede e dai suoi amici matematici dell’antica Grecia con quelle tecniche che ormai nessuno più considera, fatta eccezione per gli storici della matematica. Non mancano altri esempi: una fetta di cilindro circolare retto, il volume dell’intersezione di due tubi cilindrici, aree di superfici formate da spirali, e l’area sottostante un segmento di parabola (ricordiamo che un proiettile sotto l’azione della forza di gravità segue una traiettoria parabolica). Non potendo disporre delle tecniche del calcolo integrale, che consentono di arrivare al risultato attraverso un processo iterato all’infinito, Archimede procedeva scegliendo un candidato alla soluzione del problema (soluzione che indubbiamente era già stata ricavata attraverso tecniche simili a quelle esposte nel suo Metodo); dopo di che, sfruttando metodi che già ai suoi tempi avevano fama di essere stati scoperti da Euclide o da altri grandi matematici, si serviva di un calcolo finito per dimostrare che qualsiasi altra risposta non poteva essere giusta.
Per trovare un’alternativa più rigorosa a un approccio così poco naturale, a questa misteriosa ispirazione seguita da una specie di procedimento matematico per eliminazione, si dovettero aspettare 1900 anni, fino all’epoca di Isaac Newton.