La signora delle comete
Intrighi e misteri della missione spaziale Rosetta
con un'intervista ad Amalia Ercoli Finzi
prefazione di Giovanni Caprara
Un libro a quattro mani: al racconto romanzato a tinte gialle della missione Rosetta, fa da controcanto una conversazione con la brillante scienziata italiana che ha guidato il progetto aerospaziale per portare una sonda sul dorso di una cometa.
- Collana: Gli asteroidi
- ISBN: 9788822057044
- Anno: 2018
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 184
- Tag: Scienza Romanzo Astronomia Astrofisica
La quiete sonnacchiosa dell’Università di Parma, insieme a quella dei grandi apparati internazionali di ricerca scientifica, è sconvolta dall’arzilla professoressa Amalia, che si ritrova invischiata in una faccenda dai contorni misteriosi legata alla missione spaziale Rosetta. La sonda è giunta con successo sul dorso della cometa 67P dopo un viaggio lungo dieci anni, ma al suo arrivo iniziano a verificarsi misteriosi eventi a tinte gialle. Spinta da un’irrefrenabile curiosità intellettuale, Amalia veste i panni di un improvvisato investigatore e va alla ricerca di risposte a domande non banali: che cosa ha davvero trovato la sonda sul nucleo della cometa? Si tratta della chiave per la comprensione dell’origine della vita sulla Terra? O è tutta una montatura dietro cui si celano interessi politici ed economici su scala globale?
Il libro è composto da due parti: il racconto romanzato, rivisitato dalla fantasia dell'autore e arricchito da spunti e vissuti familiari, e una breve intervista alla professoressa Amalia Ercoli Finzi, che ripercorre le tracce più salienti dell'incredibile avventura dell'esplorazione spaziale e in particolare della missione Rosetta. Grazie ai dati raccolti dalla sonda, la ricerca dei mattoni della vita nel Sistema Solare è forse arrivata a un punto di svolta.
Così è nata la “signora delle comete” prefazione di Giovanni Caprara - Laika era una femmina - La stella di Betlemme - Donec totum impleat orbem - L’anolino della fortuna - Il moretto ci metteva il carbone - Il “taglio” del 1960. Flashback - Crisi in atterraggio - Il touchdown - Attraversando la Germania - La procedura è sconvolta - Quando l’acqua incontra una diga - Dalle pagine della Gazzetta - Le allegre comari - A dorso del bìgol - La sorgente della vita - Il roveto ardente - Più veloce del direttissimo per Roma - Il geoglifo di Amilcare - L’anima di Ra - La lista delle cose da fare - La signora delle comete - Tu sei fortissima - La spaccatura nell’acciaio - Seduzione al congresso - Una partita a Cluedo - A lezione - Tre boeri di fila - L’apice della parabola - La setta - I lavori della commissione - Il premio - La magia - La zuppa cosmica - Il perdono - Il biscione di Milano - Balle spaziali - Da A a B - Nota finale - Qua e là nello spazio, inseguendo una cometa intervista ad Amalia Ercoli Finzi
Il touchdown
Nella sala operativa la tensione si taglia con il coltello.
Lo sgancio del modulo dalla sonda era stato programmato alcune ore prima, e il comando era infine stato inviato nello spazio. Alle tre del mattino il capo delle operazioni era stato svegliato da un messaggio e richiamato in sala: Rosetta aveva risposto con un “ready”. L’atterraggio sulla cometa era attivato.
Manca davvero poco all’ora fatidica. Sono tutti in un religioso silenzio.
Amalia vorrebbe saperne di più sull’eventualità di una crisi, ma sa anche che non è il momento opportuno per fare domande e cerca quindi di leggere i segnali e interpretare i gesti dei suoi colleghi. Gironzola curiosa e furtiva tra le postazioni di controllo, tentando di non farsi notare, prima che un addetto la riporti al suo posto riservato in quella specie di platea allestita al di là del vetro della regia di comando.
Cerca lo sguardo del direttore di volo, un suo ex studente. Ma Andrea è troppo impegnato e concentrato per accorgersi di lei.
La afferra per il braccio il responsabile delle operazioni di missione, che con un gesto gentile la spinge verso la porta. Amalia posa una mano sopra la sua.
«Paolo, hai le mani gelate!», lo apostrofa lei.
«E ci credo», risponde lui, conducendola sempre gentilmente ma inequivocabilmente verso l’uscita della stanza. Poi fermandosi sulla soglia, le sussurra all’orecchio: «Sai, sono molto preoccupato. E non per il razzetto, che non ci spingerà giù, ma amen. C’è di peggio. Salta fuori solo ora. Nell’ultima simulazione in laboratorio, quando i tedeschi hanno tirato fuori dal congelatore l’esplosivo che avevano messo negli arpioni di ancoraggio, questo non si è più innescato. Dodici anni ci hanno messo per capirlo! C’è il rischio che Philae non si agganci alla superficie, se davvero la carica degli arpioni non li spara fuori. Me lo ha detto Kirk, il danese, ieri sera tra una birra e l’altra. Ma tu non dire niente, ti prego, che quelli del Max Planck Institute sai come sono... convinti che i loro strumenti siano sempre perfetti. Speriamo sia vero. Shhh!».
Amalia, col dito ancora sulle labbra a sigillare il patto di silenzio, si avvia verso il suo posto nell’adiacente sala per il pubblico, stracolma di giornalisti.
Rosetta viene spostata sull’orbita di lancio. È il momento del distacco.
Philae viene sganciato e inizia la sua lenta traiettoria in caduta libera.
Guardando da giù in su, scatta delle fotografie di sua mamma Rosetta, e le manda un ultimo saluto.
Anche Rosetta gli fa una foto, che tranquillizza gli animi, mostrando il modulo con le sue tre zampe ammortizzate ben aperte, così da non farsi male al contatto con la superficie.
Passano all’incirca sette ore, molto tranquillamente.
I giornalisti sono richiamati in sala poco prima del momento previsto per il touchdown.
Gli schermi presenti in sala mostrano dei grafici, una curva sinusoidale verdastra su sfondo nero, che di per sé non dice molto.
Fiato sospeso e silenzio assoluto in sala controllo.
A un certo punto, Andrea, con un enorme sorriso, esclama: «Credo che siamo atterrati!».
Sì, il grafico mostra una variazione nella sua curva. Philae è atterrato sulla cometa, un touchdown a cinquecento milioni di chilometri di distanza dalla Terra. Un’impresa che ha dell’incredibile.
La sala scoppia in un grande boato. Tra gli applausi, la gioia degli scienziati è incontenibile. Alcuni saltano dalla felicità, altri si abbracciano tra di loro. Qualcuno ha le lacrime agli occhi per la commozione.
Le telecamere di tutto il mondo riprendono le scene di euforia, e i giornalisti si scatenano con le prime interviste in diretta ai responsabili del progetto, che a stento riescono a parlare per l’emozione di questo momento tanto atteso.
A Colonia, nell’altro centro dell’ESA in Germania dove si controllano gli strumenti in dotazione al modulo di atterraggio, c’è invece molto meno entusiasmo.
I dati della telemetria mostrano qualcosa di strano: Philae sta eseguendo la sequenza programmata per il post atterraggio, ma il modulo è ancora in movimento. Sembra che stia ancora volando, da qualche parte nello spazio. Questo non va bene, ma non si riesce a capire cosa stia succedendo.
I responsabili tecnici degli arpioni mormorano qualcosa preoccupati. Poco dopo è chiaro che Philae non si è ancorato al suolo come avrebbe dovuto. Gli arpioni non hanno funzionato, la loro carica esplosiva non si è attivata.
Con un suolo soffice e vaporoso, al contatto il modulo è rimbalzato e ha iniziato a fare una lunga capriola.
La preoccupazione è ora massima: l’attrazione gravitazionale della cometa è bassissima e se Philae dovesse raggiungere la velocità di fuga potrebbe perdersi per sempre nello spazio più profondo, vanificando i sogni, le speranze e il lavoro di migliaia di uomini e donne.
Rosetta che sorveglia Philae dall’alto manda delle fotografie.
In una si nota l’impronta del modulo sulla superficie nel punto in cui sarebbe dovuto atterrare, ma di lui non c’è traccia.
Finalmente, dopo un paio d’ore, l’indicatore della rotazione improvvisamente si arresta.
Nessuno sa bene cosa pensare. Non si sa in che punto della cometa sia arrivato il modulo dopo il rimbalzo, però è ancora in contatto radio con Rosetta e da lì con la Terra.
Ha in dotazione una batteria primaria precaricata, che, da quanto indica la telemetria, erogherà potenza per circa due giorni e mezzo. Può iniziare a lavorare, anzi sarebbe meglio partire subito con le attività previste. Non si sa infatti se il visitatore sarà ben accetto e tollerato. Per la cometa è un’esperienza tutta nuova. La più nuova da quattro miliardi di anni.
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