Storia letteraria delle malattie
Un affascinante viaggio fra gli autori della letteratura italiana – Petrarca, Boccaccio, Manzoni, Verga e tanti altri – che hanno raccontato le grandi epidemie susseguitesi nella nostra Penisola, dalla peste nera del 1348 fino alle ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063519
- Anno: 2024
- Mese: febbraio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 272
La letteratura nasce, in Occidente, con la descrizione di un’epidemia, quella che nell’Iliade provoca la contesa fra Achille e Agamennone. All’Iliade hanno fatto seguito moltissimi testi che evocano o trattano la malattia contagiosa. Il volume ripercorre questa storia e propone un affascinante viaggio fra gli autori della letteratura italiana che sono stati diretti testimoni delle grandi epidemie susseguitesi nella nostra Penisola, dalla peste nera del 1348 al mal francese, che conobbe l’apice della sua diffusione nel Cinquecento, fino alle ricorrenti epidemie di colera dell’Età moderna.
Le voci di alcuni tra i più grandi autori italiani – Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Manzoni, Verga – si intrecciano a quelle di autori meno noti che ai “grandi” guardano come a modelli imprescindibili per la narrazione del contagio.
Prologo
Introduzione
La malattia contagiosa
Il contagio nella letteratura antica
Dalla peste nera alla peste manzoniana
La malattia contagiosa nella narrativa novecentesca
Capitolo primo
La peste del 1348: Petrarca, Boccaccio e gli altri
La peste nera nelle cronache cittadine e nella novellistica
La narrazione privata della peste: Francesco Petrarca
Una tenzone sulla peste
Capitolo secondo
Alle soglie del mondo moderno: fra Consilia e devozione
Il Consilio contro la pestilentia di Marsilio Ficino
Il Tractato de la pestilentia di Girolamo Manfredi
Il Testamento preservativo e curativo di Bonino Mombrizio
La Letilogia di Bettino da Trezzo
La peste nel De calamitatibus temporum di Battista Mantovano
Capitolo terzo
Il primo Cinquecento fra vecchie e nuove malattie
La peste in Machiavelli e Berni
Il mal francese nella poesia burlesca
Il motivo del contagio nella letteratura misogina
Il morbo gallico tra scienza ed epica
Capitolo quarto
Da Verona a Milano a Palermo: la peste del 1575-1577
Il successo della peste di Alessandro Canobbio
Il Dialogo della peste di Paolo Bellintani
L’Informatione del pestifero et contagioso morbo di Giovanni Filippo Ingrassia
Capitolo quinto
«A peste, fame et bello libera nos, Domine»: il secolo di ferro
La peste fiorentina del 1630
La peste manzoniana
La peste napoletana del 1656
Capitolo sesto
Oltre la peste: la malattia contagiosa fra Settecento e Ottocento
Del governo della peste di Ludovico Antonio Muratori
L’innesto del vaiuolo di Giuseppe Parini
Il colera a Napoli
Il colera in Sicilia
La tubercolosi nella letteratura italiana
Indice dei nomi
PROLOGO
Sono stati mesi difficili quelli della pandemia: da un canto il terrore che solo una malattia sconosciuta può incutere, l’incertezza circa le modalità di trasmissione del virus e i dispositivi di protezione da adottare, l’incremento costante del numero dei contagiati e dei morti, le immagini delle città – fino a poco prima brulicanti di vita e gioiosamente inconsapevoli – vuote, ferme, silenziose, quasi pietrificate dal dolore e dalla paura.
Dall’altro, la chiusura delle frontiere, l’isolamento, l’impossibilità, per molti, di continuare a lavorare, il venir meno della possibilità di compiere i più elementari gesti quotidiani, l’assalto ai supermercati e le risse per accaparrarsi l’ultimo litro di latte o l’ultima confezione di disinfettante. Ma anche il frettoloso esodo notturno verso sud dei tanti fuorisede poco dopo l’annuncio dell’obbligo di quarantena, la diffusione – parallela a quella del virus e quasi altrettanto inquietante – di fake news, la quotidiana attesa del bollettino serale della Protezione Civile col numero dei nuovi contagi e delle vittime, la ricerca spasmodica del paziente zero ossia del presunto responsabile dell’introduzione del virus in Italia, la caccia agli untori, le discriminazioni nei confronti dei cittadini di nazionalità cinese, la ricerca di un capro espiatorio, di un nemico da combattere in quanto incarnazione del male, le teorie complottiste, la contrazione dei rapporti internazionali e i rigurgiti di nazionalismo. Un quadro fosco, cupo, opprimente.
Di qui è nata la scelta di interrogare gli autori che, sin dalle origini della storia letteraria occidentale, hanno riflettuto sul modo in cui l’uomo reagisce di fronte al diffondersi di una malattia altamente contagiosa e foriera di morte, rovina e devastazione. La storia dell’umanità è costellata di momenti bui, certo, ma anche di rinascite.
Rileggere quegli autori ha significato ricordare che, quando il buio sembra albergare nel mondo e nel fondo dell’animo umano, la letteratura – la grande letteratura, quella delle opere immortali che in ogni momento hanno qualcosa da rivelare – offre la possibilità di rifugiarsi in un universo apparentemente parallelo, dal quale osservare «l’aiuola che ci fa tanto feroci» (Dante, Par. XXII, v. 151).
Devo a Davide Canfora, che desidero qui ringraziare di cuore, lo stimolo a proseguire il lavoro intrapreso durante i primi mesi di pandemia: questo saggio vede la luce grazie a lui.
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