Guerra e sacrificio
a cura e prefazione di Annamaria Rivera
Un'acuta analisi antropologica della violenza estrema nelle società tradizionali e moderne, per illuminare l'attualità e decifrare la barbarie della guerra totale dei nostri giorni.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063021
- Anno: 2008
- Mese: marzo
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 168
- Tag: Antropologia Politica Guerra
Rompendo lo schema binario che oppone le società tradizionali alle società moderne, l'autore mostra la continuità fra il sacrificio primitivo e la guerra, per analizzare, da un punto di vista antropologico, le forme estreme di violenza, anche attuali, nonché le retoriche e i dispositivi simbolici che sorreggono la guerra imperiale. Qualunque cosa ne pensino gli antropologi, il sacrificio è distruzione dell'altro. Qualunque cosa ne pensino gli strateghi, la guerra totale è la trasformazione del potere sacrificale in potere assoluto: è l'espressione di una sovranità fondata sullo stato d'eccezione e di una logica sacrificale appena mascherata dalla retorica di «zero morti». Il sacrificio e la guerra non sono eventi ineluttabili. Come alternativa al meccanismo sacrificale v'è un altro dispositivo per regolare la violenza: il contratto sociale. La riabilitazione della politica non scongiura le guerre, ma almeno le reintegra nella dimensione degli interessi e degli equilibri che normalmente guidano l'esistenza sociale. Scritto in uno stile tanto rigoroso quanto accessibile, questo saggio è un prezioso contributo all'antropologia della violenza.
Prefazione all'edizione italiana di Annamaria Rivera - Premessa - Introduzione - 1. Guerra e sacrificio. Dal martirio allo «zero morti» - «Zero-morti», morti illimitati - Sacrificio di sé, sacrificio dell'altro - Sacrificio o pura distruzione? - Martirio o nichilismo? - 2. Guerra e catastrofe. Il paradosso del «rischio zero» - Avversione per il rischio e panico di fronte alla catastrofe - La guerra, ovvero la certezza della catastrofe - 3. Guerra e reciprocità negativa. L'opposizione amico/nemico - Logica dell'immediatezza e reciprocità negativa - Le guerre contemporanee e l'opposizione amico/nemico - Guerra totale e politica d'eccezione - 4. La guerra e i cerchi dello scambio. Lo spazio tripartito dell'ostilità - La guerra e la logica dello scambio - La guerra come aspirazione alla politica - La guerra e la reversibilità della relazione - La fase estrema dell'ostilità: la guerra totale - 5. Guerra reale e guerra assoluta. Un approccio alla guerra totale - Guerre limitate e guerre illimitate - Guerra reale e guerra assoluta - L'origine della guerra totale - Le guerre totali contemporanee - 6. Guerra totale e impero. L'escalation verso l'estremo - L'impero come ordine militare - «Scontro di civiltà» o frattura nell'impero? - Mimetismo e rivalità in seno all'impero - 7. Guerra e sacrificio. La violenza costruita - La ragione sacrificale moderna - La violenza sacrificale al centro della guerra - Il sacrificio come violenza estrema - 8. Guerra e sacrificio. L'indifferenza condivisa - L'indifferenza di fronte alla guerra - L'indifferenza verso il principio del sacrificio - La natura sacrificale della guerra - La figura animalesca del nemico -9. Guerra e politica. L'assenza al mondo - Quando la guerra sfugge alla politica - Il rovesciamento dell'aforisma di von Clausewitz - Postfazione. La guerra come sacrificio - Perché guerra e sacrificio? - La guerra è sacrificio, il sacrificio è violenza - Sciogliere il nodo gordiano del sacrificio - Bibliografia - Indice analitico
Premessa
All'origine di questo libro vi sono un disagio intellettuale e uno scrupolo d'ordine etico. Il primo riguarda le categorie e le metafore che vengono usate per dar conto dei problemi mondiali più scottanti: guerra giusta o ingiusta; sacrificio necessario; martiri d'una causa nobile; lotta del Bene contro il Male; individuare i veri nemici; contenere i rischi e le minacce terroristiche; preparare un ambiente internazionale sicuro... Lo scru polo etico ha a che fare con la percezione dello scarto fra le violenze estreme praticate da ogni parte e i vantaggi che si pensa ne discenderanno per la propria parte o addirittura, in un empito di compassione reale o fittizio, per l'intera umanità – ognuna delle parti, evidentemente, ritenendo di rappresentare l'umanità ed escludendo l'altra dalla sfera dell'umano. Il disagio è anche politico. Mi chiedo come e in quale misura noi siamo tutti responsabili di ciò che accade nel mondo. Non si tratta tanto di rispondere alla domanda «Che fare?» – per rispondere occorre possedere una verità ideologica – quanto di chiedersi: «Perché ciò succede in questo modo?».
La risposta che do a tali questioni è duplice. Con quest'opera cerco anzitutto di fare chiarezza su nozioni essenziali per la vita sociale come la guerra, il sacrificio, la violenza, il rischio, la catastrofe. Queste nozioni riguardano, a vari livelli, tutte le società. Cerco quindi di compiere un esercizio di messa a distanza dell'attualità del mondo contemporaneo, leggendolo, anch'esso, secondo queste categorie. Mettendo a distanza il presente, cerco di renderlo più leggibile, pur consapevole che quest'esercizio intellettuale deve nutrirsi anche dell'esperienza del quotidiano, dell'esperienza sensibile e dunque conservare una tonalità che le rispecchi. Inoltre, questo saggio ambisce a prendere posizione sulle questioni del mondo. Non scommette su risposte preconfezionate, ma sull'apertura di prospettive che siano capaci di andare al di là della paralisi del pensiero, dell'accettazione passiva del reale o, peggio ancora, dell'indifferenza.
La stessa genesi di questo progetto si è nutrita di questa duplice esigenza. Durante un convegno mi chiesero, in qualità di antropologo, di commentare a caldo l'ultimo intervento americano in Iraq e le probabili conseguenze sulle relazioni fra i popoli. Mi si pose dunque la questione di come parlare della guerra: che postura decentrata adottare? In rapporto a quali altri livelli della realtà analizzarla? A cominciare da quale luogo e a che titolo farlo? E soprattutto, perché farlo? Al tempo stesso scientifica e impegnata, quest'opera è la somma dei tentativi di dare risposte a queste domande.
Questo libro ha beneficiato dei consigli di parecchi conoscenti, colleghi e amici. Tengo a ringraziare in modo particolare: Marianne Kilani-Schoch, interlocutrice privilegiata ed esigente, che mi ha permesso, attraverso una lettura tanto rigorosa quanto distanziata, di esplicitare e di precisare man mano i miei argomenti; la mia collega Viviane Cretton, per i suggerimenti che mi hanno aiutato a completare alcuni passaggi e ad aggiungere nuove informazioni; il mio amico e collega Claude Calame, le cui note critiche mi hanno spinto a riprendere il mio tema, specie riguardo alla categoria del sacrificio.
Molte delle idee che sono sviluppate qui sono state presentate nel quadro d'incontri scientifici. Perciò ringrazio tutti coloro che, da vicino o da lontano, hanno prestato attenzione alle mie argomentazioni. Va da sé che sono l'unico responsabile delle idee sostenute in quest'opera. I miei ringraziamenti vanno infine all'Istituto di Antropologia e di Sociologia dell'Università di Losanna per il sostegno che ha dato alla pubblicazione di questa opera.
04 maggio 2011 | Liberazione |