Pianeta acustico
Viaggio fra le meraviglie sonore del mondo
prefazione di Andrea Frova
Una formidabile odissea sonora che dai riverberi riecheggianti nel ventre di Londra ci condurrà attraverso le meraviglie acustiche del pianeta, fino al luogo più silenzioso del mondo.
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068583
- Anno: 2015
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 320
- Note: illustrato
- Tag: Scienza Fisica Musica Acustica
Dopo anni passati a eliminare i suoni indesiderati nei luoghi pubblici, dagli eccessi di riverbero nelle sale da concerto al rimbombo delle voci nelle aule scolastiche, Trevor Cox, uno dei massimi esperti inglesi di ingegneria acustica, si rende conto che, invece di provare a cancellare i suoni rari e i rumori bizzarri, dovremmo preservarli e conoscerli come veri e propri tesori acustici.
Pianeta acustico è un viaggio nei misteri delle meraviglie sonore del mondo. Nel deserto del Mojave, l’autore scopre dune che cantano, in Francia, un’eco che racconta barzellette, in California una strada musicale: percorrendola, si ascolta l’ouverture del Guglielmo Tell. E nelle cattedrali di tutto il mondo capisce come l’acustica abbia potuto cambiare la storia della musica sacra e della stessa Chiesa. Muovendosi con agilità tra fisica e musica, archeologia e neuroscienze, biologia e design, Cox spiega come nascono i suoni, come vengono modificati dall’ambiente e come reagisce il nostro corpo a particolari rumori, da quelli più bizzarri ed esotici ai suoni altrettanto unici e sorprendenti prodotti dall’ambiente in cui viviamo.
In una realtà dominata dal «visivo», questo libro ci invita a riscoprire il mondo nascosto dei suoni, a non essere solo ascoltatori passivi ma ad aprire le nostre orecchie – e la nostra mente – alla maestosa cacofonia che ci circonda.
Prefazione di Andrea Frova - Prologo - 1. Il luogo più riverberante del mondo - 2. Le rocce risonanti - 3. Il pesce che abbaia - 4. Echi dal passato - 5. Sull’orlo della follia - 6. Le sabbie che cantano - 7. I luoghi più silenziosi del mondo - 8. I luoghi del suono - 9. Le meraviglie del futuro - Ringraziamenti - Note - Indice analitico
Prologo
«È sicuro?». Mentre scrutavo all’interno del tombino scoperchiato le mie narici furono aggredite da un odore disgustoso. La scala metallica spariva nel buio. Mi ero fatto l’idea che un’intervista radiofonica sull’acustica delle fogne dovesse comprendere una visita ufficiale, con tanto di autorizzazioni, e invece era cominciata con una passeggiata in un parco di Londra in una sera d’estate.
Bruno, l’intervistatore, estrasse una grossa chiave dallo zaino, sollevò un tombino che si trovava a poca distanza e mi invitò a scendere.
Era legale vagabondare nelle fogne senza un permesso? E se all’improvviso la galleria si fosse allagata? Non sarebbe stato meglio avere un canarino per segnalare la presenza di gas velenosi? Scrutavamo nell’oscurità, ignorati dai passanti.
Scacciai le preoccupazioni e mi calai con circospezione per la scala lunga che conduceva alla fogna, più o meno 6 metri più giù.
Era un canale di scolo costruito in epoca vittoriana, una lunga galleria cilindrica con le pareti in mattone. Il suolo era infido e scivoloso e l’odore mi faceva accapponare la pelle. Battei le mani una contro l’altra per quello che mi consentivano i guanti di gomma e cominciai a contare mentalmente, con molta calma: «uno, due, tre...» per misurare il tempo impiegato dal suono a spegnersi.
Dopo 9 secondi mi raggiunse il brontolio distante dell’eco.
Dato che il suono percorre un chilometro ogni 3 secondi, il mio applauso aveva fatto un viaggio di 3 chilometri, andata e ritorno.
Più tardi, dopo aver percorso un lungo tratto di galleria, scoprimmo su cosa era rimbalzato il suono: una scala ricoperta da un ammasso disgustoso di macerie.
Avevo difficoltà a evitare le stalattiti che pendevano dal soffitto basso, e che purtroppo non erano formate da roccia friabile ma dai materiali grassi e crostosi che si erano depositati sui mattoni.
Quelle appendici ripugnanti, rompendosi, mi si infilavano sotto la camicia, lungo la schiena, e mi graffiavano la pelle. Essendo alto, la mia testa sfiorava il soffitto: il posto peggiore, per le stalattiti disgustose, ma anche la posizione ottimale per osservare un effetto acustico inatteso. Quando l’intervista radiofonica ebbe inizio, notai che la mia voce si propagava costeggiando le pareti della galleria cilindrica e allontanandosi come se stesse percorrendo una spirale. Le parole roteavano lungo le pareti ricurve della fogna come un motociclista che si esibisce nel Muro della Morte. Tutti i miei organi di senso erano sopraffatti dal ribrezzo, tranne le orecchie, intente ad assaporare un meraviglioso gioiello acustico. Era un effetto impressionante: mentre cercavo di scoprirne l’origine, il suono si muoveva a spirale, giocando con il mio udito. Era così diverso da qualsiasi esperienza passata che cominciai a dubitare della realtà di ciò che udivo. Possibile che fosse solo un’illusione, e che la vista della fogna cilindrica avesse tratto in inganno il mio cervello, spingendolo a credere che il suono stesse curvando? No. Anche con gli occhi chiusi continuavo a sentire la mia voce avvolta dalla riverberazione che la faceva roteare nella galleria. Come mai il suono restava confinato lungo le pareti della galleria anziché diffondersi verso il centro?
Mi occupo di acustica architettonica da venticinque anni, ma in quella fogna c’era un tipo di effetto sonoro mai sentito prima. Notai anche che la voce di Bruno, riecheggiando nella galleria, si era arricchita di una vibrazione metallica. Com’era possibile? Non c’era traccia di metallo: eravamo circondati dai mattoni.
Fu durante le ore trascorse ad ascoltare la fogna che ebbi un’epifania acustica. La mia specialità è l’acustica degli interni, cioè il comportamento del suono in un locale chiuso. Gran parte del mio lavoro consiste nello scoprire nuove tecniche per mascherare o minimizzare suoni ed effetti acustici indesiderati. Poco dopo aver finito il dottorato, fui tra i primi a sperimentare le forme delle superfici interne che oggi consentono di migliorare la qualità del suono nei teatri e negli studi di registrazione di tutto il mondo. Se vi capiterà di andare al Kresge Auditorium del Massachusetts Institute of Technology, al di sopra del palcoscenico vedrete i riflettori leggermente ondulati che ho progettato per aiutare i musicisti ad ascoltarsi a vicenda. Per una sala prove del Benslow Music Trust di Hitchin, in Inghilterra, ho concepito una serie di increspature da applicare a una parete concava per impedire al suono riflesso di concentrarsi in un solo punto della sala alterando il timbro degli strumenti musicali.
Negli ultimi anni ho studiato gli effetti di un’acustica scadente e di livelli di rumore elevati sull’apprendimento scolastico. Dire che gli studenti devono poter udire l’insegnante e avere la giusta quantità di quiete per imparare sembra un’ovvietà, eppure ci sono architetti che hanno progettato scuole letteralmente disastrose sul piano acustico. La mia bestia nera sono le scuole open-space, dove si è deciso di fare a meno di porte e pareti, con il risultato che il rumore di una classe disturba tutte le altre perché non c’è nulla che fermi il suono. La Business Academy Bexley, inaugurata a Londra nel 2002, è stata una delle candidate finali al prestigioso Stirling Prize del Royal Institute of British Architects, eppure il progetto, basato su un open-space, ha avuto così tanti problemi legati al rumore che la scuola e il provveditorato locale sono stati costretti a spendere 600 000 sterline per installare dei separé in vetro. Alcuni dei miei studi sulle scuole consistevano nel far ascoltare una serie di rumori agli studenti impegnati nello svolgimento di compiti elementari, come la comprensione di un testo o una serie di calcoli eseguiti a mente. In un caso, la riproduzione del chiacchiericcio di una classe rumorosa ridusse le capacità cognitive di un gruppo di studenti tra i 14 e i 16 anni rispetto a quelle di un gruppo di controllo di età compresa tra 11 e 13 anni cui era stato permesso di lavorare in condizioni più tranquille.
Attualmente sto lavorando con alcuni colleghi al miglioramento della qualità dei contenuti pubblicati online dagli utenti di Internet.
Ho dato il via al progetto sulla spinta della frustrazione per l’audio distorto e rumoroso dei video pubblicati su Internet. Stiamo sviluppando un software che individuerà automaticamente la scarsa qualità delle condizioni di registrazione audio, ad esempio verificando la presenza del sibilo del vento nel microfono. L’idea è quella di avvisare gli utenti in procinto di cominciare una registrazione nel caso in cui l’acustica non sia soddisfacente, o di utilizzare tecniche di elaborazione del suono per eliminare almeno una parte delle interferenze, in maniera simile a ciò che fanno le macchine fotografiche digitali che correggono i difetti e regolano automaticamente il tempo di esposizione e l’apertura del diaframma. Prima di scrivere il software, però, dobbiamo affrontare il problema della percezione individuale della qualità del suono. Quanto conta la qualità della registrazione quando registrate il saggio scolastico in cui suona vostro figlio? La mia impressione è che le distorsioni sonore siano molto più importanti di quelle visive. Un video sfocato in cui si sente nitidamente il canto di una persona cara cattura lo spirito di quel momento speciale molto più di un video perfettamente a fuoco in cui le parole sono incomprensibili e la voce è distorta.
Mentre sguazzavo nelle fogne, tuttavia, mi resi conto che talvolta le distorsioni possono essere fantastiche. Pur avendo studiato i suoni in ogni minimo dettaglio per decine di anni, mi ero lasciato sfuggire qualcosa. Ero stato così attento a cancellare i rumori indesiderati che avevo dimenticato di ascoltare i suoni veri e propri. In determinate circostanze, un «difetto» come l’eccessiva concentrazione del suono in un punto particolare, o l’eco metallica e spiraleggiante delle fogne, potrebbe dare risultati affascinanti.
Forse i suoni brutti, strani e distorti potrebbero insegnarci qualcosa sulle proprietà dei fenomeni acustici nella vita di tutti i giorni, o addirittura sull’elaborazione degli impulsi sonori da parte del cervello.
Quando riemersi dalla fogna attraverso un tombino che dava su una strada di un sobborgo signorile, la decisione era presa: volevo scoprire altri effetti acustici insoliti come quelli appena ascoltati.
E non solo quelli sgradevoli. Volevo sperimentare i suoni più sorprendenti, inattesi e sublimi: le meraviglie sonore del pianeta.
1 aprile 2017 | Io Arch |
11 maggio 2016 | altreconomia.it |
1 maggio 2016 | Amadeus |
1 marzo 2016 | Altreconomia |
1 febbraio 2016 | Ellin Selae |
1 febbraio 2016 | Studi Cattolici |
11 dicembre 2015 | Corriere della Sera - Sette |
1 dicembre 2015 | Libri in Libreria |
1 dicembre 2015 | Scienza & Libri |
1 novembre 2015 | ItaEventi |
19 ottobre 2015 | L'ECO DI BERGAMO |
11 agosto 2015 | ansa.it |
11 agosto 2015 | leggere:tutti |
11 agosto 2015 | NotiziarioItaliano |
06 agosto 2015 | oggiscienza.com |
27 luglio 2015 | La Repubblica |
26 luglio 2015 | La Repubblica |
01 luglio 2015 | BBC Scienze Libri |
01 giugno 2015 | TUTTO DIGITALE 97 |
01 giugno 2015 | La Realtà Industriale |
01 giugno 2015 | Le Scienze |
20 maggio 2015 | musicletter.it |
01 settembre 2019 | Focus |
08 Settembre 2020 | FoglieViaggi |
11 Maggio 2020 | Adolgiso.it |