L'istinto musicale
Come e perché abbiamo la musica dentro
prima edizione 2011
ristampa
introduzione di Franco Fabbri
Un libro per gli appassionati di musica, per chi deve ancora scoprirla, e per tutti coloro che si interessano al funzionamento della nostra mente.
- Collana: La Scienza Nuova
- ISBN: 9788822002525
- Anno: 2016
- Mese: gennaio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 512
- Note: illustrato in bianco-nero
- Tag: Scienza Musica Mente Neuroscienze
In questo affascinante libro, Ball esplora i meccanismi che ci consentono di dare un senso alla musica e di emozionarci di fronte alla più semplice melodia come alla più elaborata composizione. In modo esauriente e documentato, l’autore avvicina il neofita e gli appassionati ai misteri di un’arte presente in tutte le culture, illuminandoci sull’incredibile lavoro che il nostro cervello compie per interpretare i messaggi sonori. Con il piglio dell’esperto, ma soprattutto dell’amante della musica, Ball conduce il lettore in un viaggio avvincente attraverso discipline che vanno dalla psicologia alla filosofia, dalla matematica alla neurologia e alla teoria musicale, di cui ripercorre l’evoluzione dai tempi di Pitagora ai nostri giorni. Ricco di esempi che spaziano da Bach a Jimi Hendrix, dal jazz al gamelan indonesiano e dalle filastrocche per bambini fino ai più arditi esperimenti dei compositori contemporanei, il volume affronta senza pregiudizi accademici o culturali gli aspetti che fanno della musica un’arte a sé stante, della quale non possiamo fare a meno.
Che cos’è l’istinto musicale? E parlare di musica è come danzare di architettura? di Franco Fabbri - Prefazione - 1. Preludio - L’universo armonioso - Un’introduzione - 2. Ouverture - Perché cantiamo - Cos’è la musica e da dove viene? - 3. Staccato - Gli atomi della musica - Cosa sono le note musicali e come stabiliamo quali usare? - 4. Andante - Cosa c’è in una canzone? - Le melodie seguono delle regole? E, in tal caso, quali? - 5. Legato - Keeping It Together - In che modo decodifichiamo il suono? - 6. Tutti - E adesso, insieme - Come usare più di una nota simultaneamente? - 7. Con moto - Slave to the Rhythm - Cosa dà alla musica la sua pulsazione? - 8. Pizzicato - Il colore della musica - Perché gli strumenti suonano in modo differente e come ciò influisce sulla musica - 9. Misterioso - All in the Mind - Quali parti del cervello usiamo per la musica? - 10. Appassionato - Light My Fire - In che modo la musica trasmette o suscita emozioni? - 11. Capriccioso - In stile e fuori stile - Cosa sono gli stili musicali? - La musica è fatta di note, schemi o tessiture? - 12. Parlando - Perché la musica ci parla - La musica è un linguaggio? O è più vicina alle arti non verbali? - 13. Serioso - Il significato della musica - Cosa cercano di dire i compositori e i musicisti? - La musica in sé può dire qualcosa? - Coda - La condizione della musica - Copyright per le illustrazioni - Bibliografia - Indice analitico
Coda
La condizione della musica
Spero che nessuno legga questo libro senza ascoltare della musica nel frattempo. Io non avrei potuto certamente scriverlo senza farlo, e non solo per motivi di ricerca. Una delle osservazioni più sagge sulla cognizione della musica è stata formulata da John Sloboda in Exploringthe Musical Mind: «Credo che ogni scienziato che studi la musica abbia il dovere di mantenere vivo il proprio amore per essa».
Quando ci si ritrova immersi fino al collo in certi trattati di musicologia o neurologia, non si può fare a meno di domandarsi se la sua raccomandazione non sia stata trascurata. Il brutto (e il bello) della musica, come dei giochi di prestigio realizzati con abilità, è che sapere come funziona non diminuisce la meraviglia che si prova quando se ne fa esperienza. Non possiamo evitare di credere che sia un miracolo.
Ad ogni modo, né io né nessun altro possiamo pretendere di svelare i trucchi della musica al punto di mostrare in modo esauriente e preciso come una cosa conduca all’altra. Dovrebbe essere ormai chiaro quanto poco comprendiamo ancora, e come questa sorta di «comprensione» abbia i suoi limiti. Spero però che abbiate capito che la musica non è una specie di contenitore in cui si riversano semplici note e da cui sgorgano lacrime e gioia.
Quindi, cosa abbiamo imparato?
Primo, che la musica si fa nella mente. Trasformare suoni complessi in musica comprensibile e dotata di significato è un’attività complicata e difficile, ma il nostro cervello è intrinsecamente predisposto ad affrontarla grazie al puro e semplice fatto di vivere nel mondo. Siamo fatti per cercare schemi, risolvere problemi, sbrogliare dati sensoriali, e anche per comunicare e per narrare. Nel campo uditivo, queste cose fanno di noi degli esseri musicali, in assoluto.
Ad ogni modo, sono abilità che vanno apprese. Dal momento della nascita, e in realtà da qualche tempo prima, assimiliamo e generalizziamo le informazioni che riceviamo sul nostro ambiente.
Tracciamo mappe mentali che indicano come gli stimoli siano collegati tra loro. Impariamo cosa è più o meno probabile e lo usiamo per fare previsioni e crearci delle aspettative – sulle note e le sequenze di note, le armonie, i ritmi e i timbri. Poi verifichiamo tutto ciò con la realtà e ci rallegriamo e congratuliamo con noi stessi quando risulta che avevamo ragione. Impariamo anche a trarre maggior piacere dalla posticipazione della gratificazione e dall’incertezza.
E poi c’è dell’altro, qualcosa che finora è stato appena compreso o apprezzato: una sorta di piacere che si ricava da un’esperienza complessa, dalla tessitura e dalla qualità del suono, da un messaggio dell’udito. Ciò non produce di per sé emozione ma crea una disponibilità all’espressione, una specie di disposizione alla commozione.
I compositori e i musicisti intuiscono queste caratteristiche umane ed escogitano dei modi per giocare con esse. Essi forniscono delle indicazioni sonore per aumentare la tensione e aiutare la cognizione: ci aiutano ad ascoltare. E se non ci riescono la loro musica diventa marginale, un’espressione intellettuale o matematica. Ma anche in quel caso è difficile sconcertare del tutto il nostro senso musicale: siamo capaci di trovare stimoli eccitanti nei luoghi più improbabili, a volte anche a dispetto delle intenzioni del compositore.
Ma è l’esecuzione che, per così dire, mette il fuoco nelle diverse formule. Certi schemi di note funzionano meglio di altri, ma un buon esecutore sa come rimodellarli, sfruttarli fino al limite e dar loro corpo in modo da trasformare una buona melodia in un’esperienza struggente. Quest’abilità è difficile, ma non impossibile, da insegnare: non è un dono misterioso, ma richiede una profonda e attenta comprensione del funzionamento della musica.
La musica è un’attività che impegna interamente il cervello. Occorre logica, raziocinio e anche del primitivo «istinto viscerale».
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