Mezzogiorno di scienza
Ritratti d'autore di grandi scienziati del Sud
a cura di Pietro Greco
Molti illustri scienziati degli ultimi due secoli sono nati nel Mezzogiorno, da Dulbecco a Majorana: la loro genialità è emblematica di un potenziale scientifico spesso dimenticato.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063397
- Anno: 2020
- Mese: novembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 256
- Note: illustrato
Spesso dimentichiamo che molti illustri scienziati degli ultimi due secoli sono nati nel nostro Mezzogiorno, uomini e donne che hanno cambiato le sorti della ricerca in fisica, matematica, biologia, geologia, chimica.
Da Renato Dulbecco a Ettore Majorana, da Renato Caccioppoli a Maria Bakunin: la loro genialità è emblematica di un potenziale scientifico che oggi non è forse abbastanza sfruttato, eppure riveste un’importanza da riscoprire e valorizzare.
Conoscere le loro vite può dirci molto non solo sul passato, ma anche e soprattutto sul futuro della scienza del Belpaese, che non può prescindere dal Sud.
Prefazione
di Pietro Greco
«Napoli è, con Londra e Parigi, una delle tre grandi capitali d’Europa», andava sostenendo il francese Marie-Henri Beyle, più noto come Stendhal, all’inizio del XIX secolo.
«Il Mezzogiorno può essere definito una grande disgregazione sociale, in cui, malgrado la presenza di grandi intellettuali, è centrale il problema della mancanza di classi dirigenti», sosteneva Antonio Gramsci all’inizio del XX secolo.
Sono due visioni in apparenza diverse, quelle dello scrittore francese e del politico sardo. Eppure colgono entrambe due caratteristiche che segnano il Mezzogiorno d’Italia. Miseria e nobiltà, verrebbe da dire, con Eduardo Scarpetta.
Esiste una sterminata letteratura sulla storia del Mezzogiorno e sul suo essere perennemente in bilico tra modernità e arretratezza. Non è nello scopo di questo libro entrare nel merito della condizione generale del Meridione in rapporto al resto d’Italia e d’Europa. Il nostro obiettivo è più limitato, ma non meno importante. Osservare il Sud da un angolo particolare, solo in apparenza ristretto: quello della scienza e degli scienziati.
Vogliamo raccontarvi le storie di 14 donne e uomini nati nel Mezzogiorno tra Settecento e Novecento e che hanno svolto attività scientifica in maniera particolarmente brillante. A raccontarla, salvo una sola eccezione, sono comunicatori di scienza a loro volta meridionali.
No, non è che intendiamo chiuderci nel nostro orticello, per quanto bello e ricco di storia esso sia. Al contrario vuole essere una testimonianza di come gli uomini di scienza nati nel Mezzogiorno hanno saputo legare strettamente le loro terre e la loro attività all’Italia, all’Europa e, sempre più, al resto del mondo.
Non c’è, ovviamente, una scienza del Mezzogiorno. C’è però l’attività scientifica di donne e di uomini del Mezzogiorno che è parte, a pieno titolo, della scienza italiana ed europea.
Non sempre gli storici che si occupano di scienza restituiscono questa piena integrazione della scienza realizzata nel Meridione d’Italia nel contesto culturale del Paese e del continente. Della scienza realizzata in Toscana o da toscani, in Emilia-Romagna o da emiliani e romagnoli, in Lombardia o da lombardi si parla – giustamente – di scienza e scienziati italiani. Della scienza realizzata in Campania o da campani, in Puglia o da pugliesi, in Sicilia o da siciliani si parla troppo spesso come di un fatto autonomo se non marginale.
Non è così.
E le storie che vogliamo raccontarvi dimostrano che gli scienziati del Mezzogiorno non solo fanno parte a pieno titolo della storia della scienza italiana – anzi, della storia universale della scienza – ma hanno partecipato in maniera intensa alla vita culturale, sociale e politica dell’Italia e dell’Europa.
La nostra proposta vuole inoltre dimostrare, attraverso la vita di alcuni protagonisti, che la scienza è stata anche un collante culturale per quella che, con una brutta espressione, viene definita modernizzazione del Mezzogiorno.
Senza alcun trionfalismo, però. Se nei primi anni del XIX secolo Stendhal poteva scrivere a giusta ragione che Napoli, con Londra e Parigi, era una delle tre grandi capitali d’Europa, è anche vero che il resto del Mezzogiorno, con la parziale eccezione della Puglia, era in condizioni di arretratezza. All’inizio dell’Ottocento, sull’onda della Rivoluzione francese e dell’Illuminismo, erano nate a Napoli istituzioni di grande valenza scientifica: il Real Museo Mineralogico, il primo in Italia (1801), l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte (1812), l’Osservatorio Vesuviano, il primo centro di vulcanologia al mondo (1841). Ma nel resto del Mezzogiorno la mancanza di strutture era drammatica. Acuita, poi, dalla chiusura politica, che dopo il 1848 e la Restaurazione causò una forte emigrazione degli intellettuali (scienziati compresi) e di un più vasto ceto professionale.
Giovanni Paoloni parla del Mezzogiorno che si appresta a far parte dell’Italia unita come di una regione che ha un tessuto istituzionale inadeguato. Malgrado la qualità di una parte del ceto intellettuale e, nella fattispecie, degli scienziati.
Una carenza che dura nel tempo. All’indomani dell’Unità d’Italia, su venti università presenti nel Paese, solo quattro sono nel Mezzogiorno: tre in Sicilia (Palermo, Catania, Messina) e una a Napoli.
Di qui la contraddizione di cui parlava, intorno alla metà degli anni ’20, Antonio Gramsci: il Mezzogiorno come enorme disgregazione sociale, puntuata però dalla presenza di grandi intellettuali (scienziati compresi).
Gran parte dei problemi presenti prima e dopo l’Unità d’Italia li ritroviamo, in forme diverse ovviamente, ancora oggi. Il Mezzogiorno continua ad avere la capacità di dare i natali e di formare un insieme abbastanza vasto di “grandi intellettuali” (scienziati compresi) pur in un quadro di perdurante inadeguatezza delle strutture istituzionali. Le sue università continuano a lamentare carenze strutturali. I giovani laureati sono, oggi più che mai, costretti a migrare verso il Centro e il Nord del Paese, se non all’estero (dove mietono notevoli successi). Molti, troppi dei suoi giovani vanno a studiare lontano per laurearsi.
Il fenomeno è abbastanza generale. Riguarda tutto il panorama culturale. Perché allora interessarsi solo di scienza e scienziati del Mezzogiorno?
Per un semplice fatto: viviamo nella società della conoscenza. E, dunque, nell’economia fondata sulla conoscenza. Molti sostengono che siamo nel pieno della terza grande transizione nella storia dell’economia di Homo sapiens. Dopo quella di dieci millenni fa o giù di lì, dalla raccolta e dalla caccia all’agricoltura e all’allevamento, dopo quella di un paio di secoli fa, con l’avvento dell’economia industriale, eccoci a un nuovo passaggio, verso la società e l’economia fondate sulla conoscenza.
Questa nuova èra che si affaccia, in maniera sempre più potente, cammina, come sottolineava il sociologo Luciano Gallino, su due gambe: la produzione senza fine di nuova conoscenza scientifica e la trasformazione incessante delle nuove conoscenze scientifiche in tecnologie.
La scienza ha un ruolo centrale nella nostra società e nella nostra economia: è il primum movens.
Certo, molte sono, per dirla con il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, le promesse infrante della società e dell’economia (globalizzate) della conoscenza. Mai il mondo è stato così ricco, ma allo stesso tempo così pieno di disuguaglianze. Per questo motivo c’è bisogno, sempre più urgente, di pensare a una società democratica della conoscenza. Ma per fare questo, per fare in modo che quella della conoscenza diventi una società democratica, c’è bisogno di più scienza, non di meno scienza.
La società democratica e l’economia solidale della conoscenza sono uno dei pochi – se non l’unico – strumento che ha oggi il Mezzogiorno d’Italia per uscire fuori dalle sue rinnovate difficoltà. Lo abbiamo già detto: questo nostro lavoro vuole aprire l’orticello, non chiudersi al suo interno. Ma vuole anche dimostrare che l’orticello meridionale non è un deserto pietroso, anzi è più che mai fertile. Capace sia di ricevere che di dare nel grande ecosistema cognitivo globale.
07 Dicembre 2020 | www.news-24.it |
20 Gennaio 2021 | www.media.inaf.it |
14 Dicembre 2020 | Quotidiano del Sud |
04 Dicembre 2020 | Il Venerdì |
26 Gennaio 2021 | nybramedia |
30 Dicembre 2020 | La Stampa |
24 Dicembre 2020 | Corriere del Mezzogiorno |
30 Dicembre 2020 | La Stampa.it |
30 Gennaio 2021 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
31 Gennaio 2021 | Il Sole 24 Ore |
01 Novembre 2020 | www.siss.uniba.it |
23 Dicembre 2020 | napoli.repubblica.it |
16 Gennaio 2021 | La Repubblica Bari |
07 Febbraio 2021 | Il Quotidiano del Sud |
05 Febbraio 2021 | La Bottega del Barbieri |
7 Febbraio 2021 | giordanilibri.altervist |
01 Marzo 2021 | Le Scienze |
01 Aprile 2021 | Prisma |
28 Gennaio 2021 | LUD |
01 Febbraio 2021 | il galileo.eu |
25 Aprile 2021 | maddmaths |
22 Aprile 2021 | Corriere del Sud |
01 Maggio 2021 | Città Nuova |
15 Luglio 2021 | www.odysseo.it |
01 Novembre 2021 | Nuiovo Meridionalismo |
19 Dicembre 2021 | amolamatematica |
28 Novembre 2022 | Corriere della Sera |
01 Marzo 2023 | www.mangialibri.com |
Domenico Cirillo Francesco Paolo de Ceglia
Oronzo Gabriele Costa Rossella De Ceglie
Stanislao Cannizzaro Pietro Greco
Maria Bakunin Corinna Guerra
Mauro Picone Carla Petrocelli
Domenico Marotta Pierluigi Argoneto
Francesco Giordani Gaetano Prisciantelli
Renato Caccioppoli Barbara Brandolini e Guido Trombetti
Ettore Majorana Roberto Bellotti
Filomena Nitti Bovet Francesca Buoninconti
Renato Dulbecco Nicoletta Guaragnella
Felice Ippolito Romualdo Gianoli
Eduardo Caianiello Massimo Temporelli
Ennio De Giorgi Sandra Lucente