Labirinti di gusto
Dalla cucina degli dèi all'hamburger di McDonald
prefazione di Pietro Barcellona
Nell’epoca delle manipolazioni genetiche e della standardizzazione globale del gusto, il cibo perde ogni legame con la tradizione, con il ricordo dei sapori e degli odori. Per comprendere cosa sta accadendo bisogna ripercorrere il millenario racconto dell’alimentazione.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053763
- Anno: 2008
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 200
- Tag: Sociologia Filosofia Cucina Alimentazione Globalizzazione
Attraverso l’alimentazione, si può comprendere la struttura sociale e simbolica di una società e il rapporto degli individui con il proprio corpo: il complicato intreccio tra negazione della corporeità, mortificazione dei piaceri e dei desideri ed esaltazione della fisicità, tra controllo di Sé e controllo sociale. L’impatto simbolico del cibo, del pasto, del banchetto si è sempre ripetuto nelle narrazioni del mondo: non c’è origine senza nascita, non c’è inizio senza nutrimento. Ma oggi scivoliamo, quasi senza accorgercene, verso una vera e propria deprivazione sensoriale, particolarmente evidente nell’impoverimento dei sapori e nella standardizzazione del gusto. Se il pensiero dei greci si è espresso nell’equilibrio del simposio e la modernità è transitata da un fast food, quale sarà il cibo del post-umano?
Prefazione di Pietro Barcellona - Introduzione – 1. Dal mito alla tavola - Le società dell’abbondanza - Le società della colpa - Le società del pane - Le società del convivio - CONVIVIALITÀ MEDITERRANEA: LE RICETTE DEL MEZZÉ – 2. La linea di confine - Cibo umano, cibo divino - Cibo del corpo, cibo dell’anima - Cibo puro, cibo impuro - IL VIAGGIO DELLA MELANZANA: - RICETTE DALLE INDIE AL MEDITERRANEO – 3. Il gusto, una questione di classe - L’Europa divisa - Dalla carne al «pasticcio» - Il «buon gusto» dominante - Un companatico di paure - IL PASTICCIO E IL BIANCOMANGIARE: - RICETTE DI GRASSO E DI MAGRO – 4. Pratiche alimentari e strutture sociali - La «grammatica del gusto» - Paradossi dell’onnivoro tra gusti e dis/gusti - Gusto, habitus, distinzione - Cibo e costruzione del senso di Sé - RACCONTARE IL PASTO: - TRA RICETTE «BAROCCHE» E «VITTORIANE» - 5. Il futuro del cibo - La manipolazione del vivente - La stagione unica e i semi sterili - Democrazia: una questione alimentare - Lifting per polli e pillole per mucche - McAlimentazione globale - Mangiare: atto agricolo o simulazione? - LA CUCINA DEL «FUTURO»: RICETTE TRA CROMO E AZOTO - Bibliografia - Il mito, il sacro, il logos: le fonti - Cultura contadina e cultura urbana: le fonti - Statuti e regolamenti - Il gusto della narrazione: selezione bibliografica - La ricerca storica e sociale: riferimenti bibliografici - Il futuro del cibo: articoli e documenti
Prefazione di Pietro Barcellona
È certamente un bisogno del tempo in cui viviamo ricercare un nesso fra le nostre rappresentazioni concettuali e l’esperienza concreta della vita. Si scrivono decine di libri su cosa significhi oggi fare «esperienza», ma ogni volta si resta delusi di fronte a una concettualizzazione sempre più astratta e lontana dalla vita quotidiana. L’esperienza, come il pathos, come le emozioni, è argomento di trattazioni teoriche che non riescono a dar conto alcuno dei modi di vivere e degli stili concreti, giacché permane nella cosiddetta ricerca scientifica l’attitudine a produrre definizioni di queste stesse categorie senza alcun riferimento ai contenuti empirici e alla concretezza storico-sociale delle «percezioni del mondo».
Ci sono trattati sui sensi e sulle sensazioni che non offrono minimamente quello che David Le Breton ha chiamato il «sapore del mondo», e cioè la costituzione dell’apparato sensoriale attraverso la mediazione delle percezioni del mondo esterno.
Il tema è di quelli che toccano il cuore dello spirito del tempo: il trionfo dell’a priori trascendentale dell’astrazione senza contenuti e dell’esperienza senza fisicità materiale.
Rispetto a questa divaricazione sempre più preoccupante fra la concettualizzazione teorica e la concretezza della vita si impone una svolta radicale nella concezione di cosa cercare e di come scrivere.
Così, ad esempio, di fronte alle migliaia di pagine dedicate ai diritti umani, non si riesce a trovare nessuna interpretazione delle torture e delle violenze inflitte ai corpi delle vittime e alla sfera della sensibilità.
Per questo, nel guidare la ricerca delle persone che hanno collaborato con me, ho ritenuto di suggerire una modifica dei temi e delle prospettive.
Il cibo e l’alimentazione sono diventati oggetto di convegni internazionali, di simposi scientifici e di rubriche settimanali su diete e calorie, ma pochi si sono presi la briga di affrontare l’universo simbolico che presiede al rapporto con il cibo fino a produrre due tra le malattie mentali più diffuse del nostro tempo: anoressia e bulimia.
Il fatto che il cibo, da quando l’essere umano ha assunto la posizione eretta, sia diventato il terreno privilegiato dello sviluppo tecnologico e del sapere di Sé, è totalmente dimenticato da quanti si dedicano all’alimentazione come a una scienza del peso corporeo e dell’estetica pubblicitaria.
Il libro di Chiara Platania è un tentativo di ricostruire il rapporto tra le forme di civiltà e le modalità delle nostre pratiche alimentari. Si tratta di una giovane studiosa che non ha autorevoli sponsorizzazioni, ma che, con grande passione, ha analizzato persino il significato delle ricette tramandate, offrendo un quadro persuasivo delle ragioni profonde delle trasformazioni del gusto e dell’autorappresentazione della società e degli individui che ne fanno parte. Come altri giovani che condividono la mia convinzione di ritrovare il contatto con le esperienze concrete, Chiara Platania ha usato il modello narrativo dei diversi significati simbolici, che mi sembra il più adeguato alla comprensione comparativa dei diversi modi in cui abitiamo la terra.
In questa collana abbiamo già pubblicato un volume sulla cultura del McDonald’s, che è certamente un emblema dell’impatto della globalizzazione sulle tradizioni alimentari. Quel libro ha avuto successo perché toccava, senza troppa teorizzazione, aspetti significativi del vivere contemporaneo.
Mi auguro che questa ricerca di una mia allieva incontri l’interesse del pubblico, sulla scia di queste precedenti esperienze, e il riconoscimento della validità di un approccio che non parte dai concetti, ma dalle pratiche e dai contesti storico-sociali.
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