In Svizzera con Einstein
Una nuova avventura di Andrea, che quando va in Svizzera con la zia incontra il grandissimo Albert Einstein: sarà lui a raccontarle tutto sulla relatività, le sue scoperte principali e la sua storia, mostrandole anche i luoghi dove ha vissuto e lavorato.
- Collana: ScienzaInViaggio
- ISBN: 9788822067067
- Anno: 2025
- Mese: ottobre
- Formato: 16,5 x 23,5 cm
- Pagine: 96
- Note: illustrato a colori
- Tag: Scienza
Continuano le avventure di Andrea, che questa volta parte per Zurigo in visita al celebre Politecnico. È proprio qui che incontrerà Albert Einstein in persona, nelle aule dove il grande scienziato ha prima studiato e poi insegnato, per seguirlo poi nelle vie e nei caffè di Zurigo. Ma il viaggio non finisce qui: Einstein porterà Andrea anche a Berna, nell'Ufficio brevetti dove lavorava mentre elaborava le idee che hanno rivoluzionato la fisica. Il grande scienziato racconterà ad Andrea la sua vita, le sue peripezie dalla Svizzera a Berlino fino agli Stati Uniti, e le sue teorie, dalla relatività all'ipotesi dei quanti.
Verso la Svizzera
L’armadietto e gli studi al Politecnico
La biblioteca del Politecnico e la velocità della luce
La casa di Berna e la relatività ristretta
Il Rosengarten e l’effetto fotoelettrico
Il museo di storia ed E = mc2
Il Metropol Cafè e la relatività generale
L’ESPERIMENTO - La curvatura dello spazio-tempo
Il ponte di Einstein-Rosen
Il miracolo di capire il mondo
Glossario
Verso la Svizzera
«Vai, Andrea, tira!».
Andrea prende la palla, fa due passi palleggiando, si ferma e tira. Canestro!
Ma il canestro non è valido: la campanella ha suonato proprio due secondi prima del tiro di Andrea. La vittoria va all’altra squadra, di pochissimo: 56 a 55.
La squadra delle Glitter Lakes esulta, mentre le ragazze della squadra di Andrea si avviano silenziosamente verso gli spogliatoi.
Andrea però nota fra gli spettatori una presenza inaspettata e corre a salutarla.
«Zia, che sorpresa!» esclama, abbracciando la zia Paola. «Hai visto che sfortuna… La campanella ha suonato proprio due secondi prima che tirassi… Come avrei voluto poter allungare il tempo!».
«Già, sarebbero bastati due secondi e avreste vinto. Ma è stata una bellissima partita, avete giocato bene. Comunque, ho una sorpresa per te che ti farà dimenticare la sconfitta».
«Dimmi, zia!».
«Sto per partire per il mio prossimo viaggio. Devo andare al Politecnico di Zurigo per lavorare su un progetto che vogliamo brevettare. Vuoi venire con me?».
«Ma certo, altro che torneo di basket della scuola! Adoro viaggiare con te».
Andrea è al settimo cielo e ha già dimenticato la partita. Pensa che è proprio fortunata ad avere una zia che lavora alla Facoltà di Ingegneria aerospaziale che per le sue ricerche viaggia spesso in giro per il mondo.
«E come ci andiamo, in treno o in aereo?» chiede Andrea.
«È più comodo in treno».
«Benissimo! Ma… scusa, dov’è esattamente che andiamo?».
«In Svizzera».
«Wow! E come hai detto che si chiama il posto in cui andiamo? Policoso di Zu…?».
«Politecnico di Zurigo. Zurigo è il nome della città, una città bellissima affacciata sul lago e circondata dai monti. Il Politecnico invece è un’università in cui si studiano materie tecniche e scientifiche, come per esempio l’ingegneria».
«È un’università importante?».
«Molto! Pensa che ci hanno studiato e lavorato 22 premi Nobel, fra cui anche Albert Einstein!».
«Il genio della fisica? Veramente? Lo incontreremo?».
«Sarebbe bello, Andrea. Ma devi sapere che Einstein è morto più di 70 anni fa».
«Oh, che peccato!».
«Dai, vedrai che ci divertiremo lo stesso. Il professore mi ha detto che ha una figlia che può farti compagnia e ti porterà a visitare la città».
«Peccato, avrei preferito che fosse Einstein in persona a farmi da guida, ma in sua mancanza va bene anche la figlia del professore. Quando partiamo?».
«A fine febbraio. Tu sarai a casa da scuola per Carnevale. Portati dei vestiti pesanti, farà freddo lì!».
«Ci sarà la neve?».
«Probabilmente sì».
«Che bello, corro a casa a preparare la valigia!».
Andrea e Paola sono sedute sul treno: finalmente il giorno della partenza è arrivato.
«Zia, zia, partiamo! Ci stiamo muovendo!» esclama Andrea, mentre osserva fuori dal finestrino un treno sul binario vicino.
«No, Andrea, non siamo noi a muoverci, è l’altro treno, che sta partendo in direzione opposta alla nostra» risponde zia Paola.
«Ma come?» risponde incredula Andrea, guardando fuori dal finestrino dalla parte opposta del treno. «Ah, è vero! La stazione è ferma… ma come è possibile che mi sono confusa così? Pensavo ci muovessimo, invece siamo fermi».
«Non hai sbagliato del tutto: siamo fermi rispetto alla stazione, ma ci muoviamo rispetto all’altro treno».
«Come sarebbe a dire che ci muoviamo? È l’altro treno che si muove, non noi!».
«Si muove rispetto a noi, e noi ci muoviamo rispetto a lui. Dipende dal sistema di riferimento».
«Dal sistema di ripensamento?».
«No, non c’è nessuno che ci ripensa! Il sistema di riferimento è il luogo rispetto al quale misuriamo il movimento. Se come sistema di riferimento prendi l’altro treno, è il nostro che si muove».
Andrea la guarda perplessa.
Paola continua. «Immagina di essere seduta su un treno in movimento: ti puoi considerare ferma, mentre è tutto il resto che si muove rispetto a te».
«Ecco, ora stiamo partendo veramente però!» osserva Andrea vedendo che il treno si allontana dalla stazione. «Possiamo dire che noi ci stiamo muovendo rispetto alla stazione oppure che la stazione si sta muovendo rispetto a noi, giusto?».
«Giusto, sempre se la velocità è costante» risponde Paola.
Andrea è un po’ confusa. Si ripromette di pensarci meglio più tardi. Ora ha un’altra curiosità.
«Zia, scusami, ripetimi che cos’è che vai a fare a Zurigo. Un brevetto?».
«Esatto. Immagina di inventare qualcosa di nuovo, per esempio un nuovo tipo di motore per un aereo, magari dopo anni di ricerca e di impegno».
«Un nuovo giocattolo con un meccanismo speciale?».
«Sì, anche! Ti farebbe piacere che nel giro di poco tempo chiunque possa copiare la tua invenzione?».
«Beh, no!».
«Ecco, brevettando la tua invenzione fai in modo che nessuno, per un certo periodo di tempo, te la possa copiare».
«E come si fa a brevettarla?».
«Ci sono degli uffici che stabiliscono se una nuova invenzione è brevettabile oppure no».
«E tu vuoi brevettare la tua invenzione».
«Sì, ma non è solo mia: è un nuovo dispositivo per i veicoli spaziali, che abbiamo elaborato insieme a un gruppo di ricerca del Politecnico di Zurigo. Per questo devo andare lì per qualche giorno: lavoreremo insieme per scrivere la proposta del brevetto».
Andrea pensa a cosa potrebbe brevettare lei e inizia a fare dei disegni sul suo quadernino. Però il viaggio è lungo e dopo un po’ inizia ad annoiarsi.
Andrea guarda l’orologio e chiede: «A che ora arriviamo?».
«Alle due».
«Mancano ancora due ore… Uffa! Poi magari il treno sarà anche in ritardo».
«Ma no, il treno è puntuale come un orologio svizzero».
«In che senso?».
«È un modo di dire. In Svizzera c’è una lunga tradizione di orologeria, inoltre gli svizzeri sono famosi per essere precisi e puntuali. Per questo si dice come un orologio svizzero».
«Ho capito, ma… zia, non si possono spostare in avanti le lancette dell’orologio in modo da essere già arrivati, vero?».
«Ti piacerebbe, eh?».
«Già, mi sarebbe anche piaciuto fermare il tempo quando ho tirato a canestro. Lì avrei voluto più tempo invece… Lo so, zia, che non è possibile, il tempo mica si può allungare o accorciare… Se si potesse, in realtà quello che farei è accorciare ogni giorno il tempo delle lezioni a scuola e allungare quello della ricreazione».
«In realtà il tempo dipende dal sistema di riferimento anche lui…».
«Che cosa, zia? Stai scherzando? Ancora con il sistema di ripensamento?» ride Andrea.
«Sì, se sei in movimento il tempo scorre più lentamente».
«Ma non è vero! Ti assicuro che durante la ricreazione mi muovo un sacco, ma rimane sempre troppo corta».
«Ti dovresti muovere con una velocità vicina a quella della luce».
«Stai scherzando?».
«No, è la relatività di Einstein».
«Einstein? Lo sapevo che era un genio!».




