Un ateo liberale
Religione, politica, società
saggio introduttivo e cura di Paolo Ercolani
Tradotta e raccolta, per la prima volta in italiano, la summa sulla religione di un grande classico del pensiero. Islam, induismo e cristianesimo vengono analizzati da Tocqueville nel loro contesto storico, politico e sociale.
- Collana: Libelli vecchi e nuovi
- ISBN: 9788822055101
- Anno: 2008
- Mese: ottobre
- Formato: 12,5 x 21 cm
- Pagine: 352
- Tag: Filosofia Religione Storia moderna Ateismo
Il volume raccoglie – per la prima volta in italiano – la summa degli scritti di Tocqueville sulle religioni, con particolare riferimento a quella cristiana. Il lavoro è di notevole interesse poiché l’autore non dimentica mai il contesto storico, inserendo le proprie considerazioni all’interno di eventi fondamentali della storia moderna: il colonialismo (campagna d’India e di Algeria), la Rivoluzione francese, la Restaurazione, l’evento rivoluzionario del 1848 e la Repubblica romana. Sono presenti anche le profonde e affascinanti riflessioni dell’autore sulla questione della certezza o del dubbio, sul travagliato rapporto tra fede e ragione e sul ruolo che la Chiesa deve ricoprire all’interno degli stati liberali. Tutto ciò è impreziosito da quel celebre metodo comparatistico che ha permesso a Tocqueville, com’è accaduto a pochissimi altri autori, di pennellare un ritratto affascinante tanto dell’America quanto dell’Europa.
Il liberalismo degli antichi e dei moderni - Religione e politica in Alexis de Tocqueville di Paolo Ercolani - Un agnostico angosciato: la religione come mezzo e non come fine - L’India e l’induismo - L’Islam: teoria e prassi dello «scontro di civiltà» - Il cristianesimo: la religione dei moderni - Religione e democrazia in America: un matrimonio di convenienza - Le due religioni - Lo «strano» liberalismo di un mediatore sconfitto - Tocqueville e il mondo contemporaneo: fra religione e politica - Riferimenti bibliografici - Cenni biografici su Alexis de Tocqueville - Nota editoriale – 1. La fede e il dubbio: il cristianesimo (e il cattolicesimo) problematici di Tocqueville - Fede e dubbio in una lettera a Madame de Swetchine - Provvidenza e buon senso in una lettera al filosofo Bouchitté - Lettera di Tocqueville a Gobineau (5 settembre 1843) - Lettera di Tocqueville a Gobineau (2 ottobre 1843) - Lettera di Tocqueville a Gobineau (22 ottobre 1843) - Le sette negli Stati Uniti - Il clero cattolico in Canada e quello europeo - La Chiesa e il potere politico - Lettera a Monsignor Daniel, Vescovo di Coutances - Discorso sulla libertà di religione – 2. L’India e l’induismo - Note sull’India e l’induismo - Note sulla religione e la società indù - Note stilate tra il 1841 e il 1843 sulla base dei libri dell’abate Dubois e di Barchou - Figure della religione dell’India: guru e brahmani - I costumi e la religione degli indiani - Idee scientifiche, filosofiche e religiose presso gli indiani - Il codice penale, le caste e le cause della potenza della religione induista – 3. L’Islam - Tocqueville e il Corano - Note sul Corano (marzo 1838) - Note sull’Islam (1839-1840) - Perché non si trova sacerdozio presso i musulmani - Culto musulmano - Giustizia - Garanzie musulmane - Le origini familiari di Abd el-Kader - I turchi erano stati più prudenti... - Tocqueville giudica Abd el-Kader - Contro la spoliazione delle fondazioni - Estratto del Rapporto del 1847 riguardante gli istituti caritatevoli, le scuole e il culto musulmano - Feroce critica all’Islam in una lettera a Gobineau - Ancora contro l’Islam in una lettera a Richard Milnes – 4. Scuola, Chiesa e società: la Francia tra reazione e anticlericalismo - Crisi della politica e rinascita dello spirito antireligioso - La libertà d’insegnamento - Articoli che Corcelle mi ha impedito di inserire nel «Commerce» nel 1844 - La denuncia della guerra scolastica - La riconciliazione fra religione e libertà – 5. Religione e democrazia - Spirito di religione e spirito di libertà - La religione come istituzione politica - Credenze religiose e società politica - Le cause principali che rendono potente la religione in America - Filosofia e religione - La fonte principale delle credenze presso i popoli democratici - Come negli Stati Uniti la religione sa servirsi degli istinti democratici - Il progresso del cattolicesimo neli Stati Uniti - La dottrina dell’«interesse bene inteso» - Lo spiritualismo degli americani - Credenze religiose e piaceri spirituali - L’oggetto delle azioni umane nelle epoche di uguaglianza e di dubbio – 6. Religione e rivoluzione 1789-1848 - La Rivoluzione francese e la distruzione del potere religioso - La Rivoluzione francese alla stregua di una rivoluzione religiosa - L’irreligione dei francesi rivoluzionari - La questione romana - Discorso sulla questione romana - Rabbia e sconfitta in una lettera a Corcelle del 1 ottobre 1849 - Approfondimenti bibliografici - Ringraziamenti
La fede e il dubbio:
il cristianesimo (e il cattolicesimo) problematici di Tocqueville
Fede e dubbio
in una lettera a Madame de Swetchine
Non so se vi ho mai parlato di un incidente della mia gioventù che ha lasciato una traccia profonda nella mia vita; durante gli anni immediatamente successivi all’infanzia, come paralizzato in una sorta di solitudine, abbandonato a una curiosità insaziabile che trovava solo i libri di una grande biblioteca per soddisfarsi, ho accumulato alla rinfusa nel mio animo tutti i tipi di nozioni e d’idee che normalmente appartengono a un’altra età. La mia vita era trascorsa fino a quel momento in una meditazione piena di fede che non aveva lasciato penetrare il dubbio nella mia anima. Quando il dubbio vi entrò, o piuttosto vi si precipitò, con una violenza inaudita, e non il dubbio di questo o quello, ma il dubbio universale. Io provavo tutto d’un tratto la sensazione di cui parlano coloro che hanno assistito a un terremoto, quando il suolo si muove sotto i loro piedi, i muri attorno ad essi, i soffitti sopra le loro teste, le posate fra le loro mani, la natura intera davanti ai loro occhi. Fui impadronito dalla malinconia più nera, preso da un estremo disgusto della vita senza conoscerla, e come oppresso da turbamento e terrore alla vista del cammino che mi restava da fare nel mondo. Le passioni violente mi strapparono da questo stato di disperazione, esse mi sottrassero dalla vista di queste rovine intellettuali per trascinarmi verso gli scopi rilevanti; ma da un momento al l’altro, queste impressioni della mia prima giovinezza (ave vo sedici
anni allora) riprendono possesso di me.
Provvidenza e buon senso
in una lettera al filosofo Bouchitté
Avrei avuto un gusto appassionato per gli studi filosofici[...] [ma] mi sono sempre ritrovato al punto di credere che le nozioni che le scienze mi fornivano al riguardo non mi conducevano più lontano, e spesso mi portavano meno lontano rispetto al punto dov’ero arrivato la prima volta attraverso un piccolo numero d’idee molto semplici, e che tutti gli uomini, in effetti, hanno più o meno posseduto. Queste idee conducono facilmente fino alla credenza in una causa primaria, la quale resta al tempo stesso evidente e inconcepibile; a delle leggi stabilite che il mondo fisico lascia vedere e che nel mondo morale bisogna supporre; alla provvidenza di dio e, di conseguenza, alla sua giustizia; alla responsabilità delle azioni dell’uomo, al quale è permesso di sapere che c’è un bene e un male e, di conseguenza, un’altra vita. Io vi confesso che, all’infuori della rivelazione, non ho mai ritenuto che la più fine metafisica mi potesse fornire su tutti questi punti nozioni più chiare del più grande buon senso, e ciò mi procura uno stato d’animo un po’ cattivo contro di essa. Quello che io chiamo il fondo che non posso toccare, è il perché del mondo, il piano di questa creazione di cui non conosciamo nulla, né i nostri stessi corpi né, a maggior ragione, il nostro spirito; né la ragione del destino di questo essere singolare che chiamiamo uomo, al quale è stato donato quel tanto di intelligenza sufficiente a mostrargli le miserie della propria condizione, non certo a fargliela cambiare. [...] Qui è il fondo, o piuttosto i fondi, che l’ambizione del mio cervello vorrebbe arrivare a toccare, ma che resteranno sempre e infinitamente al di là delle mie possibilità di conoscere la verità.
Lettera di Tocqueville a Gobineau (5 settembre 1843)
[...] Per quanto mi concerne, ecco ciò che riesco a distinguere in mezzo alla profonda oscurità con cui un argomento simile avvolge i miei occhi: il cristianesimo mi pare aver compiuto una rivoluzione o, se preferite, un cambiamento assai considerevole rispetto alle idee relative ai doveri e ai diritti, idee che costituiscono, in definitiva, la materia di ogni scienza morale.
Il cristianesimo non creò precisamente dei nuovi doveri o, in altri termini, delle virtù totalmente nuove, ma cambiò la posizione relativa che occupano tra loro le virtù.
Le virtù rudi, e per metà selvagge, che erano in cima alla lista, esso le mise alla fine. Le virtù amabili, come la pietà, l’umanità, l’indulgenza, l’oblio stesso delle ingiurie ricevute erano le ultime ed esso le posizionò davanti a tutte le altre. Primo cambiamento.
Il campo dei doveri era limitato: esso lo estese. Non si estendeva molto più in là dei concittadini ed esso vi fece rientrare tutti gli uomini. Comprendeva principalmente i padroni ed esso vi fece rientrare gli schiavi. Mise in grande evidenza l’uguaglianza, l’unità e la fraternità umana. Secondo cambiamento.
La sanzione delle leggi morali riguardava più questo mondo che l’altro. Esso pose lo scopo della vita dopo la vita e, così facendo, donò un carattere più puro, più immateriale,
più disinteressato e più alto alla morale. Ultimo cambiamento [...].
01 agosto 2009 | Critica Liberale |
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