Come si riproducono le piante?
illustrato da Yann Fastier
Una passeggiata in campagna si trasforma per due ragazzi curiosi in un'appassionante esplorazione del regno vegetale, della vita dei fiori e degli alberi che ci circondano. Perché le piante hanno i fiori? Che cos'è l'impollinazione? Come germoglia un seme?
- Collana: Piccola biblioteca di scienza
- ISBN: 9788822048349
- Anno: 2013
- Mese: maggio
- Formato: 13,5 x 19 cm
- Pagine: 64
- Note: illustrato a colori
- Tag: Scienza Biologia Scienza per ragazzi Botanica
Per Anna e Luca, una passeggiata in campagna con i nonni si trasforma in un’appassionante esplorazione del regno vegetale, della vita dei fiori e degli alberi che ci circondano. Il nonno e la nonna risponderanno alle mille domande dei curiosissimi nipoti: perché le piante hanno i fiori e a cosa servono? Com’è fatto un fiore? E un frutto? In cosa la riproduzione umana è diversa da quella delle piante?
Come si riproducono le piante? - Vacanze di Pasqua - Perché le piante hanno i fiori? - Come è fatto un fiore? - Cos'è l'impollinazione? - Che cos'è la fecondazione? - C'è frutto e... frutto! - Che cosa succede all'uovo? - Come germoglia il seme? - Approfondimenti - Prova da solo - Glossario - L’angolo dei grandi - Bibliografia - Indice analitico
Cos'è l'impollinazione?
Anna, maliziosa – Ma allora c'è qualcosa che non capisco, nonno. Una donna e un uomo possono muoversi per incontrarsi, ma le piante sono immobili, non possono muoversi.
Luca – È evidente, hanno le radici, non le zampe. Allora come fanno?
Anna – Ah, lo so! Le api girano tra i ciliegi e trasportano il polline.
Il nonno – Sì, ma conoscete un altro mezzo di trasporto?
Anna – Il vento?
Il nonno – Brava! Questo sistema di trasporto e di dispersione del polline si chiama impollinazione. Molte piante, circa l'80% delle specie, come il ciliegio e la salvia che ha raccolto Anna, si servono degli insetti; le altre, ad esempio il leccio, utilizzano il vento.
Luca – Hai detto che l'ape succhia il nettare: perché lo fa?
Il nonno – Per nutrirsi. Quando un'ape si posa su un fiore, sposta i petali, infila dentro la testa e aspira il nettare che immagazzina in una tasca, il gozzo. Durante questa operazione un po’ di polline fuoriesce dagli stami e ricopre il suo corpo peloso.
Anna – Le api hanno un gozzo? Come il pollo?
Il nonno – Sì, ma solo per immagazzinare il nettare che viene mescolato con la saliva e comincia ad essere digerito nel gozzo. Una volta arrivata all'alveare, l'ape bottinatrice rigurgita il nettare e lo consegna a un'altra ape, che a sua volta inghiotte e rigurgita questa mistura con la saliva per ottenere il miele. Nell'alveare il miele è necessario per nutrire le api tutto l'anno. Viene anche messo da parte per l'inverno, quando non ci sono fiori.
Luca e Anna mostrano un'aria disgustata.
Luca – Bleah, ma allora noi mangiamo sputo di ape?
Il nonno – In un certo senso. Mi pare che voi andiate pazzi per le frittelle al miele, no?
Anna – Mmm, ma fa un po' effetto lo stesso!
Luca – Ma perché le api hanno sempre tanta fretta?
Il nonno – Pensa che un esperto ha calcolato che per fabbricare un barattolo di miele da 500 grammi, le api devono fare più di 17 000 viaggi, visitare 8 700 000 fiori in più di 7000 ore di lavoro, cioè 291 giorni pari a quasi 10 mesi di lavoro per ogni ape.
Luca – Wow! Questo spiega perché hanno sempre tanta fretta!
Anna – So che le api mangiano il miele, ma come fanno per trasportare il polline?
Il nonno – Quando infilano la testa nella corolla, questa si copre di granelli di polline che si appiccicano ai suoi peli.
Guardate quell'ape che sta arrivando. Vola leggera e così veloce che non si vedono le ali. Seguite il suo volo da un fiore all'altro e da un albero all'altro. Adesso che si è posata su quello stelo, guardate bene le sue zampe posteriori.
Anna – Si direbbe che trasporti un pallone giallo!
Luca – Ah ah ah, come un pallone da calcio.
Il nonno – Lo vedi, Luca?
Luca – Sì, ma ne ha due. Così non sembra più il calcio!
Il nonno– Le api prendono il polline dai fiori, lo inumidiscono con un po' di nettare e formano delle palline che incollano sulle zampe posteriori.
Anna – Le palline sono grandi, la borsa della spesa dell'ape è bella piena.
Il nonno – Sì, ha fatto una bella scorta. Guardate, ora che torna all'alveare vola più lentamente rispetto a quando è arrivata.
Luca – Ora le sue ali si muovono molto meno velocemente!
Anna – E se l'ape si mangia tutto il polline?
Il nonno – Quello che rimane appiccicato sui peli del dorso non viene mangiato.
Luca – Ma allora sono le api che fanno tutta la fatica!
Il nonno – Lavorano anche le piante! Attirano gli insetti che vanno a nutrirsi, e producono molto più polline di quanto le api possano mangiare.
La nonna – Con il vento, è tutto più semplice.
Il nonno – Nel caso del leccio, i fiori sono poco appariscenti.
I granelli di polline, piccoli e leggeri, vengono trasportati dal vento con facilità. Si disperdono nell'aria e formano una nuvola gialla che avvolge gli alberi. In questo modo, i fiori femminili vengono impollinati.
Anna – Ma il polline può cadere in qualsiasi posto, anche per terra o sull'erba: va sprecato?
Il nonno – Sì, ed è proprio per questo che la pianta produce molto polline, così che una piccola quantità possa assicurare l'impollinazione.
Anna – Ma le cellule maschili si trovano dentro i granelli di polline?
Il nonno – Ogni granello è come una piccola sfera di 100, 200 micron di diametro, cioè da 5 a 10 volte più piccola di un millimetro. Fate bene attenzione, 1 millimetro è già piccolo, ma un micron è 1000 volte più piccolo di un millimetro.
Luca – Ah, sì, ho capito... Allora invece di dire «Levati di torno microbo!» a chi mi scoccia, posso dire: «Sparisci, micron!».
Il nonno – All'interno dei granelli di polline, in effetti, ci sono le cellule maschili. All'esterno, il granello ha una spessa parete protettiva decorata con disegni che variano da specie a specie. Guardatevi le dita con la lente: le impronte digitali di ogni persona sono diverse.
Luca – Grande!
Il nonno – I disegni sulla superficie del granello di polline sono come le nostre impronte digitali: ogni specie ha la sua impronta. Quando si trova un granello di polline si capisce da che pianta proviene. Lo stesso accade quando si trovano le impronte digitali lasciate da un ladro: se sono registrate si scopre a chi appartengono.
La nonna – Ma le impronte polliniche delle piante non sono impronte «digitali», cioè non hanno nulla a che vedere con le dita.
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