Fondamenti della papirologia
a cura di Rosario Pintaudi
saggio introduttivo di Luciano Canfora
In tempi in cui i papiri greci sono tornati ad appassionare il grande pubblico attraverso gli organi di stampa di gran parte d’Europa (la polemica e lo smascheramento del cosiddetto «papiro di Artemidoro»), ecco un grande e classico manuale che descrive in modo concreto il più interessante e interdisciplinare settore delle «antichità». Il libro è prezioso anche per gli storici dell’economia.
- Collana: Paradosis
- ISBN: 9788822058157
- Anno: 2010
- Mese: marzo
- Formato: 14,5 x 21 cm
- Pagine: 672
- Note: stampato su carta vergata pregiata
- Tag: Storia Storia antica Papirologia
Ecco finalmente in italiano il fondamentale manuale di Ulrich Wilcken. Si tratta della completa ricostruzione dell’Egitto tolemaico e poi romano, considerato sotto i diversi aspetti: economico, giuridico, statuale, burocratico. Questi Fondamenti, a buon diritto definiti così dallo stesso autore, comportano anche uno sguardo approfondito sulla realtà egizia non ellenistica.
DELLA PAPIROLOGIA di Luciano Canfora - PER LA TRADUZIONE ITALIANA DEI GRUNDZÜGE di Rosario Pintaudi - PREFAZIONE - INTRODUZIONE - § 1. Entità e funzione della Papirologia - § 2. I reperti ed i luoghi di ritrovamento - § 3. Collezioni e edizioni - Lista di edizioni - § 4. Il materiale scrittorio - § 5. La scrittura - 1. I principi dell’evoluzione paleografica - 2. La forma delle lettere - 3. Le abbreviazioni - 1) Le abbreviature - 2) Le elisioni (Verschleifungen) - 3) Le contrazioni - 4) I simboli (sigle) - 4. Il sistema numerico - 5. I segni di lettura - 6. Disposizione della scrittura - 7. L’arte della decifrazione - § 6. Sulla lingua dei papiri - § 7. Sulla cronologia - § 8. Il denaro - § 9. Sulle unità di misura - I. PROFILO STORICO FONDAMENTALE - A. Il periodo tolemaico - § 1. Il governo - § 2. L’amministrazione del paese - § 3. Le città greche - § 4. Popolazione e politica demografica - B. Il periodo romano - § 1. Il governo - § 2. L’amministrazione del paese - § 3. Le città greche - § 4. Popolazione e politica demografica - C. Il periodo bizantino - § 1. Il governo - § 2. Diocesi e province autonome - § 3. Distretti e città - § 4. Popolazione e politica demografica - D. Il periodo arabo - II. RELIGIONE E CULTI - A. Il periodo tolemaico - § 1. Politica religiosa ed ecclesiastica dello stato - § 2. I culti greci - § 3. Sarapide - § 4. I culti egiziani e greco-egiziani - § 5. Culti orientali - B. Il periodo romano - § 1. Politica religiosa ed ecclesiastica dello stato - § 2. Divinità romane - § 3. I culti greci - § 4. Sarapide - § 5. I culti egiziani e greco-egiziani - § 6. Culti orientali - C. Il periodo bizantino - § 1. La chiesa cristiana - § 2. I culti pagani - D. Il periodo arabo - III. L’EDUCAZIONE - § 1. L’insegnamento elementare - § 2. La formazione ginnasiale - IV. GLI UFFICI FINANZIARI: ORGANI E CASSE - I. L’amministrazione statale - A. Il periodo tolemaico - § 1. Gli uffici competenti - § 2. I funzionari - § 3. Le casse e i magazzini - B. Il periodo romano - § 1. Gli uffici competenti - § 2. I funzionari - § 3. Le casse e i magazzini - C. Il periodo bizantino - § 1. Gli uffici competenti - § 2. I funzionari - § 3. Le casse e i magazzini - II. L’amministrazione cittadina - D. Il periodo arabo - V. IL SISTEMA TRIBUTARIO - A. Il periodo tolemaico - § 1. Le tasse - § 2. La ripartizione delle tasse - 1. L’accertamento dei soggetti fiscali - 2. L’accertamento degli oggetti tassabili - 3. Il computo fiscale - § 3. L’esazione delle tasse - 1. Il monopolio, la regìa - 2. L’appalto - B. Il periodo romano - § 1. Le tasse - § 2. La ripartizione delle tasse - 1. L’accertamento dei soggetti fiscali - 2. L’accertamento degli oggetti tassabili - 3. Il computo fiscale - § 3. L’esazione delle tasse - 1. La riscossione diretta - 2. L’appalto d’imposte - C. Il periodo bizantino - § 1. Le tasse - § 2. La ripartizione delle tasse - § 3. L’esazione delle tasse - D. Il periodo arabo - § 1. Le tasse - § 2. La ripartizione delle tasse - § 3. L’esazione delle tasse - VI. INDUSTRIA E COMMERCIO - § 1. I monopoli - § 2. L’industria - § 3. Il commercio - VII. L’ECONOMIA FONDIARIA - A. Il periodo tolemaico - § 1. La distribuzione della terra - § 2. Il terreno del re - § 3. La terra sacra - § 4. Il terreno feudale - § 5. Il terreno privato - § 6. Il terreno della comunità - B. Il periodo romano - C. Il periodo bizantino - § 1. La distribuzione fondiaria - § 2. I possedimenti fondiari imperiali - § 3. Il terreno templare ed ecclesiastico - § 4. Il terreno della comunità - § 5. Il terreno privato. Proprietà terriera e colonato - Sull’attività agricola - VIII. LAVORI TRIBUTARI E LITURGIE - § 1. I lavori tributari - § 2. Le liturgie - IX. L’APPROVVIGIONAMENTO - § 1. Corte, burocrazia ed esercito - § 2. Le comunità - § 3. Roma e Costantinopoli - X. IL SISTEMA POSTALE E I TRASPORTI - § 1. Le istituzioni postali - § 2. Requisizioni intraprese per il trasporto di funzionari e truppe - § 3. Il trasporto granario - XI. AUTORITÀ MILITARE E POLIZIA - I. L’autorità militare - A. Il periodo tolemaico - B. Il periodo romano - C. Il periodo bizantino - II. La polizia - XII. FOLCLORE E TRADIZIONI POPOLARI - INDICI - ELENCO DELLE COSE NOTEVOLI - Indice italiano-latino - Indice greco - REGISTRO DELLE FONTI
Riproporre oggi, in una accurata traduzione italiana, i Fondamenti della papirologia di Ulrich Wilcken significa innanzi tutto rendere accessibile ad una cerchia molto più ampia uno strumento di lavoro che, nonostante i suoi molti anni, resta insostituibile. E significa anche riproporre la questione, variamente dibattuta nel corso del Novecento, del contenuto specifico e della stessa ragion d’essere di un settore del sapere chiamato «papirologia».
La posizione di Wilcken era molto netta e chiara, sin dalle prime parole dell’introduzione: «Sono esclusi i papiri letterari in lingua greca e latina. Essi rientrano nella storia della letteratura greca e latina». Non si tratta dunque della papirologia letteraria, come si usa chiamarla, perché essa altro non è che una parte della filologia classica, con la sola variante (labile variante) del tipo di supporto. E invero la ricostruzione di testi conservatisi su papiro in che dovrebbe procedere per vie diverse da quelle praticate quando il materiale che ci conserva il testo è la pergamena, o, più tardi, la carta? Perciò è sciocco pretendere, quando emerge un nuovo testo letterario restituito da papiri, una sorta di ius primae noctis riservato agli studiosi che recano sul capo la feluca con l’inscriptio «papirologo». (Può persino accadere che si cada vittime di una selezione a rovescio!).
«Papirologia» è per Wilcken – a pieno titolo e con tutte le connesse implicazioni e conoscenze – quella che talora con disdegno, e tenendosene alla larga, i letterati chiamano “papirologia documentaria”.
La gamma vastissima di documenti emersi dagli scavi sono divenuti la base per la ricostruzione storica, economica, giuridica, amministrativa e anche linguistica di una realtà nevralgica dell’ecumene ellenistico- romana quale l’Egitto: regno tolemaico prima, provincia romana poi, infine terra di occupazione araba dopo il 641 d.C. Un millennio circa di storia totale, grazie al benefico, ininterrotto, stillicidio di papiri documentari. Si può dunque con ragione affermare che l’insieme di conoscenze necessarie per decifrare, interpretare, integrare (sulla base di formule la cui fissità si evince proprio dall’abbondanza della documentazione) un contratto, un atto di compravendita, un testamento, un editto etc., nonché le conoscenze di diritto e di storia dell’amministrazione che consentono di collocare in un contesto concreto, ed intendere, tutti quei documenti, può ragionevolmente definirsi con il termine di papirologia. Termine che viene spesso frainteso da taluni (falsi) “sacerdoti” della disciplina, portati troppo spesso a pensare, e a far credere, che tale disciplina consista in rabdomantiche tecniche (sorrette da macchinarî capaci invero di molte simulazioni) volte a “leggere” quel che umanamente non si legge, onde épater lo studioso in buona fede e rivendicare alla casta ristretta di siffatti rabdomanti la presunta specificità del possesso esclusivo della «papirologia». Il sogno è di rassomigliare a Girolamo Vitelli o a Medea Norsa; ma quei due massimi esponenti della papirologia non solo italiana erano innanzi tutto filologi e grecisti, dall’esperienza totale: e per questo sapevano da dove incominciare quando erano alle prese con un testo nuovo, dal più umile al più elevato.
Vitelli aveva, a tacer d’altro, in mente interi libri della Biblioteca Storica di Diodoro: non era soltanto il perfetto conoscitore di Euripide che tutti ammirano. Non era solo capace, più di chiunque altro, di integrare frammenti di quel tragediografo, così fortunato – si sa – nel campo delle scoperte papirologiche. Era anche, come notò con schietta ammirazione Pasquali nel profilo biografico che ne tracciò post mortem su «Pan», conoscitore come pochi della realtà amministrativa ed economico-sociale dell’Egitto greco-romano.
Ulrich Wilcken (1862-1944) era più giovane di Vitelli di poco più che un decennio e più anziano di Norsa di quindici anni. Il rapporto di stima profonda che sussistette tra queste tre eminenti figure della papirologia mondiale, rafforzatosi e cementatosi negli anni, costituiva, sul piano dei rapporti umani, il corrispettivo della loro stretta vicinanza sul piano del lavoro e del metodo.
Si può apprezzare la loro intrinsechezza attraverso i tre consecutivi volumi della collezione fiorentina dei Papiri greci e latini: il X (1932), l’XI (1935), il XII.1 (1943). Nel ’32 è Vitelli che scrive la pagina introduttiva e la apre nel nome di Wilcken, cui il volume è dedicato: «a Lui – scrive Vitelli – che degli studi papirologici è, senza contestazione, maestro sommo; a Lui che con costante affettuoso interesse ha accompagnato le nostre pubblicazioni da più di trent’anni» (p. VII). Nel ’35 appare il volume XI, l’ultimo firmato da Vitelli, presentato solennemente al Congresso di papirologia di Firenze: il congresso si tenne a fine aprile e la prefazione è datata da Vitelli «aprile 1935». Per quel volume Wilcken scrisse sull’«Archiv» (XII, 1937) parole significative, che Norsa riprese nella dolente prefazione (p. IV) da lei firmata per il volume XII.1 («Firenze, Pasqua 1943»). In particolare Wilcken segnalava i lavori della nuova leva di studiosi di papiri, presenti nel volume XI: era un omaggio a Norsa, che quei giovani aveva addestrato nei corsi pisani e fiorentini. Diversamente dal ceto accademico italiano, Wilcken sapeva ben riconoscere pubblicamente il valore di Norsa.
La carriera di Wilcken – nato a Stettino da padre commerciante – è scandita dalle date che segnano le tappe di un itinerario accademico: 1888 Habilitation, 1889 professore straordinario, 1891 ordinario a Breslau, 1900 Würzburg, 1903 Halle, 1906 Leipzig, 1912 Bonn, 1915 München, dal 1917 Berlino, e dal 1921 Mitglied der Preussischen Akademie der Wissenschaften. Ma per intendere appieno il senso e il peso della sua opera conviene rifarsi all’incontro forse decisivo della sua vita di studioso: quello con Theodor Mommsen allora “segretario” (aprile 1887) della Prussiana Accademia delle Scienze. È Mommsen che appoggia il suo progetto di raccogliere tutti i papiri documentarî greci di epoca tolemaica. È Mommsen che rappresenta, anche per lui, il modello dell’organizzazione scientifica in grande stile finalizzata ad un progetto di importanza epocale, come era stata (e continuava ad essere) la gigantesca impresa di Mommsen per quel che riguarda le epigrafi latine. Anche se si ricorda spesso la ‘profezia’ a torto attribuita a Mommsen sul Novecento come secolo della papirologia, non è tanto l’immagine della traditio lampadis quella che convince quanto piuttosto quella dell’estensione, al campo dei papiri, della stessa concezione totale (in cui i confini disciplinari accademici ovviamente si sbriciolano) che era stata il segno e la bussola dell’insegnamento e della prassi di Mommsen. È sotto quel segno che Wilcken si muove incontrando l’apprezzamento pieno del principe degli storici dell’antichità. Princeps papyrologorum sarà salutato post mortem Wilcken, allo stesso modo che princeps philologorum era stato detto già in vita un mommseniano irregolare e ribelle ma pur sempre scientificamente mommseniano quale fu il Wilamowitz. Chi vuol intendere questo tratto decisivo di lui può leggere quanto Wilamowitz scrisse di Mommsen e della sua gigantesca impresa nella Geschichte der Philologie (1921):
Il Corpus sarebbe stato irrealizzabile senza la collaborazione degli stranieri. All’inizio e poi ancora alla fine contribuirono francesi. A Roma l’Istituto, fintanto che fu diretto da Wilhelm Henzen, non era terra straniera per gli italiani, e G.B. De Rossi, un amico fedele, si assunse la cura delle iscrizioni cristiane; gli italiani consideravano il Mommsen quasi uno dei loro. Il Corpus poteva procedere solo finché un solo signore e maestro stava al di sopra dei tanti. Lavori che dovevano derivarne, come la Prosopographia imperii Romani, furono incoraggiati da lui più di quanto fossero eseguiti. Per i Monumenta Germaniae egli promosse e diresse la raccolta degli Auctores antiquissimi, e ne elaborò personalmente molte parti. Senza questa serie sarebbe stato affatto impossibile affrontare il Thesaurus linguae Latinae, che solo per l’impulso del Mommsen poté vedere la luce. Senza di lui non si sarebbe mantenuto l’Istituto romano, non si sarebbe studiato il limes germanico. Egli fu l’animatore dell’Association des académies. Di fronte ad essa, guardato con meraviglia dai francesi, patrocinò l’iniziativa di un Corpus nummorum, ma inutilmente. Qui, in verità, voleva troppo. Come si cominciò a Berlino, per opera sua, difficilmente il progetto si sarebbe potuto attuare, anche se fosse intervenuto un organizzatore internazionale. La Francia segue appunto la propria strada, e l’Inghilterra ha sempre conservato il primato nella numismatica. Uno studioso singolare e grande come F. Imhoof-Blumer sta a sé e non può nascere ogni secolo.
L’organizzazione in grande della scienza non può sostituire l’iniziativa del singolo; nessuno lo sapeva meglio del Mommsen; ma in molti casi il singolo potrà attuare le sue idee solo nella grande organizzazione. La corporazione degli eruditi deve aiutarlo in questo; e poiché essa non si estingue, può provvedere a promuovere le raccolte di materiale di cui non possiamo fare a meno. Ciò è molto, ma la parte decisiva tocca sempre a colui che mette a profitto questo materiale. La collaborazione di tutte le nazioni civili è una conseguenza necessaria dell’organizzazione in grande. Chi disconosce questa realtà non capisce la scienza. Chi nondimeno vuole opporsi si macchia di colpa contro lo Spirito Santo. Il quale però non si lascia irridere impunemente, e in lui confidiamo.