Scienziate visionarie
prefazione di Sara Sesti
postfazione di Maria Eugenia D’Aquino
Da Alice Hamilton a Wangari Maathai, le storie di 10 donne impegnate nella ricerca sui temi critici dell’ambiente e della salute, scienziate che hanno avuto il coraggio di andare controcorrente e cambiare il mondo della ricerca.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063540
- Anno: 2024
- Mese: settembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 160
- Tag: Scienza Salute Ambiente
Le crisi ambientali e sociali odierne esigono narrazioni che vadano al di là dei meri dati e delle teorie, abbracciando nuove visioni come quelle delle 10 scienziate raccontate in questo libro.
Da Alice Hamilton, pioniera nella salute in fabbrica, a Beverly Paigen, attiva in territori contaminati, da Rachel Carson che denuncia gli effetti del DDT ad Alice Stewart con i suoi studi sulle radiazioni, e poi ancora Lynn Margulis, portavoce del microcosmo, Sara Josephine Baker e la rivoluzione nella sanità pubblica, Wangari Maathai, la scienziata che piantava gli alberi. Dalle fabbriche alle foreste, dalle discariche al nucleare, queste donne hanno ridefinito il panorama scientifico, portando la ricerca fuori dai laboratori e andando ostinatamente controcorrente.
Prefazione
di Sara Sesti
Introduzione
Donella Meadows: la coscienza del limite e lo sviluppo sostenibile
Alice Hamilton: una scienziata nelle fabbriche dei veleni
Sara Josephine Baker e la rivoluzione nella sanità pubblica
Alice Stewart: la scienziata che sapeva troppo
Katsuko Saruhashi e le responsabilità della scienza
Rachel Carson: la scienziata che non resterà in silenzio
Beverly Paigen: una scienziata tra le mamme di Love Canal
Lynn Margulis e il potere della simbiosi
Suzanne Simard, una scienziata tra le foreste
Wangari Muta Maathai: la scienziata che piantava alberi
Oltre la ricerca accademica e istituzionale:
Laura Conti e una nuova visione della scienza
Postfazione
di Maria Eugenia D’Aquino
Ringraziamenti
INTRODUZIONE
Vogliamo partire da qui, dalle parole di Donella Meadows, la scienziata che ci ha suggerito la parola “visione” e ha dato nome al nostro progetto. Una delle dieci scienziate visionarie che, emozionandoci, ha ispirato le nostre menti.
Le abbiamo conosciute e svelate come scienziate caparbie, zattere nel mare del pensare comune, ostinatamente in movimento in direzione contraria. E immaginando di viaggiare con loro tra secoli, discriminazioni e passione, è nato questo libro.
Costruendo questo percorso, lo ammettiamo, siamo state di parte. Abbiamo preso spunto dal contesto in cui operiamo tutti i giorni: la ricerca scientifica. Un mondo che, pur essendo il nostro, a volte ci fa sentire a disagio. Talvolta perché siamo donne, altre perché reputiamo che ci sia troppo poco spazio per la riflessione sulle implicazioni e le conseguenze della nostra ricerca. Alcune volte perché ci indigniamo di fronte a finanziamenti legati a guerre o a combustibili fossili che ci stanno soffocando. Altre volte perché abbiamo bisogno di essere a contatto con la società, con le associazioni che difendono i loro territori, con le mamme, con i giovani nelle piazze, con i bambini e le bambine che si ammalano di inquinamento. Un bisogno che non si ferma di fronte a chi considera le ricerche con o per i territori come ricerche di serie B perché «troppo locali, sentimentali» o magari «militanti, anche se impeccabili».
Per questo abbiamo voluto raccontare, dall’interno, esperienze di scienziate nelle quali poterci rispecchiare, per non sentirci sole.
Sono donne che si sono impegnate in tematiche ambientali, attraversando nel loro percorso conflitti e discriminazioni. L’ambiente e la salute, si sa, sono terreno di scontro tra interessi e valori differenti, anche all’interno del mondo della ricerca. Ci viene insegnato che la scienza è oggettiva, neutrale e neutra rispetto al genere, un’ancora a cui aggrapparsi nel mare dell’incertezza. Tuttavia, di fronte alle attuali sfide ambientali e di salute pubblica, quella che sembrava una roccaforte di conoscenza univoca da trasmettere alla società e alla politica smette di essere un riparo inattaccabile: la scienza si ritrova inascoltata o riconosciuta al servizio di interessi di parte e, così, attraversata da una generale sfiducia. Emerge, allora, sempre più urgente la necessità di nuove narrazioni e nuove visioni, come quelle raccontate dalle storie di questo libro.
Visione e scienza: ci sentiamo audaci per aver messo insieme due parole così diverse. Eppure sveleremo pagina dopo pagina, storia dopo storia, quanto una visione diversa dello sviluppo scientifico sia non solo necessaria ma anche possibile, soprattutto quando parliamo di ambiente e salute.
La scelta delle dieci storie è stata difficile data l’ampia varietà di scienziate che si sono impegnate e oggi si impegnano su tematiche ambientali. Abbiamo scelto quelle che risuonavano più strettamente con le questioni che affrontiamo ogni giorno nel nostro lavoro: dalla responsabilità scientifica alla gestione del rischio in aree contaminate, fino al coinvolgimento delle comunità locali nelle ricerche sull’ambiente e la salute.
Le biografie qui proposte sono testimonianze di una scienza che sfida le certezze, si mette in discussione, accoglie il cambiamento. Che cerca la bellezza nell’armonia, la semplicità nella complessità. Una scienza che nella differenza si arricchisce, che nella sua umiltà pretende comunque di essere ascoltata. Quella che vuole la pace, che mette al centro e in prospettiva sempre le persone. Che prova amore e timore per la natura. La scienza che pensa al progresso mettendo sul piatto della bilancia le vittorie, ma anche le sconfitte. Perché se un solo essere vivente perde, la sua voce non deve sparire tra quelle di chi vince.
Quando a indicare nuove direzioni di ricerca sono le donne – soggetti non previsti nel mondo della scienza moderna – come capirete leggendo, le difficoltà aumentano, alimentate da pregiudizi e stereotipi. Eppure, è essenziale accogliere queste nuove prospettive per immaginare un futuro più sostenibile, sia sul piano ambientale che su quello sociale.
Il viaggio che vi troverete a percorrere tra le pagine di questo libro parte da Donella Meadows, la scienziata che più di tutte, di fronte alle crisi ambientali e sociali, stimola la comunità scientifica ad avere una visione che vada oltre numeri, dati o modelli. La donna che parla di un pianeta complesso e interconnesso sul piano ambientale e sociale, di limiti alla crescita economica dovuti alla finitezza delle risorse del pianeta.
Le altre tappe del libro vi porteranno a conoscere scienziate accomunate da una stessa “visionarietà”, alternativa a un mondo costantemente in competizione.
È il caso di Alice Hamilton, la madre della medicina occupazionale ambientale, che spenderà parte della sua vita a indagare le malattie professionali in fabbrica, convinta che troppo spesso ci dimentichiamo il ruolo e il prezzo che pagano i lavoratori e le lavoratrici nel sostenere un certo tipo di sviluppo.
È anche il caso di Sara Josephine Baker, la cui attenzione alla prevenzione salverà più di 90000 giovani esseri umani. Per Hamilton, come per Baker, la salute pubblica è soprattutto prevenzione: evitare che le persone, i lavoratori e le lavoratrici, i bambini e le bambine si ammalino. Se le ricerche di Alice Hamilton contribuiranno alle legislazioni nel mondo del lavoro, quelle di Sara Josephine Baker saranno fondamentali per l’igiene infantile. Entrambe credono che la ricerca sia da condurre sul campo: Alice Hamilton in fabbrica, Sara Josephine Baker nei quartieri più poveri. Sono convinte che, se si parla di ambiente o di salute, la conoscenza non sia qualcosa di astratto, ma strettamente legata ai corpi e ai territori.
Nella stessa direzione la medica inglese Alice Stewart è convinta che per capire le leucemie infantili bisogna chiedere alle madri dei bambini ammalati. Scoprirà così gli effetti nocivi delle radiazioni in gravidanza, aprendo la ricerca sugli effetti dell’esposizione a basse dosi di radiazioni nucleari.
Sulle conseguenze della ricaduta radioattiva generata dai test nucleari della bomba a idrogeno lavorerà, invece, la chimica giapponese Katsuko Saruhashi, che prenderà una posizione decisa di fronte a una potenza importante come gli Stati Uniti. Tutte queste scienziate, in qualche modo, si assumono la responsabilità del loro fare ricerca e prendono posizione contro la guerra e gli armamenti.
In questa idea di un mondo complesso e interconnesso si inserisce il lavoro di Rachel Carson, che con il libro Primavera silenziosa segna la nascita dell’ambientalismo e costringerà il mondo a toccare con mano i limiti di uno sviluppo che sacrifica parti del pianeta in nome del profitto.
Alla figura di Carson si ispira Beverly Paigen che, nel famoso caso della discarica di Love Canal, svolgerà le sue ricerche insieme alle mamme e alle associazioni del territorio contaminato.
Visionaria è anche la biologa Lynn Margulis che, con gli studi sull’importanza della simbiosi nel processo evolutivo, ridimensionerà il ruolo della competizione rispetto alla cooperazione. Per lei, esseri umani e pianeta sono sistemi simbiotici in cui tutte le specie hanno bisogno l’una dell’altra.
L’idea di cooperazione è alla base della ricerca della scienziata forestale Suzanne Simard, che con gli esperimenti di scambio di gas tra gli alberi svela i meccanismi di comunicazione e di collaborazione all’interno del mondo vegetale.
Infine, piantare alberi è l’attività da cui parte la scienziata africana Wangari Maathai per ribaltare la prospettiva della scienza occidentale con cui si è formata. La sua biografia sottolinea gli aspetti più critici del modello di sfruttamento occidentale, ridando voce alla natura, ai suoi equilibri, ma principalmente a quella parte del mondo che più di tutte paga il prezzo delle crisi socio-ambientali.
Non è un caso la scelta di concludere questo viaggio ideale con Maathai. È un voler chiudere un cerchio tra il Nord e il Sud del mondo, nell’idea di pianeta interconnesso cara a noi e a tutte le scienziate di questo libro. Riprendendo le parole di Donella Meadows: «Non sarà possibile per l’Europa avere successo se l’Africa fallisce».
Biologhe, fisiche, chimiche, mediche, ecologhe: le scienziate visionarie sono contemporanee o vissute in periodi in cui la crisi climatica non era così evidente. Eppure, tutte si sono interrogate sugli effetti di uno sviluppo senza limiti e coscienza. Sono scienziate che portano la ricerca fuori dal laboratorio, tra le persone e nella natura, ascoltando quali sono le priorità della scienza da chi, quelle priorità, le vive sulla propria pelle. Convinte che la conoscenza, fondamentale per prendere decisioni riguardanti il benessere della collettività, venga sì dai manuali ma anche dalle conoscenze di chi vive i territori.
Tutte sono concordi sul fatto che i dati da soli non possano bastare a descrivere i problemi del pianeta e a trovare soluzioni. Occorrono una visione, la perseveranza di andare controcorrente e l’ostinato ottimismo di credere che un cambiamento sia ancora possibile.
Ciascuna di loro ci mostra quanto il fare ricerca scientifica voglia dire porsi continuamente delle domande e cercarne le risposte. E, si sa, di fronte a un problema, a un tema, non tutti, non tutte si pongono le stesse domande. Se le metodologie di indagine, le tecniche e le analisi devono essere obiettive e condivise nelle proprie comunità scientifiche di riferimento, le domande non sono né neutrali né tanto meno neutre rispetto ai generi. Dipendono dalla sensibilità, dai valori e dalle passioni delle soggettività o dei gruppi che si cimentano nell’impresa scientifica. Tutto ciò è ancora più vero se al centro del discorso ci sono l’ambiente e la salute, dove si muovono pluralità di interessi e prospettive valoriali.
Come ci ricordano le comunità scientifiche internazionali riunite in panel intergovernativi sul clima, sulla biodiversità e sulla salute, l’emergenza climatica e le crisi socio-ambientali sono legate alle azioni antropiche. La complessità dei problemi con fenomeni diversi intrecciati tra loro impone nuovi approcci di indagine scientifica, nonché l’allargamento delle comunità di ricerca a punti di vista e a valori differenti. È necessario incoraggiare ciascun essere umano ad agire dalla propria posizione personale, professionale e politica. Altrimenti, rischiamo la paralisi tra scetticismo, apatia e indifferenza, o, al contrario, l’eco-ansia.
Il libro nasce come risposta a tutte queste considerazioni per fornire spunti di riflessione, mettere in dubbio sistemi di valori e comportamenti anche nel mondo della ricerca, mostrare modelli di ruolo differenti, fondamentali per il superamento dei molti stereotipi sul genere e sulla scienza. Stereotipi che allontanano a priori talenti e idee nuove dalla ricerca scientifica.
Per farlo abbiamo scelto di lasciare la parola alle scienziate visionarie, raccontando momenti delle loro vite e riportando alcune delle frasi che ci hanno colpito. Parlando di ambiente e salute avremmo potuto selezionare figure diverse o mettere in luce altri aspetti del loro lavoro. Ma questa che state per leggere è stata la nostra scelta e, lo diciamo ancora una volta, non può e non vuole essere neutrale.
22 Settembre 2024 | ilfoglietto.it |
27 Settebre 2024 | www.isdenews.it |
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29 Novembre 2024 | Quotidiano di Puglia |
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