La salute in un angolo
prefazione di Roberta Villa
Con interviste originali a Lucio Luzzatto, Silvio Garattini, Ottavio Davini, Paolo Vineis, Roberto Seghetti e Lorenzo Giraudo
La possibilità di curarsi sta diventando sempre più beneficio di pochi? Il Servizio Sanitario Nazionale riesce a garantire ancora il diritto alla salute? Una riflessione acuta scritta da un'infermiera e divulgatrice scientifica e corredata da interviste a esperti e voci autorevoli.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063588
- Anno: 2025
- Mese: settembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 272
- Tag: Medicina
“Il valore del Servizio Sanitario Nazionale deve essere difeso a partire da ciascuno di noi, con il profondo senso di responsabilità con cui si maneggiano le cose preziose e fragili”.
Roberta Villa
Il diritto alla salute è il fondamento di una società giusta. Ma cosa succede quando il Servizio Sanitario Nazionale viene smantellato pezzo dopo pezzo? La salute in un angolo è un viaggio nella Sanità italiana, tra riduzione dei finanziamenti, privatizzazioni e disuguaglianze crescenti.
Con la lucidità e la passione di chi vive la situazione dall’interno, Martina Benedetti racconta la crisi del nostro sistema sanitario smontando narrazioni politiche fuorvianti e proponendo soluzioni concrete per restituire al cittadino una Sanità pubblica forte e universale.
Un libro necessario per chi non vuole arrendersi a un futuro in cui le cure diventano un privilegio per pochi.
Prefazione
di Roberta Villa
Introduzione
Salviamo il Servizio Sanitario Nazionale
Le tre “c”: conoscenza, consapevolezza e coscienza
Capitolo primo
Un Servizio Sanitario sottofinanziato (anche se il governo investe di più)
Quando è iniziato il definanziamento del SSN?
Non “tagli”, ma un “definanziamento sistemico”
I pochi che pagano per molti
Capitolo secondo
Quando respirare ha un prezzo: welfare e “pizzo di Stato”
Sotto la soglia: vivere senza welfare
Se il sussidio diventa vergogna
Il pizzo di Stato
Capitolo terzo
Servizio Sanitario Nazionale: il nostro bene più prezioso
La nascita del Servizio Sanitario Nazionale in Italia
Universalità, uguaglianza ed equità
Gli ultimi che diventano bersaglio: immigrati e indigenti
Capitolo quarto
In nome del bilancio: l’aziendalizzazione della Sanità
Quanto vale un malato? Il sistema dei DRG
Capitolo quinto
Il Diritto alla Salute oggi dipende dal CAP
L’evoluzione dell’aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale
Il Decreto Calderoli e l’autonomia differenziata
Gli indicatori economici: saldo attivo o passivo
Quali sono le conseguenze della mobilità sanitaria?
Regioni con commissariamento sanitario attivo
Capitolo sesto
Livelli Essenziali di Assistenza: tra diritto e realtà
Diritti sanitari a macchia di leopardo
L’interoperabilità mancata
Capitolo settimo
I tre pilastri: Sanità pubblica, integrativa e privata
La Sanità integrativa 116
La spesa sanitaria “intermediata”
Un problema tutto italiano: spendiamo, ma male
Quali proposte per una riforma strutturale?
Capitolo ottavo
La salute non è una merce
Siamo davvero liberi di scegliere dove curarci?
Che cosa sono i meccanismi di payback sanitario?
Privato convenzionato e privato puro: due facce
della Sanità a pagamento
Come ci si convenziona con il SSN?
L’esempio della Regione Sicilia
Il privato puro
Il prezzo di una vita: il caso di Nataline Sarkisyan
Come funziona l’attività intramoenia
Che cosa è importante sapere per il cittadino?
Il privato puro incrementa l’inappropriatezza
Capitolo nono
Prevenzione: il vero investimento è la qualità di vita
Il paradosso della Sanità: curare malati invece di evitarli
La salute è una
Prevenzione è vita, salute e risparmio
Prevenzione primaria, secondaria e terziaria
Attenzione: premialità non è prevenzione
L’ospedale sotto casa: una certezza o un rischio nascosto?
La percezione diviene realtà
Capitolo decimo
Come a Berlino: rompiamo il muro tra ospedale e territorio
Caregiver familiari: invisibili tra disuguaglianze,
stress e diritti negati
Il Pronto soccorso come unica risposta per il cittadino
Le Case della Comunità
I medici di medicina generale
Medicina territoriale: la frontiera dimenticata della salute
Capitolo undicesimo
Liste d’attesa: il tempo che uccide la salute
La lotta alle liste d’attesa
Capitolo dodicesimo
Il personale: il punching ball perfetto della Sanità
Il fenomeno dei “gettonisti”
La frustrazione delle “cure mancate”
La qualità di vita di un professionista sanitario non è un lusso
Punchball umani: curare e subire
La violenza contro gli operatori sanitari
Capitolo tredicesimo
Esseri umani, non capitale
I giovani vogliono ancora fare gli infermieri in questo Paese?
Disinvestire nel personale è disumanizzare le cure
Social media, operatori sanitari e business della salute
Influencer della salute: informazione o marketing?
Il confine tra divulgazione e conflitto di interessi
Capitolo quattordicesimo
More is better if less is more: sprechi e inappropriatezza
Il confine tra inappropriatezza e scrupolo
Le cause degli sprechi
Uno spreco silenzioso e tollerato
Quanto ci costa la medicina difensiva?
Conclusioni
Da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo
Bibliografia
Introduzione
Salviamo il Servizio Sanitario
Nazionale
Penso che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano, nella sua primaria concezione, sia quanto di più vicino conosciamo a quell’ente metafisico che l’uomo chiama “Dio”, con la differenza che il SSN è tangibile anche per chi non crede. Soltanto una creatura ultraterrena potrebbe accoglierti in qualsiasi situazione e momento di difficoltà con l’obiettivo ultimo di curare il tuo corpo e/o la tua anima. La stessa definizione di Salute, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non si limita soltanto all’assenza di malattia o infermità del corpo, ma riguarda «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale».
Universalità, uguaglianza ed equità sono i tre princìpi fondamentali sui quali il nostro Servizio Sanitario Nazionale si basa. Esiste qualcosa di più benevolo?
Bada bene, però, non è sempre stato così. Proseguendo con la metafora religiosa, proprio come a Gesù Cristo viene attribuito il merito di aver salvato l’umanità dal peccato originale, la Costituzione Italiana ha avuto il merito di sancire il riconoscimento del Diritto alla Salute di ogni uomo (e sottolineo uomo, non lavoratore, per un motivo ben preciso). Non dico che la Costituzione sia Gesù Cristo, ma sicuramente essa ci libera da uno dei più grandi peccati della storia, quello del fascismo.
Abitante di uno Stato ci puoi nascere in maniera casuale e non è di certo merito tuo se lo spermatozoo più veloce feconda un ovulo in Ruanda, a Copenaghen o a Poggibonsi. Nella vita puoi avere il privilegio di essere o meno un lavoratore, ma quello di essere “umano” è un dato di fatto e secondo i nostri padri costituenti il Diritto alla Salute è dovuto per il solo fatto di esistere.
Nella storia noi italiani siamo stati i primi, in Europa, a riconoscere il Diritto alla Salute: un primato che ci deve riempire di vero orgoglio. Quando nacque la Costituzione eravamo reduci dal ventennio fascista, durante il quale il concetto di tutela della salute aveva il fine ultimo di preservare la “forza fisica” della popolazione dei lavoratori. Lo scopo? Quello di aumentare il rendimento sul lavoro.
Da queste due visioni differenti di Diritto alla Salute capiamo bene quanto un paradigma sul quale si basa l’essenza di un servizio apporti cambiamenti sostanziali nelle nostre vite. Il “meriti una cura in quanto essere umano” è una cosa ben diversa dal “meriti una cura in quanto soggetto produttivo del Paese”. Tu quale preferisci?
Il senso della politica dovrebbe essere proprio questo: avere una visione sopra la quale ergere un modello di Sanità ispirato a princìpi e valori. I nostri predecessori pensarono a universalità, equità e uguaglianza, ma non possiamo fingere di continuare a fondarci su di essi se la realtà ci vomita in faccia il contrario.
La chiarezza è importante per consentire ai cittadini di poter attuare “misure di emergenza” ed essere consapevoli di vivere in uno Stato dove la salute resta un diritto o, al contrario, in uno Stato in cui la salute è un privilegio. Dall’America abbiamo importato pomodori e patate, ma il modello sanitario statunitense, forse, potremmo anche risparmiarcelo.
Le tre “c”: conoscenza, consapevolezza e coscienza
Se immaginassimo il Servizio Sanitario Nazionale come un paziente e i vari partiti politici come specialisti medici, potremmo affermare che la “condizione di salute del SSN” è stata sottovalutata, nel tempo, da ognuno di questi specialisti. E, cosa altrettanto importante, la storia e le condizioni di salute di questo “paziente” sono trascurate anche dalla maggior parte della popolazione.
Ovviamente il servizio sanitario verte in una condizione molto complessa, lo definirei un malato cronico con più patologie concomitanti, spesso ignorate. Non possiamo pensare di risolverne una tralasciando le altre o pensare che esse siano scollegate tra loro. Oltretutto, non esiste una “bacchetta magica” per agire all’improvviso e tanto del lavoro da intraprendere è culturale, quindi con risultati a lungo termine.
La mia voce, in tal senso, seppur martellante, non basta. Per questo motivo ho chiesto il supporto di esperti che mi hanno aiutato a dipanare la matassa di un argomento così complesso. L’obiettivo del libro non è soltanto quello di elencare tutte le patologie croniche di cui il Servizio Sanitario Nazionale soffre, ma di proporre soluzioni basate su conoscenza, consapevolezza e coscienza partendo dal presupposto cardine che i “rimedi omeopatici”, ovvero tutte quelle soluzioni che non vanno a modificare strutturalmente il SSN, sono soltanto fumo negli occhi per l’utente e i lavoratori della Sanità.
In Italia, la maggior parte dei bambini e degli adulti non conosce il Servizio Sanitario Nazionale; molti vi si imbattono per la prima volta in caso di malattie che li coinvolgono direttamente o riguardano familiari, amici, vicini di casa. Il Servizio Sanitario Nazionale entra nel quotidiano nei momenti più bui della nostra esistenza. Come se scoprissimo che esiste un corpo di polizia soltanto nel momento in cui ci vengono a rubare in casa.
In questo periodo storico, in Italia, campeggiano molti slogan che comprendono le parole “patria” e “nazione” e, da cittadina oltre che da operatrice sanitaria, penso non ci sia nulla di più patriottico che investire soldi nel proprio SSN e nell’educare i cittadini affinché ne comprendano l’importanza.
Per iniziare questo mio lavoro di divulgazione sul “paziente Servizio Sanitario Nazionale” sono partita da un fatto di cronaca. Nell’aprile 2024 quattordici scienziati, tra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, scrivono un appello: Non possiamo fare a meno del Servizio Sanitario Pubblico.
Capiamo la portata della cosa? Questo appello non è scritto da un’opposizione al governo in carica, ma da scienziati di alta caratura nazionale e internazionale: Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Silvio Garattini, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Giorgio Parisi, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis[1].
«La vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati pari all’8% del PIL», sottolineano gli esperti nell’appello, elencando una serie di interventi necessari. Tra questi, specifiche risorse da destinare alla rimozione degli squilibri territoriali, che «l’autonomia differenziata rischia di ampliare», e la valorizzazione degli operatori della Sanità. La lettera parla anche di continuità assistenziale tra ospedale e territorio, e affronta il tema della prevenzione. Vedremo nel dettaglio ognuno di questi argomenti.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 anche la Corte dei Conti ha dichiarato che «il sistema sanitario non garantisce più l’assistenza a tutti». È importante che i cittadini lo sappiano e che la politica, a partire da quella locale, si muova per rendere tutti consapevoli che il Diritto alla Salute non è più scontato. E poiché l’accesso alla Sanità, a mio parere, è l’unità di misura di una società civile, tutti noi ci dovremmo impegnare per l’obiettivo comune della tutela del Diritto alla Salute. Una delle mie più forti convinzioni è che debbano responsabilizzarsi non solo le forze politiche, ma anche la cittadinanza, che deve diventare attiva.
Questa è una delle domande che ho posto ad alcuni dei miei illustri interlocutori, ovvero alcuni degli scienziati firmatari dell’appello: come possiamo fare ad avere una popolazione consapevole, partecipe, protagonista?
A Genova, in Liguria, incontro Lucio Luzzatto, genetista ed ematologo di fama mondiale che ha diretto ospedali da New York a Londra e guidato gli Istituti Tumori di Genova e della Toscana. In qualità di direttore dell’Ematologia del Royal Postgraduate Medical School di Londra (l’attuale Imperial College), si è trovato a dover spiegare alla regina Elisabetta come funziona un trapianto di midollo; adesso spiega a me come tutelare il Servizio Sanitario Nazionale. Secondo Luzzatto la chiave per aumentare la consapevolezza dei cittadini risiede nelle parole “education” e “patient empowerment”. Educazione e consapevolezza.
Il professor Luzzatto si occupa di una malattia molto rara: l’emoglobinuria parossistica notturna, una patologia in cui i globuli rossi vengono distrutti più del normale e perciò devono essere prodotti più rapidamente dal midollo osseo. Questo è dovuto al fatto che i globuli rossi, a causa di un difetto biochimico, sono vulnerabili all’attività del complemento che è nel nostro plasma. È un concetto complicato? Molto. Luzzatto mi dice che per spiegarlo agli studenti è necessaria almeno un’ora di lezione, ma sottolinea soprattutto l’importanza di spiegarlo bene ai suoi pazienti:
Anni fa facevo un disegnino, adesso ho le slide pronte, ma con i pazienti preferisco il disegnino per fargli vedere come i globuli vengono distrutti e che cosa vuol dire l’attivazione del complemento… ci vuole un po’ di tempo. In Tanzania come a New York non ho mai avuto difficoltà a farmi capire, non è difficile. Bisogna avere le idee chiare e il tempo di parlarne, questa è quella che io chiamo education. Non pretendo di spiegare a tutti l’emoglobinuria parossistica notturna, anzi non penso che sia neanche utile, però ti assicuro che al paziente che ce l’ha fa molto piacere capire esattamente, e lo aiuta anche a fronteggiare la malattia. Dunque, io penso lo stesso della medicina in generale.
Questo concetto di education può essere applicato alla popolazione italiana nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale. Se i cittadini acquisiscono consapevolezza della sua importanza, imparando a conoscerne la storia, lo sviluppo e il futuro che stiamo intraprendendo, potranno essere attivi nel processo di tutela, che è fondamentale per continuare a garantire i tre princìpi sui quali il SSN si basa. Universalità, uguaglianza ed equità.
Durante il mio viaggio per parlare con i “grandi” nel panorama della Sanità italiana, ho varcato la soglia dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, una fondazione no profit di Milano per la ricerca, la formazione e l’informazione sulle scienze biomediche. La costituzione dell’Istituto fu resa possibile da un apposito lascito testamentario del filantropo milanese Mario Negri e dall’attività del fondatore e primo direttore Silvio Garattini, un altro scienziato firmatario dell’appello con il quale ho avuto il piacere di parlare. Il dottor Garattini, oltre a essere autore di centinaia di lavori scientifici nazionali e internazionali, è un volto molto noto nel mondo della divulgazione sanitaria.
Silvio Garattini mi conferma che è proprio il lavoro di informazione, educazione e diffusione ad aumentare la consapevolezza dei cittadini e soprattutto ha un ruolo chiave l’informazione indipendente: «Con il lavoro che lei sta facendo e con il lavoro di tanti altri, dobbiamo fare in modo che ci sia l’informazione indipendente. Questa è una pressione necessaria e, senza stancarci, prima o poi ci arriveremo». Oltre a sentirmi, in cuor mio, orgogliosa di questa considerazione, sapere che siamo in tanti a voler tutelare il nostro Servizio Sanitario Nazionale mi rende ancora più motivata a portare avanti questo progetto.
Mi sposto a Torino, dove nella splendida cornice del Circolo dei Lettori incontro un altro dei firmatari dell’appello. Si tratta di Ottavio Davini, scrittore e medico radiologo; è stato direttore sanitario dell’Ospedale Molinette di Torino e autore di numerose pubblicazioni in ambito scientifico e letterario. Lui utilizza una splendida metafora per il Servizio Sanitario Nazionale: «Le persone devono rendersi conto che un servizio sanitario è come l’aria che respiri, di cui ti accorgi solo se non c’è più. Lo sforzo, in questo senso, dobbiamo farlo noi tutti, professionisti e comunicatori».
Il professor Davini lancia anche una provocazione: «Un esercizio che si potrebbe fare è quello di mandare tutti negli Stati Uniti e simulare – non dico avere – una malattia. Si renderebbero conto di quanto è importante il Servizio Sanitario Nazionale». Ad esempio, molte persone di fronte al costo medio di una visita ambulatoriale negli Stati Uniti, di 500 dollari (dati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington), acquisterebbero veramente una sana consapevolezza di che privilegio immenso sia essere nati in un Paese dove c’è un sistema sanitario nazionale universalistico. Un sistema che non è sempre stato così e che abbiamo costruito con quell’idea di dignità dell’essere umano che superava i personalismi.
Anche il quarto firmatario dell’appello che ho intervistato ritiene sia necessario aumentare la consapevolezza dei cittadini. Paolo Vineis, professore ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra e responsabile dell’Unità di Epidemiologia Molecolare ed Esposomica presso l’Italian Institute for Genomic Medicine (Torino), mi ha detto:
Credo che sia fondamentale adesso aumentare la consapevolezza dell’importanza del Servizio Sanitario Nazionale e di tutto ciò che esso rappresenta. In questo senso, secondo me, il modello inglese dovrebbe essere considerato seriamente, perché in Inghilterra fino ad oggi, anche se adesso cominciano ad esserci alcune screpolature, il Servizio Sanitario Nazionale ha goduto di grande prestigio. Non so se tutti ricordano che durante le Olimpiadi a Londra c’è stato un grande show a favore del National Health Service. Il Servizio Sanitario Nazionale inglese ha un suo simbolo, un suo logo, che il nostro non ha. Il nostro servizio sanitario non è particolarmente visibile dai cittadini, a differenza di quello inglese, e credo che questo sia importante.
Sarà mai possibile rendere i cittadini fieri e orgogliosi di un Servizio Sanitario Nazionale e del personale che vi lavora come lo sono di una nazionale di calcio o dei tennisti del cuore? Personalmente ho conosciuto professionisti sanitari paragonabili a Sinner, senza che nessuno lo sapesse.
La Sanità deve divenire il fulcro dell’azione politica, perché uno Stato che non si prende cura del suo SSN è uno Stato che non sostiene la vita, il divenire e il futuro.
La salute è un diritto, ma senza persone disposte a difenderlo diventa solo un principio scritto sulla carta. Ad oggi la mia scelta non è solo professionale, ma civile. Scegliere una professione sanitaria in un Servizio Sanitario Nazionale pubblico è compiere un atto di resistenza. Prendersi cura, interessarsi all’altro e a ciò che ci circonda non è solo un lavoro, bensì un modo di stare al mondo. E io non potrei vivere altrimenti.
[1] Ottavio Davini è medico radiologo, già primario alle Molinette di Torino; Enrico Alleva, etologo, è stato direttore del Centro Scienze comportamentali e salute mentale dell’ISS; Luca De Fiore è stato presidente dell’Associazione Alessandro Liberati – Network italiano Cochrane; Paola Di Giulio è professoressa di Infermieristica all’Università di Torino; Nerina Dirindin è professoressa di Economia pubblica e politica sanitaria presso l’Università di Torino; Silvio Garattini è stato presidente e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano; Franco Locatelli, medico, è presidente del Consiglio Superiore di Sanità; Francesco Longo è professore presso l’Università Bocconi di Milano; Lucio Luzzatto, genetista ed ematologo, è direttore scientifico dell’Istituto Toscano Tumori; Alberto Mantovani, patologo e immunologo, è direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas; Giorgio Parisi, fisico di fama internazionale, ha ricevuto il premio Nobel nel 2021; Carlo Patrono è professore di Farmacologia presso l’Università Cattolica di Roma; Francesco Perrone, oncologo, è direttore della SC Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli; Paolo Vineis è professore ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra.
| 21 Maggio 2025 | onehealthfocus.it |
| 01 Ottobre 2025 | giornaleradio.fm |
| 11 Ottobre 2025 | ilmanifesto.it |
| 11 Ottobre 2025 | Il Manifesto |
| 16 Ottobre 2025 | almanacco.cnr.it |
| 03 Novembre 2025 | la repubblica (ed. Bologna) |
| 07 Novembre 2025 | www.labottegadelbarbieri.org |
| 09 Novembre 2025 | ilpostodelleparole.it |
| 11 Novembre 2025 | www.raiplaysound.it |
| 11 Novembre 2025 | www.aise.it |
| 01 Dicembre 2025 | La Gazzetta del Mezzogiorno |




