Il potere degli alberi
Come la fotosintesi migliora il pianeta
Senza fotosintesi non c’è vita. Le piante, capaci di rendere disponibile l’energia del Sole, hanno plasmato la storia del nostro pianeta e dell’umanità. La loro resilienza è per noi fonte di ispirazione e può aiutarci a trovare soluzioni efficaci per la transizione ecologica.
- Collana: Le grandi voci
- ISBN: 9788822016171
- Anno: 2022
- Mese: giugno
- Formato: 13 x 18 cm
- Pagine: 96
- Tag: Chimica
“Per fare un tavolo ci vuole un albero e per fare un albero ci vuole un fiore”. Ma il fiore? Cosa serve per fare un fiore? Servono milioni di anni di evoluzione, a partire dalla comparsa della vita biologica, che hanno reso la Terra il luogo lussureggiante e affascinante che conosciamo. La chiave del successo di questa profonda trasformazione è la fotosintesi, il processo biologico più importante del pianeta e l’unico capace di catturare la luce del Sole e sostenere, direttamente o indirettamente, tutti gli esseri viventi.
In pochi capitoli sono presentati i momenti in cui la fotosintesi ha svolto un ruolo chiave, dal grande avvelenamento della Terra al gigantismo del carbonifero, alla formazione degli odierni carburanti fossili. Un racconto che, a partire dalla chimica e dalla fisica che governano la fotosintesi, ci traghetta nella storia geologica e umana, con uno sguardo al futuro: qual è il ruolo che alghe, batteri e piante potranno avere sulla mobilità, la produzione di energia sostenibile, la cattura della CO2, la produzione di cibo, i viaggi spaziali, la colonizzazione di nuovi pianeti e la ricerca di vita su pianeti extraterrestri?
Non è sorprendente quindi che raccogliendo una foglia un brivido corra lungo la schiena. Il presente, il passato e il futuro della storia sono tutti lì.
Se un abitante di un altro pianeta avesse la possibilità di ripercorrere la storia della Terra dalle sue origini, avrebbe ben pochi dubbi. Fino alla comparsa dell’uomo, le specie dominanti sono state di soli tre tipi: le piante, le alghe e i batteri fotosintetici.
Il nostro visitatore extraterrestre non se ne stupirà, tutt’altro. Lo troverà rassicurante, un po’ come quando, all’estero, scoviamo un ristorante italiano gestito da un connazionale. D’altra parte, la fotosintesi è il processo biologico che assicura la sopravvivenza della vita, sulla Terra così come sul suo pianeta di origine.
Certo, il nostro visitatore noterà qualche differenza perché la sua stella potrebbe non essere esattamente uguale al nostro Sole, oppure potrebbe essere più calda o più fredda, ma riconoscerà immediatamente il processo biologico e ne apprezzerà la rilevanza energetica per il nostro pianeta. Una reazione molto simile, insomma, a quella che abbiamo quando entriamo in un ristorante italiano a Brooklyn e scopriamo che cucinano la carbonara con la panna. Simili, ma non uguali.
La mia fascinazione per la fotosintesi nasce proprio dal fatto che questo processo è fondamentale per la vita nell’Universo e la rende possibile ovunque. Gli alberi – di qualunque forma, colore e capacità – potrebbero parlare con le creature di altri pianeti abitati usando la lingua universale della fotochimica. Una lingua fatta di colori, luce, molecole e bellezza.
In una trasmissione televisiva del sabato sera, gli ospiti sono invitati dal conduttore a scegliere una parola che trovano irritante e vorrebbero buttar via. Una volta uno degli ospiti ha scelto la parola “resilienza”, proponendo di sostituirla con sinonimi più o meno vicini. L’abuso di questo termine negli ultimi mesi giustifica il fastidio, neanche troppo leggero. Invece è una parola bellissima. La resilienza è infatti l’aspetto che più colpisce delle piante, organismi così fondamentali per il pianeta, che perseverano nella loro attività nelle condizioni ambientali più diverse, a volte estreme, dai deserti più aridi alle pozze termali più roventi. Lo hanno fatto, lo fanno e lo faranno.
E sono di ispirazione continua agli uomini e alle donne. Nella descrizione disperante di Ungaretti della guerra:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
E nella speranza del susino di Bertolt Brecht:
Nel cortile c’è un susino.
Quant’è piccolo, non crederesti.
Gli hanno messo intorno una grata
perché la gente non lo pesti.
Se potesse, crescerebbe:
diventar grande gli piacerebbe.
Ma non servono parole:
quel che gli manca è il sole.
Che è un susino, appena lo credi
perché susine non ne fa.
Eppure è un susino e lo vedi
dalla foglia che ha.
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