50 grandi idee terra
Un nuovo appassionante viaggio al centro della Terra, per scoprire le origini, i segreti e il futuro del Pianeta blu.
- Collana: 50 grandi idee
- ISBN: 9788822068408
- Anno: 2013
- Mese: marzo
- Formato: 17 x 20 cm
- Pagine: 208
- Note: illustrato
- Tag: Scienza Terra Geofisica Geologia
Viviamo su un pianeta irrequieto. Nata cinque miliardi di anni fa insieme al resto del Sistema Solare, la Terra non ha mai cessato di evolvere, seguendo processi che l’hanno segnata profondamente e che durano ancora. A partire dalla fine del XVIII secolo, quando si intuì che la Terra non era l’entità statica e immutabile descritta dai teologi, i geologi ci hanno progressivamente svelato l’immagine di un pianeta soggetto a mutamenti continui e talvolta drammatici.
Il libro ripercorre la storia del nostro pianeta, cominciando dalle sue origini turbolente, quando un inferno di roccia fusa e le collisioni catastrofiche con altri corpi celesti determinarono la comparsa delle primissime forme di vita. L’autore descrive poi i processi che hanno portato la Terra ad assumere l’aspetto attuale: la deriva dei continenti, il vulcanismo e il ciclo di vita delle rocce sono solo alcuni dei fenomeni che contribuiscono alla dinamica di un sistema complesso come il nostro pianeta. Ciò che finora ha reso unica la Terra è la presenza di forme di vita, capaci addirittura di modificarne l’aspetto e di condizionarne il futuro. Ed è proprio con uno sguardo al futuro che si conclude il libro: il nostro Pianeta blu è destinato a finire i propri giorni, fra qualche miliardo di anni, in maniera ancora più drammatica dell’inizio, spazzato via dai cambiamenti in atto nel Sole. Prima di allora, il genere umano dovrà trovare nuovi mondi per continuare la propria avventura.
Introduzione - ORIGINI - 01 La nascita della Terra - 02 La Luna, nostra compagna - 03 L’inferno sulla Terra - 04 Il gioco delle datazioni - 05 C’erano una volta tre pianeti - 06 Il pianeta vivente - DENTRO LA TERRA - 07 Viaggio al centro della Terra - 08 Uno sguardo all’interno della Terra - 09 Il nucleo magnetico - 10 I movimenti del mantello - 11 I superpennacchi - 12 La crosta e i continenti - 13 La tettonica a placche - 14 L’espansione dei fondali - 15 La subduzione - 16 I vulcani - 17 I terremoti - 18 L’orogenesi - 19 Il metamorfismo - 20 L’oro nero - 21 La ricchezza viene dal profondo - 22 Segreti inviolabili come un diamante - SISTEMI IN SUPERFICIE - 23 Il ciclo delle rocce - 24 Plasmare il paesaggio - 25 Il gradualismo e il catastrofismo - 26 La sedimentazione - 27 La circolazione oceanica - 28 La circolazione atmosferica - 29 Il ciclo dell’acqua - 30 Il ciclo del carbonio - 31 I cambiamenti climatici - 32 Le ere glaciali - 33 Le calotte polari - 34 La Terra a palla di neve - PIANETA VIVO - 35 Il tempo geologico - 36 La stratigrafia - 37 Le origini della vita - 38 L’evoluzione - 39 Il giardino di Ediacara - 40 La diversificazione - 41 I dinosauri - 42 L’estinzione - 43 Adattarsi e adattare - 44 Molecole fossili - 45 L’Antropocene - SCENARI FUTURI - 46 Le risorse del futuro - 47 Il clima del futuro - 48 L’evoluzione del futuro - 49 I continenti del futuro - 50 La fine della Terra - Glossario - Indice analitico
31 I cambiamenti climatici
La nostra specie ha la fortuna di aver vissuto in condizioni
climatiche relativamente stabili a partire dal Neolitico.
La sequenza geologica, tuttavia, rivela che in passato non
fu sempre così, e i modelli numerici del nostro clima fanno
pensare che anche in futuro le cose andranno diversamente.
Capire se il clima sta cambiando è più difficile di quanto sembri. Siamo abituati a condizioni climatiche estreme – ondate di calore, inverni rigidi, alluvioni, siccità e così via – ma il clima è un’altra cosa. Per identificare un cambiamento climatico bisogna effettuare un gran numero di misure su scala planetaria per un lungo periodo di tempo e con tecniche di misurazione uniformi.
Misuriamo la temperatura della Terra La misura accurata della temperatura mediante termometri risale a non più di 150 anni fa. Per sapere cosa sia accaduto prima di allora bisogna ricorrere a riscontri indiretti, come i resoconti storici dei raccolti e dell’estensione dei ghiacci invernali, o informazioni legate a fenomeni naturali come la larghezza degli anelli nei tronchi d’albero e i rapporti tra gli isotopi nei sedimenti e nei carotaggi di ghiaccio. Le indicazioni che se ne traggono possono essere calibrate prendendo come riferimento le misure di temperatura accurate degli ultimi cento anni.
Il periodo caldo medievale Tutti i dati di cui disponiamo indicano che tra il 950 e il 1250 ci fu un periodo caldo. Sappiamo da fonti di prima mano che nei monasteri inglesi abbondavano i vigneti; fu in quel periodo che alcuni coloni vichinghi si misero a coltivare con successo le coste della Groenlandia.
La piccola èra glaciale Il periodo compreso tra il 1550 e il 1850 fu particolarmente freddo, soprattutto negli anni immediatamente successivi al 1650 e al 1770. Lo testimoniano i dipinti realizzati nell’inverno del 1565 da Pieter Bruegel il Vecchio e le cronache dell’epoca, che ci parlano di quando gelò il Mar Baltico, nel 1658, e delle «fiere sul ghiaccio» tenutesi a Londra sul Tamigi congelato tra il 1607 e il 1814. Il periodo passò alla storia come la piccola èra glaciale.
Di quegli inverni così rigidi è rimasta traccia negli anelli di accrescimento degli alberi, molto sottili. Si è persino ipotizzato che il freddo pungente abbia prodotto legno più denso che i liutai cremonesi come Stradivari utilizzarono per costruire strumenti dalle risonanze eccezionali.
Sono state avanzate molte ipotesi, ma la più accreditata resta quella di un calo dell’attività solare. Il Sole segue un ciclo di 11 anni in cui la sua attività aumenta e diminuisce, come si può osservare dalle macchie solari. Le osservazioni compiute nello spazio hanno confermato che quando le macchie solari sono più numerose si verifica anche un lieve aumento della radiazione emessa dal Sole, in modo particolare di quella ultravioletta. Tra il 1645 e il 1715 le macchie solari sparirono quasi del tutto: quel periodo è stato chiamato «minimo di Maunder».
Gli effetti dei vulcani Tra gli eventi che lasciano il segno sul clima ci sono le grandi eruzioni vulcaniche. La più documentata è quella del 1991 del monte Pinatubo, nelle Filippine: l’eruzione iniettò nella stratosfera così tante polveri sottili e aerosol di solfati da causare una diminuzione significativa nella quantità di luce solare che raggiungeva la superficie terrestre, provocando una diminuzione di mezzo grado della temperatura globale media per i due anni successivi.
L’eruzione del vulcano indonesiano Tambora del 1815 fu seguita in Europa da quello che passò alla storia come l’anno senza estate. I raccolti andarono persi e nell’inverno 1816-1817 migliaia di persone morirono di freddo o di fame. Si pensa anche che circa 70 000 anni fa un’eruzione ancora più grande, quella del vulcano di Toba nell’isola di Sumatra, abbia portato la popolazione umana primitiva a un passo dall’estinzione.
L’oscuramento globale Gli aerosol vulcanici immessi nell’atmosfera possono formare un tenue alone che riflette la luce solare, abbassando la temperatura.
Lo stesso vale per gli aerosol di origine inquinante. Il risultato è un oscuramento globale. Le osservazioni intraprese sistematicamente a partire dagli anni ’50 mostrano una riduzione di circa il 4 per cento della luce solare giunta sulla Terra tra il 1950 e il 1990. Il fenomeno, insieme alle ceneri vulcaniche emesse successivamente dal monte Pinatubo, potrebbe aver mascherato in parte le conseguenze del riscaldamento globale dovuto ai gas serra; ironicamente, il rapido riscaldamento della fine degli anni ’90 potrebbe essere dovuto in parte a una riduzione dell’inquinamento.
Le ere glaciali Ripercorrendo la sequenza geologica, si direbbe che nelle ere geologiche passate siano avvenuti cambiamenti climatici molto più drastici di quelli verificatisi in tutta la storia dell’umanità. Se risaliamo nel tempo fino a 3,25 milioni di anni fa, incontriamo una sequenza di ere glaciali (si veda il prossimo capitolo). I massimi glaciali sono strettamente correlati ai minimi del contenuto atmosferico di anidride carbonica, ma gli aumenti di temperatura sembrano verificarsi qualche centinaio di anni prima dell’aumento della CO2. Gli oppositori dell’ipotesi dei cambiamenti climatici hanno sfruttato questo fenomeno per affermare che il riscaldamento non è dovuto alla CO2. In realtà, è probabile che lo sfasamento sia dovuto a quello che viene chiamato comunemente forcing, o feedback positivo. Le variazioni dell’orbita terrestre provocano un riscaldamento degli oceani; questi cominciano a emettere CO2 portando a un ulteriore riscaldamento.
La geologia del clima Analizzando le percentuali degli isotopi dell’ossigeno in epoche ancora più antiche arriviamo a un mondo in cui i livelli di CO2 – e talvolta anche i valori di temperatura – erano molto più alti. Non mancano le ere glaciali: nei periodi intermedi, però, le temperature tipiche del pianeta superano quelle odierne di 10 o addirittura 15 gradi. Significa che il clima del nostro pianeta ammette diversi stati stabili, e che la loro relazione è regolata da un equilibrio piuttosto delicato. La domanda è la seguente: forse ci stiamo dirigendo verso un punto di svolta che ci porterà in un nuovo mondo molto più caldo?
1 aprile 2018 | Notiziario CDP |
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