Oltre Babele
Codici per una democrazia interculturale
«Babele» sta diventando la nazionalità effettiva di tutti, mentre il quotidiano si fa ibrido, meticcio, incrocio di identità inconsuete. Occorre una strategia interculturale perché le democrazie del pianeta non collassino su se stesse per overdose di diversità.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053749
- Anno: 2008
- Mese: maggio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 400
- Tag: Società Politica Sociologia Immigrazione Democrazia
Perché «noi» cittadini dovremmo accettare chi è straniero? Perché consentirgli di avere accesso alla sfera pubblica? Perché dare riconoscimento alla sua identità culturale e alla sua diversità? Perché non limitarci a far uso della sua disponibilità lavorativa e a servirci di lui? Perché dovremmo cambiare per poterlo accogliere? La risposta è netta e paradossale allo stesso tempo: dobbiamo farlo per restare noi stessi; per essere coerenti con la petizione di universalismo inscritta nella fede democratica e nella grammatica dei diritti; per dimostrare che la democrazia non è un ideale regionale, ma genuinamente cosmopolita; per vincere la sfida poderosa sferrata dalla multiculturalità alla sua capacità di farsi strumento per includere l'altro. Accettare l'alterità culturale però non basta. Offrirne un trattamento in linea con gli imperativi democratici richiede la capacità di interpretarla e contestualizzarla, di tradurla nei nostri codici culturali e istituzionali, quindi di proporre modelli di integrazione in grado di favorire transazioni politiche eque. Il volume propone le coordinate multidisciplinari per articolare questo impegno cognitivo e politico, per costruire una «cassetta degli attrezzi» adatta ad affrontare il presente cosmopolita e il futuro (inevitabilmente) interculturale della democrazia.
I. Percorsi generativi della democrazia interculturale - 1. Multiculturale/interculturale. Il motore antropologico - 2. Immigrazione e cittadinanza. Il motore demografico - 3. Soggetto multiplo e pluralità culturale. Il motore psicosociale - 4. Diritti umani come interfaccia culturale. Il motore ideale - 5. Fedi e diritto. Il motore religioso - II. Codici interculturali dell’esperienza giuridica - 6. Interpretare/Contestualizzare gli indici di diversità culturale - 7. Tradurre la diversità culturale - 8. Percorsi di integrazione giuridica interculturale - Conclusione - Bibliografia
La scansione multiculturale/interculturale
Mi limiterò ai termini più diffusi e di primario interesse per la prassi democratica, vale a dire: «multiculturale», «interculturale» e loro derivati.
a) «Multiculturale» ha due accezioni: una descrittiva e una prescrittiva.
Accezione descrittiva: L’aggettivo «multiculturale» designa in genere il fenomeno della presenza simultanea, su un territorio o all’interno di un circuito comunicativo, di individui appartenenti a più culture. L’espressione «società multiculturale» indica i contesti dove gli scambi sociali sono caratterizzati dalla differenza culturale.
Accezione prescrittiva: «Multiculturale» indica la molteplicità, ma implica anche la differenza. Nell’accezione prescrittiva la differenza tra le culture viene trattata non solo come un’evenienza, un fatto da registrare, ma come un valore, cioè un bene da perseguire. Le culture vengono interpretate allora come universi relativamente distinti: unite dalla promiscuità spaziale (ad esempio il territorio di uno stato), ma incapaci di integrarsi. L’integrazione anzi viene considerata un disvalore, un fine negativo, contrassegnato dalla irrimediabile erosione, se non dalla perdita dell’identità culturale.
«Multiculturalismo» è un termine derivato dall’uso prescrittivi dell’aggettivo multiculturale. Esso fornisce un’indicazione normativa per la gestione delle politiche sociali. Così, «multiculturale» è la politica orientata alla valorizzazione e alla conservazione delle diversità culturali e in grado di ridurre al minimo la fusione tra gli originari patrimoni culturali. In altre parole il multiculturalismo si pone in tendenziale antitesi alla mediazione delle differenze culturali.
b) «Interculturale» presenta anch’esso due accezioni, rispettivamente descrittiva e prescrittiva.
Accezione descrittiva: «Interculturale» indica l’inevitabilità di una relativizzazione dei fattori culturali nel dar vita alle relazioni sociali. In generale il rapporto con l’altro determina una relativizzazione del proprio punto di vista. Quanto più ampia è la distanza, la differenza culturale, tanto maggiore risulterà questa relativizzazione.
Nelle società multiculturali, inoltre, la presenza e la contiguità di individui di altre culture crea varie forme di condizionamento che operano anche sui rappresentanti della cultura dominante o autoctona. Questo condizionamento può spingersi, almeno in alcuni settori della vita sociale, sino all’interdipendenza. La relativizzazione del proprio punto di vista diviene allora un mezzo per il coinvolgimento dell’Altro all’interno di relazioni comunicative orientate al raggiungimento di scopi pratici. A sua volta l’esigenza di realizzare scopi pratici eleva il livello dell’interculturalità dal piano della comunicazione al piano della collaborazione. Dalla relativizzazione del proprio punto di vista a fini comunicativi si transita così alla mediazione delle strategie di comportamento a scopo collaborativo. La mediazione interculturale che ne risulta è però circoscritta, cioè topica, poiché esclusivamente calibrata in funzione degli specifici obiettivi pratici da realizzare di volta in volta. In quanto inevitabile negli attuali contesti sociali multiculturali, questa dimensione dell’interculturalità può dirsi irriflessa. Essa è agita dai soggetti coinvolti, ma non pensata, non progettata nei termini di una riflessione sulla propria identità culturale e sulla validità, congruità, effettività dei suoi presupposti.
Accezione prescrittiva: In questo caso «interculturale» è un termine-progetto. Esso viene utilizzato per indicare la creazione di un codice organico di comunicazione e di azione pratica per la gestione delle relazioni tra soggetti di diversa appartenenza culturale. Definire i contenuti di questo codice comunicativo richiede la relativizzazione e la mediazione degli universi di discorso, dei complessivi contesti di senso generati dalle differenti culture di appartenenza. Alla mediazione dei punti di vista a fini pratici si sostituisce la ricerca di piattaforme di equivalenza tra i significati, i valori, i fini che articolano l’intera sfera dei diversi saperi culturali. L’intercultura «prescrittiva» non consiste cioè in mediazioni strategiche per il raggiungimento di singoli obiettivi pratici; coincide piuttosto con l’elaborazione di contesti di senso (relativamente) condivisi in cui iscrivere quegli obiettivi. Più concretamente, «interculturale» indica, nei suoi svariati usi e accoppiamenti, la formazione di un lessico per la comunicazione e l’agire interindividuali nelle società multiculturali. Nel far questo, la parola «interculturale» esprime non tanto una realtà statica, quanto la necessità di innescare un processo di comprensione, traduzione e negoziazione (dialogica) tra i diversi universi culturali e le loro proiezioni sociali: bisogni, pretese, istanze, interessi, valori, fini degli individui e relative modalità di prospettazione all’interno dei diversi ambiti relazionali.
Rispetto all’accezione descrittiva di «interculturale», quella prescrittiva presenta dunque una maggiore connotazione conoscitiva o, se si vuole, teorica. Essa tuttavia conserva, sebbene in un orizzonte più vasto, un orientamento eminentemente pragmatico.
In coda è utile segnalare che la connotazione conoscitiva è presente anche nei termini «transculturale» e «cross-culturale» e nei loro usi. Tendenzialmente, però, la conoscenza dei sistemi culturali altri si presenta in questi casi come un fine in sé. L’uso di quei termini non indica l’elaborazione mediata tra i diversi saperi culturali di interfacce orientate a supportare la prassi delle relazioni tra individui o gruppi. Piuttosto esso punta alla comparazione dei differenti universi culturali e alla scoperta di costanti, di uniformità, isomorfismi (cioè simmetrie ed equivalenze) tra le rispettive strutture e modalità di organizzazione interna.