Libertà di gusto e d'opinione
Un altro liberalismo per la vita quotidiana
a cura di Gianfranco Pellegrino
Quattro pamphlet liberali, quattro proposte di libertà nella nostra vita quotidiana. Libertà nella condotta sessuale, nella vita economica, nella discussione pubblica e nella stampa indipendente, garanzia contro gli abusi di potere.
- Collana: Libelli vecchi e nuovi
- ISBN: 9788822055040
- Anno: 2007
- Mese: febbraio
- Formato: 12,5 x 21 cm
- Pagine: 352
- Tag: Psicoanalisi Psicologia Sociologia Diritti umani
Il libro raccoglie quattro pamphlet che difendono la massima libertà nell'esercizio dei gusti personali e nell'espressione delle proprie opinioni. Nel primo, Bentham propone di depenalizzare qualsiasi condotta sessuale: uno Stato che si intrometta nei gusti sessuali dei suoi cittadini è paragonabile a uno Stato teocratico. Nel secondo, attacca il reato di usura e ne propone l'abolizione, con considerazioni acutissime di psicologia sociale: è il primo testo occidentale di denuncia dell'antisemitismo. Nel terzo pamphlet, Bentham analizza l'inestimabile valore della libertà di opinione nelle società democratiche. Nel saggio conclusivo spiega, con una chiarezza mai più raggiunta dopo di lui, come una stampa libera costituisca la migliore difesa contro il mal governo. In pagine ancora freschissime a distanza di due secoli, Bentham spazza via i principali tabù della nostra cultura, con un'acutezza psicologica rarissima.
Gianfranco Pellegrino, Un altro liberalismo: libertà, felicità e limiti del diritto penale - Nota biografica - Nota sui testi e le traduzioni - Jeremy Bentham: I. Reati contro se stessi: la pederastia - II. Difesa dell'usura - III. Libertà di stampa e discussione pubblica - IV. Garanzie contro il mal governo - Indice analitico
Due liberalismi
Sotto il nome di plagio
Nel 1968, Aldo Braibanti (letterato e filosofo, partigiano durante la Resistenza) venne condannato per plagio.
Sotto il nome di plagio, i giudici punirono un altro comportamento, che pure non costituiva reato: l’omosessualità o, meglio, l’esercizio attivo e conclamato di essa. Braibanti viveva con due giovani, entrambi maggiorenni, uno dei quali aveva rotto i rapporti con la sua famiglia. La denuncia per plagio proveniva dal padre di quel ragazzo. Secondo i giudici, la relazione affettiva che legava Braibanti ai due amici era stata il mezzo e il contenuto del plagio.
La sentenza sul caso Braibanti suggerisce alcune riflessioni. Al contrario che in molti altri paesi nel mondo, in Italia l’omosessualità non è reato. Tuttavia, nel nostro paese non è ammesso il matrimonio fra individui dello stesso sesso. Inoltre, la legge 40 del 2004 limita l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle sole coppie di sesso diverso.
A quanto pare, per la legge italiana certi comportamenti stanno in una precisa (e angusta) casella: non costituiscono dei diritti da tutelare, né delle azioni da vietare, ma non sono neanche attività del tutto indifferenti. In certe occasioni, possono avere rilevanza pubblica, e costituire base di discriminazione e vincolo giuridico. Lo spazio compreso tra codice penale e sostegno positivo non è così indifferente né comodo per chi vi viene rinchiuso. La mancanza di sostegno, pur non equivalendo alla sanzione penale, è causa di danni e di discriminazione nei confronti dei cittadini.
Qualcuno tuttavia potrebbe pensare che questa sia una soluzione liberale, dopo tutto. Lo Stato non interviene a vietare, ma anzi lascia libertà di esercitare certe condotte nella propria sfera privata, anche se non le tutela, come invece fa con altre. D’altra parte, la tutela statale deve pur limitarsi a certi ambiti, che sono riconosciuti da tutti come essenziali per la vita del cittadino. Dal momento che lo Stato protegge solo le coppie eterosessuali unite in matrimonio, è evidente che la condotta sessuale, specialmente se omosessuale, non viene ritenuta un ambito di sostanziale importanza per la vita umana.
Un altro liberalismo
Nelle pagine di questo volume viene presentato un liberalismo differente, che conduce alla seguente conclusione: lo Stato ha il dovere di tutelare anche le relazioni affettive tra individui dello stesso sesso, e deve impedire qualsiasi discriminazione fondata sulle preferenze sessuali.
Nel primo degli scritti qui tradotti5, Reati contro se stessi: la pederastia (1785), si sostiene la necessità di abolire qualsiasi restrizione giuridica che vieti condotte sessuali non convenzionali. Qualsiasi trattamento differenziato sulla base del comportamento sessuale è una illegittima discriminazione. Le preferenze sessuali sono espressione dei gusti delle persone, e quindi della loro personalità: uno Stato che punisca un gusto innocuo per gli altri, quindi, è paragonabile a un governo che perseguiti i cittadini per le loro convinzioni. Esprimere i propri gusti è un diritto che si pone sullo stesso piano della manifestazione del proprio pensiero.
Le pagine in cui si esprimono queste tesi risalgono a più di due secoli fa, e sono state scritte da Jeremy Bentham (1748-1832), un autore cui molti non ascriverebbero tendenze liberali. Leggendo questo scritto, si vedrà invece che Bentham ha elaborato una concezione simile al liberalismo di John Stuart Mill (1806-1873), l’autore di solito invocato negli argomenti a favore della depenalizzazione delle condotte sessuali non convenzionali.
La posizione benthamiana sulla libertà di condotta sessuale non è una tesi isolata nel pensiero del suo autore. Bentham attribuiva un’importanza speciale alla libertà di soddisfare i propri gusti e i propri desideri, ed era convinto che tale libertà venisse illegittimamente conculcata negli ordinamenti giuridici a lui contemporanei (ma non molte cose sono cambiate da allora, come abbiamo visto prima). In una lettera di Bentham a George Wilson (destinatario delle lettere che compongono Difesa dell’usura, tranne l’ultima indirizzata ad A. Smith), si legge la seguente affermazione: «è una mia vecchia massima che l’interesse, così come l’amore e la religione, e tante altre belle cose del genere, debbano essere libere». Ci sono alcune cose, in sostanza, che secondo Bentham vanno lasciate libere dalla regolazione giuridica: egli ha in mente un sistema composto da varie libertà.
Per consentire al lettore di apprezzare nel suo complesso il liberalismo benthamiano, abbiamo aggiunto al saggio sulla libertà sessuale altri tre scritti, in cui Bentham indica i campi specifici in cui si esplicano le libertà che egli intende difendere, e configura dei meccanismi istituzionali a tutela della libertà individuale.
In Difesa dell’usura (1787), scagliandosi con giovanile audacia contro Adam Smith (1723-1790), Bentham afferma che si deve abrogare qualsiasi legge la quale impedisca o regoli il prestito di denaro a interesse. In Ricchezza delle nazioni (1776), Smith sosteneva che il tasso d’interesse non può mai abbassarsi al di sotto di un certo livello, stabilito dalle interazioni di mercato: ma, ove esso si alzi al di sopra di una certa soglia, allora dovrebbe intervenire il legislatore. Come mai (si chiede Bentham), se vuole abbassare il tasso al di sotto di un certo livello, il legislatore è impotente, ma può impedire certi scostamenti al di sopra del saggio di mercato? Perché mai non è il mercato stesso a impedire tassi troppo elevati? E, se l’usuraio trova dei clienti che accettano le sue condizioni (cioè, se il mercato non impedisce quei tassi d’interesse), perché dovrebbe incontrare ostacoli imposti dal legislatore?
Un individuo maggiorenne che chiede in prestito denaro per le sue attività imprenditoriali, o per finanziare i suoi desideri, è perfettamente in grado di comprendere i rischi che corre – afferma Bentham. Vietare l’usura non protegge i prodighi, che possono sempre farsi garantire da altri, o ricorrere al credito dei commercianti. Per tutelare gli individui dagli eccessi di prodigalità, meglio sarebbe calmierare i prezzi dei beni e impedire certe speculazioni commerciali. E, se questa può sembrare un’eresia economica, allora assurda è anche la preoccupazione paternalistica per i prodighi e il dispregio per l’illecito arricchimento degli usurai – sentimenti che si celano dietro a tanti argomenti a favore della punizione dell’usura. Perché arricchirsi a spese dei propri clienti e speculare sui prezzi deve essere permesso, ma non ci si può arricchire finanziando il rischio imprenditoriale? Uno Stato che pretenda di regolare la propensione al rischio degli imprenditori si comporta in maniera insopportabilmente paternalista.
Nei due scritti che terminano questa raccolta, Bentham propone una serie di argomentazioni a favore della più ampia libertà di pensiero e di discussione, vista come unica garanzia efficace contro abusi di potere ed eccessive interferenze governative. In altre parole, in queste pagine Bentham spiega come la libertà di stampa e di opinione garantisca una barriera alla legislazione paternalista contro cui si era scagliato nei primi due scritti. In queste pagine, Bentham elabora la prima teoria teoria del quarto potere e dell’opinione pubblica dell’epoca moderna.
In Libertà di stampa e discussione pubblica (1821), Bentham sostiene che qualunque disposizione tesa a porre limiti alle assemblee pubbliche fra cittadini e alla diffusione del pensiero a mezzo stampa avrebbe un unico e pernicioso effetto: impedire l’efficiente funzionamento dell’opinione pubblica, cioè del solo mezzo per tutelare i cittadini dalla tirannia e dagli abusi di potere dei governanti. Nessuna restrizione giuridica speciale deve frenare i cittadini nell’espressione pubblica delle proprie opinioni sui loro governanti. La reputazione di chi sta al governo non deve godere di protezioni maggiori rispetto a quelle concesse al privato cittadino: anzi, siccome il governante può difendersi meglio, deve avere minore protezione.
Se non implicano azioni illegali e lesioni a terzi, anche le società segrete non dovrebbero venire vietate, afferma inoltre Bentham. D’altra parte, l’unica cosa che rende necessaria una società segreta è un regime tirannico; in assenza di tirannia, perché mai un’associazione che si pone il fine di criticare il governo dovrebbe rimanere segreta? «La segretezza dei sudditi presuppone la tirannia dei governanti», conclude Bentham. In questo saggio si anticipa di un secolo e mezzo la sentenza sul caso New York Times vs. Sullivan (discusso negli Stati Uniti nel 1964), che dichiarava inammissibili (tranne in casi di evidente falsità) le cause per diffamazione contro organi di stampa intentate da funzionari statali e membri del governo.
Il quarto scritto (Garanzie contro il mal governo, del 1822) è invece un breve saggio di ingegneria costituzionale, che tratteggia lo sfondo per le proposte di riforma presentate nei primi tre scritti. Bentham elabora un modello di Costituzione destinato al monarca di una nazione abitata da cittadini prevalentemente di religione islamica, e vi premette alcune considerazioni di ordine generale (che costituiscono la parte del testo qui tradotta).
La ricetta di Bentham sostituisce all’idea di portare la democrazia al di fuori dell’Occidente l’esportazione della sfera pubblica tipica delle società occidentali. Bentham non vede la democrazia come una forma di governo, bensì come una situazione: quella in cui gli interessi dei cittadini sono al riparo dai possibili abusi di potere dei governanti, e nell’azione di governo non vengono privilegiati interessi di parte. Anche sotto una monarchia assoluta si possono ottenere questi risultati solo se si garantisce una articolata discussione pubblica.