Tutti pazzi per la fisica
Anelli di fumo, circloni e teorie alternative del tutto
Tra scienza e pseudoscienza, storie di «outsider della fisica» convinti di aver trovato la vera teoria definitiva dell’Universo.
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068453
- Anno: 2013
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 304
- Note: illustrato a colori
- Tag: Scienza Fisica Pseudoscienza
Nel 1993 Jim Carter, proprietario di un campo di roulotte nelle vicinanze di Seattle, annunciava la pubblicazione di un libro che ambiva a descrivere una teoria fisica totalmente alternativa per spiegare la gravità, la materia, la tavola periodica degli elementi e la stessa origine dell’Universo. Negli ultimi 15 anni, Margaret Wertheim ha collezionato i lavori di Jim Carter e di altri «outsider della fisica» per lo più privi di un’educazione formale ma convinti di aver trovato la vera teoria definitiva dell’Universo. Questo libro analizza il rapporto della fisica teorica con il mondo contemporaneo, cercando di definire i confini non sempre chiari tra scienza e pseudoscienza.
Scopriamo così che i teorici fai-da-te non sono una caratteristica dei nostri giorni. Il fenomeno era presente già nell’Ottocento: ne è testimone il celebre matematico Augustus De Morgan, che colleziona centinaia di esempi di quelli che lui stesso battezza «paradossisti».
Il libro si conclude con un paragone provocatorio tra la pseudoscienza e la teoria delle stringhe: se è vero, come affermava Sir Arthur Eddington, che il giudice supremo delle validità di una teoria è l’osservazione sperimentale, che cosa distingue l’infinità di varianti della teoria delle stringhe dagli universi inventati dagli outsider? In entrambi i casi, per riprendere le parole di Albert Einstein, l’immaginazione è diventata più importante della conoscenza.
0. Il mondo visto dal proprietario di un parco caravan - I. LA SCIENZA DEGLI OUTSIDER - 1. Nel vano motore dell’Universo - 2. «Escistono» universi complementari - 3. Un budget di paradossi - II. IL MONDO DI JIM - 4. C’è chi scava e poi ci sono tutti gli altri - 5. I quattro sessi - 6. La scienza dei circloni - 7. Anelli di fumo - 8. La creazione del mondo - 9. Gravità e levità - III. LA SCIENZA DELLE SOLUZIONI IMMAGINARIE - 10. Una riforma della scienza? - 11. Fisici che imparano a nuotare - Postfazione - Anelli di alberi - Post scriptum - Appendice - I princìpi della Sincronia Circlonica e dell’Universo Vivente di James Carter - Ringraziamenti - Bibliografia - Indice analitico
0.Il mondo visto dal proprietario
di un parco caravan
Che cosa spinge un uomo privo di formazione scientifica a credere di poter riuscire là dove Albert Einstein e Stephen Hawking hanno fallito? Nel 1993, Jim Carter scrisse una lettera a un gruppo selezionato di scienziati americani per annunciare la pubblicazione del suo libro The Other Theory of Physics in cui, prometteva, avrebbe dato una descrizione alternativa completa dell’Universo.
«Mai, prima d’ora, una teoria aveva offerto una spiegazione così esauriente», affermava con entusiasmo nella lettera. Oltre a «mostrare in una luce nuova fenomeni che pensavamo di aver spiegato compiutamente da tanto tempo», il libro avrebbe fornito una soluzione a «misteri e paradossi che tormentano le scienze fisiche da centinaia di anni». La natura della gravità, la struttura della materia, la relazione tra lo spazio e il tempo, «l’origine della Luna»:
Carter si proponeva di chiarire tutti questi problemi grazie al concetto della «Sincronia Circlonica». Non si trattava di un’estensione della fisica esistente, ma di una vera e propria rifondazione.
Se le sue idee fossero state accettate avremmo assistito alla più grande rivoluzione scientifica dai tempi di quella copernicana, che avrebbe fatto di Carter non solo un nuovo Einstein ma addirittura l’Isaac Newton dei nostri tempi.
Anche le origini dell’autore erano piuttosto misteriose. Nel suo annuncio non si parlava di college né di università, ma sull’intestazione della carta da lettere compariva il logo dell’Istituto del Moto Assoluto, un’organizzazione la cui sede ufficiale era sulla Green River Gorge Road di Enumclaw, nello Stato di Washington.
La teoria non era mai stata pubblicata prima e non aveva avuto una presentazione ufficiale. Si trattava, come ammetteva lo stesso Carter con disarmante sincerità, del frutto di più di venticinque anni di fatiche solitarie. La busta conteneva un piccolo buono d’ordine giallo per chi avesse voluto saperne di più: le persone interessate erano invitate a marcare una casella e a spedire un assegno: si chiedevano 88 dollari per una «edizione rilegata di lusso», ma si garantiva che l’anno seguente sarebbe stata disponibile un’edizione in paperback a 44 dollari. La curiosità del lettore più attento, però, era attirata dalle tre caselline in fondo al buono, che permettevano di scegliere tra una delle voci seguenti:
La teoria mi interessa molto, ma attualmente sono proprio a corto di soldi.
La lettera qui acclusa, tuttavia, dimostra la mia attenzione nei confronti dei concetti di Sincronia Circlonica e Moto Assoluto e mi dà il diritto di ricevere una copia gratuita dell’edizione di lusso di The Other Theory of Physics non appena l’opera sarà pubblicata.
L’idea mi interessa! Vi prego di aggiungermi alla lista di distribuzione sul Moto Assoluto per il prossimo invio gratuito.
Questa teoria gravitazionale fa schifo!
Quell’ultima frase catapultava Carter in una categoria rara: l’uomo aveva senso dell’umorismo. Si tratta di una qualità quasi del tutto assente nella maggior parte dei «teorici outsider» i cui plichi vengono recapitati presso gli uffici dei fisici di professione con una frequenza decisamente più elevata di quella che molti scienziati sono disposti ad ammettere.
Dato che all’epoca io stessa ero a corto di denaro, scrissi una lettera con le mie impressioni sulle idee della Sincronia Circlonica – per quel che mi era sembrato vagamente di capire dal materiale inviato da Carter – e qualche settimana più tardi trovai nella buca delle lettere le bozze del libro. Era diverso da tutti gli altri libri scientifici che avevo visto: un miscuglio fittissimo di speculazioni teoriche, scoperte empiriche e virtuosismi grafici. Oltre alle sue idee sconclusionate, il libro era zeppo di diagrammi, grafici, scarabocchi ed equazioni: il tutto, chiaramente, era opera della mano di Carter. Sulla fisica si poteva dire qualsiasi cosa, ma il suo stile visivo era fantastico. Era come trovarsi di fronte a un universo fantasmagorico: atomi, stelle e galassie; la Luna e le maree, astronavi spaziali e bombi. Il testo era disseminato di concetti al tempo stesso stupefacenti e inquietanti: corpi di «materia negativa», le «sette dimensioni del tempo», qualcosa che Carter chiamava «demoni delle stringhe» e un’analisi di ciò che sarebbe potuto accadere al Titanic se il transatlantico si fosse mosso a una velocità pari a metà di quella della luce.
Secondo lo stesso Carter, il sistema raggiungeva l’apogeo nell’affermazione che la forza più inesorabile della natura era un’illusione.
Il libro ne confutava recisamente l’esistenza: «La gravità non esiste». Al suo posto, Carter proponeva una «materia in espansione continua», un’inflazione selvaggia e incontrollata di ogni singola particella. Io, voi, la sedia sulla quale vi trovate, gli alberi che vedete dalla finestra: tutto ciò che esiste, secondo Carter, si espande senza sosta. Ogni minuto di ogni ora di ogni giorno. La Terra stessa, di conseguenza, raddoppia le proprie dimensioni ogni diciannove minuti. Prendete una matita e lasciatela cadere: secondo la teoria di Carter, la matita non va da nessuna parte: è la Terra che le va incontro. Cioè, come mi avrebbe detto in seguito lo stesso Carter, «la gravità non consiste negli oggetti che cadono verso il basso, ma nella Terra che cade verso l’alto».
Nei Dipartimenti di Fisica delle università, le persone come Jim Carter sono etichettate come «svitati» o altri epiteti analoghi, e le traiettorie dei loro plichi sono per lo più molto brevi: dalla buca delle lettere al cestino della spazzatura. La segretaria di un fisico di fama impara in fretta a riconoscere i segni distintivi: quel genere di manoscritto, infatti, è solito annunciarsi attraverso deviazioni palesi dalla consuetudine scientifica. Con ogni probabilità vi abbonderanno le MAIUSCOLE e i punti esclamativi!
I passaggi più importanti saranno sottolineati, scritti in grassetto o cerchiati per aggiungere enfasi. Spesso, l’autore avrà ritenuto opportuno agevolare il cammino del professore verso la comprensione aggiungendo utili commenti sui margini dei fogli o evidenziando i passaggi critici con pennarelli dai colori brillanti.
Tutti questi indizi insospettiranno il fisico qualificato, che in generale sa riconoscere la teoria marginale a colpo d’occhio, senza neanche dover leggere il testo. Quest’ultimo, d’altra parte, annuncerà quasi sicuramente la propria natura rivoluzionaria nei primi paragrafi, affermando la rifondazione integrale se non della fisica, come nel caso di Carter, quantomeno di una sua parte consistente.
Come minimo l’autore proporrà qualcosa di radicalmente nuovo, e nella maggior parte dei casi avrà parole dure per i pilastri gemelli della fisica del XX secolo: la relatività e la teoria dei quanti.
La sua spiegazione sarà «alternativa», «più semplice», «più comprensibile».
Il mondo accademico può essere crudele con uomini come Jim Carter: uso il termine «uomini» a ragion veduta, perché quasi tutti gli outsider della fisica teorica sono uomini. Se è vero che la fisica ufficiale rimane, di tutte le scienze accademiche, quella in cui la presenza maschile è più forte, gli outsider sono quasi esclusivamente maschi. Quando un fisico qualificato decide di esprimersi su simili teorie, tende a farlo in maniera derisoria oppure, nel migliore dei casi, a giudicare il tutto privo di interesse. Nella maggior parte dei casi riserverà agli outsider qualcosa che per questi ultimi è di gran lunga peggiore: il silenzio. Jim Carter lo sopporta stoicamente – tale è la sua convinzione che la storia finirà per dargli ragione – ma per molti teorici outsider il disinteresse del mondo accademico per il loro lavoro è uno strazio esasperante. Questi uomini sono sinceramente convinti di aver svelato «i segreti dell’Universo», per usare una delle espressioni preferite di Jim, e non vedono l’ora di condividere con tutti noi le loro intuizioni. Anche loro, come i membri riconosciuti della comunità scientifica, vogliono colmare il vuoto dell’ignoranza ed espandere il dominio della conoscenza scientifica a vantaggio dell’umanità intera. Sono tutti convinti, nessuno escluso, di aver scoperto qualche verità semplice e profonda, di importanza fondamentale per capire la natura e che i fisici ortodossi si erano lasciati sfuggire.
31 dicembre 2013 | Giornale di Astronomia |
31 dicembre 2013 | La Stampa |