Le idee geniali
Brevi storie di scienziati eccellenti
Scoperte straordinarie da brillanti intuizioni. Le ragioni della genialità nei racconti delle imprese e della vita di oltre cento grandi scienziati.
ESAURITO
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822062819
- Anno: 2005
- Mese: marzo
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 160
- Note: illustrato a colori - brossura
- Tag: Scienza Storia della scienza Genio
Le idee geniali sono brillanti combinazioni di fantasia e razionalità. Sono soluzioni inattese di problemi, che non sembrano rifarsi a un metodo sistematico già noto, spesso intuizioni felici che nascono da chi riesce a vedere le cose in modo inconsueto eche producono un radicale cambiamento di prospettiva nell'approccio ai fenomeni. Senza voler fornire rigide quanto insoddisfacenti definizioni di cosa sia il genio, gli autori di questo libro, scienziati e studiosi di mestiere, scelgono di "raccontare" storie di matematici, fisici, chimici, biologi eccellenti, che con le opere del loro ingegno hanno modificato la descrizione della realtà e la nostra visione del mondo. La cornice umana, storica e sociale che inquadra la narrazione di idee dalla notevole portata - Archimede, Eratostene, Galileo, Newton, Marie Curie, Einstein, Fermi, solo per citare alcuni dei più noti al grande pubblico, fra le oltre cento brevi storie tratteggiate - permette di cogliere, attraverso pennellate chiare ed esemplari, la specifica "ragione della genialità". Gli autori non pretendono di insegnare la genialità, ma di fornire esempi di originalità di pensiero e di apertura intellettuale.
Introduzione - Istruzioni per l'uso - 1. La genialità alle origini della civiltà - Pare facile? - Archimede (circa 287-212 a.C.) - Eratostene (276-194 a.C.) - Grandi matematici nel passato - Pitagora (circa 560-480 a.C.) - Euclide (III sec. a.C.) - 2. Genii epocali - Il genio della comunicazione - Galileo Galilei (1564-1642) - I genii sono simpatici? - Isaac Newton (1642-1727) - Il superlativo - Albert Einstein (1879-1955) - 3. Genii altamente professionali - Princeps Mathematicorum - Carl Friedrich Gauss (1777-1855) - I genii possono avere un buon carattere? - Michael Faraday (1791-1867) - Forse è vero, ma ci credo - Amedeo Avogadro (1776-1856) - Chi li ha visti, gli atomi? Il cocciuto - Jean Perrin (1870-1942) - Una famiglia Nobel - I Curie: Pierre (1850-1906), Marie Sklodowska (1867-1934), Irène (1897-1956), Frédéric Joliot (1900-1958) - 4. Genii delle macchine utili - Sadi Carnot (1796-1832) e gli altri - 5. Genialità e intuizione: i semplificatori - L'arte di far teorie - Jean Baptiste Fourier (1768-1830) - Idee geniali di incerta paternità - Genialità nella strumentazione - Si può avere il vuoto? - Evangelista Torricelli (1608-1647) - Come misurare una lunghezza con precisione? - Pierre Vernier (1580-1637) - Come si può aumentare questo ridicolo rendimento? - James Watt (1736-1819) - Come fare una misura di frequenza? - August Toepler (1836-1912) - 6. Al di là dei classici - Curioso oltre la matematica - Vito Volterra (1860-1940) - Slittamenti del senso comune - Enrico Fermi (1901-1954) e il suo gruppo - I buoni maestri - Max Born (1882-1970) - Veramente un bel tipo - Richard Feynman (1918-1988) - Le strategie del genio - John Archibald Wheeler (1911-) - Cronologie dei personaggi citati nel testo
Introduzione
Lo studioso che volesse cimentarsi con la «definizione» del genio si troverebbe davanti un'immensa mole di saggi filologicamente rilevanti a cui attingere: dopotutto, i genii rappresentano il meglio dell'umanità, in ogni tempo e in ogni paese. Oggi si guadagna tempo, in queste imprese, appoggiandosi ad Internet; il che toglie alla ricerca quel tanto di sudato che la faceva più meritevole di remunerazione. Tuttavia, se la grande rete fornisce dati come nessuno l'aveva fatto prima, è anche vero che quei dati se ne stanno alla rinfusa sullo schermo della macchina e mettere ordine resta (almeno per ora) un compito umano. Un compito che si può assolvere in tanti modi. Avventurandosi in definizioni (per esempio), senonché, a noi non piace: una definizione lascia a volte il tempo che trova, come quando si cerca di definire il colore verde a un cieco dalla nascita, o le orbite geostazionarie a un cacciatore watussi. Meglio è prendere un genio – non quello della lampada di Aladino, beninteso: il vocabolario fa questi scherzi – e «raccontarlo » in modo che appaia l'ubi consistam, la specifica ragione della sua genialità. Questo non garantisce che il criterio sia obiettivo: il criterio è e resta, ahinoi, il nostro, degli autori; e rispecchia perciò gusti, passioni, entusiasmi, perfino antipatie particolari. Che si rispecchiano nelle cose dette, ma ancor più in quelle non dette; nelle sproporzioni dei numeri di pagine dedicate a questo o a quello; nel fatto che di alcuni, che magari conducevano una vita tranquilla e disimpegnata, non abbiamo ritenuto dare notizie biografiche dettagliate; di altri che oltre che di scienza, si occupavano con convinzione di problemi sociali, lo abbiamo detto per una qualche affinità ideale che ci spingeva a dirlo. Per questo, nella suddivisione in capitoli e nei sommarietti iniziali, abbiamo speso poche parole per suggerire un criterio, sperando che si capisca. Ora, ci sono genii in tanti settori della cultura umana: genii poetici, genii storici, genii musicali, genii degli affari; questi li possono capire più o meno facilmente tutti, senza intermediari o quasi. Ma, per i genii della matematica o della fisica, non sembra che le cose stiano così. Naturalmente, tutti sanno per sentito dire che Galilei era un genio. Perché? «Perché aveva capito che è la Terra che gira intorno al Sole», è la risposta popolare, non esattamente vera e, per giunta, terribilmente riduttiva. E Newton? «Aveva capito la gravità dalla caduta di una mela». E Einstein? «Aveva capito che tutto è relativo» e via discorrendo con analoghe amenità. Insomma, qui ci vogliono intermediari. È questo che ci proponiamo di fare in questo libro, non tanto perché siamo di mestiere scientifico, quanto perché didatti che non disdegnano di argomentare qualitativamente per spiegare a chi non è scientificamente formato cos'è che fa di un umano un genio, appunto, scientifico. Serve anche a «diffidare dalle imitazioni», ahinoi! frequenti. Spesso, un genio scientifico vede le cose soltanto in modo diverso dalla consuetudine dei suoi simili. Altro non fa che cambiare il punto di vista. E, il nuovo punto di vista, il suo, non è detto che sia più complicato di ciò che appare lì per lì; anzi, spesso è più semplice. Ma come si fa a educare alla semplificazione? Eh! Vattelappesca… Intanto, però, forniamo qualche esempio: si può sempre imitare. Naturalmente, l'elenco è estremamente parziale, assolutamente incompleto: non avrebbe potuto essere altrimenti. Abbiamo scelto genii che – se ci si perdona il bisticcio – ci sono congeniali. Potrebbe essere un invito a fare di meglio a qualcun altro più bravo di noi. Indubbiamente, nella serie di Quaderni biografici di «Le Scienze», diretta da Enrico Bellone, si trova ben di più. Ma qui ci siamo preoccupati di chi non ha moltissimo tempo per leggere: una maggioranza, forse. Comunque, nel caso della genialità di matrice scientifica, qualche tratto distintivo comune a tutti lo si può forse individuare. Forse, questi tratti distintivi sono, come si suol dire, «doti naturali», cioè attitudini apparentemente spontanee, forse più probabilmente frutto di esperienze culturali favorite dalle condizioni socioambientali. Della capacità di semplificare abbiamo fatto già cenno. Un'altra dote, che spesso vediamo affiorare già in alcuni bambini, è segnalata dalla capacità di fare domande: una domanda ben posta rappresenta un grosso passo avanti verso la risposta. La cultura diffusa è sovente perniciosa nell'identificazione e successiva analisi dei problemi: piuttosto che occuparsi del modo in cui le cose avvengono, della ragione naturale dei fenomeni, non di rado offre motivazioni fantastiche, soprannaturali, che appaiono gratificanti a chi le pensa. Ciò che avviene con nostro vantaggio appare determinato dalla «fortuna» o dalla benevolenza di forze invisibili che si occupano della nostra sorte per cercare un significato per il ritardo di un'estrazione; eccetera. Insomma, il genio è, in buona misura, la versione razionale del «buon senso», unita alla convinzione che ciò che spesso è qualificato «buon senso» è in realtà ingannevole. Il pensiero scientifico, nei secoli, si è mosso (grazie ai suoi pensatori più o meno geniali) proprio in questa direzione, quella del superamento del comune buon senso. Se questa raccolta serve a dare qualche spunto convincente in questa direzione, un piccolo risultato lo avremo raggiunto: come appassionati di didattica, ne saremo contenti.
Per saperne di più
BELLONE E., Caos e armonia: storia della fisica moderna e contemporanea, Utet, Torino 1990. BERNARDINI C., Che cos'è una legge fisica, Editori Riuniti, Roma 1983. BOTTAZZINI U., Il flauto di Hilbert: storia della matematica moderna e contemporanea, Utet, Torino 1990. DEVLIN K., Il linguaggio della matematica: rendere visibile l'invisibile, Bollati Boringhieri, Torino 2002.
Istruzioni per l'uso
Non sappiamo perché, qui in Italia, la maggioranza delle persone consideri con un certo ribrezzo le formule matematiche, o per lo meno pensi che non siano affar suo. La divulgazione perciò si adegua: i libri non specialistici sono privi di formule. In questo modo però, chi volesse capire quali sono le vie che lo scienziato (geniale) ha seguito per arrivare ad una certa formulazione resterebbe deluso. Allora, abbiamo pensato di relegare in riquadri a parte le formule e le dimostrazioni. Chi è veramente allergico può saltarle; il discorso fila lo stesso. Certo, dovrà a volte adattarsi a conoscere il risultato di una ricerca, la risposta a una domanda, senza seguire il percorso che razionalmente lo ha condotto fin lì. Ma noi speriamo che il lettore allergico lo diventi un po' meno, e si impegni ogni tanto a frequentare anche qualche «approfondimento» e ad esercitarsi sulle formule. Altri riquadri, evidenziati con una diversa grafica, parlano dei primi anni di vita di quegli scienziati che poi si sono rivelati geniali (non in tutti i casi il loro genio era palese in tenera età), oppure ci sono serviti per spiegare cose che qualcuno forse ha incontrato, frequentando le scuole superiori, ma altri no. Se il lettore non vuole ritornare sui banchi di scuola, salti pure: proibito annoiarsi!
11 maggio 2005 | La Stampa |
16 marzo 2005 | Il Riformista |