L’uomo e l’orso possono convivere?

Prologo

Il possente orso bruno e il minuscolo ermellino, la sfuggente martora e l’ubiquitaria volpe, l’elegante lince e l’inconfondibile tasso. E poi il lupo, lo sciacallo, la lontra e molti altri. Con il termine Carnivora, la classificazione degli esseri viventi fa riferimento a un gruppo di animali mammiferi, comunemente chiamati carnivori, accomunati dalla capacità di predare e di cibarsi di carne, come testimoniato in particolare dalla dentatura specializzata. In realtà, questo ordine animale comprende specie molto diverse le une dalle altre per dimensioni, comportamenti e, curiosamente, anche per abitudini alimentari. Un aspetto però accomuna tutti i membri di questo gruppo che abitano le Alpi: la forte persecuzione subita da parte dell’uomo sulle nostre montagne nei secoli scorsi, imputabile ai conflitti veri o presunti che le specie ponevano alla nostra “conquista” di nuovi spazi di vita.
Io ho iniziato con l’animale più minuto, nel 1996, e presto mi sono trovato a occuparmi di quello più grande, a partire dal 2002, comprendendo in fretta quanto lo “stato di salute” dei carnivori, più di quello di qualsiasi altro gruppo di specie, passi attraverso la dimensione umana, ossia la conoscenza, la percezione e le attitudini della gente. Anche nel terzo millennio i carnivori rimangono, infatti, animali decisamente particolari, unici, per il posto che occupano nel nostro immaginario: «Nella loro posizione preminente in cima alla catena alimentare, i carnivori possono a volte essere una minaccia alla nostra esistenza – scrive il grande zoologo Hans Kruuk – ma come magnifici idoli cacciatori sono il simbolo della vita selvatica che ci circonda». 
Le nove specie che ho avuto la fortuna di studiare sul campo in ambiente alpino o di conoscere tramite incontri ravvicinati – e che ho reso protagoniste di altrettanti racconti di questo libro, ripercorrendo quasi venticinque anni di vita professionale – sono proprio dei simboli, il cui destino rimane appeso a doppio filo al nostro. Spunti per riflettere sul cambiamento climatico, sulle invasioni biologiche, sull’inquinamento e più in generale sulla fragilità delle nostre montagne e del nostro mondo, ma soprattutto sul tipo di rapporto che possiamo avere con gli animali selvatici che vivono intorno a noi. 
Parafrasando Barry Lopez, se un giorno ci libereremo dell’orso giuggiolone, del lupo malvagio, della volpe spietata, del tenero tasso, vorrà dire che avremo finalmente smesso di occuparci di noi stessi e cominciato a contemplare un universo di cui non siamo il centro. 
Questo libro è un tentativo in quella direzione.