For the communities, as for the states, to be a world community has had different consequences analyzed through the review of the new forms of organization of the world economy (globalization, universalization, internazionalization). Through the consolidation of these different forms, and through the affirmation of capitalistic globalization, appeared new grounds of comparison, of clash and of polarization among states and people, that primarily concern attempt of the West to maintain the power towards the rest of the world population. At the same time, the «awakening» of the East seems to be the dynamic which permeate the western thought and action. The Mediterranean is the center of this comparison/clash which is political, cultural, religious and military; from its solution depends the future of humanity.
Bruno Amoroso, Sergio Gomez Y Paloma
People and community
The actors of changement
A reflection on the capitalistic globalization and the alternative proposals pursued by social movements, communities and states.
- Series: Strumenti / Scenari
Year: 2007
Month: may
Format: 14 x 21 cm
Pages: 176
Introduzione - Individuare e interpretare i fulcri del cambiamento - Le origini storiche dell'ineguaglianza - Genocidi e modernizzazione - Il nucleo comune della comunità - La modernizzazione occidentale - Evoluzione delle comunità, cambiamento sociale e modernità - Altre ipotesi di ricerca - Programma per il disarmo dell'Occidente - Alcune implicazioni del policentrismo - Pasolini e i giovani negli anni '60 e '70 - Guida di lettura al testo - 1. Chiavi di lettura del presente - Le nuove forme di organizzazione dell'economia mondiale - La globalizzazione - Gli effetti della globalizzazione - L'universalizzazione - Pensare locale e agire globale - Limiti e debolezze della universalizzazione - La mondializzazione: alternative alla globalizzazione - 2. Vincitori e vinti - Le fasi della «grande trasfigurazione» del capitalismo: 1960-2010 - Gli anni '70. La fine del fordismo - Gli anni '80. La controrivoluzione monetarista: le politiche neoliberiste - Gli anni '90. L'affermarsi dell'«apartheid globale» - Il nuovo secolo. La militarizzazione delle relazioni internazionali - La critica alla globalizzazione. Il risveglio della società civile - Un tentativo di bilancio - Stati e CTN - Istituzioni - Le condizioni di vita della popolazione - 3. Una spiegazione: il ciclo economico tra espansione e crisi - Il capitalismo statunitense nel dopoguerra - La globalizzazione capitalistica tra espansione e crisi - Riflessioni sui cicli di sviluppo del capitale - Economia capitalistica e cambiamenti istituzionali - Punti nodali dell'evoluzione in corso - L'evoluzione subita dal rapporto tra mercato e capitalismo - Capitalismo triadico, mercato e società - Stato e mercato - La dicotomia tra mercato e capitalismo - La transizione tra mercato e capitalismo - La dicotomia tra capitalismo e sviluppo - La metamorfosi dell'impresa capitalistica - Le basi teoriche della «nuova economia» - Le nuove forme del vecchio potere capitalista - Nuove risposte possibili alle nuove contraddizioni - Le cause della «sviluppo insostenibile» - 4. Le implicazioni a livello culturale - Miseria e povertà nel dopoguerra italiano - Le conseguenze del genocidio culturale italiano - Le implicazioni del genocidio culturale sui sistemi produttivi e il mondo rurale - Il dibattito in Italia sul ruolo dell'agricoltura nello sviluppo economico - Le implicazioni attuali delle scelte del passato - Mondo rurale e globalizzazione - Gli scenari possibili - Sentieri di fuga o cammini della speranza? - Tra integrazione e intercultura - 5. Che fare? - Le risposte alla globalizzazione: la protesta e la rivolta - Uno sguardo critico dentro i movimenti - Movimenti, partiti e sindacati - Movimenti e destabilizzazione politica - Le proposte di riforma - La tassa Tobin - De-Tax - Beni comuni - Globalizzare i diritti umani - La risorsa acqua: altri motivi per formulare risposte alla globalizzazione - Governance internazionale e dei mercati - Beni comuni e Altra economia - I dilemmi dell'Altra economia - Il commercio equo - La finanza etica - Le ONG - 6. Lo spazio Euro-Mediterraneo - Confini variabili - L'evoluzione delle economie nei paesi mediterranei - Il clima internazionale sfavorevole - La difficile transizione dei paesi del Sud del Mediterraneo - Quali politiche per quale Mediterraneo - Conclusioni - La ricerca sul senso delle cose - L'identikit del potere nella Triade - L'arma letale della Triade: la società della conoscenza - Le cause della decadenza dei popoli - Il Mediterraneo - Può l'Occidente guarire prima del collasso? - Bibliografia
Introduzione
Individuare e interpretare i fulcri del cambiamento
Dar conto delle ragioni che oggi e nella storia hanno prodotto tassi di crescita e modi di vivere così diversi tra paese e paese, e perfino all'interno degli stessi paesi, è un tema che appassiona da non poco tempo e anche di recente ha interessato molti autori. Alberto Asor Rosa (1992) sostiene che la scala planetaria alla quale agiscono i sistemi di produzione dominanti rende meno identificabili le relazioni di causa ed effetto tra i fenomeni. Se a ciò si aggiunge che il complessificarsi dei sistemi porta con sé la perdita d'attenzione, per non dire la rinuncia, verso l'individuazione delle «cause ultime», allora può essere inutile il tentativo che si compie nelle pagine che seguono, con riferimento all'area Euro-Mediterranea. Tuttavia noi crediamo che, nonostante le indubbie difficoltà esistenti, per il presente come per il passato, sia possibile far luce su almeno alcuni dei fulcri (si è cercato di isolare i principali) attorno ai quali oggigiorno si genera ed evolve il cambio socioeconomico. La rinuncia a questo lavoro, che opinioni quali quelle su citate rischiano d'indurre, non è tanto dovuta, a nostro avviso, a un'obiettiva difficoltà prodotta dall'accresciuta e crescente complessità dei fenomeni da analizzare, quanto è, invece, la conseguenza del non saper rinunciare ad approcci consolidati e a punti di vista cristallizzati in teoremi e discipline, che pur si rivelano sempre più inadeguati a interpretare l'articolarsi della realtà. In altri casi sono il risultato del comodo rifugiarsi nell'accettazione di sedicenti nuove forme di «pensiero convenzionale», che rendono tabù numerosi altri campi di esplorazione e ostacolano quindi una ricerca che osi guardare oltre l'utile immediato, cercando verso orizzonti lontani e sfocati quanto manca oggi nel panorama dell'agire e del pensiero, soprattutto dell'Occidente, e cioè quella necessaria illusione che renda accettabile il peso di un nuovo progetto sociale. Infine, anche se il nostro bisogno di risposta riguarda il presente, il richiamo al passato, alla storia, sembra inevitabile, se è vero che, come scrive Norberto Bobbio (2000): «…senza la memoria del passato non si capisce e si stravolge la storia del presente». Le origini storiche dell'ineguaglianza Per ora ci limitiamo a sottolineare, così come altri hanno ben espresso, che la necessità del richiamo a un orizzonte temporale più ampio nasce dalla convinzione che: «la storia è la politica del passato, e la politica è la storia del futuro» (Wiesel 2000), ed è con questa sensibilità che ci accingiamo al nostro compito di ricerca e di riflessione. Chi lo ha fatto prima di noi ha cercato di scoprire, su periodi più lunghi di quelli qui presi in esame, le ragioni della distribuzione del potere e della ricchezza. E gli interrogativi che questo lavoro ha suscitato sono drammatici e di grande rilievo. Si chiede Jared Diamond nel suo pregevole studio Armi, acciaio e malattie: Perché, ad esempio, gli aborigeni australiani non si sono messi a un certo punto a massacrare e conquistare gli europei o i giapponesi? (Diamond 1998: 5). Nei 13.000 anni trascorsi dalla fine dell'ultima glaciazione, in alcuni casi sono sorte società industriali vere e proprie, in altri società agricole prive di cultura scritta, mentre in altri ancora ci si è fermati a tribù di cacciatori-raccoglitori dotate di soli utensili di pietra. Tali disuguaglianze hanno avuto un'importanza fondamentale nelle vicende del pianeta, per il semplice fatto che i popoli industrializzati in possesso di una cultura ricca hanno conquistato o sterminato tutti gli altri. Queste diversità sono la base più evidente dell'intera storia del mondo, ma le loro cause rimangono tutt'altro che chiare. Come si sono originate dunque? (Diamond 1998: 3). Noi cerchiamo la risposta allo stesso quesito, anche se con l'attenzione a un periodo più limitato, l'ultimo mezzo secolo, e a una sola regione del mondo, il Mediterraneo, a cavallo tra due continenti, l'Africa e l'Asia. Le ragioni di questo interesse non sono originate solo dalla curiosità o dal bisogno di capire la storia passata, ma soprattutto dall'urgenza di individuare ed esplorare l'esistenza di tutti i possibili interstizi nei quali introdurre le leve che favoriscano un cambiamento a nostro avviso oggi desiderabile e necessario. Torneremo alla fine del nostro percorso sulle conclusioni avanzate da Diamond, che mettono l'accento su due fattori principali: anzitutto l'ambiente, menzionato dall'autore in modo esplicito e, in secondo luogo, la crudeltà degli uomini, deducibile dalle sue pagine. Tuttavia, per entrambi resta insoluto il problema del perché, cioè delle ragioni che deteriorano il primo e producono la seconda, sebbene in forme variabili: più accentuate in alcune zone e in alcuni gruppi umani che in altri. Questo interrogativo assume oggi nuova attualità e drammaticità, perché la logica dello scontro e la lettura dei «vincitori» e «vinti» spinge verso uno scenario di conflitti a somma zero, che potrebbe ridurre il pianeta terra nel corso dei prossimi decenni a una landa desolata, come quella dell'Isola di Pasqua, suggeriscono Diamond e altri ricercatori, nella quale i futuri visitatori non troveranno che poche tracce delle scomparse «civiltà» (Diamond 2005) […].
Bruno Amoroso
Bruno Amoroso is professor of international Economy at the University of Roskilde, president of the Center Studies Federico Caffè, co-director of the magazine «InterCulture».
Sergio Gomez y Paloma
Sergio Gomez y Paloma works at the European Committee’s Center, Seville, where he has coordinated the project «Prospettive regionali nel Mediterraneo». He has taught Economy of the agrarian systems at the University of Roskilde.