Francesco Paloschi
Lepre's notebook
The passion for science, the power of water, the rumble of the Earth and the silence of solitude: from the years of the Resistance to the present day, the journey of a man towards his own Liberation.
- Series: ScienzaLetteratura
Subject: Literature and fiction
ISBN: 9788822015129
Year: 2014
Month: april
Format: 13 X 21 cm
Pages: 176
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Non Disponibile
Short info
Nom de guerre: Lepre (Hare). Perfect for a young partisan who runs fast as the wind, this name becomes a tragic irony when a war injury condemn him to be crippled physically andmentally. Several years later, the old Lepre lives a wretched life, with the only comfort of scientific books and memories of a better time. The Resistance and his friend geologist, the pain for his disability, a job that has restored his dignity and the writing of a scientific notebook: this is the story of a life in the north-eastern Italy from 1944 to 2005 and, at the same time, of the natural disasters in that region, from floods to earthquakes and landslides. But Lepre keeps a secret, a notebook that opens the doors of hope. The book is an intimate and full of passion tale that combines the reflection on avoidable disasters and the love for the environment, giving a message of faith in the value of friendship and solidarity.
I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII
Nei giorni che seguirono, Lepre si aggirò per la biblioteca con un macigno addosso. Rivolgeva agli utenti giusto brevi e misuratissime indicazioni, le coordinate indispensabili per localizzare i titoli richiesti e per sbrigare le pratiche di prestito.
Maneggiava i volumi in silenzio, rigirandoli e controllandoli con mestiere, e a testa bassa compilava le schede. Coi colleghi si atteneva ai colloqui essenziali, entro i confini di una dovuta cortesia, scoraggiando con un contegnoso mutismo il germinare di chiacchiere superflue. Si muoveva tra il tavolo e gli scaffali cercando di non farsi sentire, di attutire il rumore del bastone e di contenere il raggio d’azione della gamba. Zoppicava con metodo, si alzava e si sedeva con precisione. Affrontava le proprie mansioni, e la relazione professionale con ogni singolo libro, imponendosi un tono di dignità e di rigore.
La «scienza geomantica». Bisognava essere seri, mantenere alto il tenore del pensiero. Non era nemmeno immaginabile di poter contaminare la scienza con la credenza popolare o la magia. La biblioteca con la quale negli anni, libro su libro, scalino dopo scalino, aveva instaurato un rapporto di simbiosi, di dedizione integrale, di impegno civile; la biblioteca dove lui, reduce di guerra, menomato nella carne e nello spirito, aveva ritrovato un senso e uno scopo possibile; la biblioteca della città, la sua biblioteca, rappresentava la più alta dimora simbolica dell’intelletto e del sapere.
Era proprio nei momenti di maggiore inquietudine che si doveva ricorrere a quella «forza dell’intelletto e del sapere» mirabilmente evocata, ventitré anni prima, dal Rettore Concetto Marchesi. Soltanto quella era la forza, l’energia cui affidarsi, quell’energia nobile e unica in natura che rendeva ciascuno degno di portare il nome di Uomo.
Altro che incongrue, risibili energie del sottosuolo.
Quanto alle previsioni azzeccate da Roccia, era opportuno temporeggiare, astenendosi da iniziative affrettate. Soprattutto, bisognava decidere se fosse il caso di rendere pubblica l’esistenza del taccuino del geologo, di comunicare la sorprendente realtà dei fatti alle forze dell’ordine o a un organismo scientifico. C’erano delle probabilità che il vecchio carnet del professore, lassù sul Cansiglio, si fosse alquanto deteriorato, e che i contenuti non fossero più leggibili. Addirittura poteva non essere recuperabile, trascinato chissà dove dalle acque dilavanti o inghiottito nelle profondità del suolo carsico. Ciò considerato, anche ammettendo che lui fosse riuscito a convincere qualcuno a organizzare il recupero, non era possibile immaginare le conseguenze di una spedizione a vuoto: probabilmente avrebbe ricevuto una denuncia per false dichiarazioni, e ancor peggio, si sarebbe esposto al pubblico ludibrio. Si sarebbe reso lo zimbello della biblioteca, avrebbe perso d’un colpo la credibilità e la dignità derivanti dalla sua posizione professionale. Sarebbe stato come subire una seconda morte, adesso che dalla prima si era riesumato. Sentiva già il mormorio ironico riguardo al bibliotecario zoppo e alle sue fissazioni. Quale di quei giovinastri dai capelli lunghi che venivano a richiedere i libri non l’avrebbe avvicinato trattenendo una risata? Quale, tra quelle puttanelle che circolavano tra i tavoli esponendo le cosce sotto le minigonne, gli avrebbe risparmiato uno sguardo di commiserazione?
Nelle cronache si raccontava del contributo dato dai capelloni nei soccorsi agli alluvionati, da Venezia a Firenze li si incensava come angeli scesi nel fango delle piene. Erano frottole dei giornali. Lui li conosceva fin troppo bene, e li detestava tutti. A stare a guardarli, lì in biblioteca, mentre fingevano di studiare, gli passava ogni dubbio. Avrebbe dovuto rivelare il suo segreto e rischiare la faccia per quella generazione di inetti? Vent’anni prima aveva sacrificato tutto se stesso perché poi quegli sfaticati potessero infestare il paese. Oggi non poteva certo commettere lo stesso errore.
september 2014 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
july 2014 | La nuova Venezia |
july 2014 | Realtà Industriale |
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