La nuova barbarie
La globalizzazione come controrivoluzione conservatrice
Il fallimento del progetto di emancipazione sociale attraverso lo sviluppo economico e il progresso tecnologico ha provocato una controrivoluzione conservatrice il cui esito è un imbarbarimento generalizzato delle relazioni umane. Una lettura disincantata e realistica del presente come tempo di resistenza alla nuova barbarie.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053725
- Anno: 2008
- Mese: febbraio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 272
- Tag: Filosofia Economia Globalizzazione
Si sta realizzando sotto i nostri occhi la Grande Restaurazione del capitalismo, resa possibile dal rinnovamento informatico dell'attività produttiva e da un'offensiva politica neoliberale senza precedenti, che mira ad ampliare in maniera sostanziale le occasioni di lucro privato. La fusione di entrambi i processi provoca costi umani altissimi. In effetti, dietro il volto amabile della globalizzazione, rappresentato dal progresso tecnoscientifico, avanza una vera e propria controrivoluzione economica e politica, che rinnega le conquiste del patto sociale novecentesco, estromettendo la stragrande maggioranza degli individui dalle conquiste del benessere e dalla partecipazione alle decisioni collettive. Il nuovo potere globalizzato non ha altri criteri di legittimazione che non siano l'efficienza economica e tecnocratica. Ed è esattamente rispetto a questo scenario che i movimenti di emancipazione sociale devono inventare nuove forme di resistenza. L'unica posta in gioco del tempo presente è la fuoriuscita dalla barbarie che avanza.
I. 1. Tempo di progresso: Gramsci - Introduzione: Lo sfondo storico - «Rivoluzione passiva» - Americanismo e rivoluzione passiva - La «demografia razionale» - Salari e finanziamento dell'industria; lo stato - I lavoratori: taylorismo e moralità - Gramsci, tra due socialismi - Il patto sociale storico - Un corollario - 2. Il tempo messianico. L'ultimo Benjamin - Introduzione - Le Tesi - La difficoltà della proposta - Il punto di vista emancipatore di Benjamin - La concezione del tempo del progresso in Benjamin - Il tempo del Messia - Progresso e storia - Concezione «progressista» della cultura e barbarie - La tecnica e il progresso - Il progressismo nel movimento operaio - Tempo-adesso - L'Angelo volge le spalle al futuro - Il presente bloccato - 3. Tempo di sradicamento: Simone Weil - Introduzione - La sacralità dell'essere umano - Democrazia e legittimità - Il primato dei doveri - 4. Il tempo del consumo: Pasolini - Introduzione - Gli intellettuali - Pasolini come intellettuale - Fuori dal Palazzo - Il marxismo di Pasolini - Il «mutamento antropologico» - La reificazione aggravata - Il Potere e l'autonomia personale - II. 5. Tempo di «prima della rivoluzione» - Introduzione - Le eredità del XIX secolo: Rivoluzione, Progressismo, Escatologia - La matassa dell'Ottobre Rosso - Il socialismo nel dopoguerra - «Guerra di posizione» durante la guerra fredda - Il doppio fallimento del 1968 - I nuovi problemi - Eurocomunismo - 6. Tempo di controrivoluzione - La Grande Restaurazione - La terza rivoluzione industriale - Il rinnovamento organizzativo imprenditoriale - La controrivoluzione politica - La sovranità diffusa sovrastatale - Il progetto globalizzatore - Materializzazione del progetto - Il progetto restauratore consolidato - 7. Tempo di barbarie - Socialismo o barbarie - Urgenze - Nella caverna mediatica - Rovine sociali - Imbarbarimento della produzione - Paralisi delle istituzioni pubbliche - Militarizzazione - L'imbarbarimento del Nomos della Terra - Alla luce del giorno 8. Tempo di resistenza - Resistenza alla barbarie - Dall'esterno - La situazione dell'avanguardia - Sulla ripugnanza verso la politica - Digressione sulla politica e il potere - Politica e politica di palazzo - Il terreno di gioco della politica di palazzo - Potere economico e potere sovrastatale - Internazionalismo e conquista dei poteri - Princìpi - Nota dell'autore - Indice dei nomi
Introduzione
La mia pretesa nel concentrarmi su questo topos, che costituisce ormai un classico del pensiero emancipatore, è quella di far luce sui problemi del passato affinché possiamo, attraverso la loro comprensione, contrastare efficacemente i problemi del presente e quelli che ci riserva il futuro.
Innanzi tutto la collocazione storica. Nei primi anni ’30 del secolo XX, con il trionfo del fascismo e l’ascesa del nazismo che ponevano un freno al movimento operaio – tempi difficili, quindi – Gramsci aveva compreso qualcosa che espresse con metafore militari, tratte dalla tragedia della Grande Guerra, la Prima guerra mondiale: l’epoca degli «attacchi a sorpresa» del movimento emancipatore, come la stessa Rivoluzione d’Ottobre e anteriormente la Comune di Parigi, era terminata. Ora il capitale era disposto a ricorrere ai peggiori regimi politici immaginabili per impedire qualsiasi successo politico significativo del movimento emancipatore moderno. Si entrava in un’epoca presumibilmente lunga di «guerra di posizione», nella quale il movimento avrebbe dovuto tener duro, raggiungendo e difendendo conquiste sociali parziali in un lungo scontro «di trincea». Questo periodo avrebbe potuto cedere il passo a un’epoca diversa, con classi lavoratrici diverse e con l’egemonia delle idee socialiste – vere e proprie soluzioni per i problemi della vita – non solo tra i lavoratori dell’industria ma, in maniera molto più incisiva, nella maggior parte della società.
In Americanismo e fordismo Gramsci avrebbe analizzato con precisione i tratti caratteristici di un periodo del secolo XX – il periodo della citata «guerra di posizione» – proprio nel momento in cui tale periodo si stava aprendo. La nostra lettura contemporanea guarda ad esso come a un fenomeno apparentemente concluso. Anticipiamo i tre gruppi di avvenimenti che posero fine a quel mondo. In primo luogo, la crisi dell’interventismo, delle politiche economiche keynesiane e dello «stato del benessere» (chiamato con il nome che riuscì a imporre l’apologetica capitalista), che si giustapponevano in maniera insufficiente alle rinnovate domande sociali, sebbene né quello stato né il capitale le potessero soddisfare. In secondo luogo una grande controrivoluzione politico-sociale che, attraverso l’adozione delle cosiddette politiche «neoliberiste», ha risolto la crisi dell’interventismo. Il che ci conduce al terzo gruppo di cambiamenti, cioè a una nuova rivoluzione industriale, che ha posto fine al periodo rendendo possibile la controrivoluzione.
Questo amalgama unico di rivoluzione tecnologica e controrivoluzione politica avrebbe potuto costituire di per sé una «fine dei tempi». Poi però si è aggiunta la manifestazione di un’ulteriore crisi, benché di altra natura: la crisi ecologica, ossia l’incompatibilità di fondo della civilizzazione industriale così come la conosciamo con i fondamenti biologici della vita della specie sul pianeta Terra. Una crisi non risolta che, però, nei primi anni del secolo XXI ha già originato tragedie – le guerre per il petrolio – che venticinque anni prima, nel momento iniziale della grande controrivoluzione, erano solo cattivi auspici1.
Ma torniamo a Gramsci, incarcerato a Turi, in un altro dei momenti di grave sconfitta del movimento emancipatore moderno. Una mente che osserva e ragiona. Che ancora poteva credere nel progresso.
«Americanismo e fordismo» è costituito da un insieme di testi fra i più rappresentativi del suo modo di pensare e delle sue speranze. Tuttavia balzano agli occhi non poche oscillazioni del punto di vista a partire dal quale sono stati scritti. Ciò è dovuto solo in parte alla discontinuità della loro redazione, realizzata sulla scia di letture diverse e rielaborata in momenti successivi, e al fatto di affrontare problemi le cui soluzioni risentono necessariamente delle «condizioni contraddittorie della società moderna»2, per dirlo con le sue stesse parole. Nonostante tutto, però, questa spiegazione è insufficiente. A mio modo di vedere, è l’autocensura della scrittura carceraria a impedire la manifestazione nitida delle diverse preoccupazioni dell’autore, che di conseguenza sembrano quasi scomparse, sebbene siano la causa principale delle variazioni del suo punto di vista.
09 marzo 2008 | Ref - Recensioni filosofiche |