Storia dell'anarchismo
prefazione di Gaetano Manfredonia
Un panorama complessivo del movimento anarchico, uno dei più importanti nella storia e nel pensiero politico contemporaneo, dai primordi fino a oggi.
- Collana: Storia e civiltà
- ISBN: 9788822005632
- Anno: 2006
- Mese: ottobre
- Formato: 14,5 x 21,5 cm
- Pagine: 520
- Note: rilegato, con sovraccoperta
- Tag: Storia Politica
Préposiet presenta un panorama complessivo del movimento anarchico dai primordi fino a oggi. Assumendo come prospettiva privilegiata alcuni momenti decisivi nei quali l'anarchia si manifesta come «lievito della storia», fermento rivoluzionario insopprimibile e dirompente, l'autore mostra la natura esorbitante dell'anarchismo, fenomeno che supera la dimensione del «politico», e appare antitetico alla logica stessa della lotta per la conquista del potere. Messo ai margini e condannato nell'Ottocento dalla potente ideologia marxista, poi schiacciato dal bolscevismo nella Rivoluzione russa e infine tradito nel 1936 dal fronte repubblicano in Spagna, l'anarchismo resta, nonostante ogni tentativo volto a cancellarlo, uno dei momenti più importanti nella storia e nel pensiero politico contemporaneo. Un debito che la storiografia e la pratica della libertà non possono disconoscere: soprattutto se il concetto di «libertà» non è inteso nel senso vuoto, e molte volte sinistro, delle parole d'ordine attuali, ma piuttosto come l'irriducibile aspirazione umana alla liberazione di individuo, mondo e società da ogni sopraffazione.
Prefazione all'edizione italiana di Gaetano Manfredonia - Avvertenza - I. I FONDAMENTI DELL'ANARCHISMO - 1. Le radici storiche - L'antichità - Il Medioevo - Il Rinascimento - L'età moderna - Il curato Meslier (1664-1724) - La Rivoluzione francese. Gli «Arrabbiati» - William Godwin (1756-1836) - Henry Thoreau (1817-1862) - 2. Le condizioni psicologiche - Anarchia e personalità - L'atteggiamento libertario - Rivolta e anarchia - Una dimensione innata della realtà umana - 3. Princìpi filosofici - La libertà - Il giacobinismo - Lo Stato moderno - Democrazia e totalitarismo - Anarchia e rivoluzione - Un grave ostacolo: «la legge ferrea dell'oligarchia» - Poesia e anarchismo: il surrealismo - Definizioni - II. NASCITA E SVILUPPO DELL'ANARCHISMO - 4. Quadro storico - Proudhon, «padre dell'anarchismo» - La Prima Internazionale - L'evoluzione dell'Internazionale - Il congresso di Saint-Imier - La Federazione del Giura - L'Internazionale antiautoritaria - L'anarchismo nel movimento rivoluzionario internazionale tra le due guerre - Dal dopoguerra a oggi - 5. La Spagna e il collettivismo libertario - L'agricoltura - L'industria - La guerra civile dentro la guerra civile - III. I GRANDI TEORICI DELL'ANARCHISMO - 6. L'individualismo assoluto. Max Stirner (1806-1865) - Stirner e il suo tempo - Stirner contro il liberalismo - L'individualità stirneriana - La filosofia di Stirner - 7. L'anarchismo critico di Proudhon (1809-1865) - Biografia - Economia - Politica - Filosofia - Proudhon e il pensiero di destra - 8. L'anarchismo rivoluzionario. Michail Bakunin (1814-1876) - Gli anni di formazione (1814-1861) - L'attività politica (1862-1876) - Il pensiero di Bakunin - 9. L'evangelismo libertario di Tolstoj (1828-1910) - La vita - Il tolstoismo - 10. Il comunismo anarchico di Kropotkin (1842-1921) - Il principe anarchico - La dottrina - 11. Propaganda anarchica e rivoluzione - Errico Malatesta (1853-1932) - La Giovine Italia - Nuove prospettive - Questioni teoriche e pratiche - IV. AI MARGINI DELL'ANARCHIA - 12. Pacifismo e antimilitarismo - Louis Lecoin (1888-1971) - Jean Giono (1895-1970) - Antipatriottismo e antimilitarismo - 13. Sinistre radicali - Il situazionismo - A maggio fa come ti pare - Difensori della natura e della vita - Il movimento no global - 14. L'anarco-capitalismo - I presupposti teorici - Spooner e lo stato-gangster - Nelle università americane - 15. Libertari di destra - Il caso Céline - Altre figure - V. VIOLENZA E ANARCHIA - 16. Terrorismo e nichilismo in Russia - Dal riformismo al terrorismo - Populisti e slavofili - Il nichilismo - Il terrorismo - Pëtr Nikitictkacëv (1844-1886) - 17. Necaev (1847-1882) - L'apprendistato - Necaev e Bakunin - Il gruppo «Giustizia del popolo» - L'assassinio di Ivanov - La rottura con Bakunin - Il sepolto vivo - Il Catechismo del rivoluzionario - La «necaevscina» - 18. Gli attentati anarchici in Francia - Rottura e marginalizzazione: il congresso del Centro - La «propaganda del fatto» - L'esproprio individuale - Ravachol (1859-1892) - Auguste Vaillant (1861-1894) - Émile Henry (1872-1894) - Le leggi scellerate - Il processo dei trenta - La banda Bonnot - L'èra atomica e il ritorno dei terroristi - 19. Gli anarchici in guerra - L'Ucraina e Nestor Machno, «il cosacco dell'anarchia» - Durruti, il guerrigliero libertario (1896-1936) - 20. Anarcosindacalismo e Sindacalismo rivoluzionario - Fernand Pelloutier (1867-1901) - L'azione diretta - Georges Sorel (1847-1922). Il mito dello sciopero generale - Conclusione - Fino a quando ci saranno degli anarchici... - Bibliografia - Indice dei nomi
Prefazione all'edizione italiana
Tra le correnti politiche principali del mondo contemporaneo, l'anarchismo occupa senz'altro un posto a parte. All'indomani della Seconda guerra mondiale, la maggior parte degli storici tendeva a vedere nelle idee e nei movimenti libertari del loro tempo la semplice sopravvivenza di un passato definitivamente condannato dall'evoluzione del mondo moderno e dalla portata planetaria degli scontri Est-Ovest. Malgrado i lavori pionieristici condotti, in Francia, da Jean Maitron e, in Italia, da Pier Carlo Masini, la storia dell'anarchismo ha avuto per lungo tempo difficoltà a uscire dal ghetto intellettuale nel quale l'avevano relegata tanto i marxisti quanto i liberali. L'accettazione quasi totale del loro punto di vista – anche all'interno degli ambienti universitari –, che assimilava le correnti libertarie a forme «primitive» di rivolta preindustriale, ha fortemente contribuito a rafforzare un'immagine negativa o addirittura estrosa. Tutt'al più, si poteva provare simpatia per quella che era considerata come un'«esaltante chimera» e nient'altro. Solo qualche autore, nella maggioranza dei casi simpatizzante o egli stesso militante, osava esprimere un parere contrario. Eppure, appena qualche anno dopo, l'esplosione libertaria del maggio 1968 – rivolta che scosse non solo la società francese ma, con il suo impatto dirompente, l'intera società europea – smentiva nel modo più eclatante questa diagnosi. Essa rivelava agli occhi di tutti la persistenza di attitudini e di comportamenti politici che si potevano riallacciare senza dubbio alle manifestazioni tradizionali dell'anarchismo. Riesumando pratiche d'azione diretta e parole d'ordine radicali che si ritenevano seppellite per sempre, questi avvenimenti forniranno la prova della vitalità dell'anarchismo e della sua capacità di presentarsi come un'alternativa credibile ai problemi delle società post-industriali. Le critiche libertarie alle tendenze totalitarie e burocratiche delle società moderne saranno, a partire da quel momento, valorizzate – e talvolta riprese per loro conto – da una nuova generazione di intellettuali meno assoggettati al marxismo della precedente. «Mettendo in rilievo i pericoli dell'autorità centralizzata economica e politica – ha sottolineato Paul Avrich –, gli anarchici sono stati i primi e i più validi oppositori del totalitarismo sia di destra che di sinistra, caratterizzato in entrambi i casi dalla nascita di una polizia di stato, la sottomissione dell'individuo, la disumanizzazione del lavoro, la degradazione della lingua e della cultura […]». Di fronte al progressivo disincanto del mondo occidentale, è la dimensione «utopica» stessa dell'anarchismo che sarà riabilitata. Non più, come fece notare giustamente Pier Carlo Masini, l'utopia in quanto «sogno di un mondo perduto, come nostalgia dell'età dell'oro, come descrizione dell'isola felice, ma l'utopia come stimolo, come funzione all'interno della società: ecco una nuova concezione». L'anarchismo sarà, dunque, sempre più percepito, a volte anche da autori politicamente molto lontani dalle idee libertarie, come un'«utopia positiva», obbligando le società post-industriali a rimettersi continuamente in discussione. Ma non è tutto. Dinanzi alla crisi sempre più profonda che attraversava il modello del socialismo reale, le critiche libertarie al comunismo «centralizzatore e giacobino» di Lenin e dei suoi emuli diventeranno, nel corso degli anni, delle verità contestabili solo dai marxisti più dogmatici. In seguito, la distruzione del muro di Berlino e il naufragio delle ideologie comuniste d'ispirazione marxista-leninista, invece di indebolire l'anarchismo, hanno confermato la validità delle critiche libertarie ai tentativi di realizzare il socialismo «dall'alto», grazie all'azione tutelare di un potere statale qualsiasi, sia questo di tipo social-democratico oppure basato sul modello della dittatura del proletariato. Ecco perché, a differenza di altre correnti radicali del XX secolo, l'anarchismo continua a presentarsi, nella diversità delle sue componenti, come portatore di un ideale di società fatta di giustizia e di libertà per niente obsoleto. Ma è il carattere incompleto delle nostre società democratiche, incapaci di coniugare effettivamente le loro promesse di libertà politica e di giustizia sociale, che impedisce, più di ogni altra cosa, che la carica sovversiva dell'anarchismo s'indebolisca. Davanti ai misfatti sempre più gravi del produttivismo e alla trasformazione dell'essere umano in pura merce, davanti al saccheggio delle risorse naturali e alla distruzione accelerata del pianeta, davanti all'ondata degli integralismi di ogni sorta e ai fanatismi religiosi (cristiani o musulmani), più che mai il grido della protesta libertaria incarna le speranze di tutti quelli che non vogliono rassegnarsi di fronte a questo avvenire d'oscurantismo e di morte annunciata. La conoscenza dell'anarchismo e delle sue molteplici sfaccettature appare, di fatto, come un elemento indispensabile per capire l'importanza della posta in gioco nel mondo contemporaneo. Del resto, in questi ultimi anni, l'immagine negativa dell'anarchismo si è parzialmente modificata. Innumerevoli saggi e lavori di ricerca, soprattutto storici, hanno contribuito a questa svolta. In Italia, in modo particolare, la storiografia anarchica non ha cessato di progredire negli ultimi vent'anni. Grazie al paziente lavoro di raccolta della memoria libertaria condotto da svariati centri d'archivio come – per citarne uno – l'Archivio Giuseppe Pinelli di Milano, o allo sforzo editoriale condotto da case editrici come, a Milano, Eleuthera e Zero in condotta e, a Pisa, la Biblioteca Franco Serantini, il pensiero e la storia dei movimenti libertari sono sempre più noti. La pubblicazione recente in due volumi del Dizionario biografico degli anarchici italiani è giunta a coronamento di tali fatiche. Trattare in modo esauriente l'anarchismo rimane tuttavia una cosa non proprio facile. Innanzi tutto, il pensiero libertario non costituisce un tutto omogeneo, il che ha posto, e continua a porre, molteplici problemi d'interpretazione a coloro che vogliono studiarlo. Di fronte alla grande diversità delle sue forme d'espressione, gli storici hanno spesso adottato un approccio puramente descrittivo, limitandosi a classificare correnti e sotto-correnti anarchiche, occultando così l'unità profonda di questo pensiero. L'esempio tipico di questo modo di procedere è fornito, ancora oggi, a distanza di un secolo, dal libro del tedesco Paul Eltzbacher che, dopo essersi sforzato di classificare le manifestazioni dell'anarchismo in generi e specie distinti, concludeva con l'affermazione alquanto superficiale che non c'era niente di comune fra di essi, a parte la negazione dello Stato. In secondo luogo, è impossibile datare con precisione gli albori di questa tendenza politica. Se la maggior parte degli storici concorda nell'affermare che è solamente dopo la formazione dell'Associazione internazionale dei lavoratori antiautoritaria, all'indomani del congresso di Saint-Imier del settembre 1872, che si assiste alla formazione progressiva di un movimento anarchico specifico, distinto e separato dalle altre componenti socialiste e operaie, è impossibile negare l'esistenza di pratiche e di correnti di pensiero libertarie molto prima di questa data[…].