Friedrich Spiro filologo e libraio
Per una storia della S. Calvary & Co.
La biografia di un giovane filologo ebreo che nella Berlino di metà Ottocento dovette farsi libraio.
- Collana: Paradosis
- ISBN: 9788822058218
- Anno: 2014
- Mese: giugno
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 184
- Note: edizione numerata in 650 esemplari-stampato su carta vergata pregiata
- Tag: Storia Antropologia Filologia Linguistica Libro
Friedrich Spiro (1824-1864) studiò filologia classica a Berlino con August Boeckh, ma la sua fedeltà alla religione ebraica gli precluse, nella Prussia degli anni ‘50, la carriera di insegnante nella scuola pubblica. Come altri giovani intellettuali ebrei, Spiro dovette quindi darsi a un’attività privata, fondando, con Salomon Calvary, una libreria destinata a divenire un punto di riferimento per l’antiquariato scientifico. Dopo la morte precoce, il suo successore Georg Heinrich Simon (1833-1892) cercò, in un clima di aspra concorrenza, di sviluppare l’attività della S. Calvary & Co. come casa editrice nell’ambito della filologia classica. Nell’offrire una prima ricostruzione della biografia di Spiro e della storia successiva della sua libreria, questo volume lumeggia le difficoltà affrontate, dopo gli entusiasmi del ‘48, dai giovani ebrei tedeschi che cercavano una piena integrazione dedicandosi allo studio della filologia classica e quindi offre un sondaggio sulle contraddizioni che il grande sviluppo delle istituzioni culturali e del connesso commercio librario portava con sé nella Germania della seconda metà dell’800.
Premessa - Prologo - I. Dall’università all’antiquariato scientifico: Friedrich Spiro, Salomon Calvary, Georg Michael Asher - II. Splendori e miserie del mercato librario: Georg Heinrich Simon e suo fratello - Epilogo - Indici
PREMESSA
Come ogni ricerca, anche questa nasce da una curiosità. Nel corso dei miei studi erodotei mi era spesso capitato di riflettere sulla figura di Heinrich Marcus Stein, professore e poi direttore di ginnasio che per oltre mezzo secolo continuò a indagare il testo di Erodoto con una competenza e un’intelligenza ancor oggi non eguagliate. Figlio di un commerciante ebreo di Beverungen in Westfalia, Stein era arrivato agli studi ginnasiali non senza difficoltà, quindi si era iscritto a Göttingen, dove fu tra i protagonisti del ’48. Passato a Bonn, fu allievo di Ritschl e Welcker e si addottorò con una tesi su Empedocle. La svolta erodotea avvenne nel fervido ambiente di Berlino, dove Stein giunse nel 1853 come membro del Seminar für gelehrte Schulen, il seminario pedagogico, diretto da August Boeckh, che apriva la strada alla carriera di insegnante ginnasiale; ma il prezzo che dovette pagare per entrarvi fu la conversione al cristianesimo, e la conseguente traumatica rottura con la famiglia.
Nell’approfondire la vicenda (in vista di una biografia di Stein che non dispero di poter condurre a termine nei prossimi anni), appresi che la restrizione dell’accesso al Seminar ai soli cristiani era stata espressamente sancita, nel clima di reazione dei primi anni ’50, da un provvedimento del ministro von Raumer relativo al caso di un certo Friedrich Spiro, allievo del seminario che non volle mai convertirsi.
Era la prima volta che sentivo nominare questo Friedrich Spiro. Solo qualche tempo dopo mi capitò di imbattermi nuovamente nel suo nome leggendo le lettere di Hermann Diels, e quindi di scoprire che egli era stato il cofondatore della libreria e casa editrice S. Calvary & Co., nota ad ogni filologo classico almeno per gli «Jahresberichte über die
Fortschritte der klassischen Alterthumswis senschaft». Da allora cominciai a raccogliere informazioni su Spiro, la cui figura, man mano che usciva dall’oscurità, si rivelava sempre più significativa, venendo a racchiudere in sé tutti i problemi di una intera generazione. Un bel libro recente ha illustrato, in termini di storia delle idee, l’incontro tra cultura ebraica e cultura classica nella Germania tra ’700 e ’900 (Miriam Leonard, Socrates and the Jews. Hellenism and Hebraism from Moses Mendelssohn to Sigmund Freud, Chicago 2012). Ma i giovani ebrei che conducevano studi filologici nelle philosophische Fakultäten – alla pari degli iscritti alle facoltà giuridiche – cercavano anche, in concreto, di portare a compimento il processo di emancipazione entrando nei ranghi del pubblico impiego, divenendo cioè insegnanti – o giudici. Negli anni ’50, però, l’accesso al Beamtentum, pur costituzionalmente garantito, venne negato; e dinnanzi ai giovani intellettuali ebrei si parava l’alternativa tra la conversione e il ripiego su altre attività. In quello stesso anno 1853 in cui Stein faceva la prima opzione, Spiro scelse la seconda via, e la sua lealtà alla fede e alla tradizione dei padri lo portò a farsi libraio, assieme a un altro giovane dottore, Salomon Calvary, destinato a morte precoce. Dopo i promettenti esordi con Boeckh e il tardivo conseguimento del dottorato, Spiro non continuò a questo punto a svolgere attività di vera e propria ricerca, ma si affermò come attento estensore di indici e registri ed esperto bibliografo; e lui e la sua libreria divennero presto un punto di riferimento per i professori della scuola e dell’università.
Ci vollero anni perché gli ostacoli formali per l’accesso ai ruoli pubblici venissero rimossi; ma la storia del pregiudizio antisemita non si arrestò certo. Anche per questo, a complemento della biografia di Spiro e per meglio intenderla, mi è parso interessante tracciare alcune linee della storia della libreria fondata da Calvary e Spiro anche dopo la loro morte, nel periodo in cui fu retta – dal 1864 al 1892 – da Georg Heinrich Simon. La duttilità e intraprendenza di Simon, ebreo fondamentalmente assimilato e – per quanto si può ricostruire – indifferentista, non valse a garantirgli il pieno rispetto negli ambienti accademici; aggravò anzi, se possibile, il pregiudizio, giacché Simon venne ad incarnare, agli occhi di alcune anime belle e di molti osservatori prevenuti, l’odioso cliché dell’ebreo commerciante senza scrupoli. I giovani intellettuali di fede mosaica già costretti a confrontarsi con le miserie della vita pratica venivano ora per questo con severità giudicati da chi pur ipocritamente approfittava della necessaria modernizzazione del mercato scientifico ma non voleva troppo sporcarsene le mani. Questa ulteriore parte dell’indagine diveniva così un sondaggio sulle contraddizioni che il grande sviluppo delle istituzioni culturali e del connesso commercio librario portava con sé nella Germania della seconda metà dell’800.
Per lumeggiare tutti questi problemi, era naturalmente necessario affrontare la biografia di Friedrich Spiro e la storia della S. Calvary & Co. cercando, innanzitutto, di mettere in luce le reti di relazioni e le modalità dei rapporti personali e istituzionali (donde un indugiare su aspetti eruditi che spero non risulti troppo gravoso; per garantire la leggibilità del testo, ho comunque relegato le discussioni sui punti più minuti e incerti nelle note, a costo di dilatarle a volte più di quanto sia usuale). Per ottenere tale scopo, sarebbero a dire il vero occorsi materiali d’archivio ben più ricchi di quelli che solo sporadicamente mi è riuscito di reperire: le pagine che seguono si basano, in realtà, sostanzialmente sui materiali editi, e in ciò è il loro evidente limite, che mi auguro ulteriori ricerche possano superare, arrivando a chiarire alcune questioni che in questa sede vengono solo accennate, talora in maniera soffertamente episodica o parentetica, poiché lo stato attuale della documentazione non consentiva di gettarvi piena luce. Sarebbe, in particolare, interessante poter meglio comprendere perché Friedrich Spiro tardò ad addottorarsi (pur producendo nel frattempo dotti studi su Giuba I e II, che Wenceslaus Plagge sembrerebbe aver plagiato), quale fu la sua posizione durante e subito dopo il ‘48, come nacque il sodalizio con Salomon Calvary; più in generale piacerebbe poter cogliere qualcosa in più dei suoi sentimenti, delle sue idee politiche, della sua visione del mondo. Quanto a Georg Heinrich Simon, si vorrebbe più esattamente capire quali furono i problemi di gestione cui dovette andare incontro per colpa del fratello e come li affrontò, e ancor più come si debbano esattamente intendere le relazioni apparentemente da lui intrattenute con esponenti del mondo cattolico più reazionario e con gli stessi ambienti antisemiti.
Ancor più limitata e parziale l’indagine sarebbe tuttavia stata senza le possibilità offerte dalla rete, che mi ha consentito di individuare percorsi di ricerca non ovvi e di raccogliere informazioni anche difficilmente accessibili pur operando nella provincia dell’impero. Ma molto devo, soprattutto, ad amici, colleghi e collaboratori che mi sono stati prodighi del loro tempo e del loro aiuto. Il mio debito con Luciano Canfora non può essere riassunto in poche parole, tutt’al più in una sola, antica e sempre attuale: è il mio Maestro. Luigi Lehnus mi ha offerto preziosissimi consigli e, soprattutto, un modello di indagine. Benedetto Bravo, con la cortesia e l’acribia che gli sono usuali, mi ha evitato più di un errore. Il dialogo con Pietro Vannicelli va ben al di là del prezioso sostegno che mi ha offerto per questo lavoro. Franco Basso, amico di una vita, mi ha dischiuso le porte dei tesori di Cambridge ma ancor più continua, pur nella distanza geografica, a svolgere il ruolo di impareggiabile coscienza critica. Un ringraziamento particolare va a Michael Hoffert (Lipsia), che mi ha messo a disposizione le sue competenze sul mercato librario tedesco dell’800, e a Martha Krieter Spiro (Basilea), che mi ha chiarito importanti dettagli relativi a un altro e forse più noto Friedrich Spiro. Molto mi hanno aiutato nel reperimento di rare opere Renate Burri, Raffaella Cantore e Vincenzo Capozzoli. I nomi degli archivisti e dei bibliotecari che con grande disponibilità e cortesia mi hanno aperto l’accesso ai più vari testi e documenti saranno ricordati ciascuno a suo luogo; un ringraziamento collettivo va al personale tutto della University Library, del St. John’s College e del Trinity College di Cambridge. Il libro è dedicato a Patrizia, che in tante occasioni ha amorevolmente sopportato che la mia mente vagasse nella Berlino di metà ‘800 e i miei occhi restassero irretiti dalle schermate di un computer; ma il mio cuore era, è e sarà sempre con lei.
Potenza, autunno 2013
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