Discorsi di guerra
a cura di Immacolata Eramo
con una nota di Luciano Canfora
Discorsi del generale alle truppe prima della battaglia: modelli e motivi di un’ampia e variegata tradizione letteraria e di pensiero raccolti nell’unico manuale di retorica militare tramandato in lingua greca, ora per la prima volta tradotto e commentato.
- Collana: Paradosis
- ISBN: 9788822058171
- Anno: 2011
- Mese: aprile
- Formato: 14,5 x 21 cm
- Pagine: 256
- Note: stampato su carta vergata pregiata
- Tag: Storia Storia antica Guerra
Un impero millenario svela i segreti della sua sopravvivenza: non le armi, la forza o la superiorità numerica consacrano il successo in guerra, bensì le arti dell’ingegno, in tutte le sue manifestazioni, e le inesauribili risorse della parola. Interprete consapevole dello spirito dell’età bizantina, nella Rhetorica militaris Siriano recupera tutta una tradizione di pensiero, militare, retorica, storiografica e anche biblica per un’opera che vuole essere un vademecum di discorsi esortativi per i generali. In realtà lo scritto finisce per diventare espressione dell’aspetto più dimenticato della guerra, ma non il meno determinante, quello che investiga i meccanismi umani ed emozionali che spingono gli uomini alla battaglia, li sorreggono e li conducono alla vittoria, li rianimano dopo la disfatta. Nelle parole del generale che infiamma i soldati all’approssimarsi dello scontro ha vita il repertorio dei motivi consacrati da una durevole pratica di guerra. Ne scaturisce un opuscolo originale, di straordinaria modernità. Il testo è proposto in una nuova edizione critica, tradotto per la prima volta e corredato da un commento teso ad illustrarne i rapporti con la tradizione, alla luce del ruolo che l’opera di Siriano riveste nel panorama polemografico di età bizantina, e non solo.
Nota di Luciano Canfora - Introduzione - Discorsi di guerra - Δημηγορίαι προτρεπτκαί - Note - Bibliografia - Indici
Tra le raccomandazioni che elargisce al figlio Romano per la migliore conduzione di un campagna militare, Costantino VII annovera il discorso protrettico, da rivolgere a ciascun tagma o thema: «Ben trovati.
Come state? come stanno le vostre fidanzate, le vostre spose, i vostri figli? come è andata la marcia? Combattete, soldati di Cristo e figli miei, per mostrare nel momento del bisogno la vostra nobiltà, il vostro coraggio, la vostra retta fedeltà e l’attaccamento a Dio e alla nostra maestà, e a che la nostra maestà, forte della vostra benevolenza, possa ripagare degnamente il vostro coraggio, la vostra nobiltà, la vostra retta fedeltà e l’attaccamento, e ricompensarvi con diversi onori e rendervi meritevoli, da immeritevoli che eravate, e mostrarvi innumerevoli benefici» (De cer. 483,22-484,9 Reiske = 124,466-473 Haldon).
Il Porfirogenito ha maturato nel campo dell’oratoria protrettica un’esperienza consumata, a giudicare dalle epistole che invia all’esercito impegnato contro gli Hamdanidi di Tarso tràdite nell’Ambrosianus B 119 sup., nelle quali fa sfoggio di tutti i temi più abusati del genere: dal valore dei soldati alla superiorità numerica del nemico, dalla difesa della patria allo zelo religioso a fronte dell’empietà degli avversari, la preoccupazione sempre vigile e costante dell’imperatore per le sorti della guerra e per l’incolumità dei suoi uomini.
01 aprile 2015 | GNOMON |