Il generale
Manuale per l'esercizio del comando
a cura di Corrado Petrocelli
Suggerimenti per scelte, strategie e comportamenti validi in ogni tempo e nelle più svariate circostanze: il manuale per l'ottimo comandante, scritto in greco nel I secolo d.C., ora proposto in traduzione italiana con introduzione e note.
- Collana: Paradosis
- ISBN: 9788822058102
- Anno: 2008
- Mese: luglio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 336
- Tag: Storia Storia antica Guerra
Si presenta qui il testo (con traduzione e commento) di un manuale scritto in greco intorno alla metà del I secolo d.C., che offre precetti utili per il comando e la conduzione di una guerra, mostrando in molteplici circostanze legami con la tradizione storiografica e polemologica greca (Tucidide e Senofonte, Enea Tattico e Polibio), nonché spunti tratti dall’ambito latino (Sallustio, Cesare e Livio). Di quest’opera i moderni hanno spesso criticato lo stile, vi hanno ravvisato genericità di contenuti, mancanza di riferimenti al reale. Ma se le carenze addebitate allo scritto possono essere facilmente spiegabili con il fine che ne ispira toni e argomenti, i princìpi generali evocati, le considerazioni etiche e psicologiche e le note tecniche indirizzate ad ambiti specifici ne fanno un prontuario per l’esercizio del comando di rapida consultazione, e non solo in una determinata epoca: un modello per chiunque aspiri a ricoprire un’alta carica. L’opera guarda con originalità anche oltre i confini della strategia e della tattica, verso l’ambito politico e filosofico della guerra, delineando il ritratto ideale di un uomo che annovera, accanto a qualità propriamente militari, anche doti umane e, non ultime, nobiltà di nascita e affabilità di modi.
Introduzione - Il generale. Manuale per l’esercizio del comando - Note - Bibliografia - Indice dei luoghi citati
Introduzione
Kavlliston ga;r tovde kai; ajsfalevstaton,
pollou;~ o[nta~ eJni; kovsmw/ crwmevnou~ faivnesqai
Tucidide, Storie II,11.9
Il quadro relativo alla tradizione degli scritti de re militari ha posto da sempre non pochi interrogativi, rivelandosi incerto e lacunoso, ad onta della fortuna che pure molti polemografi delle età più diverse hanno potuto vantare. Nella ricca lista che Eliano (e in parte Arriano, solo perché l’incipit della sua Tevcnh taktikhv non ci è pervenuto integro) presenta all’inizio della sua opera, lista che pure comprende autori a noi ignoti ovvero dei quali non sono pervenute opere dello specifico ambito de rebus bellicis (Pirro, Pausania, Evangelo, Polibio, Brione), non figura né Onasandro né lo Strathgikov~.
Menzione del nostro autore è nella più tarda testimonianza di Giovanni Lido (Mag. I,47), nella forma ’Onhvsandro~; così anche i Tactica di Leone VI (XIV,112: ’Onhvsandro~ de; kai; aujto;~ strathgiko; n suntavxa~ lovgon). ’Onovsandro~ è invece la forma attestata dalla voce del lessico di Suidas (o 386) ed è quella che si ritrova nella stragrande maggioranza dei manoscritti. Su entrambe le forme gli studiosi si sono sempre divisi; ma al di là delle notazioni di Dain, delle iscrizioni cipriote (CE 108 e 109 e IGRRP III,995) attestanti rapporti fra un Onesandro e un Veraniano e delle considerazioni di Le Bohec sulla convenienza della forma della koiné al mondo romano del I sec. d.C. più che la variante dorica, converrà concordare con quanti hanno accettato la forma attestata nella subscriptio (l’incipit dello Strathgikov~ nel nostro testimone è caduto) dell’ottimo Laurenziano LV.4 ’Onasavndrou Strathgikov~ (così Vári, che illustra per la prima volta lo status quaestionis; seguito da Oldfather, Korzenszky-Vári, Daly-Oldfather, Peters, Smith; per le numerose attestazioni del nome ’Onavsandro~, presenti soprattutto nell’area di Creta, Rodi, Kamiros e Lindo dal III sec. a.C. al II/III d.C. vd. Fraser-Matthews, LGPN, I, p. 349).
È noto che lo Strathgikov~ fornisce con la menzione del dedicatario l’unico indizio cronologico di cui disponiamo sull’autore. Il Quinto Veranio di cui si parla doveva vantare antenati illustri e aver ricoperto il consolato e altri importanti cariche. Sappiamo che, propretore della provincia di Licia-Panfilia dal 43 al 47, console nel 49, fu legatus Augusti pro praetore della Bretagna tra il 54 e il 58, ove morì nel 59 (data che costituisce il terminus ante per l’opera). Si è concordemente ipotizzato allora che l’opuscolo sia stato composto tra il 49 e il 59 (intorno al 53, secondo Daly e Oldfather, che riprendono una suggestione già di Zur-Lauben sulla pax Augusta citata in proe. 4).
Nella notizia di Suidas Onasandro viene classificato come filosofo platonico. Accanto ad uno scritto di carattere militare (se si interpunge tra le parole Taktika; e peri; strathghmavtwn e non si intende la seconda espressione esplicativa o alternativa rispetto a taktikav, ma su Strathgikov~ la tradizione è, sulla scorta anche della testimonianza di Leone, concorde) avrebbe composto uJpomnhvmata eij~ ta;~ Plavtwno~ politeiva~, dei quali peraltro non v’è altrimenti notizia né traccia nel manuale. Né trovano eco nell’opera le considerazioni platoniche della Repubblica, per esempio in merito alla importanza della giustizia nell’esercito (351e) o del portare i figli in combattimento perché possano apprendere, come accade per le attività artigianali (466e), sul destinare i soldati che hanno dato prova di viltà a svolgere attività umili (468a), sugli alloggiamenti comuni (543b) [...].