Scritti papirologici e filologici
a cura di Vanna Maraglino - prefazione di Luciano Canfora
In questo volume vengono raccolti, tra l’altro, per la prima volta i saggi pubblicistici con i quali Goffredo Coppola dava in tempo reale notizie delle grandi scoperte papirologiche italiane negli anni ’30.
- Collana: Paradosis
- ISBN: 9788822058119
- Anno: 2006
- Mese: settembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 352
- Tag: Storia Filologia Letteratura Storia antica Papirologia
Dopo oltre mezzo secolo viene riscoperta l'opera di alta divulgazione degli studi antichi compiuta da un originale studioso della prima metà del Novecento, travolto dalla politica militante e gettato troppo sommariamente nel dimenticatoio della storia. In questo volume vengono raccolti, tra l'altro, per la prima volta i saggi pubblicistici con i quali Goffredo Coppola dava in tempo reale notizie delle grandi scoperte papirologiche italiane negli anni '30.
Prefazione, «Egli poi crede, ed io credo con lui...» - Premessa - Nota bio-bibliografica - Sigle e abbreviazioni - I. ARTICOLI PAPIROLOGICI - 1. Papiri Italiani - 2. Il nuovo Eschilo scoperto dagli Italiani - 3. La scoperta di un nuovo codice delle Istituzioni di Gaio - 4. Nuove scoperte dei papirologi italiani - 5. Nuovi frammenti di poesia greca scoperti dai papirologi italiani - 6. Nuovi frammenti di un poeta ellenistico - 7. Nuove grandi scoperte dei papirologi italiani - 8. Girolamo Vitelli (27 luglio 1849-3 settembre 1935) - 9. La scoperta di una nuova ode di Saffo - 10. Nuove scoperte dei papirologi italiani - 11. Pagine inedite di uno storico greco - 12. Nuovi canti di Alceo - 13. Versi di Saffo - II. ARTICOLI DI ANTICHITÀ CLASSICA - 1. Gli amici di Platone - 2. Il gobbo al sole - 3. Parliamo... di Archimede - 4. Il mio amico Aristofane - 5. Il cavalier Lucilio - 6. L'acetosella di Quinto Granio - 7. Un giambo di... Catullo - 8. Nuove traduzioni di Ettore Romagnoli - 9. I fichi di Catone - 10. Un discorso di Cesare - 11. Il faceto console - 12. Il segreto di Platone - 13. Il segreto di Lucio Lucceio - 14. Dicearco chi era costui? - 15. La guerra e la pace nella Storia di Tucidide - 16. Dictator - 17. Auctoritas - 18. Imperium - 19. Maiestas populi romani - 20. La cerva di Sertorio - 21. Il filosofo e il bastone - 22. Lettera a Giorgio Pini (1º luglio 1938) - III. COPPOLA E LA RIFORMA DELLA SCUOLA - 1. La scuola media otto anni dopo la riforma - 2. La «riforma» e le università - 3. «Utinam» e la riforma della scuola - 4. Risposta a Giovanni Gentile - 5. La scuola unica - 6. La carta della scuola - 7. Il convegno del latino - IV. BIBLIOGRAFIA DI GOFFREDO COPPOLA PUBBLICISTA - INDICI - Indice dei nomi antichi e moderni - Indice delle testimonianze scritte - Indice dei passi citati da Coppola
Prefazione
«EGLI POI CREDE, ED IO CREDO CON LUI...»
Come insegnante Goffredo Coppola (1898-1945) era un temperamento generoso. Il suo ritratto lo ha tracciato il suo allievo Alberto Graziani (1916-1943) in alcune lettere conservate presso la Fondazione Longhi a Firenze. Ne parla come di un affascinante docente «scanzonato e libero» (26 settembre 1937) e, qualche giorno più tardi, come di un «generoso e angelico» (30 settembre). Sono lettere private, scritte dallo studente Graziani al professor Roberto Longhi, ed è evidente dall'intera situazione, oltre che dalla qualità dello scrivente, che non vi è alcun intento di piaggeria. È giusto rievocare questi dati, invero non molto noti, per meglio intendere uno dei più importanti articoli divulgativi del Coppola, quello apparso nel «Popolo d'Italia» il 19 agosto 1939 e che è anche riprodotto sulla copertina di questo volume: Pagine inedite di uno storico greco. Infatti questo articolo, della cui genesi ci siamo occupati altrove, è in larga parte dedicato al resoconto, da parte di Coppola, del lavoro dell'allievo Graziani intorno ai cosiddetti «frammenti fiorentini delle Elleniche di Ossirinco», studiati da Graziani dietro suggerimento del Coppola. «Il più lungo frammento del nostro papiro – scrive Coppola – descrive la battaglia di Notio, gli altri frammenti parlano dell'attività di Alcibiade a Bisanzio e di altri avvenimenti. Un mio scolaro che fra poco li pubblicherà li ha studiati con molta intelligenza, ed è riuscito quasi sempre ad integrare felicemente le poche lacune della pagina in cui è narrata la battaglia di Notio. Egli poi crede, ed io credo con lui, che questi nostri frammenti, e perciò anche quelli pubblicati dagli Inglesi siano parte dell'opera dello storico Cratippo, il quale continuò l'opera tucididea [...] E che sia Cratippo riesce di dimostrarlo agevolmente, poiché lo stile è secco e conciso, e la narrazione dei fatti è ricca di particolari, propria di chi ha cercato d'informarsi con meticolosità intorno agli avvenimenti e si è preoccupato soprattutto della concretezza di essi. Infatti la battaglia di Notio vi appare descritta assai più minuziosamente di quanto non lo sia presso altri storici [...]. Racconta dunque Cratippo etc.». Purtroppo il testo, ormai in bozze, dello studio di Graziani, è andato perso. Però una fortunata scoperta ci consente di disporre di un resoconto, redatto nel 1993 da una collega di studi di Graziani, Lina Longhi, riguardante i materiali che Graziani aveva raccolto per il suo lavoro: lavoro che era andato ben oltre la raccolta di materiali ed era giunto ormai (ma questo la Longhi non lo sapeva o non lo ricordava più) alle definitive bozze di stampa. «Alla questione concernente l'autore [scil. dei frammenti fiorentini] – scrive la Longhi – dedicò la sua ricerca Alberto Graziani per suggerimento dell'allora titolare della cattedra di greco, prof. Goffredo Coppola». «Lo studio – prosegue la Longhi, la quale, conviene ripeterlo, non disponeva che dei materiali preparatori e non più delle bozze – rimase soltanto un abbozzo, ma dai fogli sparsi pieni di appunti, citazioni, traduzioni etc. escono chiari l'ampiezza e il rigore della ricerca». Tutto questo ampio materiale – constata la Longhi – confluiva nella «ipotesi conclusiva di attribuzione del frammento allo storico ateniese Cratippo (della cerchia di Tucidide)». Gli argomenti addotti a tal fine da Graziani – precisa Lina Longhi – erano fondati su «considerazioni cronologiche e stilistiche». Queste ultime inducevano Graziani – è sempre la Longhi che scrive – ad «escludere la possibilità di attribuzione del frammento a Teopompo, scrittore di estrazione culturale isocratea, assai diverso dallo stile severo e asciutto dell'anonimo» (la Longhi lo chiama «l'anonimo» perché ritiene prudente – scrivendo molto dopo, nel 1993, e alla luce degli studi successivi – non azzardare alcuna attribuzione). Se ora torniamo al résumé fornito da Coppola nell'articolo per il «Popolo d'Italia» possiamo osservare che lì ci sono i medesimi elementi che ritroviamo nell'appunto di Lina Longhi: a) Graziani («un mio scolaro») affrontava approfonditamente la questione dell'autore e optava molto nettamente per l'attribuzione a Cratippo; b) il fondamento per tale attribuzione era la considerazione dello stile: «stile secco e conciso» la cui cifra fondamentale era la «concretezza». È evidente anche al meno vivido degli osservatori che le argomentazioni sono le medesime. In quell'articolo, Coppola sta dando conto del lavoro del suo allievo e il fatto che dica che l'attribuzione dei nuovi frammenti a Cratippo «riesce di» dimostrarla (anziché scrivere: il mio allievo «riesce a» dimostrarla) non cambia di una virgola la sostanza della questione. Peraltro Coppola, dopo un iniziale tentativo di trascrizione dei nuovi frammenti, databile sulla base di una sua lettera a Gaetano De Sanctis al dicembre '35, non aveva di fatto mai approfondito lo studio di quei frammenti, affidatigli alla fine del '34, da Vitelli; aveva invece affidato il tutto a Graziani per una esercitazione di seminario (marzo 1936), divenuta poi «tesina»; una tesina così ben riuscita – agli occhi di Coppola – da meritare di entrare, come articolo, nella nascente rivista di lui «Sileno», che però si fermò alla fase delle bozze. Bozze che Coppola ha presso di sé quando ne scrive a Medea Norsa il 27 novembre 1937; e le ha, ovviamente, ben presenti quando scrive l'articolo pubblicato nel «Popolo d'Italia» il 19 agosto 1939. Curioso destino di quell'articolo. Coppola lo inviò subito a Vogliano; Vogliano ne mandò copia a Gaetano De Sanctis. Va da sé che l'entourage che alleviava a De Sanctis il peso della quasi completa cecità (Margherita Guarducci ed altri) ne abbia preso visione; De Sanctis stesso, in un corso universitario del 1951/1952, sostiene di aver continuato ad incitare Coppola a stampare l'edizione di quei frammenti (che brillantemente confermavano quanto De Sanctis aveva intuito in un suo scritto su Notion). E nondimeno – tranne Marcello Gigante su indicazione di Vogliano – nessuno, nel dopoguerra, quando il papiro fu ritrovato, osò ricordare quella singolare ed efficace «proekdosis» affidata – in un mese memorabile quale l'agosto '39 – alle pagine del quotidiano più autorevole dell'Italia fascista: quotidiano nel quale regolarmente Coppola – con soddisfazione dell'ambiente fiorentino e irritazione del Vogliano – da anni dava conto dei progressi della papirologia italiana, e soprattutto del grande apporto impresso, a tali studi, dall'Istituto papirologico fiorentino. Di tale sistematica e dotta attività del Coppola come giornalista culturale fornisce i documenti la presente raccolta […]