Le grandi domande Dio
Le questioni più spinose riguardanti la religione, tra cui il problema del male, la veridicità delle Sacre Scritture, il potere della preghiera e lo scopo ultimo dell’esistenza.
- Collana: Le grandi domande
- ISBN: 9788822013064
- Anno: 2013
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 208
- Tag: Religione Fede Buddha Gesù
Vernon affronta in modo chiaro e coinvolgente un ampio ventaglio di tematiche, dalla possibilità per la scienza di spiegare da sola la religione o di renderla superflua alle contraddizioni dell’epoca moderna, in cui il progresso tecnologico e la secolarizzazione crescente convivono con la recrudescenza di vari fondamentalismi; dalle tradizioni religiose e filosofiche orientali – come il buddhismo e il confucianesimo – all’ateismo, l’agnosticismo e l’apertura a una spiritualità vissuta al di fuori della religione organizzata. L’autore offre inoltre al lettore numerosi spunti di riflessione sulla necessità, il significato e la possibilità di una dimensione spirituale nel mondo odierno.
LA RAGIONE PUÒ DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI DIO?
LA SCIENZA METTERÀ FINE ALLA RELIGIONE?
PERCHÉ LA GENTE HA ANCORA CREDENZE RELIGIOSE?
LA RELIGIONE È UN ERRORE DELL’EVOLUZIONE?
LE DROGHE POSSONO INDURRE ESPERIENZE RELIGIOSE?
SI PUÒ ESSERE SPIRITUALI SENZA ESSERE RELIGIOSI?
AVETE ASSISTITO A UN MIRACOLO?
QUAL È IL SIGNIFICATO LETTERALE DELLE SACRE SCRITTURE?
NON C’È NIENTE DI SACRO PER CHI NON È RELIGIOSO?
UN AGNOSTICO PUÒ PREGARE?
LA RELIGIONE È DI PER SÉ VIOLENTA?
COSA SIGNIFICA ESSERE UN FONDAMENTALISTA?
COS’È L’ILLUMINAZIONE BUDDHISTA?
IL CONFUCIANESIMO È UNA RELIGIONE?
LA NATURA È DIVINA?
ESISTE UNA SPIRITUALITÀ UNIVERSALE?
LA SOFFERENZA UMANA NEGA L’ESISTENZA DI DIO?
SI PUÒ ESSERE BUONI SENZA DIO?
SIAMO VICINI ALLA FINE DEL MONDO?
C’È VITA DOPO LA MORTE?
Introduzione - 1. LA RAGIONE PUÒ DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI DIO? Perché le «prove» non falliscono quasi mai e come possono essere d’aiuto - 2. LA SCIENZA METTERÀ FINE ALLA RELIGIONE? La politica della fede e l’organizzazione dello scetticismo - 3. PERCHÉ LA GENTE HA ANCORA CREDENZE RELIGIOSE? Come la scienza genera meraviglia e come le pietre possono parlare - 4. LA RELIGIONE È UN ERRORE DELL’EVOLUZIONE? L’arte rupestre: la mente crea o scopre il significato? - 5. LE DROGHE POSSONO INDURRE ESPERIENZE RELIGIOSE? La più antica pratica spirituale, il misticismo e il miracolo della percezione - 6. SI PUÒ ESSERE SPIRITUALI SENZA ESSERE RELIGIOSI? La religione organizzata è in palese difficoltà, ma la spiritualità sopravvive anche senza di essa - 7. AVETE ASSISTITO A UN MIRACOLO? Il potere della percezione e la questione dell’intervento divino - 8. QUAL È IL SIGNIFICATO LETTERALE DELLE SACRE SCRITTURE? Leggere tra le righe e far funzionare il testo - 9. NON C’È NIENTE DI SACRO PER CHI NON È RELIGIOSO? L’arte, i bambini, la vita stessa: sono ancora molte le cose sorprendentemente sacrosante - 10. UN AGNOSTICO PUÒ PREGARE? Cosa è la preghiera, cosa non è la meditazione - 11. LA RELIGIONE È DI PER SÉ VIOLENTA? Le Crociate, i benefìci evolutivi delle divinità e il sacrificio - 12. COSA SIGNIFICA ESSERE UN FONDAMENTALISTA? La radicalizzazione e i motivi per cui il fondamentalismo prospera in un’epoca dominata dalla scienza - 13. COS’È L’ILLUMINAZIONE BUDDHISTA? La sofferenza, il rifugio interiore e il rapporto tra buddhismo e neuroscienze - 14. IL CONFUCIANESIMO È UNA RELIGIONE? La filosofia che prospera nel paese più popolato del mondo - 15. LA NATURA È DIVINA? Animismo, ecologia e la lotta per essere parte della natura - 16. ESISTE UNA SPIRITUALITÀ UNIVERSALE? Filosofia perenne ed etica globale della realizzazione - 17. LA SOFFERENZA UMANA NEGA L’ESISTENZA DI DIO? Il problema del male e l’umanità della speranza - 18. SI PUÒ ESSERE BUONI SENZA DIO? Atei buoni, credenti cattivi e molto altro ancora - 19. SIAMO VICINI ALLA FINE DEL MONDO? La catastrofe globale, il furore morale e l’attesa del Giudizio universale - 20. C’È VITA DOPO LA MORTE? Quando le religioni non predicano l’immortalità e la sopravvivenza dell’anima - Indice analitico
C’È VITA DOPO LA MORTE?
Quando le religioni non predicano l’immortalità e la sopravvivenza dell’anima
La scienza ha sostituito l’anima? Un’anima immortale, e quindi la vita dopo la morte, è diventata non plausibile nel mondo moderno al pari delle fate, degli angeli e di altre fantasie superstiziose? Sembra esservi una sola scelta per chi prende sul serio la biologia, quella espressa così energicamente da Francis Crick, uno degli scopritori del DNA: «“Tu”, le tue gioie e i tuoi dolori, i tuoi ricordi e le tue ambizioni, il tuo senso di identità personale e di libero arbitrio, in realtà non siete altro che il funzionamento di un vasto agglomerato di cellule nervose e delle relative molecole». Essere una persona significa essere un agglomerato di cellule, non una creatura con un’anima.
Ritengo che il concetto di anima goda ancora di un certo credito.
Non spiega cosa voglia dire essere umani, ma cercherò di sostenere che si tratta di un concetto utile, perché ci aiuta a non perdere di vista il mistero dell’essenza umana, un mistero non colto dal riduzionismo biologista che ne fa una zuppa chimica di gioie e dolori, ricordi e ambizioni, identità e libero arbitrio. Ma prima di affrontare questo aspetto e la possibilità dell’immortalità, dobbiamo fare un passo indietro e porci una domanda leggermente diversa. Le tradizioni religiose professano comunque la fede in una vita dopo la morte?
Teorie dell’immortalità
Alcune sì, in particolare quelle orientali. Nell’induismo l’atman è il vero o autentico sé. Atman viene dalla parola che indica il respiro, da qui il significato spirituale degli esercizi di respirazione nelle pratiche yoga e meditative. L’atman è considerato come un riflesso del Brahman, un’anima transpersonale e universale in cui tutto si fonde.
Niente di ciò che è non appartiene al Brahman. Quindi tutto ciò che è trova la sua realizzazione nel Brahman, e in particolare l’atman, o il sé, trova la sua giusta unione spirituale con l’Assoluto attraverso l’amore e la devozione. Ciò avverrà dopo molte rinascite o cicli di samsara. E questo flusso continuo è immortale, nel senso che la vita non comincia con la nascita e non finisce con la morte, ma è una corrente perpetua, anche se mutevole.
Tuttavia, le tradizioni occidentali che rientrano nell’ambito delle religioni abramitiche vedono le cose in modo un po’ diverso. In effetti può essere sorprendente apprendere non solo che le concezioni dell’immortalità e dell’anima variano considerevolmente tra loro, ma anche che alcune religioni non nutrono molta speranza in proposito.
Si prenda l’antico giudaismo, quello della Bibbia ebraica. In esso non si ritrova un concetto organico di immortalità dell’anima.
Quando si parla di ciò che accade dopo la morte si dice che gli esseri umani vanno nello sheol, una non meglio definita dimora sotterranea dove i morti trascinano la loro umbratile esistenza.
È una sopravvivenza malinconica, comune al mondo mediterraneo antico, e lo stesso sheol è usato generalmente in modo poetico mettendolo in contrasto con le attività, le gioie e le bellezze del mondo dei vivi. La vita in un buco del genere merita appena di essere definita tale, e la Bibbia suggerisce che la vita continua pienamente nella comunità chiamata popolo di Israele. Quindi il giudaismo enfatizza generalmente l’importanza della vita presente rispetto alla possibilità di una successiva.
Un’altra cosa interessante da notare è che tutti i morti, buoni o cattivi che siano stati in questa vita, finiscono alla deriva in tale forma stentata di esistenza. Solo successivamente si sviluppa un’idea più familiare, quella secondo cui i malvagi finiscono nella Geenna, dove arde il fuoco della punizione.
Per quanto riguarda l’anima, nella tradizione ebraica gli esseri umani sono dotati di nephesh, che significa «vita» o «respiro», ma può essere anche tradotto, in modo un po’ inappropriato, con «anima». Ecco perché, nella Genesi, Dio soffia la vita nelle narici di Adamo. Anche il sangue può essere detto nephesh, perché contiene la vita. Si potrebbe dire che il giudaismo ha una visione vagamente materialistica di ciò che significa essere vivi. Non è che siamo fatti di una parte spirituale e di una corporea e che la prima può lasciare la seconda dopo la morte. La vita, invece, è ciò che anima il materiale di cui siamo fatti.
Nel giudaismo post-biblico, la speranza di una vita eterna acquista maggior risalto, ma è cosa diversa dall’immortalità. I morti sono morti. Il corpo si corrompe e torna alla terra, un processo spesso rappresentato simbolicamente dalla sepoltura dei cadaveri a contatto con la terra e non dentro una bara. Ma c’è anche l’aspettativa di un’epoca messianica in cui la morte sarà sconfitta. «Egli fa dileguare la morte nella vita eterna», recita una preghiera ortodossa, perché i morti saranno risuscitati. In questo il giudaismo moderno è simile al cristianesimo. Entrambi predicano un’identità tra questa vita e quella dopo la risurrezione, anche se è impossibile dire in che modo si realizzi tale continuità. Avremo una versione redenta dei pensieri e delle azioni, delle abitudini e del carattere che avevamo in questa vita? Torneremo all’età che avevamo quando siamo morti, a un’età ideale, o il mondo diventerà senza età? È impossibile dirlo, afferma la maggior parte dei maestri, perché la speranza della risurrezione si fonda in ultima analisi sulla fede in Dio e solo su di essa.
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