50 grandi eventi storia
Dalle origini dell’agricoltura agli attentati terroristici alle Torri Gemelle, tutta la storia che non si può ignorare in un libro illuminante e ricco di interessanti spunti di approfondimento.
- Collana: 50 grandi idee
- ISBN: 9788822068323
- Anno: 2012
- Mese: aprile
- Formato: 17 x 20 cm
- Pagine: 208
- Note: illustrato, cartonato
- Tag: Storia Storia contemporanea Storia moderna Storia antica
Come dipingere in poche pagine il quadro tanto complesso quanto affascinante dell’esperienza umana, scandita da strabilianti progressi e immani tragedie? Selezionando 50 eventi e sviluppi essenziali della storia del mondo e seguendo un approccio narrativo puntuale ma al tempo stesso accattivante, Ian Crofton accompagna il lettore in uno straordinario viaggio che ha inizio nella Mezzaluna Fertile attorno all’8000 a.C., con le origini dell’agricoltura, e si conclude l’11 settembre 2001 a New York, tra le macerie delle Torri Gemelle. La cronologia delle guerre, degli imperi, dei conquistatori e delle scoperte che si sono succeduti sul palcoscenico del mondo si associa alla considerazione di fattori di ordine economico, sociale, geografico e culturale e prende vita attraverso interessanti citazioni di figure di primo piano come Aristotele, Cristoforo Colombo, Galileo, Mary Wollstonecraft e Winston Churchill. Come si spiega l’enorme influenza culturale dell’antica Grecia, che non fu mai uno stato unitario, sul mondo occidentale? Attraverso quale percorso storico la Cina si è trasformata da impero ripiegato su se stesso a protagonista di primo piano sullo scacchiere internazionale? È possibile ravvisare una relazione tra il mondo degli anni ’30 del Novecento sconvolto dalla Grande Depressione e la società economicamente avvilita di oggi? Il libro ricostruisce l’identità collettiva attraverso il racconto delle vicende umane, per comprendere il passato, gettare una luce nuova sul presente e immaginare il futuro.
Introduzione - DALL’ANTICHITÀ AL MEDIOEVO - 01 Le origini dell’agricoltura - 02 Le prime città - 03 L’Egitto dei faraoni - 04 La Grecia classica - 05 Alessandro Magno - 06 L’espansione del potere di Roma - 07 La caduta di Roma e le sue conseguenze - 08 L’ascesa dell’Islam - 09 I Vichinghi - 10 Le Crociate - 11 La Peste nera - MONDI LONTANI - 12 L’India precoloniale - 13 La Cina imperiale - 14 I Mongoli - 15 Il Giappone, l’isola-impero - 16 Gli Inca e gli Aztechi - 17 Imperi e regni d’Africa - LA PRIMA ETÀ MODERNA - 18 Il Rinascimento - 19 L’Impero ottomano - 20 I viaggi di scoperta - 21 La Riforma protestante - 22 La Controriforma - 23 La Guerra civile inglese - 24 La Rivoluzione scientifica - 25 L’età dell’imperialismo - 26 L’Illuminismo - UN NUOVO SLANCIO - 27 La Rivoluzione americana - 28 La Rivoluzione francese - 29 L’epoca napoleonica - 30 La Rivoluzione industriale - 31 I nazionalismi in Europa - 32 La schiavitù - 33 L’espansione degli Stati Uniti d’America - 34 La Guerra civile americana - 35 L’ascesa del socialismo - 36 I diritti delle donne - IL XX SECOLO E OLTRE - 37 La Prima guerra mondiale - 38 Lenin e Stalin - 39 L’ombra del fascismo - 40 La Grande Depressione - 41 La Seconda guerra mondiale in Europa - 42 La Seconda guerra mondiale in Asia e nel Pacifico - 43 L’Olocausto - 44 La Guerra fredda - 45 La fine dell’imperialismo - 46 La guerra del Vietnam - 47 Il conflitto arabo-israeliano - 48 La caduta del comunismo - 49 La rinascita della Cina - 50 L’11 settembre e gli eventi successivi - Indice analitico
44 La Guerra fredda
Nella seconda metà del XX secolo, gli affari internazionali furono dominati da un lungo periodo di ostilità armata tra gli Stati Uniti capitalisti e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS o Unione Sovietica) assieme ai rispettivi alleati. Questa fase di forte tensione fu denominata «Guerra fredda» (espressione utilizzata per la prima volta nel 1947) perché non sfociò mai in un conflitto mondiale «caldo».
Stati Uniti e Unione Sovietica erano le due superpotenze emerse dalla Seconda guerra mondiale; pur non arrivando mai allo scontro aperto, questi acerrimi nemici ideologici condussero una serie di guerre per procura contro gli alleati dello schieramento opposto e accumularono grandi quantità di armi nucleari che mettevano a repentaglio il futuro stesso dell’umanità.
La cortina di ferro L’antagonismo tra l’Occidente capitalista e l’Unione Sovietica comunista era nato con la Rivoluzione bolscevica in Russia del 1917.
Tuttavia, quando Hitler invase l’Unione Sovietica nel 1941, si applicò il principio «il nemico del mio nemico è mio amico» e Regno Unito, Stati Uniti e Unione Sovietica fecero fronte comune nella guerra contro la Germania nazista.
Nel febbraio del 1945, quando la vittoria alleata era sempre più certa, i «tre grandi» (il Presidente statunitense Franklin D. Roosevelt, il Primo ministro britannico Winston Churchill e il leader sovietico Iosif Stalin) si incontrarono a Yalta e concordarono che le regioni dell’Est europeo liberate dai nazisti dall’Armata rossa sarebbero rimaste sotto l’influenza sovietica. Nell’arco di tre anni si installarono governi comunisti filosovietici nell’area orientale della Germania, oltre che in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Bulgaria, Romania, Jugoslavia e Albania. Una «cortina di ferro» era scesa sul continente europeo.
Gli Alleati del periodo bellico erano ormai in rotta di collisione. Anche prima della fine del conflitto, in Grecia si erano scatenati scontri tra comunisti e non comunisti, questi ultimi sostenuti dagli inglesi. Poco tempo dopo, il governo turco dovette affrontare un’insurrezione comunista e nel 1947 il Presidente statunitense Harry S. Truman enunciò la cosiddetta «dottrina Truman», impegnando il proprio paese a contenere la diffusione del comunismo nel mondo.
Mentre l’Occidente temeva la diffusione del comunismo, i sovietici paventavano minacce di attacco imminenti. Si attribuivano il merito di aver elargito i benefìci del loro sistema a popoli arretrati, creando al tempo stesso un cuscinetto tra l’Unione Sovietica e una Germania potenzialmente in ascesa, contro la quale avevano combattuto una guerra che era costata la vita ad almeno 20 milioni di sovietici.
Molti cittadini dell’Est europeo soggetti alla dominazione sovietica, tuttavia, ritenevano di essere semplicemente passati da una tirannia (quella nazista) a un’altra.
Quando, nel 1956 in Ungheria e nel 1968 in Cecoslovacchia, governi riformisti tentarono di seguire una linea più indipendente, le loro ambizioni furono spietatamente schiacciate dai carri armati sovietici. Durante la Guerra fredda, solo Jugoslavia, Albania e Romania riuscirono a sottrarsi al pugno di ferro di Mosca.
‘Al momento attuale nella storia del mondo quasi ogni nazione deve decidere tra sistemi di vita alternativi. Tale scelta troppo spesso non è libera.’
Presidente Harry S. Truman, dalla «dottrina Truman», 12 marzo 1947
Il conflitto oltre i confini dell’Europa Mentre in Europa i due blocchi si guardavano in cagnesco attraverso la cortina di ferro, altrove nel mondo la polarizzazione ideologica sfociò in conflitto armato. Nel 1949, dopo anni di guerra civile, i comunisti presero il potere in Cina e l’anno seguente scoppiò la guerra in Corea. Dopo la liberazione dal dominio giapponese nel 1945, la Corea era stata divisa in uno Stato settentrionale comunista e uno Stato meridionale capitalista, e nel 1950 la Corea del Nord attaccò la Corea del Sud per riunificare il paese. Sotto l’egida delle Nazioni Unite, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i loro alleati intervennero per respingere gli invasori. Raggiunto l’obiettivo, le forze ONU avanzarono a nord verso il confine cinese. La Cina aveva avvertito che tale manovra non sarebbe stata tollerata: riferendosi all’alleato nord-coreano, i cinesi dichiararono che «senza le labbra, i denti sentiranno freddo». Milioni di truppe cinesi attraversarono il confine, respingendo le forze ONU verso sud. Nonostante dopo due anni di stallo i contendenti firmarono un armistizio, tecnicamente la Corea del Nord e la Corea del Sud sono ancora in guerra.
La guerra di Corea fu un episodio relativamente breve rispetto ai combattimenti in Vietnam, un altro paese diviso in un Nord comunista e un Sud capitalista. Gli Stati Uniti avrebbero impiegato numerosissime truppe ed enormi risorse nella guerra del Vietnam (si vedano pp. 184-187), certi che se il Vietnam del Sud fosse diventato comunista, presto tutti i paesi confinanti del Sud-est asiatico avrebbero seguito la stessa sorte in un cosiddetto «effetto domino». Dal punto di vista dei comunisti, la guerra era finalizzata a liberare il Sud-est asiatico dall’imperialismo occidentale.
Più vicino ai loro confini, gli americani erano particolarmente attenti a qualsiasi traccia di penetrazione sovietica in America Latina, che da sempre consideravano parte della loro sfera di influenza. Ciò indusse gli Stati Uniti a sostenere diverse giunte militari dittatoriali di destra, giungendo persino ad appoggiare il rovesciamento di governi socialisti eletti democraticamente, come accadde in Cile nel 1973. Furono però incapaci di osteggiare il regime comunista di Fidel Castro a Cuba, nonostante il sostegno a un tentativo fallito di invasione di esiliati anticastristi nel 1961 e il ricorso agli embarghi commerciali. Nel 1962 l’Unione Sovietica posizionò dei missili sull’isola e il Presidente Kennedy minacciò di ricorrere alle armi nucleari se non fossero stati rimossi. Il mondo restò con il fiato sospeso finché i sovietici fecero un passo indietro.
‘Da Stettino sul Mar Baltico a Trieste sull’Adriatico una cortina di ferro è scesa sul Continente.’
Winston Churchill, discorso tenuto a Fulton (Missouri), 5 marzo 1946
Simili rischi calcolati erano rari ed entrambi i blocchi, consapevoli che una guerra nucleare avrebbe con tutta probabilità determinato l’estinzione della razza umana, cercarono di realizzare una «coesistenza pacifica». Durante gli anni ’70 del Novecento, gli Stati Uniti tentarono di isolare l’Unione Sovietica avviando un processo di distensione con la Cina comunista, che si era allontanata dal blocco sovietico verso la fine degli anni ’50. Ciò indusse i sovietici a sforzarsi di migliorare le relazioni con gli Stati Uniti e le due parti acconsentirono a limitare la portata degli arsenali nucleari, continuando però a combattere guerre per procura in paesi tanto diversi come l’Angola, il Nicaragua e l’Afghanistan. L’Unione Sovietica finì per rendersi conto di non poter competere con gli Stati Uniti, dotati di risorse enormemente superiori e di un’economia molto più solida: non solo i sovietici persero il controllo del loro impero nell’Est europeo, ma la stessa Unione Sovietica cessò di esistere (si vedano pp. 192-195).
01 luglio 2012 | Corriere del Mezzogiorno |