Inchiesta 189/2015
- ISBN: 9788822082824
- Anno: 2015
- Mese: luglio-settembre
Disponibile
L’editoriale
Fenditure in un avvenire irreparabile
Vittorio Capecchi
Osservatorio nazionale
Quale deriva sindacale dietro imbrogli e balletti di cifre
Gianni Rinaldini
Sulla crisi storica della sinistra in Italia
Alberto Burgio
Dai capponi di Renzo ai polli di Renzi
Loris Campetti
Ricostruire la rappresentanza del lavoro nella catene del valore
Lisa Dorigattii
La strategia del gruppo FCA e l’abolizione del diritto di sciopero
Umberto Romagnoli
La persona e la fabbrica. WCM e condizioni di lavoro in Fiat
Salvo Leonardi
La presa di Palazzo Poggi
Maurizio Matteuzzi e Giorgio Tassinari
L’intervista
In Lamborghini un contratto che riunifica il lavoro
Michele Bulgarelli intervistato da Tommaso Cerusici
Interventi a due voci
Note sull’enciclica Luadato sì
Mario Agostinelli
Laudato si, il vangelo della creazione
Priore Enzo Bianchi
Osservatorio internazionale
Nonno, la guerra non mi piace. Non piace a nessuno. E allora perché la fanno?
Emilio Rebecchi
Fine della rivoluzione e tramonto dell’Occidente. A chi andrà il mandato celeste?
Amina Crisma
La crisi globale e la Pizia cinese. Cronaca di un’estate torrida
Angela Pascucci
Appunti su lavoro umano e sfruttamento capitalistico
Bruno Giorgini
Per una rilettura del modello organizzativo cooperativo
Sanzio Corradini
L’economia solidale in Brasile e in Italia
Sabina Breviglieri
L’inchiesta
Attività industriali e relazioni sindacali in Brasile: FCA e CNH
Davide Bubbico
Dossier
Dove va l’organizzazione del calcio in Italia?
Un Dossier a cura di Pippo Russo e Francesco Pirone con interventi dei due curatori sul malaffare organizzato e il calcio come industria
Fenditure in un avvenire irreparabile
Vittorio Capecchi
Osservatorio nazionale
Quale deriva sindacale dietro imbrogli e balletti di cifre
Gianni Rinaldini
Sulla crisi storica della sinistra in Italia
Alberto Burgio
Dai capponi di Renzo ai polli di Renzi
Loris Campetti
Ricostruire la rappresentanza del lavoro nella catene del valore
Lisa Dorigattii
La strategia del gruppo FCA e l’abolizione del diritto di sciopero
Umberto Romagnoli
La persona e la fabbrica. WCM e condizioni di lavoro in Fiat
Salvo Leonardi
La presa di Palazzo Poggi
Maurizio Matteuzzi e Giorgio Tassinari
L’intervista
In Lamborghini un contratto che riunifica il lavoro
Michele Bulgarelli intervistato da Tommaso Cerusici
Interventi a due voci
Note sull’enciclica Luadato sì
Mario Agostinelli
Laudato si, il vangelo della creazione
Priore Enzo Bianchi
Osservatorio internazionale
Nonno, la guerra non mi piace. Non piace a nessuno. E allora perché la fanno?
Emilio Rebecchi
Fine della rivoluzione e tramonto dell’Occidente. A chi andrà il mandato celeste?
Amina Crisma
La crisi globale e la Pizia cinese. Cronaca di un’estate torrida
Angela Pascucci
Appunti su lavoro umano e sfruttamento capitalistico
Bruno Giorgini
Per una rilettura del modello organizzativo cooperativo
Sanzio Corradini
L’economia solidale in Brasile e in Italia
Sabina Breviglieri
L’inchiesta
Attività industriali e relazioni sindacali in Brasile: FCA e CNH
Davide Bubbico
Dossier
Dove va l’organizzazione del calcio in Italia?
Un Dossier a cura di Pippo Russo e Francesco Pirone con interventi dei due curatori sul malaffare organizzato e il calcio come industria
Fenditure in un avvenire irreparabile
Per una versione dell’ Yijing (I Ching)
L’avvenire è altrettanto irreparabile Quanto il rigido ieri. Non esiste cosa Che non sia una lettera muta Dell’eterna scrittura indecifrabile Il cui libro è il tempo. Chi si allontana Dalla propria casa vi è già tornato. La nostra vita E’ il sentiero futuro e già percorso. Niente ci dice addio. Niente ci lascia. Non cedere. L’ergastolo è buio, La dura trama è d’incessante ferro, Ma in qualche cantuccio della tua cella Può esserci una svista, una fenditura. La strada è fatale come la freccia, Ma nelle crepe sta in agguato Dio.
(Jorge Luis Borges, 1976)
Il tramonto della rivoluzione e le fenditure in cui sta in agguato Dio. In questo numero vi sono contributi diversi che convergono verso la poesia di Borges sull’Yijing (il Classico dei mutamenti) sopra riportata. Amina Crisma fa la recensione del libro di Paolo Prodi che ricorda la storia dell’Occidente e dell’Europa che si è incessantemente animata nella capacità di immaginare e progettare un mondo diverso da quello presente. Ma tale capacità di visione e di progetto è oggi perduta, e “la parola rivoluzione” – egli osserva – è entrata tanto in disuso da diventare quasi soltanto oggetto d’antiquariato o di vignetta satirica”. Ma allora si interroga Amina Crisma, che cosa resta, dell’Occidente e dell’Europa, senza quella capacità di progetto e di visione, senza quella tensione trasformatrice? E senza quella, cosa resta della politica? Come nella poesia di Borges si è di fronte a un “avvenire irreparabile”? E in questa “cella buia” vi sono delle “fenditure”, “delle crepe” in cui “sta in agguato Dio”?
L’avvenire irreparabile di cui parla Borges ricorda le atmosfere, anche queste legate all’Yijing), de L’uomo nell’alto castello di Philip Dick pubblicato nel 1962 (ed edito in Italia con il titolo La svastica sul sole). In questo romanzo non si capisce se a vincere la seconda guerra mondiale siano stati i nazisti oppure gli alleati e la protagonista guidata dall’Yijing (Juliana) va a chiedere la verità allo scrittore Hawthorne Abendsen, l’uomo nell’alto castello. Abendsen non può mentire. La seconda guerra mondiale è stata vinta dagli alleati ma il nazismo, attraverso le bombe di Hiroshima e Nagasaki e il maccartismo, è penetrato profondamente negli Stati Uniti. Questo oscillare tra nazismo formale e nazismo culturale è stata la caratteristica degli inizi degli anni ’60 che ho vissuto a New York e, dopo un periodo di utopie che si sono dissolte, è anche l’atmosfera di questo periodo. Ma se siamo nelle atmosfere del romanzo di Philip Dick chi è L’uomo nell’alto castello a cui chiedere la verità? La risposta viene in questo numero di Inchiesta da Mario Agostinelli e dal priore Enzo Bianchi che parlano dell’enciclica Laudato si di papa Francesco presentato come L’uomo nell’alto castello a cui chiedere una diagnosi della situazione. E papa Francesco, che (come Abendsen) non può mentire, indica nella sua enciclica cosa bisogna fare: “ascoltare tanto il grido della terra quanto i grido dei poveri” e tener presente che “tutto è relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per le sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra”.
Nell’intervento a due voci c’è piena sintonia tra il priore della Comunità di Bose e il sindacalista. Chi fa il sindacalista ha un interrogativo politico in più. Agostinelli scrive: “la questione centrale rimane, per la sinistra laica quella di una società superiore, non legata ad alcuna intrinseca sacralità, che marcia su soggetti sociali del cambiamento”. Per la sinistra laica ci sono conferme sul carattere irreparabile dell’avvenire? E ci sono delle fenditure che lascino intravedere oggi un’Utopia del possibile?
Sul carattere irreparabile dell’avvenire. Non mancano conferme, in questo numero di Inchiesta, di un avvenire che si presenta con caratteristiche di irreparabilità oscillando tra scenari cupi senza utopie.
Gianni Rinaldini dietro gli imbrogli e i balletti delle cifre vede la deriva del sindacato in Italia verso un sindacato di mercato, aziendalista, corporativo, al servizio di ogni singola impresa. Rinaldini scrive: “Non può essere questa la Cgil” e Alberto Burgio, nell’intervento che segue, gli risponde documentando la crisi storica della sinistra in Italia. Gli interventi che seguono (Lisa Dorigatti, Umberto Romagnoli, Salvo Leonardi) documentano la perdita dei diritti nei luoghi di lavoro in Italia e la fine di antichi patti tra capitale e lavoro. Loris Campetti documenta i licenziamenti di persone qualificate con più di cinquanta anni che si aggiungono alle cifre imponenti della disoccupazione giovanile e Pippo Russo e Francesco Pirone analizzano come le logiche neoliberiste e il malaffare siano penetrate nell’organizzazione del gioco del calcio che un tempo ormai lontano veniva definito “il gioco più bello del mondo”. Se si passa dall’osservatorio nazionale a quello internazionale, Emilio Rebecchi affronta, a partire da un dialogo con il suo nipotino davanti alla Tv, il tema delle guerre e dei meccanismi psicologici e sociologici per giustificarle. Seguono poi interventi sulle conseguenze della geopolitica e del neoliberismo internazionale in Cina, Europa e Stati Uniti (Amina Crisma, Angela Pascucci, Davide Bubbico, Bruno Giorgini) e le immagini che si sovrappongono convergono nell’indicare un avvenire in cui cavalcano i vecchi/nuovi quattro cavalieri dell’apocalisse.
Fenditure su un’Utopia del possibile. Gianni Rinaldini scrive che “In questa situazione costruire un altro punto di vista alternativo, non può che passare dalla crescita a livello locale e globale di una nuova e democratica pratica sociale.
In sostanza dalle concrete condizioni di lavoro e di vita, dove i valori della solidarietà e giustizia non siano semplicemente enunciate ma vissute nella costruzione di un nuovo tessuto sociale. Agire a
livello locale e contemporaneamente costruire e individuare obiettivi di carattere generale che parlino all’orizzonte europeo. Mi riferisco dal reddito minimo al possibile referendum per l‘abolizione del Jobs Act, della buona scuola e, se dovesse succedere, della limitazione del diritto di sciopero”. Ci sono delle fenditure che vanno in quella direzione anche in questo numero di Inchiesta? Sanzio Corradini e Sabina Breviglieri parlano di economia solidale e di un possibile nuovo modello cooperativo. Michele Bulgarelli descrive un contratto alla Lamborghini di Bologna in cui si riunifica il lavoro e Maurizio Matteuzzi e Giorgio Tassinari raccontano la storia del nuovo Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, che vince, contro ogni previsione, sulle logiche universitarie più conformiste. Sono piccole fenditure su un’Utopia del possibile ma sono ancora poche. Per arrivare a un’utopia presente nella coscienza collettiva di più società queste fenditure devono necessariamente diventare molte di più.
Per una versione dell’ Yijing (I Ching)
L’avvenire è altrettanto irreparabile Quanto il rigido ieri. Non esiste cosa Che non sia una lettera muta Dell’eterna scrittura indecifrabile Il cui libro è il tempo. Chi si allontana Dalla propria casa vi è già tornato. La nostra vita E’ il sentiero futuro e già percorso. Niente ci dice addio. Niente ci lascia. Non cedere. L’ergastolo è buio, La dura trama è d’incessante ferro, Ma in qualche cantuccio della tua cella Può esserci una svista, una fenditura. La strada è fatale come la freccia, Ma nelle crepe sta in agguato Dio.
(Jorge Luis Borges, 1976)
Il tramonto della rivoluzione e le fenditure in cui sta in agguato Dio. In questo numero vi sono contributi diversi che convergono verso la poesia di Borges sull’Yijing (il Classico dei mutamenti) sopra riportata. Amina Crisma fa la recensione del libro di Paolo Prodi che ricorda la storia dell’Occidente e dell’Europa che si è incessantemente animata nella capacità di immaginare e progettare un mondo diverso da quello presente. Ma tale capacità di visione e di progetto è oggi perduta, e “la parola rivoluzione” – egli osserva – è entrata tanto in disuso da diventare quasi soltanto oggetto d’antiquariato o di vignetta satirica”. Ma allora si interroga Amina Crisma, che cosa resta, dell’Occidente e dell’Europa, senza quella capacità di progetto e di visione, senza quella tensione trasformatrice? E senza quella, cosa resta della politica? Come nella poesia di Borges si è di fronte a un “avvenire irreparabile”? E in questa “cella buia” vi sono delle “fenditure”, “delle crepe” in cui “sta in agguato Dio”?
L’avvenire irreparabile di cui parla Borges ricorda le atmosfere, anche queste legate all’Yijing), de L’uomo nell’alto castello di Philip Dick pubblicato nel 1962 (ed edito in Italia con il titolo La svastica sul sole). In questo romanzo non si capisce se a vincere la seconda guerra mondiale siano stati i nazisti oppure gli alleati e la protagonista guidata dall’Yijing (Juliana) va a chiedere la verità allo scrittore Hawthorne Abendsen, l’uomo nell’alto castello. Abendsen non può mentire. La seconda guerra mondiale è stata vinta dagli alleati ma il nazismo, attraverso le bombe di Hiroshima e Nagasaki e il maccartismo, è penetrato profondamente negli Stati Uniti. Questo oscillare tra nazismo formale e nazismo culturale è stata la caratteristica degli inizi degli anni ’60 che ho vissuto a New York e, dopo un periodo di utopie che si sono dissolte, è anche l’atmosfera di questo periodo. Ma se siamo nelle atmosfere del romanzo di Philip Dick chi è L’uomo nell’alto castello a cui chiedere la verità? La risposta viene in questo numero di Inchiesta da Mario Agostinelli e dal priore Enzo Bianchi che parlano dell’enciclica Laudato si di papa Francesco presentato come L’uomo nell’alto castello a cui chiedere una diagnosi della situazione. E papa Francesco, che (come Abendsen) non può mentire, indica nella sua enciclica cosa bisogna fare: “ascoltare tanto il grido della terra quanto i grido dei poveri” e tener presente che “tutto è relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per le sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra”.
Nell’intervento a due voci c’è piena sintonia tra il priore della Comunità di Bose e il sindacalista. Chi fa il sindacalista ha un interrogativo politico in più. Agostinelli scrive: “la questione centrale rimane, per la sinistra laica quella di una società superiore, non legata ad alcuna intrinseca sacralità, che marcia su soggetti sociali del cambiamento”. Per la sinistra laica ci sono conferme sul carattere irreparabile dell’avvenire? E ci sono delle fenditure che lascino intravedere oggi un’Utopia del possibile?
Sul carattere irreparabile dell’avvenire. Non mancano conferme, in questo numero di Inchiesta, di un avvenire che si presenta con caratteristiche di irreparabilità oscillando tra scenari cupi senza utopie.
Gianni Rinaldini dietro gli imbrogli e i balletti delle cifre vede la deriva del sindacato in Italia verso un sindacato di mercato, aziendalista, corporativo, al servizio di ogni singola impresa. Rinaldini scrive: “Non può essere questa la Cgil” e Alberto Burgio, nell’intervento che segue, gli risponde documentando la crisi storica della sinistra in Italia. Gli interventi che seguono (Lisa Dorigatti, Umberto Romagnoli, Salvo Leonardi) documentano la perdita dei diritti nei luoghi di lavoro in Italia e la fine di antichi patti tra capitale e lavoro. Loris Campetti documenta i licenziamenti di persone qualificate con più di cinquanta anni che si aggiungono alle cifre imponenti della disoccupazione giovanile e Pippo Russo e Francesco Pirone analizzano come le logiche neoliberiste e il malaffare siano penetrate nell’organizzazione del gioco del calcio che un tempo ormai lontano veniva definito “il gioco più bello del mondo”. Se si passa dall’osservatorio nazionale a quello internazionale, Emilio Rebecchi affronta, a partire da un dialogo con il suo nipotino davanti alla Tv, il tema delle guerre e dei meccanismi psicologici e sociologici per giustificarle. Seguono poi interventi sulle conseguenze della geopolitica e del neoliberismo internazionale in Cina, Europa e Stati Uniti (Amina Crisma, Angela Pascucci, Davide Bubbico, Bruno Giorgini) e le immagini che si sovrappongono convergono nell’indicare un avvenire in cui cavalcano i vecchi/nuovi quattro cavalieri dell’apocalisse.
Fenditure su un’Utopia del possibile. Gianni Rinaldini scrive che “In questa situazione costruire un altro punto di vista alternativo, non può che passare dalla crescita a livello locale e globale di una nuova e democratica pratica sociale.
In sostanza dalle concrete condizioni di lavoro e di vita, dove i valori della solidarietà e giustizia non siano semplicemente enunciate ma vissute nella costruzione di un nuovo tessuto sociale. Agire a
livello locale e contemporaneamente costruire e individuare obiettivi di carattere generale che parlino all’orizzonte europeo. Mi riferisco dal reddito minimo al possibile referendum per l‘abolizione del Jobs Act, della buona scuola e, se dovesse succedere, della limitazione del diritto di sciopero”. Ci sono delle fenditure che vanno in quella direzione anche in questo numero di Inchiesta? Sanzio Corradini e Sabina Breviglieri parlano di economia solidale e di un possibile nuovo modello cooperativo. Michele Bulgarelli descrive un contratto alla Lamborghini di Bologna in cui si riunifica il lavoro e Maurizio Matteuzzi e Giorgio Tassinari raccontano la storia del nuovo Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini, che vince, contro ogni previsione, sulle logiche universitarie più conformiste. Sono piccole fenditure su un’Utopia del possibile ma sono ancora poche. Per arrivare a un’utopia presente nella coscienza collettiva di più società queste fenditure devono necessariamente diventare molte di più.
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