La fisica della sobrietà
Ne basta la metà o ancora meno
Premio nazionale di divulgazione scientifica
prefazione di Carlo Bernardini
Si può vivere bene, anzi meglio, riducendo i consumi di energia: la fisica del quotidiano, alla portata di tutti, ci insegna come fare.
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068347
- Anno: 2012
- Mese: luglio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 136
- Note: illustrato
- Tag: Scienza Fisica Energia
Possiamo continuare nella crescita dei consumi di beni materiali e di energia che ha caratterizzato gli ultimi decenni? La risposta è no. Per una lunga serie di valide ragioni, che vanno dal rispetto per l’ambiente e per le generazioni future alla futilità inappagante di questa insostenibile corsa verso lo spreco. La verità è che si può vivere benissimo consumando meno, anche molto meno. E infatti l’idea che «ne basta la metà» (di che cosa? di quasi tutto) è il filo rosso che attraversa tutta l’opera. Le modalità e i mezzi di cui disponiamo per ridurre gli sprechi di energia e non solo ci vengono insegnati dalla fisica, nei suoi termini più semplici ed elementari, quando la applichiamo alle situazioni quotidiane della vita comune, per cercare di capire come funzionano gli oggetti e i dispositivi che ci circondano: si va dal riscaldamento delle case all’illuminazione degli ambienti, dai modi di cucinare i cibi all’impiego dell’automobile e alla gestione dei rifiuti. È possibile innescare un sistema virtuoso di nuove abitudini, avvalendosi delle innovazioni che ci offre una sana applicazione dei ritrovati della scienza, ma anche con qualche balzo nel passato, nel recupero di comportamenti di sobrietà quasi perduti ma non del tutto dimenticati.
Prefazione di Carlo Bernardini - Premessa - 1. Introduzione alla sobrietà - Il necessario e il superfluo - L’estetica scientifica della sobrietà: il risparmio energetico - Facciamo qualche esempio - Anidride carbonica, effetto serra e protocollo di Kyoto - 2. Il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici - Seguiamo le leggi fisiche se non vogliamo seguire quelle dello Stato - Il caso dei doppi vetri - Dentro al letto - Il riscaldamento della casa: autonomo o centralizzato? - I termosifoni in gabbia? Un controsenso - I locali non utilizzati - Il condizionamento passivo, ovvero l’uso accorto delle finestre - A Bolzano, dove fanno sul serio - 3. L’illuminazione della casa - Lampadine o stufette? - La luce bianca è fatta di tanti colori - Energia luminosa o flusso luminoso? - Le lampade fluorescenti - Un fotone per ogni elettrone? - Ma a noi cosa occorre? L’illuminamento degli ambienti - Convenienza energetica e convenienza economica - Dalle candele agli OLED e ai laser - 4. In cucina - Il colore delle pentole - Pentola grande o pentola piccola? - L’acqua che bolle: un termostato naturale o un invito allo spreco? - Il coperchio: a che serve? - La pentola a pressione - L’ebollizione dell’acqua e la pressione dell’aria - L’azione mirata del forno a microonde - Attenzione però al vapor d’acqua! - Il microonde e le leggende metropolitane - La prova del bicchiere d’acqua - Cuocere con il telefonino? - Il forno tradizionale: quand’è che ha senso usarlo? - Acceleriamo i tempi di cottura - I corpi caldi, quando si raffreddano, rilasciano calore - Il frigorifero - I prodotti di stagione - 5. In bagno - Lavarsi le mani e il viso - L’acqua che scorre lietamente - 6. L’elettricità in casa - Quando manca è un dramma, quando c’è si spreca - Le fasce orarie - Le eco-etichette - Il televisore sempre acceso? - Lo stand-by e la «ciabatta» - Le pile ricaricabili - L’elettricità in proprio, ovvero il fotovoltaico - Pedalando - 7. Per le scale - 8. L’automobile - Il frenetico che ci precede - Dove va a finire l’energia del carburante? - Quando il motore romba al meglio, è meglio davvero? - Fari sempre accesi? - Etichette energetiche e classi ecologiche - Rottamare o non rottamare? Questo è il problema - E l’automobile elettrica? - SUV, ovvero l’apoteosi del superfluo - Viaggi e spostamenti - 9. I rifiuti e la raccolta differenziata - 10. Per concludere - Glossario
2. Il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici
Si dice spesso che le stagioni non sono più quelle di una volta. E che queste anomalie sono dovute all’opera sconsiderata dell’uomo. È verissimo. Lo dimostra il fatto che in molte case, uffici e centri commerciali veniamo sottoposti a temperature estive nei mesi invernali e a temperature invernali in quelli estivi. E quindi siamo costretti ad abbigliamenti assolutamente incongrui: camiciole a maniche corte d’inverno e maglioni d’estate.
Tutto deriva dalle scelte degli impiantisti e dei gestori degli impianti. I progettisti, per accrescere gli utili delle imprese costruttrici, sovradimensionano deliberatamente gli impianti, come se l’Italia si trovasse al Polo Nord per quanto riguarda le esigenze di riscaldamento e al centro del Sahara per quelle di raffrescamento.
I gestori degli impianti, a loro volta, ritengono di venire incontro ai desideri delle persone, sparando negli ambienti caldo a profusione d’inverno e freddo siberiano d’estate.
Ci sono, in effetti, delle norme sulle temperature degli ambienti, che stabiliscono limiti da non superarsi. Ma è almeno dai tempi di Dante che «le leggi son, ma chi pon mano ad esse?».
Per esempio una legge (n. 376 del 1976) che risale a quasi quaranta anni fa, al tempo della grande crisi energetica degli anni ’70, fissava a 20 °C la temperatura massima degli interni.
Quante volte l’abbiamo vista violata? Magari anche da parte di noi stessi?
Garantire temperature gradevoli è certamente opportuno, ma senza «esaggerare» (e qui le due «g» sono d’obbligo) al punto da renderle invece addirittura sgradevoli. Non dimentichiamo però che il grado di benessere percepito dipende molto dall’abbigliamento, che dovrebbe essere appropriato alla stagione, sia pure senza invocare i mutandoni di lana invernali suggeriti da Rigoni Stern. E che forti sbalzi di temperatura fra gli interni e l’esterno non giovano affatto alla salute. Del resto in passato gli impianti di riscaldamento nell’Italia meridionale erano una eccezione, come lo erano poi in tutto il nostro Paese, fino a pochi anni fa, i condizionatori.
Gli sprechi maggiori riguardano spesso l’ultima parte del periodo di riscaldamento, quando le temperature ormai primaverili non riescono a indurre qualche alleggerimento nella gestione dell’impianto, per esempio riducendo la temperatura dell’acqua o accorciando i tempi di accensione.
La scelta di far funzionare in modo insensato i sistemi di climatizzazione ha conseguenze veramente pesanti sui consumi di combustibili e di elettricità. C’è infatti una legge fisica, introdotta due secoli fa dal francese Joseph Fourier, che stabilisce come il flusso del calore attraverso una parete sia direttamente
in presenza di in presenza in assenza
persone di giorno di persone di notte di persone
d’inverno 20 °C 18 °C 18 °C
d’estate 25 °C 25 °C 27 °C
A qualcuno 20 °C in casa sembreranno pochi, ma in realtà questa è per l’appunto la temperatura esterna di una bella giornata di primavera! Che evidentemente non si affronta indossando indumenti estivi. E in realtà, vestiti adeguatamente, si vive benissimo anche a temperature relativamente basse. Come del resto avveniva comunemente in un passato non troppo lontano.
E poi 20 °C sono un limite di legge. Infatti le norme riguardanti il riscaldamento in vigore in Italia stabiliscono che le temperature degli ambienti di casa non devono superare questo valore con una tolleranza di 2 °C, cioè devono restare al di sotto di 22°C. Altrimenti? Non succede nulla... È un fatto però che io mi trovo fuori legge dato che in questo momento (siamo a dicembre) misuro 22,6 °C nella stanza dove sto scrivendo, che è priva di radiatori, mentre i radiatori degli altri ambienti di casa sono tutti spenti! Evidentemente qui, grazie a Fourier, arriva parecchio calore dalle altre stanze della casa attraverso il pavimento e il soffitto.
Ma allora a quali temperature tropicali si trovano questi coinquilini, per garantire flussi di calore così abbondanti?
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